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Autore: Fire Human Guts    19/05/2014    1 recensioni
Amava i clown, dalle loro parrucche alle loro enormi scarpe colorate.
Ad Abigail piacevano anche le farfalle, ma non quelle che volavano nel suo stomaco, però.
Quelle le facevano venire la nausea, oppure era veder Louis Tomlinson baciare la biondina di turno? Questo non lo sapeva, ma di una cosa era certa.
Amava Louis Tomlinson.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Abigail aveva appena aperto gli occhi, ritrovandosi davanti il soffitto bianco tappezzato da sottili crepature. Girò lentamente la testa a sinistra, verso il comodino, e sbirciò l'orario.

Era stranamente presto: 6:00 AM.

Di sabato mattina, quando la scuola era chiusa, non le capitava mai di svegliarsi così presto, eppure, quel giorno era successo ed il mal di testa cominciò già a tormentarla.

Scese lentamente dal letto caldo, mentre il rumore di un tuono rimbombò tra le pareti spesse della sua stanza. Fuori pioveva.

Uscì dalla camera e percorse scalza il piccolo corridoio, diretta al bagno, sorpassò la camera di suo fratello, Niall, e solo per un piccolo istante sentì la sua voce, risultò bassa, quasi sussurrata.

Tirò dritto, probabilmente stava canticchiando, lo faceva spesso, oppure parlava a telefono con qualche amico, non le importava.

Non appena varcò la porta del bagno, si sciacquò la faccia ancora intorpidita dal sonno e lavò i denti. Riuscì con una strana forza, una voglia che le partiva dal cervello fino a coinvolgere tutto il corpo, una determinazione stramba: Voleva muoversi, saltellare per tutta la casa, andare a correre, mangiare due o più gelati, fare qualcosa che non fosse la solita routine. Cambiare, insomma.

Un altro tuono, forse seguito anche da un lampo che non fu in grado di vedere, represse tutta quella determinazione di Abigail e sbuffò appena.

Passò di nuovo davanti alla camera da letto del fratello e lo sentì bisbigliare ancora una volta, quasi come se stesse parlando di qualche segreto imperdonabile. Ma proprio mentre Abigail fu sul punto di ignorarlo e farsi gli affari suoi, dalla bocca del fratello fuoriuscì in modo chiaro il nome della sua migliore amica e la curiosità vinse sul poco buonsenso che le rimaneva ancora nel cervello e che le urlava in tutti i modi di non fare la spiona e di andare via da lì. “Mallory, lo so...” Pronunciò il biondo con il tono di voce poco più alterato. Perché mai Niall stava parlando al telefono con Mallory?

Abigail si avvicinò in modo più silenzioso possibile alla porta della stanza di Niall e ci appoggiò piano la testa. Per qualche istante dall'altro lato della porta, non ci fu altro che silenzio assoluto, tanto che la ragazza fu quasi sul punto di tornare sui propri passi e andare via, ma ancora una volta Niall la distrasse. “Sai bene come è fatta mia sorella... Tutto ciò che ho fatto era per il suo bene.”

Abigail rimase confusa e allo stesso tempo arrabbiata a quelle parole, non solo perché l'unico argomento della conversazione tra suo fratello e la sua migliore amica era lei, e questo la irritava non poco, ma soprattutto perché non riusciva a comprendere le parole che aveva pronunciato suo fratello. Cosa aveva fatto per lei? E perché Mallory non era d'accordo, tanto da portare Niall a giustificarsi il quel modo?

Zittì i suoi pensieri e portò tutta la sua attenzione alle parole poco chiare di Niall. “Saresti dovuta restare zitta.” Ci fu un minuto di silenzio in cui Abigail riuscì a sentire la voce di Mallory con un tono più alto ronzare attraverso il cellulare di Niall, sembrava essersi arrabbiata, eppure Abigail non fu in grado di capire cosa avesse detto. “Lo so che tu non ne sapevi nulla di questa storia, ma avresti potuto prima parlarne con me, invece di andare a spifferarle tutto.” Abigail ebbe lo strano sospetto che stessero ancora parlando di lei, ma non riusciva a capire di quale storia parlassero. Cosa le aveva spifferato Mallory di così tanto importante per Niall?

E poi perché cavolo Niall non parlava della sua cotta segreta per Mallory piuttosto di impicciarsi degli affari della sorella?

Di colpo la sua mente si schiarì e comprese per quale motivo Niall si era tanto arrabbiato con la sua migliore amica. “Quei due fuori al bar erano Louis e Niall.” Borbottò a voce abbastanza alta, tanto che fu costretta a tapparsi la bocca e a scappare dritta in camera sua, sperava tanto che Niall non l'avesse sentiva.

La fortuna assiste gli onesti, aveva sentito dire ad una anziana signora quando era piccola e quella frase le era rimasta fissata ben in testa, ed in quel momento era stata parecchio fortunata, perché suo fratello non la sentì, anche se ascoltare di nascosto le conversazioni altrui non era molto onesto, lei l'aveva fatto per un giusta causa visto che c'entrava lei in qualche modo e aveva tutto il diritto di scoprirne qualcosa in più.

 

Quel giorno pioveva a dirotto e c'era parecchio vento per le strade di Londra, niente di nuovo, aveva pensato Abigail, eppure quella giornata che le era sembrata così promettente era diventata la solita monotonia del sabato pomeriggio, sbuffò al solo pensiero di rimanere in casa stravaccata sul divano a guardare i soliti programmi deprimenti che trasmettevano in TV.

Niall le lanciò un'occhiata strana e poi le sorrise.

Da quella mattina Abigail non faceva altro che pensare a quella conversazione, aveva capito che in qualche modo c'entrava Louis Tomlinson.

Forse Niall non voleva che Abigail continuasse a frequentarlo, eppure era stato lui stesso a presentarglielo per le ripetizioni.

Oppure, più semplicemente, aveva scoperto che loro due non facevano più ripetizioni di matematica ma che andavano gironzolando per Londra, ma Abigail delle ripetizioni di matematica ormai non ne aveva più bisogno, Louis le aveva spiegato in modo chiaro le basi ed era finalmente riuscita a stare al passo con il resto della sua classe. Ma le sembrava strano, conosceva bene suo fratello, se avesse scoperto che Abigail lo mentiva, lui non sarebbe stato zitto e muto senza dirle nulla.

Sbuffò ancora una volta, quella situazione la tormentava, voleva scoprire la verità, vederci chiaro in tutta quella confusione, ne aveva tutto il diritto, ma di parlare con suo fratello non se ne parlava proprio, non ne aveva il coraggio.

Poi subentrò anche il più che giustificato sospetto su Louis, lui le aveva mentito quando le aveva chiesto se avesse visto suo fratello e lei l'aveva capito all'istante, solo che non capiva perché mai c'era così tanta segretezza in tutto quello.

Escludeva, però, che Louis avesse fatto qualcosa di male, lui cercava solamente di aiutarla.

Probabilmente Niall aveva avvertito Louis di comportarsi bene con lei, Niall ne era capace, magari lo aveva anche minacciato, per quel motivo Louis era sembrato così turbato alle domande insospettite di Abigail.

Sbuffò ancora e si auto convinse che magari era tutto frutto della sua immaginazione, e che avesse mal interpretato le parole del fratello.

Stravaccata sul divano, con la televisione spenta perché “Cavolo, che film di merda!” aveva sbottato con Niall di fianco, aveva provato più volte ad aprire il discorso, ma proprio non ci riusciva, era una fifona.

Niall fu sul punto di dirle qualcosa, forse qualcosa che riguardava ciò che aveva sentito, ma dovette rinunciarci a sentirlo parlare, perché una suoneria di un cellulare che non conosceva risuonò per il piccolo appartamento degli Horan. Niall corrugò le sopracciglia e lanciò un'occhiata ad Abigail “Non è il mio che squilla.”

“Il mio telefono!” Esclamò di colpo la bionda, ricordando il piccolo aggeggio dallo sportellino nero che le aveva regalato Louis. Scese dal divano e corse in fretta e furia nella sua stanza, rischiando di cadere rovinosamente a terra più volte, e non appena lo prese tra le mani e lo aprì con una lentezza stressante riconobbe immediatamente il nome -Louis uno-.

Quell'uno, probabilmente stava per il primo numero del moro.

Abigail cercò più volte il tasto verde che doveva premere per rispondere alla chiamata, come le aveva spiegato il moro, ma erano tutti neri, così ne premette uno a caso rinunciando alla ricerca e si ritrovò con l'orecchio attaccato al telefono e la voce di Louis che le sembrava fin troppo vicina. “Louis!” Esclamò felice come una Pasqua.

“Ehi, Farfallina.” La bionda rimase in silenzio aspettando che il ragazzo che le piaceva così tanto continuasse a parlare, mentre il cuore le batteva forte nel petto. “Ehi, sei ancora lì?”
“Si.” Rispose solamente, voleva sentirlo ancora parlare, le piaceva tanto il suo tono di voce. “Bene, sono fuori casa tua, oggi ci aspetta una giornata un po' dolorosa. Fai in fretta, esci.” Abigail non diede peso alle parole del moro, si era fermata al “Sono fuori casa tua.” E sul suo volto le era comparso già un enorme sorriso.

Proprio nel momento in cui Abigail attaccò al cellulare, dopo svariati tentativi, Niall si appoggiò alla porta della sua camera e le lanciò un'occhiata indagatrice ma soddisfatta. “Da quand'è che hai un cellulare?” Domandò sospettoso. Abigail puntò gli occhi sui suoi anfibi neri e attese qualche secondo prima di rispondere, cercando di frugare nei cassetti del suo cervello per una risposta abbastanza convincente. “L'ho comprato quando sono andata a tagliare i capelli.” Borbottò poco convinta, suo fratello la conosceva bene e se si aggiungeva la sua incompetenza nel mentire, beh, allora era spacciata.

“Si, certo. Tu odi i cellulari e odi tagliare i capelli e in più non hai nemmeno un centesimo... Mi chiedo come mai questo cambiamento.” Sospirò sorridendo, sembrava avesse capito tutto, eppure non fiatava e non le impediva di fare ciò che voleva come in passato, quando erano piccini, aveva fatto spesso.

“Adesso devo andare, ne riparliamo stasera, okay?” Lo scaricò e Niall sorrise annuendo.

In realtà Abigail non aveva la minima intenzione di riparlarne.

 

“Dove cavolo vorresti portarmi con questo tempo?” Borbottò Abigail con il volto coperto dal cappuccio della sua felpa grigia e dal vecchio ombrello di sua madre che aveva recuperato prima di uscire di casa, mentre il tempo si faceva sempre più scuro e gocce di pioggia sempre più grosse picchiettavano sulla grande Londra. Louis scoppiò a ridere. “Oh, vedrai, ti piacerà sicuramente!” Esclamò entusiasta. “Sbaglio o hai parlato di dolore?” Abigail ricordò quelle parole a cui in un primo momento non aveva dato importanza ma che adesso la facevano letteralmente tremare di paura, o forse era il freddo.

“Si.” Fu la semplice risposta di Louis, ed Abigail capì che era inutile continuare a chiedergli spiegazioni, tanto non avrebbe comunque risposto.

Esattamente quattordici minuti dopo, Abigail li aveva contati per intrattenere il tempo, si erano fermati vicini alla loro scuola, ma Louis tirò dritto senza degnarla nemmeno di uno sguardo.

Dopo poco Abigail capì che quella casa dai cancelli in ferro battuto, proprio di fianco alla loro scuola e piuttosto vecchia che spesso aveva osservato, attraverso l'uscita di sicurezza, era casa di Zayn Malik.

Il ragazzo di cui aveva paura, ma che poi si era scoperto essere simpatico e a volte anche gentile. Cominciò a pensare una ad una le sue paure, esattamente le dieci paure che aveva raccontato a Louis, ma non riusciva a capire quale il moro volesse farle superare, e poi cosa c'entrava Zayn? Quella dove comprendeva lui l'aveva già superata.

Louis le lanciò un sorriso rassicurante prima di entrare in casa del ragazzo dalla pelle ambrata che la salutò con un abbraccio strangolatore, Abigail ovviamente ricambiò cortesemente. Si, Zayn era decisamente simpatico e gentile.

Louis non dovette pronunciare nemmeno una parola, Zayn li fece accomodare nel salotto spazioso, come se si aspettasse quella visita, forse era tutto programmato. Abigail appoggiò l'ombrello bagnato sul tappetto e seguì i due ragazzi in salotto.

“Abigail, sei sicura?” Domandò Zayn tirandosi su le maniche del pullover blu, facendo scoprire una moltitudine di tatuaggi di ogni genere, uno sull'altro. La bionda strizzò gli occhi sentendo il suo nome e scosse il capo confusa. “Di cosa parli?” Chiese rivolgendosi più a Louis che al ragazzo tatuato che aveva davanti.

Zayn scosse il capo sorridendo, ancora una volta per niente sorpreso di quella situazione. “Aspettate qui.” Disse prima di percorrere a due a due le scale della casa che portavano al lato superiore.

Abigail lo invidiò quasi, avrebbe voluto una casa così bella, a due piani, tutta sua.

Invece, era costretta ad abitare in un piccolo appartamento in un condominio dove vivevano anziani e mocciosi urlanti. Ma di cosa voleva lamentarsi? Con lo stipendio che guadagnava la madre lavorando come segretaria, solamente quello potevano permettersi, e le andava bene così. Meglio poco che niente e infondo casa sua le piaceva.

Osservò attentamente il salotto di Zayn, mentre attendeva il suo ritorno, sicuramente abitava con i suoi genitori.

La ragazza non chiese spiegazione a Louis, si limitò a rimanere in silenzio. In quella casa c'era un tocco femminile decisamente palpabile. Le pareti di un color avorio erano tappezzate ogni dieci centimetri di foto di famiglia: Zayn da piccolo, una foto abbastanza recente di una donna sulla quarantina, la famiglia di Zayn al completo e di nuovo Zayn seduto su un divano blu.

Sorrise osservando quei ritratti di una famiglia felice.

Il divano color oro su cui era seduto Louis sembrava molto comodo, niente a che vedere della sedia su cui, invece, era seduta lei. Appoggiò le mani sul tavolo in legno che aveva davanti e osservò Zayn ritornare da loro con in mano... Una siringa?. “Allora, piccola, oggi farai un bel tatuaggio.”

Abigail che proprio in quel momento era sul punto di deglutire, rischiò quasi di strozzarsi con la saliva, lo fissò con gli occhi sgranati e scosse il capo lentamente poi in modo più convincente. “Che cazzo stai dicendo?” A quelle parole si portò una mano davanti alla bocca e assunse un espressione colpevole. “Scusate, ma non se ne parla.” Borbottò incrociando le braccia al petto.

Finalmente aveva compreso il silenzio di Louis, se le avesse svelato in anticipo a cosa la stava portando incontro, lei sicuramente si sarebbe opposta e magari sarebbe anche corsa via a gambe levate.

“Non ti farà tanto male, dovrà essere piccolo.”

Abigail lo ignorò e ripensò a quando ancora non conosceva Louis e lo ammirava da lontano sbavando sul banco di scuola.

Poi ripensò a Zayn e alla paura che provava ogni volta che le passava di fianco, paura infondata, perché Zayn era un ragazzo davvero dolce anche se il suo aspetto gridava ben altro.

Ma in quel momento, nonostante la stima che provava per lui, avrebbe fatto a meno di un mazza da baseball e lo avrebbe ammazzato anche a mani nude! “Ho detto di no. Non farò mai e poi mai un tatuaggio!”
E invece, venti minuti dopo, Abigail era ancora in quella casa con Zayn Malik seduto davanti a lei che le consigliava di tatuarsi una farfallina sulla caviglia.

“Niente di tutto ciò.” Rispose “Preferisco un... cuoricino, magari.” Ipotizzò.

“Ma è da femminucce!” Zayn fece una smorfia facendo scoppiare a ridere Louis ancora seduto sul divano color oro. “Ma io sono una femminuccia!” Scosse il capo Abigail “Quindi scelgo un cuoricino.”

 

Abigail non poteva ancora credere di aver fatto quel tatuaggio, le piaceva molto, Zayn era stato davvero bravo a maneggiare quell'aggeggio dall'estremità appuntita, e non aveva sentito neppure tanto dolore quando quel coso le aveva stracciato quasi la pelle, ma non osava immaginare la reazione di Niall o di sua madre quando l'avrebbero scoperto.

Zayn le aveva consigliato di tenere la bocca chiusa e Louis, invece, non aveva voluto darle alcun consiglio, spettava a lei decidere cosa fare... Ma Abigail non lo sapeva.

Probabilmente avrebbe seguito il consiglio di Zayn, non avrebbe detto nulla fin quando non si sarebbe sentita pronta, infondo l'aveva fatto nella parte interna dell'avambraccio sinistro ed era abbastanza semplice nasconderlo d'inverno, il problema sarebbe sorto in estate, quando avrebbe cominciato ad indossare le canotte, ma a quel punto avrebbe sicuramente trovato il coraggio di svelare il suo peccato.

Abigail odiava i maglioni di lana, quando aveva all'incirca quattro o cinque anni, sua madre la costringeva ad indossarli nelle serate invernali troppo fredde. Erano stretti, appiccicaticci, colorati da far venire la nausea, imbarazzanti e soprattutto... Pizzicavano.

La cosa che Abigail odiava di più, era il pizzicare di quei peluche vuoti con le maniche lunghe. Crescendo aveva preferito di gran lunga infilarsi a letto, sotto le coperte calde, piuttosto che indossarli... Per questo il suo armadio era sprovvisto di quegli indumenti.

Louis in quel preciso momento, teneva la testa bassa e camminava a passo lento verso il condominio di Abigail, teneva le mani nelle tasche dei jeans stretti, i capelli un po' cresciuti che di solito portava all'indietro,l eggermente bagnati dalla pioggia che era andata via, davanti agli occhi e... Un maglione di lana marrone.

Abigail avrebbe voluto strapparglielo di dosso e non riusciva a capire se era proprio perché odiava quei vestiti o perché era attratta da Louis. Forse tutte e due.

Gli lanciò un'occhiata e represse la solita voglia di saltargli fra le braccia, ancora non si capacitava dell'idea che Louis Tomlinson, il ragazzo più bello che avesse mai visto e di cui era innamorata, era lì di fianco a lei e le regalava tutte quelle attenzioni.

Abigail avrebbe voluto ringraziarlo ma non sapeva in che modo, non poteva offrirgli niente anche perché lui non avrebbe accettato soldi da parte sua e si sentiva quasi un ingrata.

Non ci pensò più, era arrivata a casa sua, riusciva ad intravedere la porta a vetri oscurati del condominio e i tasti argentati dei citofoni che luccicavano alla luce rossa dei lampioni che aveva da poco acceso. Sospirò, come al solito le doleva il cuore lasciare andare via Louis, sarebbe voluta rimanere per sempre con lui.

“Beh, è stata una bella giornata... Anche se un po' dolorosa.” Borbottò Abigail in imbarazzo, torturandosi le dita delle mani tremolanti. “Ne sono certo.” Ridacchiò il moro fissandola intensamente. Abigail adorava il suo sguardo, soprattutto quando la fissava in quel modo, anche se la imbarazzava parecchio.

“Sono stata bene, Louis.” Dichiarò lei alzando lo sguardo per fissarlo negli occhi. Cercava di sembrare un po' più sicura di sé, non voleva far capire al ragazzo che aveva davanti che riusciva a stregarla in quel modo. Le sembrava quasi la fine di un appuntamento, quello. Purtroppo non ci sarebbe stato nessun bacio romantico per concludere la giornata.

Abigail era sul punto di riprendere i propri passi e salire le scale del condominio, ma Louis la anticipò di qualche secondo. “Sono stato bene anche io, molto.” Assottigliò gli occhi e si avvicinò di un passo a lei.

Abigail perse qualche battito, ma cercò di non farci caso si limitò a sorridergli. Louis si avvicinò ancora fino a sovrastarla di qualche centimetro per la sua altezza, allungò le braccia e le cinse i fianchi, poi con un gesto veloce l'attirò a sé e abbassò la testa nell'incavo tra il collo e la clavicola.

La bionda riusciva a sentire il suo respiro caldo solleticargli il collo e le braccia forti di lui stringersi di più intorno alla sua vita, quel contatto la fece di colpo risvegliare, come da un sogno.

Aveva sempre immaginato come sarebbe stato abbracciare Louis, stringerselo a sé così forte da fargli mancare il respiro o di baciarlo a lungo, ma il Louis reale non aveva niente a che vedere con il Louis dei suoi pensieri. Era tutt'altra cosa, tutt'altra emozione e si chiese, immediatamente, come avesse fatto a vivere in quei diciotto anni senza un suo abbraccio.

Si sentiva completa, come se le fosse da sembra mancato un pezzo di puzzle perso da chissà quale parte del mondo e Louis era quel pezzo che finalmente aveva ritrovato.

In quel momento non le importava un bel niente del maglione di lana di Louis che le pizzicava la fronte e nemmeno del suo odio smisurato che provava nei suoi confronti.

Era completamente assorbita dal corpo di quel ragazzo, sentiva il suo profumo di muschio bianco che le inebriava il cervello e il cuore le batteva più veloce.

Amava gli abbracci. Quelli di Mallory, di Niall, di sua sorella Dakota, di sua madre, di Liam, di Zayn e delle sua zie lontane... Ma quelli di Louis erano i migliori.

E se per riceverne uno avrebbe dovuto sopportare i maglioni di lana, beh, l'avrebbe fatto.

   
 
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