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Autore: LoveEverlack    22/05/2014    3 recensioni
NON CI SONO SHADOWHUNTER, SOLO PERSONE CHE VIVONO VITE NORMALI.
Clary si è appena trasferita dal cugino Magnus e iniziando a frequentare la nuova scuola scoprirà l'amore, persone del suo passato e suo padre, di cui sua madre non ha mai parlato entrerà nella sua vita con il fratello.
[.....]
-Mi chiamo Clarissa Fray, ho sedici anni, mi sono trasferita qui con mia madre e viviamo da mio cugino finchè non troviamo un appartamento-
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Magnus Bane, Simon Lewis, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao! Come state? 
Dai, non è passato così tanto tempo dal capitolo 30 :D 
Molti di voi non sanno cosa li attende, tranne Dubhe con cui ormai ci sentiamo spesso per le storie.
Il capitolo è completamente scritto sulla coppia Clace, parte del testo riprende una scena del libro della Clare che io ho leggermente cambiato. 
Spero davvero che vi piaccia, fatemi sapere.
Lù 




Clary aprì gli occhi di scatto, nella camera di casa Herondale dove Jace l’aveva lasciata dormire arrivava un dolce suono di note suonate al piano, il suono così limpido nella calma del momento.
Si scostò le coperte di dosso, decidendo di alzarsi per cercare la fonte della melodia e la persona che la stava suonando lungo la tastiera bianca e nera dello strumento.
Allungò una mano verso il comodino, alla ricerca di qualcosa che potesse farle luce. Purtroppo non trovò nulla, si alzò quindi dal letto camminando a tentoni per la stanza alla ricerca di un muro dove tenersi.
Ricordava che la porta si trovava davanti al letto, nell’angolo destro, quindi decise di dirigersi proprio verso quel punto, sperando di non sbattere su nessun mobile.
Quando finalmente sentì la maniglia sotto la sua mano non poté che esserne felice.
Uscendo vide i lunghi e bianchi corridoi di casa Herondale illuminati dalle piccole lucine appese alle pareti.
Chiuse gli occhi, concentrandosi nuovamente sulla musica che aveva sentito e si diresse verso un corridoio nel lato destro, girando poi nuovamente a sinistra, verso una porta bianca come le altre.
Abbassando lo sguardo vide una luce soffusa che la incoraggiò ad andare avanti, sicura che fosse quella la stanza che stava cercando e in cui uno dei tre Herondale stava suonando.
Aprì lentamente la porta, attenta a non fare il minimo rumore e disturbare così il pianista.
Si guardò intorno, osservando attentamente ogni dettaglio della stanza a partire dai piccoli fiori sui mobiletti fino ai quadri con le foto di famiglia che riempivano la parete. Delle sedie erano disposte lungo il muro, mentre nell’angolo destro vicino il balconcino c’era il tanto agognato pianoforte.
Jace stava suonando con particolare attenzione, oltre il piccolo lampadario, l’unica fonte d’illuminazione in quella stanza era proprio la luce che la luna proiettava all’interno.
Clary occupò posto su una delle sedie finendo di ascoltare la canzone, purtroppo per lei era davvero finita.
-Dormito bene, Clary?- la ragazza annuì sperando che Jace continuasse a suonare.
Il ragazzo invece si alzò dal piccolo pouf del pianoforte e andò a sedersi di fianco a lei.
-Sai che non ti credo, vero? Non ti va di raccontarmi nulla?- Clary si morse il labro.
C’erano così tante cose che in quel momento aveva bisogno di dirgli ma erano tutti pensieri ingarbugliati nella sua mente che le impedivano di creare un discorso sensato.
-Clary se non vuoi parlarne per me va bene. Ma dovresti prima parlarne con tua madre… o chiamare Jonathan almeno, in questo momento sarà preoccupato e… diciamolo, mi sta intasando la segreteria telefonica!-
Risero entrambi non riuscendo proprio a trattenersi, probabilmente avrebbero anche svegliato Celine e Stephen, che potevano non essere disturbati dal suono del piano come da quello delle loro risate.
Clary sorrise, Jace riusciva subito a farla sentire meglio ed aveva bisogno di lui per sentirsi sempre così.
Una luce accesa nel corridoio e la voce impastata di sonno di Stephen li fecero tacere, affacciandosi leggermente per vedere se li avesse sentiti si accorsero con piacere che non era così.
Stephen stava solo andando verso la cucina per prepararsi una tazza di latte caldo e per mangiare dei biscotti.
-Ci credo che la mattina non troviamo mai da mangiare! Papà si frega il cibo di nascosto!- Clary trattenne a stento una risata mentre ascoltava Jace sproloquiare silenziosamente e immaginava la colazione degli Herondale, con Celine che cacciava fuori pacchi e pacchi di biscotti finiti.
-Io e mamma eravamo convinti che rubasse solo dalla dispensa di nonna!- Jace si zittì d’improvviso.
Stephen si era alzato dalla sedia, guardandosi intorno alla ricerca del proprietario della voce.
-Merda. Vieni con me.- prese Clary per un braccio, portandola il più velocemente e silenziosamente possibile verso la scala dietro la sala del piano, quella che portava alla serra di Celine.
Richiuse la porta dietro di lui, addentrandosi con Clary tra le piante che offrivano loro un nascondiglio sicuro.
Si appoggiarono ad una scaletta a chiocciola, assicurandosi che Stephen non li stesse seguendo.
-Cos’è questo posto?- Clary guardò affascinata le varie specie di piante che crescevano al suo interno.
Begonie, tulipani e fiori ancora più strani che avrebbe tanto desiderato dipingere, rendevano il luogo una macchia di colore che si espandeva intorno a loro, amplificata dalla luce della luna.
-La serra di mia madre… diciamo che ha molte passioni e una è proprio nel campo botanico.-
Clary continuò a guardare affascinata le piante che la circondavano, poi un altro rumore più vicino li costrinse a salire sulla scala, per assicurarsi di non essere visti.
-Deve amarli molto… si vede che li cura con passione.- Jace annuì, sedendosi accanto a lei su un gradino e guardando quel giardino sorridendo, Clary era a pochi centimetri da lui ma la sentiva fremere di gioia.
Jace prese una mela da un degli alberi della serra e la tagliò a metà, dandone una a Clary.
-Molto, passa molto del suo tempo a…- da qualche parte stava suonando una campana. -Mezzanotte- disse rimettendosi in tasca il coltello. Si alzò in piedi e le porse le mani per aiutarla a sollevarsi.
Le sue dita erano un po' appiccicose di succo di mela. -E adesso guarda.-
Il suo sguardo era fisso sul cespuglio verde accanto al quale erano stati seduti, coi suoi numerosi boccioli luccicanti. Clary fece per chiedergli cosa avrebbe dovuto guardare, ma lui sollevò una mano per zittirla. Aveva gli occhi lucidi. -Aspetta- disse.
Le foglie del cespuglio erano immobili. All'improvviso uno dei boccioli chiusi iniziò a vibrare e tremare. Si gonfiò fino a raddoppiare le proprie dimensioni e poi si aprì. Fu come guardare la ripresa accelerata dello sbocciare di un fiore: i delicati sepali verdi che si aprivano verso l'esterno, liberando i petali chiusi al loro interno. I petali erano cosparsi di polline dorato e leggero come talco.
-Oh!- disse Clary, e quando sollevò lo sguardo vide che Jace la stava guardando. -Sbocciano tutte le notti?-
-A mezzanotte- disse lui.
Era il più bel spettacolo che Clary avrebbe mai potuto vedere, si sentiva stranamente commossa. -Grazie.-
-Ho una cosa per te- disse Jace. Rovistò in tasca e ne trasse fuori qualcosa che le mise in mano. Era una pietra grigia, leggermente irregolare, in alcuni punti consumata fino a essere liscia.
-Uh- disse Clary rigirandosela tra le dita. -Sai, quando la maggior parte delle ragazze dice che vorrebbe una grossa pietra, non intende proprio, letteralmente, una grossa pietra.-
-Molto divertente, mia sarcastica amica. Non è una pietra qualsiasi. Era di mia madre, ha pensato che ti avrebbe fatto piacere averla… dice che voleva che l’avessi tu. Credimi, è molto importante per lei.-
-Oh.- Clary la guardò con rinnovato interesse, chiudendola tra le dita per sincerarsi di non perderla.
-Be', grazie. È stato carino da parte tua farmi un regalo.- Le sembrava che la tensione tra di loro la schiacciasse
come aria umida, con Jace così vicino sentiva il suo cuore battere veloce e senza sosta, la mente era totalmente fuori controllo e il profumo di Jace non faceva che inebriarla e farle perdere ancora di più il controllo.  
-Dovremmo scendere.- sembrava che nemmeno a lui andasse a genio quell’idea, ma la parte più razionale di entrambi in quel momento fece avanzare loro il passo verso le scale.
-Va bene- disse alla fine. Con suo grande sollievo, la sua voce sembrava normale.
E fu un sollievo ancora maggiore distogliere lo sguardo da lui e voltarsi. La luna, che ora si trovava proprio sopra di loro, illuminava tutto quasi a giorno. Tra un passo e l'altro, Clary vide una scintilla bianca
sprigionarsi da qualcosa sul pavimento. Era il coltello che Jace aveva usato per tagliare le mele.
Clary scattò velocemente indietro per evitare di calpestarlo e le sue spalle andarono a sbattere contro quelle di lui... Jace allungò una mano per sorreggerla proprio mentre lei si voltava per scusarsi e in qualche modo Clary si ritrovò nel cerchio delle sue braccia e lui la baciò.
Quel poco di razionalità che Clary credeva di aver acquisito si perse totalmente in qualche luogo sperduto, lì stretta tra le braccia di Jace sentiva la terra vorticarle sotto i piedi. Lo strinse ancora di più, non sapeva da dove veniva tutto quel nuovo coraggio in lei, ma quell’attrazione che provava per Jace era più forte di lei.
Non riusciva a smettere, si sentiva leggera, libera… eh si, felice.
Era come se ogni preoccupazione in quel momento fosse volata via, quel bacio con Jace riusciva ad allontanare da lei anche quei problemi che l’avevano convinta ad andare da Jace.
-Jace Herondale! Non credo certo di averti permesso di frequentare le lezioni di piano dal professore Picc… Smitc… oh insomma Cicciotizio, per farti trovare nella mia serra con Clary! Un po’ di contegno, no?-
Stephen dietro Celine rideva di nascosto, uno sguardo scocciato di Celine bastò a farlo smettere.
-Ehm… ciao mamma.- Celine sbuffò, stringendosi le mani al petto e facendo segno ai due di uscire.
Clary era rossa di vergogna, eppure nonostante Celine sembrasse infuriata il sorriso che di nascosto seguiva i loro passi le fece pensare che, forse, non era del tutto arrabbiata… più colta di sorpresa.
Ridiscesero le scale seguendo la strada da cui erano saliti, ma a Clary parve un tragitto del tutto diverso. Jace le teneva la mano e le dava minuscole scosse elettriche che le attraversavano le vene partendo da tutti i punti
in cui lui la sfiorava: le dita, il polso, il palmo della mano.
Raggiunsero la porta della sua camera da letto. Clary si appoggiò al muro accanto alla porta, guardandolo.
-Grazie per…- Celine poco lontano da loro aspettava di veder entrare Clary in camera per tornare a letto.
Jace annuì, sembrava che avesse letto i pensieri di Clary e leggeva negli occhi della ragazza quella sensazione di disagio che colpiva Clary quando si trovava in situazioni simili, sotto alcuni punti di vista.
-Ci vediamo domani… e Clary, forse ora è stupido, ma pensa a quello che ti ho detto.-
Clary salutò la famiglia e rientrò in camera chiudendosi la porta alle spalle, si appoggiò al legno chiudendo gli occhi e cercando per un momento di calmarsi e pensare a tutto quello che era successo.
Le labbra di Jace erano l’unica cosa che invadeva la mente di Clary in ogni attimo.
Sentì la voce di Celine dal corridoio, che nonostante bassa arrivava abbastanza limpida alle orecchie di Clary.
-Jace… perché nella mia serra?- 
-Pensavi alla serra? E io che pensavo volessi fargli qualche ramanzina, tesoro.- Clary rise silenziosamente.
-Stephen, siccome ha preso da te sarebbe inutile preoccuparmi di quello. Ma la prossima volta uscite fuori, al sole e alla vista di Jocelyn o Valentine… sono sicura che ci sarà da divertirsi. La mia serra è off-limits.- 
Clary si diresse verso il letto, mettendosi sotto le coperte e chiudendo gli occhi cercando di dormire.
La mente così piena di pensieri le impediva di concentrarsi e dormire, eppure per farlo si limitò a pensare al suono del piano suonato da Jace… senza cui non lo avrebbe nemmeno raggiunto.

 
  
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