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Autore: jagansha    01/08/2008    1 recensioni
"Adesso, otto mesi dopo quel fatidico giorno, sono qui a scriverti questa lettera nella speranza che, bruciandola poi, le ceneri ti raggiungano portate dal vento"
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Flying Away

 

-La gente mi ha sempre ritenuto un uomo fortunato. La metà di questi mi ha sempre invidiato. Non per vantarmi, ma sono sempre stato brillante e grazie a questa mia qualità mi sono guadagnato la stima dei miei compagni e dei miei datori di lavoro. Divenni un manager molto famoso e quando raggiunsi una posizione stabile e confermata, mi misi in proprio. Ora ho una casa discografica tutta mia e sono io il dirigente. Tutti mi ripetevano “Tu hai tutto!” ed effettivamente è vero: sono giovane, intelligente, di bell’aspetto e ricco, molto ricco; ma mi è sempre mancato qualcosa, quel qualcosa che casualmente trovai in un aeroporto di Tokyo un anno e mezzo fa. –

 

1.   The longest night of my life

 

Erano almeno sette ore che le persone sedute al gate 14 attendevano l’arrivo dell’aereo che li avrebbe condotti a New York. I passeggeri spazientiti dall’enorme ritardo non sapevano più come far passare il tempo: alcuni leggevano o ascoltavano musica, altri si muovevano continuamente sui loro sedili, altri ancora facevano avanti e indietro nella sala imprecando sottovoce. Ma in quello stesso luogo vi erano anche delle persone educatamente e silenziosamente sedute alle loro poltrone, nonché intente a lavorare con i loro portatili o a leggere e quotare in borsa. Si trattava dei passeggeri della business class: tutte persone ricche e facoltose che, con le loro giacche perfettamente stirate e le loro cravatte annodate, si accingevano a tornare o andare nella grande mela per portare avanti il loro lavoro e le loro aziende. Era ormai mezzanotte e mezza quando finalmente il tipico campanello degli aeroporti suonò attirando l’attenzione di tutti i presenti:

-Siamo spiacenti di avvisare i passeggeri del volo DS539 diretto a New York che il suddetto, per cause tecniche e climatiche, è stato cancellato. Preghiamo tutti i passeggeri di dirigersi al Servizio Clienti per la sistemazione notturna, grazie-

Quella voce era stata la prima cosa che era riuscita ad attirare l’attenzione della business class che, solo allora, cominciò a lamentarsi e a mostrare l’impazienza e la frustrazione serbata in tutte quelle ore di attesa. Ma seduto tra quegli uomini vi era una figura che non si era minimamente scomposta a quell’avviso: un giovane uomo d’affari dai capelli nero corvino e magnetici occhi color ghiaccio; una persona che chiaramente non passava mai inosservata a causa non solo della sua bellezza, ma anche del carisma e del fascino che sembrava continuamente emanare. Il suo corpo snello e asciutto ma al contempo atletico era fasciato da un completo nero, gessato da sottilissime righe grigie, le quali richiamavano il colore della camicia che, elegantemente, si chiudeva sul suo collo con una cravatta nera anch’essa. Il giovane ripose il portatile su cui pochi attimi prima stava lavorando nell’apposita borsa e poi si passò una mano fra i capelli, facendola scendere fin sulla nuca e lasciando le dita immerse nella chioma che, in quel punto, era un po’ più lunga rispetto al resto del taglio. Poi si alzò, prese la ventiquattrore in una mano, poggiò la borsa del computer su una spalla e si avviò al bancone del Servizio Clienti. Ovviamente la sistemazione delle camere avveniva separatamente per la business class, tant’ è vero che vi erano due file distinte: una molto lunga nella quale aspettavano i passeggeri della economy class e un’altra molto più corta riservata alla business. Il giovane dovette quindi aspettar poco per il suo turno; quando arrivò di fronte alla donna seduta al bancone ricevette un caloroso sorriso accompagnato da un cordiale saluto e poi si sentì domandare:

-Nome e passaporto per favore-

-Hayden Black- rispose il giovane allungandole il documento.

Lei controllò il passaporto, trascrisse alcuni dati sul pc e poi gli porse una chiave

-Allora signor Black, questa è la chiave della sua stanza, la numero 407. Ohgìra svoltando quell’angolo lì si troverà di fronte al treno che collega l’aeroporto al suo complesso di hotel riservati ai passeggeri. Sceso dal veicolo segua le indicazioni in rosso, cioè quelle per la business class e giungerà senza problemi a destinazione. A nome mio e della compagnia siamo davvero spiacenti per l’inconveniente e le auguriamo un buon pernottamento.-

Ringraziata la donna, Hayden si avviò al treno che in pochi minuti lo portò a destinazione. Seguite le indicazioni rosse che ben spiccavano da quelle gialle riservate all’economy class, giunse al suo albergo, andò alla reception per sapere il suo piano e le informazioni sul suo volo, poi prese l’ascensore. Arrivato al dodicesimo piano di quell’enorme e lussuoso edificio raggiunse facilmente la sua stanza, aprì la porta con la chiave magnetica e poi poggiò le borse a terra. Il volo era stato spostato per l’indomani all’ora di pranzo e le valigie gli sarebbero state a breve consegnate: non gli rimaneva null’altro da fare se non rilassarsi, così si sfilò la giacca, si allentò la cravatta e si bevve una delle tante birre del suo frigo-bar. Poco dopo sentì bussare alla porta; apertala fece depositare al facchino le sue valigie e lo congedò con una lauta mancia. Ma poco dopo qualcosa attirò la sua attenzione: si avvicinò al bagaglio e notò che quelle non erano le sue valigie.

-Dannazione- fu la sua imprecazione prima di scendere alla reception.

***

Arrivato al bancone, Hayden dovette aspettare il suo turno in quanto davanti a lui vi era un ragazzo, probabilmente molto giovane a giudicare dal suo fisico, che si lamentava con l’uomo alla reception. Il ragazzo dai capelli castano-rossicci gesticolava cercando di spiegare il suo problema ma mentre parlava, il moro si rese conto che quel giovane, come lui, aveva avuto problemi coi bagagli. Così Hayden si avvicinò e si unì al discorso

-Scusate l’intromissione ma anch’io ho ricevuto valigie non mie-

All’udir una voce nuova il ragazzo si girò di scatto: effettivamente era molto giovane e quella capigliatura scompigliata unita ai suoi due occhioni verdi e ingenui lo facevano sembrar ancora più piccolo. Il brunetto lo osservò per qualche secondo come imbambolato, poi con ancora il volto rivolto in alto verso quello del moro, distese un dolce sorriso. A quel punto l’uomo della reception intervenne:

-Allora signor James- disse rivolto al giovane –ho controllato il computer e a quanto pare al suo piano, il dodicesimo, due carrelli pieni di valigie sono caduti e quindi è probabile che il problema sia nato da quello-

-Anche la mia camera è ubicata al dodicesimo piano- intervenne il moro.

-Bene, allora siamo a cavallo, in quanto siete le uniche due persone che sono venute a reclamare, senza dubbio avete l’uno le valigie dell’altro!- esclamò l’uomo –Allora mando subito delle persone sopra per…-

Ma non riuscì a terminare la frase in quanto Hayden, stanco di aspettare e spossato dalla giornata, disse:

-Non si preoccupi, ce la vediamo noi, grazie lo stesso-

Detto ciò si diresse nuovamente all’ascensore seguito subito dopo dal giovane dagli occhi verdi; durante la salita al dodicesimo piano i due non si scambiarono parola: Hayden fissava le porte mentre il ragazzo segretamente fissava lui. Ciò di cui però il rosso non si era accorto, era che anche il moro, utilizzando le porte lucide dell’ascensore, lo guardava: dalla camicia bianca e sbottonata al collo, si intravedeva un fisico snello e acerbo ma davvero aggraziato; il brunetto era 10-15 cm più basso di lui ma appariva comunque molto slanciato. Era anche visibilmente in imbarazzo e questo si notava dal suo comportamento: era appoggiato ad una parete laterale dell’ascensore con una mano in tasca e l’altra impegnata a giocherellare con una ciocca di capelli dietro l’orecchio destro; inoltre la chioma folta e scompigliata gli ricadeva un po’ sugli occhi in quanto teneva il capo chino. Usciti dal cubicolo il giovane si fece coraggio, si fermò e con un sorriso in volto e la mano tesa disse:

-Io comunque sono Tristan James, molto piacere-

-Hayden Black, piacere- rispose l’altro stringendogli la mano, poi continuò:

-Qual è la tua stanza?-

-La numero 409-

A quella risposta Hayden aggiunse:

-La mia è la 407, siamo davvero fortunati, stando in due stanze contigue sarò facile scambiarci i bagagli-

E dopo un ennesimo sorriso di Tristan, si diressero nelle loro camere e si appropriarono delle rispettive valigie. A quel punto, ognuno sull’uscio della propria stanza, si salutarono:

- È stato un piacere, buona notte- Hayden porse la mano

-Piacere mio e buona notte anche a te- Tristan la strinse e poi continuò –spero di rivederti a colazione- sorrise nuovamente e facendo “ciao-ciao” con la mano rientrò in camera. Hayden rimase un po’ spiazzato da quel gesto così genuino e un po’ infantile, poi sorrise a sua volta, oltrepassò l’uscio e si richiuse la porta alle spalle.

 

NOTE DELL’AUTRICE:

ebbene ecco a voi il primo chappo!  Ho davvero poco da aggiungere, anzi direi proprio nulla! XD l’unica cosa che forse dovrei dire è che, come al solito, ho fatto una delle mie solite piccole grezze nel prologo, in quanto nella lettera avevo usato una scrittura bellissima e molto adatta (come avevo già accennato) ma ovviamente l’html non la riconosceva e quindi non me l’ha messa! Rabbiaaaaa! Vabbè, ovviamente ringrazio chi legge la mia ficcy e anche chi la commenta (mi aspettavo + commentini però T^T):

shuuicha91: amore come al solito sei sempre la prima a commentare (al contrario di qlcn di mia conoscenza >.> *me fischietta facendo finta di nulla*) sono contenta che ti piaccia anche perché come ben sai non ho mai scritto nulla di drammatico XD arigatou puzza mia! u.u ti lovvo tanto!

Bene al prossimo aggiornamento!!! Kissotto a tutti!

 

 

 

 

  
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