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Autore: Annette85    19/05/2014    1 recensioni
«Non se ne parla neanche!» sentenziò Ron in direzione del camino.
«Andiamo, Ron, sei l’unico che possa aiutarmi», lo supplicò la testa di Bill solleticata dalle fiamme. «Mamma e papà sono fuori città per qualche giorno; [...]
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley, Sorpresa | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Nota: Rullino i tamburi e suonino le trombe, perché finalmente sono riuscita a concludere il primo capitolo di questa long (che spero di portare a termine in tempi più decenti).
Mi sono come sempre divertita a mettere in difficoltà il nostro Ronald, perché lui si presta molto a questo genere di cose. Un po' mi dispiace, invece, per quello che gli succede in questo capitolo, ma devo pur mantenere una piccola vena sadica, no? =D
Non vi anticipo altro e non vi trattengo oltre, altrimenti mi dilungo troppo e poi vi annoio e basta. Spero vi piaccia e che l'attesa sia stata ampiamente ripagata!
Buona lettura^^


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Il Ronaldo in difficoltà


Capitolo 1


Ron fissò il punto in cui era sparito suo fratello ancora per qualche istante, come se fosse rimasto vittima di un incantesimo di congelamento.

Poi si ridestò da quell’attimo di torpore e di sbigottimento e si ricordò di Victoire, ancora tra le sue braccia, che dormiva beata.

Notò quanto fosse dolce in quel frangente e si domandò se una piccola copia di Hermione potesse avere la stessa espressione beata mentre dormiva, magari coi capelli ricci e rossi – perché un po’ di Weasley doveva esserci per forza! – che le incorniciavano il viso.

Sospirò pensando a tale immagine, perché non era molto sicuro si sarebbe realizzata troppo presto: in fondo lui era lui e Hermione era Hermione, non c’erano altre possibilità.

Il peso di Victoire sulla spalla era abbastanza piacevole, ma doveva finire di preparare la cena o Hermione l’avrebbe davvero ucciso stavolta.

Appoggiò di malavoglia la nipotina sul divano, facendo attenzione a metterla in un punto da cui non potesse cadere: aveva, infatti, la pessima abitudine di girarsi e rigirarsi nel sonno, col rischio di cadere e svegliarsi all’improvviso. E Ron ricordava fin troppo bene le urla disumane che lei aveva lanciato alla Tana l’ultima volta e di come si era meravigliato della potenza di due polmoni così piccoli.

Guardò soddisfatto la strana opera d’arte che aveva fatto con i cuscini del sofà: ora sì che la piccola poteva stare tranquilla e al sicuro mentre lui era impegnato.

Si diresse in cucina e iniziò a tirare fuori dalla dispensa quanto gli occorreva. Agitò la bacchetta e le patate si sbucciarono da sole e si tuffarono nella pentola con l’acqua bollente già pronta sul fuoco, l’arrosto zampettò verso la teglia e panna e cioccolato si mischiarono alla perfezione nel pentolino.

Sua madre sarebbe stata senz’altro fiera di lui nello scoprire quanto fosse diventato bravo negli incantesimi di cucina... e Fred e George l’avrebbero preso in giro fino all’ultimo dei suoi giorni.

«Ron, ci sei?» la voce di Hermione riempì la casa e per un piccolo interminabile istante tutto restò fermo, come bloccato.

Poi la potenza dei polmoni di Victoire si fece sentire e fu la fine.

La piccola iniziò a piangere perché svegliata all’improvviso dalla soave voce della quasi zia.

Ron si accovacciò sulla sedia più vicina, impotente e maledì la fidanzata, che di solito era così attenta a non far rumore, tanto che molte volte lui aveva rischiato l’infarto perché non la sentiva rincasare.

Hermione entrò in cucina con Victoire tra le braccia, cercando di farla smettere di piangere, ma sembrava che qualsiasi tentativo fosse vano, perché continuava sempre più forte.

«Scusa, Ron» iniziò la strega, cercando di sovrastare le urla disumane della piccola. «Non sapevo ci fosse anche lei. Perché non mi hai mandato un gufo?»

«Non ho avuto tempo di mandarti un bel nulla, Victoire mi è capitata tra capo e collo poco fa!» rispose il mago adirato.

«Ok, non c’è bisogno di arrabbiarsi» disse Hermione.

«E dovrei stare calmo?» chiese Ron. «Di solito entri senza fare il minimo rumore, oggi invece hai voluto fare l’entrata trionfale e così hai svegliato Victoire, per chissà quanto tempo dovremo sorbirci i suoi pianti».

«Scusa tanto se non vedevo l’ora di essere a casa e darti una bella notizia» e anche Hermione aveva iniziato a urlare arrabbiata. «Non sapevo ci fosse Victoire perché nessuno si è preso la briga di avvisarmi, quindi, o saggio Ronald, come potevo pensare di farti arrabbiare col mio comportamento?»

«Sai sempre tutto, mi sorprende che non sapessi che mia nipote fosse qui» rispose il mago con acredine.

Hermione lo fissò per qualche secondo a bocca spalancata prima di sparire senza dire una sola parola. Ron avrebbe giurato di vedere una lacrima solcare il volto della fidanzata, ma la sua smaterializzazione fu così rapida che non ci avrebbe certo messo la mano sul fuoco.

Un silenzio irreale avvolse la cucina, mentre Ron si accasciava sulla sedia e si prendeva la testa tra le mani.

Col senno di poi, si rese conto che accusare Hermione di non sapere che Victoire fosse lì era stata una mossa non solo stupida, ma anche infantile, perché la strega aveva ragione: lui non le aveva mandato nessun gufo, quindi perché avrebbe dovuto sapere che avevano quella piccola ospite a cena? E, un attimo, cos’aveva detto Hermione? Che non vedeva l’ora di tornare a casa per dargli una bella notizia? In fondo non c’era altro motivo per fare tale entrata se non il non vedere l’ora di parlare con la persona che si ama e metterla a parte di qualcosa di bello ed entusiasmante.

“Che idiota, scemo, stupido, insensibile,...” iniziò a dirsi Ron, come se questo potesse far tornare indietro Hermione.

Il rumore di qualcuno che si materializzava lo riportò bruscamente alla realtà: sollevò la testa e vide Hermione davanti a sé.

«Tieni» disse solo, ancora visivamente scossa e arrabbiata, porgendogli una Victoire calma e serena. «Nella fretta l’avevo portata via con me».

Ron non fece in tempo a dire nulla, che la fidanzata era già sparita di nuovo. Guardò la bambina che aveva tra le braccia e lo fissava.

«Ben svegliata» cercò di sdrammatizzare.

«Pappa!» disse solo la piccola indicando le pentole sul fuoco.

Ron si girò al rallentatore e vide le padelle che borbottavano e bollivano, mentre acqua e cioccolato avevano invaso i fornelli.

«Per le mutande rosse di Merlino!» esclamò prima di agguantare la bacchetta e cercare di far sparire quell’orrore.

Victoire applaudì quando finalmente lo zio riuscì a domare le patate che cercavano di sfuggire dalla presa dei cucchiai appellati per l’occasione; per la crema di cioccolato non c’era più nulla da fare, invece, nel pentolino ne era rimasta pochissima, mentre il resto era colato giù dal fornello, aveva lasciato una scia sul forno sottostante e si era adagiata sul pavimento, formando una piccola pozzanghera marrone scuro.

«Almeno l’arrosto si sarà salvato, no?» domandò Ron più a se stesso che alla piccola, ancora divertita.

Si spostò Victoire sul fianco e, con la mano libera, aprì il forno: scoprì che dell’arrosto non restava altro che un piccolo pezzo di carne bruciacchiata e la teglia era completamente da buttare.

«Decisamente non è la mia serata», sospirò il mago affranto per tutto quel disastro. Gli sarebbero servite le magie di pulizia migliori per rimettere tutto a posto, ma lui non era poi così bravo in quelle. Quindi l’unica soluzione era fare tutto alla maniera Babbana.

Victoire, vedendo lo sconforto sul volto dello zio, iniziò ad accarezzarlo sulla testa con la manina per cercare di tirarlo su di morale, dargli coraggio e fargli capire che lei gli era vicina.

Continua...


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Lo spazio commenti è a vostra disposizione, grazie per aver dedicato del tempo a leggere questo capitolo! ;)

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