Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses
Segui la storia  |       
Autore: sarahrose    20/05/2014    1 recensioni
William Bruce Bailey, 17 anni.
Intelligente, sensibile e dotato.
Cresciuto a torte di mele, Sacre Scritture e cinghiate nei denti.
Figlio di Stephen L. Bailey, Pastore Pentecostale, Ministro del Culto della Lafayette Holy Roller Country Church, e di Sharon Bailey, casalinga frustrata e dedita agli antidepressivi.
Vittima di abusi dal padre-padrone e dell'indifferenza della madre.
Un unico amico su cui contare: Jeff Isbell.
E la Musica. Quella del Diavolo.
Il rock. Quello vero. Brutto, sporco e cattivo. E terribilmente proibito.
Questa è la storia di un mito. Di una leggenda.
William Bruce Bailey. Da Lafayette, Indiana, a Los Angeles in autostop.
Per diventare W. Axl Rose.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Axl Rose
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 3
 
 
 
REVERENDO STEPHEN L. BAILEY
Simpathy for the Devil
Ma bene! Anzi. Benissimo!
No, dico. Non bastava William. Adesso ci si mette anche suo fratello Stuart!
Misericordia divina, meno male che ha solo otto anni!
Ad ogni modo,naturalmente è tutta colpa di Wiliiam. Come dicono la Scritture, che non fallano,
una sola mela marcia guasta tutto il cesto.
Infatti.
Altro che amore! Amore, amore, amore! Amore e tolleranza. Sì. Due volte. In tivù non si parla d’altro. Bella roba!
Disciplina, ci vuole! Disciplina! E regole ferree, capito?
Il pugno di ferro ci vuole, coi figli! Altro che la televisione! E’ lei che li guasta, i ragazzi!
Sta scritto: se il tuo occhio ti dà scandalo, cavalo.
Così ho fatto.
D’ora in poi con quella trappola di Satana ho chiuso. Giuro che la faccio volare dalla finestra.
Pensate un po’ voi.
L’altro giorno William stava facendo vedere a Stuart uno spot pubblicitario a luci rosse. Avete capito cos’ho detto? Una pubblicità porno. Ad un bambino di otto anni! Ma dico io, dove crede di essere quella teppa da riformatorio, in una casa di tolleranza?
Ah, ma se crede di farmela… deve ancora nascere quello che mi fotte, ve lo dico io! Basta. Meglio che taccia, perché giuro che non so quel che potrebbe scapparmi fuori di bocca!
Quel ragazzo riesce sempre a mandarmi fuori dei gangheri. Come faccia non lo so, ma so una cosa: ci riesce sempre. Tutte le sante volte. Tutti i maledettissimi giorni che Nostro Signore ha fatto!
Insomma, io non ci ho visto più. E confesso che l’ho picchiato. S quella sua brutta cloaca di bocca, che lui stava usando per corrompere un innocente.
Stava peccando contro il Padre Celeste. Invece di lodare il Signore perché ha tutte le fortune del mondo, visto che Dio l’ha fatto intelligente come pochi, bello, sano e chi più ne ha più ne metta!
A cominciare dal fatto che, in Chiesa, quando canta, fa commuovere anche le panche.
Chi diamine lo direbbe mai che invece, in privato, è una canaglia ed un delinquente, che passa le notti fuori casa con quell’altro buono a niente bighellone perdigiorno di Jeffrey Isbell!
A proposito, Padre, scusa se mi permetto… bel colpo, quello di metterli in classe assieme!
Insomma, invece di tenere in esercizio la voce cantando gl’Inni Sacri, quello cos’è che fa?
Grida a squarciagola canzonacce oscene, per lo più scritte di suo pugno e delle quali, il deficiente, si vanta pure.
Roba da far accapponare la pelle.  Ha un frasario da far impallidire Lucifero in persona. Maledetto lui e quel cazzo di rock ‘n roll e lo stronzo che l’ha inventato! Tutta opera di Satana!
E quella testa di cazzo, intelligente com’è, non ci arriva. Nossignore.
Si fa prendere per il naso da sogni di gloria che non stanno né in cielo né in terra. Diventare una rock star.
Ma per piacere!
Cosa c’ho scritto, qui, in fronte, SALI E TABACCHI?
E’ il diavolo che gliele mette in testa, dico io, ai giovani, certe stronzate. Sempre e solo lui. Il suo obiettivo è insinuarsi nelle loro teste adolescenti e confuse come un tarlo per poterli corrompere dall’interno. E’ così che fa, Lucifero, sapete, a rimpolpare l’Esercito delle Tenebre.
E non ridete, per piacere!
Non ridete. Disgraziati che non siete altro!
Anche voi, come mio figlio.
Non lo capite che siete solo delle pedine in mano a forze oscure?
Ma tanto io parlo a vanvera!
E lui, tutto questo, lo sa benissimo! Gliel’ho ripetuto fino alla nausea, e quello cos’è che fa appena io volto le spalle?
Ne approfitta per traviare un innocente.
Anzi. Due. Visto che c’era anche sua sorella Amanda.
No, dico. Non ho parole.
Ridete. Ridete pure.
Razza di vipere!
Tanto prima o poi le pagherete tutte!
Ad ogni modo. Erano tutti e tre lì spaparanzati sul divano in oca davanti alla tele a rimirare le… sì, insomma… quelle cose lì, ecco… di una meretrice. La quale si mostrava seminuda, con uno di quei vergognosissimi stracci che adesso hanno la faccia di tosta di chiamare costumi da bagno.
Inutile dire che mio figlio William era in fissa sulle sue… sulle rotondità della sgualdrina di turno.
Fisso, vi dico.
Avete presente?
Ipnotizzato.
Come un cane da caccia su una dannatissima pernice.
No, dico. E io?
In qualità di educatore, di Ministro del Culto, nonché di genitore, mi dite voi cos’altro avrei potuto fare?
Non ho avuto altra scelta.
Non vi pare?
Se non quella di zittire quella bocca sacrilega per il bene di quelle povere orecchie innocenti?
Con tutta la fatica che si fa, al giorno d’oggi, per tirarli su in modo decente, questi figli, un balordo che non è altro, in un attimo solo, riesce a mandarti in fumo- per non dire di peggio- anni e anni di lavoro e di sacrifici.
Vi sembra giusto?
A me no. E in casa mia non lo permetto.
No, no e poi ancora no. Punto e basta. Non glielo lascio rovinare, a quel mentecatto, mio figlio Stuart! Quanto a William, io me ne lavo le mani. Ci sbatta il grugno da solo, quel figlio di buona donna. Faccia pure quel cavolo che gli pare. Pianga. Gridi. Si ravveda. Vada a farsi friggere. Cavoli suoi. Non mi interessa. Ormai, se volete saperlo, ho perso le speranze di riuscire a raddrizzarlo, quel teppista. Ma Stuart e Amanda, invece, no. Loro sono ancora in tempo.
(Forse)
E allora salviamo il salvabile. E William vada pure a quel paese, che in fondo è quello il suo posto.
 E’ da lì che viene.
(Boccaccia mia statti zitta)
L’ho detto e lo ripeto.
Vada pure alla malora.
Ma stia lontano dai miei figli!
Ingrato.
Se solo sapesse, dico io.
Se solo sapesse quello che ho fatto per lui! Se solo se lo immaginasse, quel poco di buono senza cuore e senza spina dorsale che non è altro!
Quanti sacrifici mi è costato tirarlo grande!
Io non lo so. Quand’era piccolo era un figlio modello. Mi ubbidiva in tutto e per tutto. Giuro. Era così incredibilmente brillante e intelligente… non sto scherzando.
Vinceva sempre tutto lui. Tutto.
Con lui non c’era gara!
Allora le organizzavamo spesso, tra i bambini del catechismo, i giochi a premi basati sulla recita dei Salmi e delle Sacre Scritture a memoria, e lui… ragazzi! Lui era il mio caspita di asso pigliatutto.
Per non parlare di quello che ha in gola.
Un altro dono di Nostro Signore che lui, mio figlio, sta buttando alle ortiche.
La sua voce.
Potente. Cristallina. Versatile.
Così gli ho preso il maestro di canto e l’ho mandato a imparare a suonare il pianoforte. Poi ho fatto misurare la sua estensione vocale. Sei ottave, gente. Sei incredibili caspita di ottave e addirittura otto semitoni. Cioè, in pratica, la sua voce copre quasi l’intera tastiera del pianoforte. Dal baritono al mezzosoprano passando per tutte le sfumature intermedie senza perdere una sola diamine di nota.
Ma, dico. Avete presente di cosa sto parlando o parlo arabo?
Un portento. Un prodigio.
Appunto.
E lui cos’è che fa?
Mette su un gruppo di dementi col suo degno compare.
Sì, avete capito benissimo.
Sempre lui. Quel cazzone di Isbell.
Chi altri?
 E giuro che se lo ribecco a ronzare attorno a casa nostra lo sbatto fuori a calci nel didetro!
Dicevo, i due stronzetti mettono su una cialtronata di gruppo rock che non vale il vomito di un cocker tubercolotico e si mettono in testa di andare a Los Angeles appena maggiorenni per di sfondare come rock star.
No, dico.
Ma si può essere più deficienti di così?
Ma roba da matti!
E’ il diavolo che agisce in lui, che prova piacere a traviare un innocente, proprio come lui ha cercato di fare con i suoi fratelli più piccoli. E, del resto, si sa. Ognuno tira l’acqua al suo mulino.
Per Amy e Stuart sono intervenuto io.
Ma per William, a quanto pare, non ne vale la pena. Io l’ho detto e lo ripeto: io me ne lavo le mani.
Purtroppo però, William non è la mia unica spina nel fianco.
Ultimamente, come se non avessi già abbastanza da fare tra la chiesa, il coro, la parrocchia, le opere di beneficienza e tutto il resto, ci si è messa anche sua sorella, a darmi del filo da torcere.
Amanda, dico.
Ha compiuto tredici anni e… sì, insomma. Ci siamo capiti.
Sta prendendo… chiamiamole… proporzioni da donna.
E, tra parentesi, che donna!
E anche quella, che cos’è che fa?
Tutto il santo giorno blindata in bagno a rimirarsi e a truccarsi la faccia come una volgarissima Jezabele dipinta.
Una sgualdrina. Una volgarissima sgualdrina.
E per cosa, poi?
Ditemelo voi.
Esatto!
Per quel mentecatto di Isbell!
(Maledetto lui e chi l’ha scagazzato!)
Poveri noi. Mi dite dove andremo a finire, di questo passo?
Qui ci vuole disciplina, come dicevo prima.
E se sua madre non vale una cicca, giuro che ci penso io. E’ compito mio, dopotutto. Sono l’unico che ha ancora la testa sulle spalle, in questa gabbia di matti!
 
“Amy!” le dico, cercando di fare appello a quel briciolo di buonsenso che magari, per sbaglio, può aver preso da me “lavati via immediatamente quello schifo dalla faccia! No, dico. Ma dove siamo arrivati? Ma ti sei vista? Amanda Louise Bailey! Ti ha dato di volta il cervello?”
Niente. Lei non mi fila di striscio.
“Rispondimi, quando ti parlo, signorina! Hai capito? Io ti ho dato la luce, io te la spengo! Chiaro?”
Lei manda giù amaro e annuisce con già le lacrime in tasca.
“Ti ricordo che, dopotutto, hai solo tredici anni!”
“Ma io…” replica lei, sentendosi in colpa, senza prendersi il disturbo di chiedermi scusa.
“Zitta, sgualdrina da due soldi! Stai bene attenta a quello che fai, ragazzina! Questa, fino a prova contraria, è ancora una casa onorata, non un bordello!”
Parole che non avrei mai creduto di dover rivolgere, un giorno, alla mia stessa figlia. Frutto dei miei lombi. Sangue del mio sangue. Mai e poi mai!
Inutile dire che a questo punto, a salvare la donzelletta, è intervenuto il Cavaliere Senza Macchia e Senza Paura. Suo fratello William. Il quale, per come la vedo io, dovrebbe vergognarsi anche solo a respirare.
Basta.
Vi risparmio la sceneggiata.
Sappiate solo che, per un padre, questa è una sconfitta.
E se non ci arrivate adesso, lo capirete quando avrete dei figli.
Chiusa parentesi.
Ci soffro come un cane bastonato a fare il duro coi miei figli, cosa credete?
Ce l’ho anch’io, un cuore, dopotutto!
Non sono mica fatto di ferro!
Però so una cosa: il medico pietoso fa il malato gangrenoso.
Un domani, quei poveri di spirito mi ringrazieranno.
Amanda e Stuart, intendo.
Su William, la mano sul fuoco, non ce la metterei.
Pensiamo a come si è presentato a tavola ieri mattina.
Un insulto per me, sua madre e i suoi fratellini.
Aveva una faccia… sembrava Socrate dopo aver bevuto la cicuta.
“Tira fuori la lingua!” gli ho detto, preoccupato solo e unicamente della sua salute.
E quando, dopo le solite sceneggiate isteriche e i soliti capricci, si è finalmente deciso a ubbidire… beh, gente. La sua lingua si commentava da sola. Era un libro aperto. Appiccicosa e biancastra. Il che significa fegato in baracca. Stomaco in disordine. E se due più due fa quattro- e non cinque o sei, come vorrebbero darmi a bere in questa casa degenerata- avevo ragione io.
Uguale bagordi e gozzoviglie.
Che tradotto in lingua corrente sta per alcol e droga.
Lo sa anche un deficiente.
“Tu bevi di nascosto!”
“Non è vero!”
“Guarda che brutta linguaccia impastata… se continui così, a vent’anni ti verrà la cirrosi!”
“Io non ho bevuto!”
Che faccia tosta! Giuro. Dà  dei punti anche a San Tommaso, quello che non ci crede se non ci mette il naso.
Si arrampica sugli specchi per negare l’evidenza.
“Ho la febbre. Sto male. Mi sa che mi sono beccato qualcosa a scuola, dal mio compagno di banco. Jeff. E’ due giorni che è a casa. Ha l’influenza. L’alcol non c’entra, pa’. Sei fuori strada.”
Falso come Giuda.
Ruffiano.
Poi ha messo il broncio e si è piegato in due. A lamentarsi per il mal di stomaco e la nausea e a piagnucolare come una femminuccia.
Insomma, uno strazio.
Povero William.
Mi fa pena.
Mamma mia, com’è caduto in basso!
Che vergogna! Il peggio è stato vederlo gettarsi tra le braccia della Chioccia, con lei che se l’è stretto al seno come un lattante.
Ho provato ribrezzo per lui. Non dico altro. L’avrei strozzato con le mie mani. Altro che massaggiargli il pancino!
“Mammina, ti prego… diglielo tu!”
Ma Sharon non ha aperto bocca. Neanche per il suo protetto. Nossignore.
Al solito. Fatta e strafatta come una biscia.
Tanto per cambiare, le cadeva la testa nel piatto.
Brutta deficiente rincoglionita. Tale madre, tale figlio.
Questa non è più una casa normale. E’ un ospizio. Un sanatorio. Un ospedale psichiatrico.
Basta. Io non ci ho visto più. E sono scoppiato.
“Finiscila, una buona volta! Buono a nulla! Smidollato che non sei altro! E mettiti composto, a tavola! Porta rispetto a tuo padre, coglione!”
Lui si è limitato a incenerirmi sul posto con quei suoi occhiacci acquosi e vacui.
“Così conciato, col cavolo, che ci riesci, a cantare le Lodi!”
Ho osservato. E, badate: non era un rimprovero. Era una semplice constatazione.
“Infatti”
ha candidamente ammesso quella faccia di culo.
 “Oggi non canto. Mi brucia la gola.”
Io mi sono riservato qualsiasi ulteriore commento.
Altrimenti, giuro sull’abito talare che porto con onore e con decoro da vent’anni, che prima l’avrei massacrato di botte e poi l’avrei appeso al ciliegio di mio padre- pace all’anima sua- come spaventapasseri.
“Non posso, pa’. Senti che voce!”
E aveva ragione: più che parlare, gracchiava come una cornacchia.
“Hai preso il raffreddore?”
Lui guarda per terra e si appoggia allo schienale della sedia.
“No” mi fa, massaggiandosi ostentatamente lo stomaco. “Te l’ho già detto. Sto di m…”
“Bada a come parli! Screanzato!”
“Scusa. Volevo dire di schifo.  Ho fatto tutta notte a vomitare. Ho la gola in fiamme. Sono a pezzi.”
E’ qui che ti volevo.
Tana!
Sei in trappola, bambino…
“Ma tu guarda, eh? Sentiamo un po’. Secondo te, cos’è stato?”
Lui non fa una piega e mi pianta in faccia i suoi occhiacci verdi da ramarro.
“E che ne so? Non sono mica un dottore, io! Un colpo di freddo. Un virus. Boh. Forse qualcosa che ho mangiato.”
(Sì, come no! Inventatene un’altra. Chi caspita vuoi prendere per il culo? Coglione! Non sono mica nato ieri!)
“O qualcosa che hai bevuto?”
Lui mi ha letteralmente trafitto da parte a parte con un’occhiata.
Poi si è alzato in piedi e ha fatto un passo avanti.
Un passo barcollante. Da ubriaco.
“Fammi sentire il fiato!”
Caspita, gente.
Come mi alita in faccia, io so di aver vinto.
Odore acido. Pungente. Dolciastro. Di vino. Di birra. Di whisky.
E di vomito.
La sua condizione è evidente.
Sta da schifo e se lo merita.
Questi sono i mali che Nostro Signore manda alla gente dissoluta come lui che la notte, invece di dormire, beve e gozzoviglia.
E io non ho più dubbi.
“Sei ubriaco marcio, Cristo!”
sentenzio, esaminandogli a fondo le palle degli occhi lacrimosi e arrossati.
“William Bruce Bailey, fai schifo. Vergognati!”
“Non è vero!” Ribatte lui, senza pudore. “Ho l’influenza!”
Ah, pure.
No, dico io. Però è tosto, il moccioso! Nega l’evidenza fino all’ultimo. Devo ammettere che ha un bel coraggio!
Voi che ne dite?
Sì, come no. L’Influenza.
E mia nonna è una carriola. Solo perché ha le ruote, cazzo.
“Ma vai all’inferno, Servo del Demonio! Feccia!”
E voialtri non ridete, disgraziati!
Non ridete!
Mammalucchi che non siete altro, anche voi!
Tutti uguali, i giovani d’oggi.
Meglio che vi guardiate le spalle e stiate in campana.
Satana è bugiardo. Mente per confondervi.
E vuole sangue giovane.
Capita l’antifona?
Quel teppistello da due soldi crede di farmi scemo, ma si sbaglia di grosso.
Io non ci casco. Nossignore!
Io li scaccio, i Demoni.
Li esorcizzo.
E William, a quanto pare, non fa eccezione.
Il bastardo ha osato persino sfidarmi. No, dico. Sfidare me. Suo padre! Non ho parole.
“Toccami la fronte, pa’, se non ci credi!” mi ha detto fissandomi a muso duro e venendo avanti con un ghigno da mentecatto.
 
Io l’ho respinto. Col Crocifisso.
 
“Vade retro, Satana!”
 
Lui è schizzato via come una furia.
Bingo.
Visto che avevo ragione io?
Quel ragazzo non è stressato, come sostengono i suoi insegnanti.
E’ posseduto.
Punto e basta.
Con buona pace di sua madre e dei suoi fratelli che non capiscono un tubo.
Chiaro?
 
Voi che ne dite?
Ho esagerato?
Non penso proprio.
Quanto ci vuole, ci vuole.
Cristo!
 
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses / Vai alla pagina dell'autore: sarahrose