Flying Away
-La gente mi ha sempre
ritenuto un uomo fortunato. La metà di questi mi ha sempre invidiato. Non per
vantarmi, ma sono sempre stato brillante e grazie a questa mia qualità mi sono
guadagnato la stima dei miei compagni e dei miei datori di lavoro. Divenni un
manager molto famoso e quando raggiunsi una posizione stabile e confermata, mi
misi in proprio. Ora ho una casa discografica tutta mia e sono io il dirigente.
Tutti mi ripetevano “Tu
hai tutto!” ed effettivamente è vero:
sono giovane, intelligente, di bell’aspetto e ricco, molto ricco; ma mi è
sempre mancato qualcosa, quel qualcosa che casualmente trovai in un aeroporto
di Tokyo un anno e mezzo fa. –
1. The
longest night of my life
Erano almeno sette ore che
le persone sedute al gate 14 attendevano l’arrivo dell’aereo che li avrebbe
condotti a New York. I passeggeri spazientiti dall’enorme ritardo non sapevano
più come far passare il tempo: alcuni leggevano o ascoltavano musica, altri si
muovevano continuamente sui loro sedili, altri ancora facevano avanti e
indietro nella sala imprecando sottovoce. Ma in quello stesso luogo vi erano
anche delle persone educatamente e silenziosamente sedute alle loro poltrone,
nonché intente a lavorare con i loro portatili o a leggere e quotare in borsa.
Si trattava dei passeggeri della business class: tutte persone ricche e
facoltose che, con le loro giacche perfettamente stirate e le loro cravatte
annodate, si accingevano a tornare o andare nella grande mela per portare
avanti il loro lavoro e le loro aziende. Era ormai mezzanotte e mezza quando
finalmente il tipico campanello degli aeroporti suonò attirando l’attenzione di
tutti i presenti:
-Siamo spiacenti di
avvisare i passeggeri del volo DS539 diretto a New York che il suddetto, per
cause tecniche e climatiche, è stato cancellato. Preghiamo tutti i passeggeri
di dirigersi al Servizio Clienti per la sistemazione notturna, grazie-
Quella voce era stata la
prima cosa che era riuscita ad attirare l’attenzione della business class che,
solo allora, cominciò a lamentarsi e a mostrare l’impazienza e la frustrazione
serbata in tutte quelle ore di attesa. Ma seduto tra quegli uomini vi era una
figura che non si era minimamente scomposta a quell’avviso: un giovane uomo
d’affari dai capelli nero corvino e magnetici occhi color ghiaccio; una persona
che chiaramente non passava mai inosservata a causa non solo della sua
bellezza, ma anche del carisma e del fascino che sembrava continuamente
emanare. Il suo corpo snello e asciutto ma al contempo atletico era fasciato da
un completo nero, gessato da sottilissime righe grigie, le quali richiamavano
il colore della camicia che, elegantemente, si chiudeva sul suo collo con una
cravatta nera anch’essa. Il giovane ripose il portatile su cui pochi attimi
prima stava lavorando nell’apposita borsa e poi si passò una mano fra i
capelli, facendola scendere fin sulla nuca e lasciando le dita immerse nella
chioma che, in quel punto, era un po’ più lunga rispetto al resto del taglio.
Poi si alzò, prese la ventiquattrore in una mano, poggiò la borsa del computer
su una spalla e si avviò al bancone del Servizio Clienti. Ovviamente la
sistemazione delle camere avveniva separatamente per la business class, tant’ è
vero che vi erano due file distinte: una molto lunga nella quale aspettavano i
passeggeri della economy class e un’altra molto più corta riservata alla
business. Il giovane dovette quindi aspettar poco per il suo turno; quando
arrivò di fronte alla donna seduta al bancone ricevette un caloroso sorriso
accompagnato da un cordiale saluto e poi si sentì domandare:
-Nome e passaporto per
favore-
-Hayden Black- rispose il
giovane allungandole il documento.
Lei controllò il
passaporto, trascrisse alcuni dati sul pc e poi gli porse una chiave
-Allora signor Black,
questa è la chiave della sua stanza, la numero 407. Ohgìra svoltando
quell’angolo lì si troverà di fronte al treno che collega l’aeroporto al suo
complesso di hotel riservati ai passeggeri. Sceso dal veicolo segua le
indicazioni in rosso, cioè quelle per la business class e giungerà senza
problemi a destinazione. A nome mio e della compagnia siamo davvero spiacenti
per l’inconveniente e le auguriamo un buon pernottamento.-
Ringraziata la donna,
Hayden si avviò al treno che in pochi minuti lo portò a destinazione. Seguite
le indicazioni rosse che ben spiccavano da quelle gialle riservate all’economy
class, giunse al suo albergo, andò alla reception per sapere il suo piano e le
informazioni sul suo volo, poi prese l’ascensore. Arrivato al dodicesimo piano
di quell’enorme e lussuoso edificio raggiunse facilmente la sua stanza, aprì la
porta con la chiave magnetica e poi poggiò le borse a terra. Il volo era stato
spostato per l’indomani all’ora di pranzo e le valigie gli sarebbero state a
breve consegnate: non gli rimaneva null’altro da fare se non rilassarsi, così
si sfilò la giacca, si allentò la cravatta e si bevve una delle tante birre del
suo frigo-bar. Poco dopo sentì bussare alla porta; apertala fece depositare al
facchino le sue valigie e lo congedò con una lauta mancia. Ma poco dopo
qualcosa attirò la sua attenzione: si avvicinò al bagaglio e notò che quelle
non erano le sue valigie.
-Dannazione- fu la sua
imprecazione prima di scendere alla reception.
***
Arrivato al bancone,
Hayden dovette aspettare il suo turno in quanto davanti a lui vi era un
ragazzo, probabilmente molto giovane a giudicare dal suo fisico, che si
lamentava con l’uomo alla reception. Il ragazzo dai capelli castano-rossicci
gesticolava cercando di spiegare il suo problema ma mentre parlava, il moro si
rese conto che quel giovane, come lui, aveva avuto problemi coi bagagli. Così
Hayden si avvicinò e si unì al discorso
-Scusate l’intromissione
ma anch’io ho ricevuto valigie non mie-
All’udir una voce nuova il
ragazzo si girò di scatto: effettivamente era molto giovane e quella
capigliatura scompigliata unita ai suoi due occhioni verdi e ingenui lo
facevano sembrar ancora più piccolo. Il brunetto lo osservò per qualche secondo
come imbambolato, poi con ancora il volto rivolto in alto verso quello del
moro, distese un dolce sorriso. A quel punto l’uomo della reception intervenne:
-Allora signor James-
disse rivolto al giovane –ho controllato il computer e a quanto pare al suo
piano, il dodicesimo, due carrelli pieni di valigie sono caduti e quindi è
probabile che il problema sia nato da quello-
-Anche la mia camera è
ubicata al dodicesimo piano- intervenne il moro.
-Bene, allora siamo a
cavallo, in quanto siete le uniche due persone che sono venute a reclamare,
senza dubbio avete l’uno le valigie dell’altro!- esclamò l’uomo –Allora mando
subito delle persone sopra per…-
Ma non riuscì a terminare
la frase in quanto Hayden, stanco di aspettare e spossato dalla giornata,
disse:
-Non si preoccupi, ce la
vediamo noi, grazie lo stesso-
Detto ciò si diresse
nuovamente all’ascensore seguito subito dopo dal giovane dagli occhi verdi;
durante la salita al dodicesimo piano i due non si scambiarono parola: Hayden
fissava le porte mentre il ragazzo segretamente fissava lui. Ciò di cui però il
rosso non si era accorto, era che anche il moro, utilizzando le porte lucide
dell’ascensore, lo guardava: dalla camicia bianca e sbottonata al collo, si
intravedeva un fisico snello e acerbo ma davvero aggraziato; il brunetto era
10-
-Io comunque sono Tristan
James, molto piacere-
-Hayden Black, piacere-
rispose l’altro stringendogli la mano, poi continuò:
-Qual è la tua stanza?-
-La numero 409-
A quella risposta Hayden
aggiunse:
-La mia è la 407, siamo
davvero fortunati, stando in due stanze contigue sarò facile scambiarci i
bagagli-
E dopo un ennesimo sorriso
di Tristan, si diressero nelle loro camere e si appropriarono delle rispettive
valigie. A quel punto, ognuno sull’uscio della propria stanza, si salutarono:
- È stato un piacere,
buona notte- Hayden porse la mano
-Piacere mio e buona notte
anche a te- Tristan la strinse e poi continuò –spero di rivederti a colazione-
sorrise nuovamente e facendo “ciao-ciao” con la mano rientrò in camera. Hayden
rimase un po’ spiazzato da quel gesto così genuino e un po’ infantile, poi
sorrise a sua volta, oltrepassò l’uscio e si richiuse la porta alle spalle.
NOTE DELL’AUTRICE:
ebbene ecco a voi il primo
chappo! Ho davvero poco da aggiungere,
anzi direi proprio nulla! XD l’unica cosa che forse dovrei dire è che, come al
solito, ho fatto una delle mie solite piccole grezze nel prologo, in quanto
nella lettera avevo usato una scrittura bellissima e molto adatta (come avevo
già accennato) ma ovviamente l’html non la riconosceva e quindi non me l’ha
messa! Rabbiaaaaa! Vabbè, ovviamente ringrazio chi legge la mia ficcy e anche
chi la commenta (mi aspettavo + commentini però T^T):
shuuicha91: amore come al
solito sei sempre la prima a commentare (al contrario di qlcn di mia conoscenza
>.> *me fischietta facendo finta di nulla*) sono contenta che ti piaccia
anche perché come ben sai non ho mai scritto nulla di drammatico XD arigatou
puzza mia! u.u ti lovvo tanto!
Bene al prossimo
aggiornamento!!! Kissotto a tutti!