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Autore: Miss Mysty    14/05/2014    1 recensioni
Brevi shots in cui i personaggi scoprono delle verità, dalle più banali alle più eclatanti.
81: “Non è molto gentile da parte tua, Hiro-san.”
82: “Kamijou-san? Kusama-san? Va tutto bene lì dentro?”
[Raccolta | Traduzione | Cross-over con Sekaiichi Hatsukoi]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfiction è una traduzione che io sto effettuando con il permesso dell’autrice, Miss Mysty.
Qui potete trovare la sua risposta alla mia richiesta;
Qui il link al capitolo originale;
Qui il link all’account dell’autrice.






A collection of Truths


di

Miss Mysty



The Kamijou's Third Truth.





Hiroki non aveva perso tempo per mettere in guardia Nowaki su quale osso duro fosse suo padre. Certo, trattandosi del presidente di una compagnia di successo, doveva esserlo per forza, in un certo senso. Tuttavia, se Hiroki diceva che un uomo era temibile, generalmente aveva ragione. Hiroki non era tipo da lasciarsi intimidire facilmente. D’altra parte, si trattava pur sempre di suo padre.

“Lui che aspetto ha, Hiro-san?” domandò Nowaki, quando scesero dal treno nella stazione più vicina alla casa in cui Hiroki era cresciuto.

Hiroki aveva l’aria accigliata, mentre si metteva in spalla il borsone con il cambio d’abiti. “Somiglia a me, direi. Mia madre ha sempre detto che ho preso da lui.”

Nowaki parve soddisfatto della risposta, e lanciò uno sguardo alla gabbietta che aveva tra le mani. C’era voluto un po’, ma alla fine era riuscito a convincere Hiroki a portare anche Eri-chan con loro. In fondo, la scelta era tra portarla con sé o chiedere a qualcuno di andare a casa loro e badare al porcellino d’India mentre loro erano via, ma quando Nowaki gliel’aveva fatto notare, a Hiroki la seconda opzione era piaciuta ancora meno della prima.

“Hiro-chan!” Ed ecco sua madre, che li salutava allegramente con la mano senza badare alla gente che si fermava a fissarla. La signora non saliva su un treno da anni, più che altro perché suo marito le faceva subito trovare un’auto pronta se lei esprimeva il desiderio di andare da qualche parte, così non sapeva esattamente come ci si comporta in una stazione.
“Tuo padre aveva un impegno di lavoro da cui non è proprio riuscito a liberarsi, oggi, ma mi ha promesso che sarebbe tornato in tempo per cenare tutti insieme.” E fu allora che i suoi occhi si posarono su Eri-chan, la quale non sembrava proprio felice del viaggetto in metrò. “Oh, e avete portato il vostro... roditore. Beh, suppongo che sia quasi come portarmi un nipotino.”

Hiroki cominciò a balbettare, cercando le parole giuste, ma Nowaki invece sorrise e basta. “Hiro-san è un vero testardo. Gli ho detto che gli amministratori dell’orfanotrofio in cui sono cresciuto probabilmente ci lascerebbero adottare un bambino, ma lui mi dice sempre di no.”

La signora girò sui tacchi per ritrovarsi giusto davanti a suo figlio. “Hiro-chan, è la verità? Avresti la possibilità di adottare un bimbo e darmi un nipotino! Perché privi sempre tua madre di queste piccole gioie?”

Nowaki stava ancora sorridendo mentre Hiroki gli rivolgeva l’occhiata più truce che avesse mai visto.


  
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