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Autore: kate98    16/05/2014    3 recensioni
Kate è un'adolescente con un "dono" particolare, un dono che cambierà la sua vita stravolgendola per sempre. La sedicenne, rimasta orfana, dopo la morte della nonna si trasferisce dagli zii dove inizierà a fare dei sogni strani, sogni inquietanti particolarmente realistici dai colori intensi, incubi che la spaventeranno ma la parte più spaventosa arriva quando la ragazza si renderà conto che quelli non sono semplici sogni.
Dal testo: "Si fermò sulla porta, era lei, la stessa ragazza che aveva sognato, ne era sicura, stavano descrivendo il suo assassinio. Kate lasciò cadere la bottiglia dalle mani che si frantumò in mille pezzi".
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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3° Capitolo
 

Interrogatorio


Kate aspettava il suo turno per rispondere alle domande di Alex.

Il ragazzo aveva un portamento garbato e paziente e si vedeva che sapeva ciò che stava facendo.

Annotava velocemente, ma anche con attenzione, sul suo taccuino le risposte che gli venivano date da zia Judith che aveva insistito per essere sottoposta all'interrogatorio per prima dato che non sopportava l'attesa e che la situazione l'aveva sconvolta; non vedeva l'ora di finire e di andare in camera a coricarsi perchè le era venuto un acuto mal di testa e lo stomaco aveva iniziato a farle male.

Kate, in questo, era molto simile alla zia, quando si trovava in una situazione tesa o complicata iniziava a sentire vari dolorini o malori del genere.

Zio Joe si era seduto in disparte, lontano dalla moglie e dalla nipote e fissava insistentemente Alex;

Kate immaginò quanto potesse essere dura per l'investigatore trovarsi in quella situazione, poi ci ripensò e giunse alla conclusione che non tutti erano come lei e cioè quasi terrorizzati dall'opinione altrui. Lei odiava questo suo modo di essere, si faceva sempre un sacco di paranoie su ciò che gli altri avessero potuto pensare se lei rispondeva in un modo o nell'altro o se faceva questa o quell'altra cosa e poteva rimuginare per settimane su una frase detta da lei che le era sembrata sbagliata o che potesse in qualche modo suscitare battute o pettegolezzi da parte degli altri.

Mentre Kate rimuginava su questi pensieri Alex finì le domande che doveva sottoporre a zia Judith e chiese chi avrebbe voluto essere sottoposto all'interrogatorio dopo.

Kate guardò lo zio con aria interrogativa e l'uomo, in risposta, le fece segno con la testa: sarebbe stata lei la prossima.

La ragazza guardò Alex e, quando anche il ragazzo fissò gli occhi in quelli di lei, Kate sentì come un formicolio percorrerle la schiena. Il ragazzo aveva gli occhi castani, un castano scuro, era un colore molto caldo ma non aveva nulla di così particolare eppure Kate non riusciva a smettere di guardarlo, era come rapita da quegli occhi.

Alex si schiarì la gola e Kate trasalì, le domandò se fosse tutto ok e la ragazza annuì non molto convinta.

Che cosa le stava succedendo?

L'investigatore a quel punto iniziò con le domande.

Kate trovò difficoltà a rispondere nonostante fossero le stesse domande a cui aveva appena sentito rispondere zia Judith, continuava a perdersi in quegli occhi scuri.

Finita, dopo quella che sembrava fosse stata un'eternità, la sequenza di domande che l'investigatore doveva rivolgere Kate, la ragazza si scusò ed andò in bagno dove si lavò il viso con acqua fredda e si fermò a guardarsi nello specchio; al piano di sotto zio Joe rispondeva alle domande in modo freddo e distaccato, l'uomo sembrava fortemente annoiato dalla situazione.

Kate decise di andare da zia Judith che si era chiusa in camera.

Bussò leggera alla porta in modo che se la zia si fosse non l'avrebbe svegliata.

La zia non stava dormendo e le disse con voce flebile :« avanti!».

Kate aprì la porta con delicatezza e andò a sdraiarsi sotto le coperte vicino a zia Judith che si spostò per farle spazio.

Zia e nipote si addormentarono così.

Zio Joe, avendo ormai finito di rispondere alle domande stava chiedendo ad Alex da quanto tempo lavorava in polizia e come ci si sentiva. Il ragazzo era un po' a disagio ma rispose comunque educatamente :« Non da molto, signore. Ho iniziato un paio d'anni fa. Mi ci sento...beh di solito bene perchè so che ciò che faccio è aiutare le persone e ciò mi da conforto; in più questo è il lavoro che ho sempre desiderato compiere, è un sogno per me ci sono però giorni difficili, casi particolarmente pesanti che mi fanno chiedere se ne vale la pena. Come mai questa domanda?»

«Beh te lo chiedo perchè fino a poco tempo fa sono stato anche io in polizia e, avendo iniziato anche io da molto giovane, volevo ricordare com'è, il mio lavoro mi manca molto» rispose lo zio con voce roca.

Alex guardò l'uomo con aria interrogativa e dopo un paio di minuti si azzardò a dire :« Non capisco, lei a quest'età potrebbe ancora lavorare, ci sono agenti molto più anziani di lei che sono ancora attivi...»

« Spesso succedono cose che stravolgono i nostri piani. Alcuni casi, come dicevi tu sono più complicati e possono accadere degli imprevisti. C'è stato un grosso caso un paio di anni fa, un caso nel quale ho lavorato, c'è stata una sparatoria, il mio collega è morto sul colpo, io sono finito in coma con lesioni gravi. Il medico mi ha detto che ci sarebbero state ripercussioni e che non avrei più potuto svolgere il mio lavoro. Conclusione? Pensionamento anticipato e tanta rabbia. »

« Deve essere molto dura per lei..» disse Alex.

«Beh...ognuno va avanti come può» rispose zio Joe.

 

  
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