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Autore: AxXx    22/05/2014    4 recensioni
Sono passati molti mesi dalla guerra contro Gea. I sette eroi della profezia sono tornati tutti a casa e i due Campi sono riuniti sotto l'insegna della pace.
Tutto sembra tornato alla normalità, ma un fantasma del passato tornerà a spaventare i nostri eroi, rischiando di sconvolgere la pace appena ritrovata. L'ombra del più antico degli Dei si staglia minacciosa sui campi, scatenando una nuova guerra.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bianca di Angelo, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Percy – Una visita dall’Aldilà

 

 

 

 

 

Dei dell’Olimpo! Pure questa no!

Non poteva essere lei! Doveva essere un fantasma mandato a torturarmi, o qualcosa del genere. La vera Bianca era morta anni prima, uccisa da un gigantesco automa. Invece era proprio lei, davanti a me, in quello squallido vicoletto dietro la mia scuola, che mi fissava con un aria a metà tra il confuso e lo spaventato, con un pugnale di bronzo celeste nella mano che le tremava leggermente.
Aprii un paio di volte la bocca come un pesce fuor d’acqua. Dovevo sembrare incredibilmente stupido, ma cercai di trattenermi.

“Ok, Percy, stai calmo. Dopo tutto quello che hai passato, non puoi spaventarti per questo, no? Ragiona e cerca una soluzione al problema.” Mi dissi, passandomi una mano sulla fronte, parecchio sudata, non solo per lo scontro, ma anche per l’agitazione.

Il guaio era che Bianca era una sorta di… fantasma, nel nostro gruppo. La sorella di Nico era morta a dodici anni sotto i miei occhi. Nico si dava la colpa per non averla salvata e io stesso non riuscivo a togliermi dalla testa il fatto che, in parte, ero stato io a provocarne la morte.
Deglutii scacciando quel pensiero dalla testa, e mi avvicinai alla ragazza.

“Ehi… ehm… tu sei?” Chiesi, mostrando le mie grandi doti oratorie. Mi resi conto di sembrare incredibilmente stupido dato che prima l’avevo chiamata per nome e l’attimo dopo le chiedevo chi fosse.

Infatti lei si accigliò.
“Quindi… non sono Bianca?” Chiese, in parte sorpresa, in parte dispiaciuta.

“Ecco io…” Balbettai confuso. Se non lo sapeva lei, io che ne sapevo. Poi, improvvisamente, mi venne una specie di idea folle e, allo stesso tempo, fin troppo plausibile.

“Ti… ricordi qualcosa?” Chiesi, un istante dopo, poggiandole una mano sulla spalla. Quasi volessi rassicurarla.

Fu quando scosse la testa che capii perché si comportava in quel modo.
“Mi dispiace.” Si giustificò lei, sconsolata. “Non ricordo nulla, a parte che mi sono svegliata sta’ mattina a Central Park.”

Sospirai, anche se non sapevo se di sollievo o di esasperazione. Sapevo bene cosa significasse risvegliarsi in un luogo sconosciuto senza ricordare assolutamente nulla. Era mi aveva già usato in modo simile, facendomi andare al Campo Giove per dare inizio ad un’alleanza tra greci e romani. Doveva essere spaventata e confusa. Probabilmente la mia vista gli aveva fatto tornare in mente parte del suo passato, ecco perché mi aveva seguito. Il problema principale era: cosa ci faceva lì. Nico aveva detto che Bianca aveva scelto la rinascita, invece eccola lì, davanti a lui, per di più in versione quindicenne, un anno n più di Nico.

Nico…

Per gli Dei, non osavo pensare a come avrebbe reagito. Inoltre, nonostante l’incredibile somiglianza, avevo ancora i miei dubbi che fosse veramente Bianca di Angelo. Senza ricordi che potessero confermarlo, lei poteva anche essere una semidei molto somigliante. Ade, che situazione del cavolo.

“Mi chiamo davvero Bianca?” Chiese, all’improvviso, facendomi precipitare fuori dal gorgo dei miei pensieri.

“Cosa…?”

Aveva gli occhi pieni di dubbi, paure ed incertezze. Dovevo aiutarla. Non mi andava di lasciarla lì da sola. Se fosse stata davvero Bianca avrei potuto rimediare ad uno de più grandi errori che avessi mai fatto e Nico sarebbe stato felice. Altrimenti… be’, era senza dubbio una semidea e non potevo lasciarla lì, in attesa che i mostri la fiutassero per farne un buon pasto.

“Ascolta… io… è difficile da spiegare, ma sì, credo che tu sia Bianca. Una… mia amica.” Risposi, cercando di non spaventarla troppo e, allo stesso tempo, sembrare convincente. Non potevo dirle su due piedi: Ciao, sei quella tizia che è morta sotto i miei occhi uccisa da un gigantesco automa di Efesto per salvarci tutti. Sarebbe stato parecchio imbarazzante, nonché traumatico, per lei. 
“Solo che non ti vedo da… molto tempo. Quindi, non sono nemmeno sicuro che sia davvero tu.”

Lei sembrò un po’ più sollevata, ma era ancora in dubbio.
“E… allora? Senti, io non so chi sei… so solo che una specie di… sensazione mi ha portata qui davanti. Sto solo cercando un luogo familiare. Non ho idea del perché mi sono ritrovata con in mano un arma e nemmeno come ho fatto ad affrontare quel… coso.” Rispose, esasperata, passandosi una mano tra i lunghi capelli neri.

“Minotauro.” Precisai. 
“Ascolta, è lunga da spiegare, ma posso dirti che non è la sola creature orribile che incontrerai. Per esperienza, ti dico che non siamo al sicuro. Per ora potrei portarti a casa mia. Lì potresti mangiare qualcosa. Intanto ti spiego cosa sta succedendo.”

Subito dopo mi morsi la lingua. Ma quanto ero stupido!?Le avevo chiesto di venire a casa mia. Per lei ero un perfetto sconosciuto. Potevo essere un serial killer, un maniaco, un criminale o un altro mostro camuffato. Non mi sorpresi, infatti, quando lei iniziò a spostare il peso del suo corpo da un piede all’altro, guardandomi indecisa.

“Casa tua…?”

“Sì, scusa… lo so che sembra strano, ma sono tuo amico. Non voglio farti del male. Se vieni, sarai al sicuro da altri mostri e ti porterò in un posto dove potrai essere al sicuro e, forse, ti saranno date spiegazioni.” Risposi, più cauto, per non allarmarla.

Iniziò a rilassarsi. A quanto pareva l’idea di un posto sicuro e di spiegazioni la attirava parecchio e non potevo darle torto. “D’accordo…” Concesse, infine, rinfoderando il pugnale. La sua espressione si fece più rilassata e stanca. 
“Vengo con te.”

Annuii, sempre ansioso non solo di allontanarmi da quel posto dove avevo combattuto di nuovo il caro Testa di Manzo, ma anche perché dovevo contattare qualcuno. Casa mia e di mia madre non era lontana, quindi non ebbi difficoltà a portarla lì. Usammo la metropolitana, dato che era più veloce. Di solito odiavo andare in zone sotterranee, dato che erano il tipico territorio dei mostri, ma volevo essere velocemente a casa. Non ci rimasi molto: infatti, appena arrivammo alla fermata vicina a casa mia, mi alzai, facendo cenno a Bianca di fare lo stesso. Lei era rimasta in silenzio per tutto il viaggio, anche se capivo che mi voleva fare una valanga di domande.

Seguimmo il marciapiede fino a casa mia, mentre chiamavo Annabeth. Dato che era diventato architetto ufficiale dell’Olimpo, gli Dei le avevano concesso un appartamento a New York per poter sovrintendere alla ricostruzione personalmente. Dopo due guerre la Città Sacra era davvero messa male, ma mi fidavo della mia Sapientona. Ed era proprio per quello che la chiamavo. Avevo bisogno di un consiglio saggio.

Sentire la sua voce mi calmò, non appena lei rispose dall’altra parte.
“Ehi, Percy!” Mi salutò allegra. “Com’è andato l’ultimo giorno di scuola? Domani si va’ al Campo.”

“Già…” Borbottai, mentre osservavo Bianca che mi stava dietro, guardandosi intorno spaesata. “Senti, Annabeth… ho un problema, potresti venire a casa mia, subito?”

“Cos’è successo? Hai fatto saltare in aria qualcosa?”

“Magari.” Risposi, osservando la ragazza che mi seguiva. Ancora non capivo se essere spaventato o felice. 
“Non posso dirti tutto, sarebbe troppo lunga, ma ti chiedo di venire da me.”

La sentii esitare un attimo. La conoscevo bene, probabilmente stava riflettendo su cosa potesse essere successo: “D’accordo, Testa D’alghe. Vengo subito.”

Riattaccò e rimisi il cellulare in tasca. Mi guardai intorno sospettoso, in cerca di qualsiasi segno di mostro. Eravamo due mezzosangue relativamente potenti, e io avevo anche usato il cellulare. Probabilmente ogni mostro ci aveva fiutati e ci stava vedendo come un bello spuntino.

“Chi è Annabeth?” Chiese, all’improvviso, Bianca, alle mie spalle.

“Oh, lei è la mia ragazza. È la tipa migliore del mondo, quando deve ragionare. È intelligente e molto astuta. Di lei ci si può fidare.” La rassicurai, mentre continuavo a camminare verso l’appartamento di mamma.

Mi sorpresi quando riuscii ad arrivare a casa senza essere attaccato da una dracena o un lestrigone. Di solito erano sempre lì ad aspettarmi dietro l’angolo.
“Allora… ora mi dici che succede?” Chiese Bianca, esasperata, lasciandosi cadere sul divano. Doveva essere in piedi da un bel po’, visto che si era praticamente gettata su di esso per istinto.

“Ecco… d’accordo.” Mi sedetti su una sedia vicina. Mia mamma non era ancora tornata, il che era meglio, a mio parere.
“Quello che ti dirò ti potrebbe sembrare una follia, ma io e te ci siamo conosciuti tempo fa.”

Presi un respiro profondo ed iniziai a raccontare dei Semidei, del Campo Mezzosangue e di come, sospettavo che lei fosse come me, anche se non avevo idea di chi fosse suo padre.
“Questo… è strano… ma spiegherebbe molte cose.” Sussurrò lei, dopo alcuni attimi di imbarazzante silenzio. Si era accigliata parecchio, ma non era impazzita e non mi aveva dato del pazzo. 
“Ma… allora come mai io non ricordo nulla?”

Ecco la parte più delicata. Non volevo arrivarci e stavo cercando un modo abbastanza buono di spiegarle quello che sospettavo. Insomma, non potevo dirle che era colpa mia se era morta. O sì?
Dovevo dire che avevo un certo timore della sua reazione, ma non potevo certo tenerglielo nascosto. Se fossi stato Annabeth avrei potuto anche trovare una soluzione, ma a me non venne in mente nulla.

Guardai l’orologio.

Lei sarebbe arrivata solo tra un quarto d’ora e non credevo che avrei potuto perdere tempo per così tanto.
“Senti, Bianca… posso chiamarti così?” Iniziai, cercando di dare inizio ad una conversazione civile.

“Certo… quando mi hai chiamata così ho avuto una sensazione familiare, sono abbastanza certa che sia il mio nome.” Rispose, stiracchiandosi. Sembrava si stesse rilassando.

“D’accordo… Bianca, io credo di conoscerti… o meglio, credo di averti conosciuta.” Iniziai, cautamente, tornando a sedermi.

Così iniziai a raccontarle della mia impresa insieme alle cacciatrici di Artemide. Di come avevo preso parte all’impresa, di come era morta Zoe e della liberazione della Dea. Le raccontai di Nico e della sorella che era morta durante l’attacco di un automa e del fatto che io credessi che fosse lei la stessa persona.

La vidi sbiancare all’improvviso e la bocca le si spalancò per la sorpresa. Sul suo volto le si dipinsero in rapida successione paura, terrore, stupore, sollievo e sospetto. Probabilmente temeva che io le stessi mentendo e aveva paura di essere una sorta di zombie, o fantasma. Eppure era una persona viva. Quando l’avevo toccata l’avevo sentita calda come qualsiasi persona. Avevo già incontrato persone tornate dalla morte, ma quella sorta di Bianca rediviva somigliava di più ad Hazel. Ultimamente i figli di Ade avevano il brutto vizio di tornare in vita.

“So che può sembrare assurdo. Credevamo che tu dovessi rinascere… reincarnarti in un altro corpo. Non pensavamo minimamente che saresti tornata. Insomma, non avevamo mai capito perché te ne fossi andata… sempre che tu sia davvero Bianca.” Conclusi, osservandola. Aveva gli occhi lucidi, probabilmente non era quello che si era aspettata. Non potevo biasimarla.

“Quindi… sono davvero uguale a questa… Bianca morta? Credi che io sia lei?” Chiese, stringendosi le spalle, come se avesse freddo, anche se sapevo che nulla di quello che le stava accadendo aveva a che vedere con il freddo.

“Io… non lo so davvero, Bianca.” Dissi, cercando di rassicurarla. 
“Dimmi… vuoi una cioccolata calda?”

Lei si limitò ad annuire, mentre si stringeva le gambe al petto, continuando ad avere un espressione terribilmente confusa. Mi sentii in colpa, era colpa mia se era in quello stato. Avrei dovuto essere più delicato, aspettare Annabeth e girarci un po’ più intorno.

Tornai in salotto con due tazze di cioccolata. Fa sempre bene e, per di più, quell’estate non sembrava voler fare caldo. Non avevo voglia di indagare su Borea o su cose gli fosse saltato in mente, dovevo occuparmi di Bianca. Lei era ancora seduta sul divano, nella stessa posizione in cui l’avevo lasciata, anche se, fortunatamente, sembrava più rilassata.

“Mi spiace, non dovevo essere così brusco.” Dissi, cercando di calmarla, porgendole la tazza di cioccolata calda.

“Mh? No, grazie… non potevi mica dirmi altro. Almeno sei stato sincero… solo che adesso non so proprio che fare. Insomma… sono morta o no? Che devo fare? Tornare negli inferi? Hai parlato di un mio fratello, Nico, forse lui sa cosa mi è successo. Non dovrei cercarlo?” Chiese, in fretta, quasi avesse paura di dimenticare qualcosa. Non potevo biasimarla.

“Lui era già sceso negli inferi per riportarti indietro. Ma ci disse anche di non aver trovato la tua anima. Aveva detto che avevi scelto la reincarnazione. Non ho idea del perché ti trovi qui.” Risposi, mestamente, mentre lei sorseggiava la sua cioccolata. 
“Forse un Dio minore vuole fare uno scherzo a Nico.”

“Capisco…” Rispose piano, con lo sguardo perso nel vuoto, immersa in chissà quali pensieri.

Poco dopo suonò il campanello e corsi ad aprire. Era proprio Annabeth, grazie al cielo.

“Ciao, Testa D’Alghe. Come mai quella faccia?” Chiese, con un sorriso, dandomi un leggero bacio sulle labbra. Era una sorta di tradizione, tra noi, salutarci con un bacio.

“Vieni, te lo faccio vedere.” Risposi, semplicemente, trascinandola, letteralmente, in salotto, dove Bianca aveva posato la sua tazza sul tavolino. Sembrava essersi rilassata.

Appena la vide, Annabeth emise un verso strozzato, come se le fosse andato qualcosa di traverso. Non potevo darle torto. Per quanto avesse visto per poco tempo Bianca, avevamo tutti in mente la sua immagine e non potei darle torto quando la fissò sorpresa.

“Ma quella è…” Bisbigliò, senza distogliere lo sguardo dalla ragazza.

“Non lo so, ma sì… credo sia proprio Bianca.” Risposi, sottovoce, scuotendo il capo sconsolato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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[Angolo dell’autore]

Secondo capitolo, incredibilmente veloce, per i miei standard di aggiornamento di mille anni o anche ad ogni morte di papa. Come avete potuto vedere, questo capitolo è dal POV di Percy, il prossimo sarà ancora dal POV di Bianca e potrebbe già esserci Nico. :3

Ad ogni modo, mi fa piacere vedere tante visite al primo capitolo, anche se ho visto poche recensioni. Ringrazio, comunque, lo stesso, Biancadiangelo e Silvia_Fangirl che sono state moooolto gentili a venire a vedermi e recensire, in questa storia.

Mi piacerebbe che mi diciate cosa ne pensate e che mi deste consigli e critiche alla storia.

AxXx

 

  
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