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Autore: Ser Balzo    25/05/2014    13 recensioni
In una notte buia e tempestosa, un autore frustrato ha una pessima idea…
Una storia folle, presuntuosa e (si spera) divertente, scritta a quattro mani dal sottoscritto e dal suo irritante e insubordinato personaggio.
CIAO STELLINE XD QUESTA E LA PRIMA FF K SCRIVO QUINDI NN VACCOLLATE SE SCRIVO MALE :) SONO PRESENTI SCENE PERVY E ROBA FORTE, QUINDI SE AVETE IL PANCINO DELIKATO NON ROMPETE E NON LEGGETE
…ma che sei matta? Non puoi aggredire i potenziali lettori in questo modo! E da quando ci sono "scene pervy e roba forte"?
ODDIO NON TI ACCOLLARE ANKE QUI POI TI SPIEGO OK???
Eh sì, poi mi spieghi. Bella idea ho avuto, proprio una bella idea...
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dodici.

Dove, con terrificante ritardo,
il Bene e il Male si affrontano
e se le danno di santa ragione

 

 

 

NITSUJ POV

 

«Le porte sono sbarrate, mein Führer. I difensori hanno respinto la richiesta di resa.»

Un’ombra rossastra di furia passò sul volto incredibilmente liscio della Creatura. «Sia. Fa’ avanzare tutte le mie legioni... gli daremo la guerra che tanto desiderano.»

«Jawohl, mein Führer

L’Essere osservò i ranghi sterminati delle sue armate. Quel pugno di ridicoli miserabili si opponevano pateticamente alla sua incommensurabile magnificenza.

Si passò la mano sul ciuffo debitamente ingellato. 

Scacco matto, luridi invertiti.

Sollevò il braccio e poi lo fece cadere velocemente, sciabolando l’aria.

E le sue legioni partirono all’attacco.

 

HARRY PONOFFIÙ

 

Le porte della scuola cedettero con uno schianto. Lanciando feroci urla di guerra, i soldati dell’Apocalisse sciamarono all’interno dell’edificio. Loro erano migliaia, cattivissimi e ben armati, contro un centinaio scarso di adolescenti senza neanche una fionda a proteggerli. La vittoria era nell’aria.

L’androne della scuola, però, era vuoto. I soldati si guardarono intorno, perplessi. Si aspettavano almeno un minimo di resistenza. 

«Oh, ma che palle!» esclamò qualcuno. «Mi mancava solo un innocente per passare da Scagnozzo ad Aiutante Sottoboss di Metà Livello. E adesso chi la sente mia moglie?»

«Taci, Ludwig!» lo rimbeccò un altro «Siamo soldati dell’Apocalisse. I tuoi problemi personali restano fuori dal lavoro.»

«Scusa, Mark. Mi sono lasciato andare.»

Gli uomini si sparpagliarono per i corridoi, nel silenzio più assoluto. La scuola era circondata, non era possibile che i difensori fossero riusciti a scappare.

Nel corridoio C, ala Est, il comandante del LVII manipolo diede l’alt, sollevando il pugno guantato (ovviamente) di nero.

«C’è qualcosa che non quadra. Tenete gli occhi aperti, mi racc...»

Il suono delle campanelle fece saltare per aria molto poco dignitosamente il LVII manipolo. Poi, con uno schianto, le ante degli armadietti si aprirono e i ribelli si gettarono addosso ai soldati sbigottiti.

«Prendetegli le armi! Disarmateli!» gridò Harry, prima di atterrare con una violenta spallata il comandante del manipolo. Prima che l’uomo avesse il tempo di rialzarsi, Harry lo tramortì con un estintore.

Il walkie talkie giallo canarino che teneva appeso alla cintura cominciò a frusciare.

«Capo rosso, qui rosso oro, mi ricevi?»

Harry prese la trasmittente, perplesso. «Niall, ma che diavolo...? Da quando abbiamo nomi in codice?»

«Harry, credo che tu sia l’unico ragazzo sulla terra che non abbia mai desiderato fare una cosa del genere.»

«Mi hai chiamato per giocare a fare il soldato, o mi vuoi dire qualcosa?»

«Oh no, certo... il piano sta andando come previsto. Il nostro corridoio è sgombro.»

«Bene. Prendete tutte le armi che riuscite a trovare e ripiegate verso la biblioteca.»

«Signorsì, capitano mio capitano. Buona fortuna, passo e chiudo.»

Subito dopo Niall, gli altri caposquadra confermarono di aver preso di sorpresa il nemico e di avergli sottratto una buona scorta di armi ed equipaggiamento. Il piano sembrava funzionare.

Harry si passò una mano sulla tasca dei pantaloni dove teneva la moneta datagli da Louis.

Che Dio ce la mandi buona.

 

NITSUJ KA-POV

 

Il Feldmaresciallo Demonico Krumpf scattò sull’attenti, la mano rigida tesa a qualche centimetro dalla visiera del berretto. «Mein Führer, il nemico oppone resistenza.»

Gli occhi della Creatura dardeggiarono dall’ira. «Che cosa? Volete forse dirmi che vi state facendo mettere sotto da un branco di brufolosi proto-umani?»

Il Feldmaresciallo Demonico si irrigidì ancora di più. «Assolutamente no, mein Führer. Abbiamo infiltrato i nostri migliori elementi nei condotti di areazione. Prenderanno alle spalle i ribelli e li schiacceranno.»

L’Essere non sorrise. «Sarà meglio per voi, Krumpf. Sarà meglio per voi.»

 

VAI, HARRY

 

I passi della squadra di Harry rimbombavano nel corridoio deserto, rimbalzando sulle pareti e mischiandosi fra loro in una sorta di sordo e vagamente lugubre tramestio, accompagnato da guaiti acuti dovuti allo strusciare delle suole di gomma sul pavimento.

Improvvisamente, davanti a loro, qualcosa esplose.

Harry si bloccò improvvisamente, scivolando in avanti per l’inerzia. Qualcuno dietro di lui lo colpì alle spalle, mentre il resto dei suoi uomini si fermava bruscamente.

«Che diavolo succede?»

Da dietro l’angolo sbucò una figura, correndo all’impazzata. Harry riconobbe subito il grosso cerotto sulla guancia sinistra.

«Harry, Harry!» gridò il professor Payne. «Sono dappertutto! Sono dappertutto!»

Ebbe appena il tempo di dire queste parole che una mezza dozzina di soldati in nero sfondarono una porta alla sua sinistra.

«Eccone uno! Abbattetelo!»

«Liam, buttati a terra!» esclamò Harry, poi sollevò il fucile. «Fuoco a volontà!»

La tozza e cattivissima arma verniciata di nero sobbalzò fra le sue mani. Una botta violentissima lo colpì alla spalla, mandando la sua raffica ad infrangersi contro il soffitto.

Con un baccano assordante e uno zelo degno di nota, la squadra di Harry diede fondo a tutte le sue munizioni, bucherellando gli armadietti, spaccando le lampade al neon, perforando gli estintori, fracassando il vetro e scheggiando il legno. Quando i fucili tacquero, ogni centimetro quadrato del corridoio era ricoperto di buchi. Tutto era stato massacrato dai proiettili: tutto, tranne i soldati dell’Apocalisse, che si guardavano intorno visibilmente sorpresi. 

«Oh beh, almeno ci abbiamo provato» disse qualcuno in mezzo al fumo della polvere da sparo.

«Liam, muoviti!»

Sdrucciolando sul pavimento, il professor Payne si rimise in piedi e scattò in avanti, mentre gli scagnozzi dell’Essere sollevavano i fucili e rispondevano al fuoco.

Harry e Liam corsero con tutte le loro forze, ingobbendosi per schivare i proiettili che continuavano miracolosamente a sfiorarli.

«Sembra che lo facciano apposta!» gridò il professor Payne mentre facevano irruzione in una classe.

«A fare che?»

«A mancarci!»

«Sono scagnozzi cattivi, sono addestrati a sbagliare mira!»

«Allora siamo a cavallo!»

A sottolineare quelle parole, il muro alla loro destra esplose, sparando frammenti di intonaco in ogni direzione. La figura di qualcosa di tozzo e decisamente senza pietà si stagliò in mezzo alla polvere.

«Sterminare! Sterminare!» disse la figura con voce meccanica, sparando raggi laser completamente a casaccio.

«Meglio non tentare la fortuna» esclamò Harry «Usciamo da qui!»

Uscirono dall’aula, poi Harry si girò e chiuse la porta infilando il fucile scarico tra le maniglie.

«Harry, muoviti!» gridò Liam, prima di imboccare una porta alla sua sinistra. «Da questa parte!»

La porta ebbe appena il tempo di richiudersi dietro di lui, che una serie di ringhi e versi striduli rotolarono nel corridoio come una valanga. Passò qualche secondo, poi il professor Payne uscì di corsa dall’aula in cui era entrato, con il volto sconvolto dal terrore.

«Non da quella parte!» gridò, passando come una scheggia accanto ad Harry, talmente veloce che il ragazzo avvertì lo spostamento d'aria.

«Come non da quella parte, Liam! Avevi detto che...»

La risposta non tardò ad arrivare, spingendo con il muso la porta dell’aula. Fiutando l’aria con passo cauto, una mezza dozzina di grossi rettili bipedi alti almeno tre metri fecero il loro ingresso nel corridoio.

«Sono... cuccioli di Godzilla» disse una ragazza, visibilmente scioccata.

«Cuccioli di quell’ibrido iguanoide dell’orrido remake di Roland Emmerich, vorrai dire» rispose acidamente un altro combattente per la libertà. «Il vero Godzilla non è certo uno stupido dinosauro che...»

Con uno scatto, tutte le creature fissarono il ragazzo che aveva parlato, ringhiando. Uno di loro spalancò la bocca, lanciando un grido stridulo.

«Credo che tu li abbia fatti appena incazzare» disse Harry con un sussurro. «Ora lentamente, molto lentamente... corriamo!»

La squadra si gettò in una folle corsa per la sopravvivenza, mentre alle loro spalle i neo-dinosauri li incalzavano facendo tremare la terra sotto le loro grosse zampe.

Harry aprì con una spallata una porta. Improvvisamente, il walkie talkie cominciò a crepitare.

«Capo rosso, qui rosso oro. Ci sei?»

Harry superò un banco scivolando sopra di esso, poi strappò l’apparecchio dalla cintura. «Niall, sono un attimo impegnato... spero che sia importante!»

«La biblioteca è caduta, Harry. Ci sono comparsi alle spalle, erano dappertutto... sono riuscito a fuggire, non so cosa sia successo agli altri.»

Se non ci fossero stati dei grossi rettili geneticamente modificati a respirargli sul collo, molto probabilmente Harry sarebbe caduto a terra, scoppiando in lacrime amare.

Era finita.

Era sempre stata una missione suicida, lo sapevano tutti. Eppure, quando la moneta che gli aveva dato Louis aveva spezzato l’incantesimo di Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So, una flebile, meravigliosa speranza gli si era accesa nel petto. Una speranza che per un po’ aveva brillato, come una candela in mezzo all’oscurità, prima di spegnersi stroncata da un freddo vento del nord.

L’impotenza e la frustrazione lo aggredirono. Con una forza che non credeva di avere, prese un banco, lo sollevò e lo tirò con tutte le forze contro il muso di una di quelle orride bestiacce. Con un ruggito lamentoso, la creatura scattò all’indietro.

«Andate via!» gridò Harry «Mi occupo io di loro!»

«Harry non dire cazzate!» esclamò Liam, afferrandolo per il braccio. «Andiamo, presto!»

«No, lasciami, maledizione!» strepitò Harry, dimenandosi per liberarsi dalla stretta del professore.

«Andate via! Andate via!»

E in quel momento, il walkie talkie gracchiò di nuovo.

«Harry, sono Zayn. Credo di avere un piano. La buona notizia è che distruggerà completamente tutti i bastardi che sono in questa scuola. La cattiva è che se non vi sbrigate ad uscire da qui, finirete arrosto anche voi.»

Per un istante, Harry non comprese le parole dell’amico. Fu lo schiocco potente delle mascelle di una delle bestie che si chiudevano a qualche centimetro dalla sua faccia a farlo tornare alla realtà.

«Via di qui, presto!» gridò, poi corse fuori dall’aula, seguito da Liam e dal resto della squadra. «Chiudete la porta!» ordino, mentre insieme al professor Payne ribaltavano un paio di armadietti e li mettevano davanti alla porta.

«Non reggerà molto, ma è sufficiente» disse Liam, asciugandosi il sudore dalla fronte.

Harry premette il pulsante del walkie talkie. «Zayn, mi senti?»

«Forte e chiaro, capo.»

«Cos’è questa storia? Che intenzioni hai?»

«Fare quello che so fare meglio, capitano mio capitano.»

«Zayn, che cosa...»

«In questo momento sono nella sala della vigilanza. Non credevo che nelle scuole ci fosse una sala del genere, ma da qui posso vedere tutto quello che accade nella scuola. Sono parecchi, probabilmente quasi tutto il suo esercito è qui dentro, in questo momento. Tutte le uova marce in un cesto, Harry. Io dico di farlo saltare, il fottuto cesto.»

«E come pensi di farlo saltare?»

«Sono pakistano, no? Ho imparato a fare bombe con il fertilizzante prima di imparare a leggere e a scrivere. Ho saccheggiato la serra di biologia e chimica, e penso di aver messo su qualcosa di interessante.»

«Bene, Zayn. Allora fai partire quel coso e raggiungici. Ti aspettiamo a...»

«Mi dispiace, Harry, ma temo che questo non sia possibile.»

Una colata di ghiaccio scese nella gola di Harry. «Zayn...»

«Non ho potuto trovare un comando remoto. Ho sigillato la porta, non posso uscire. Attiverò la bomba io, manualmente, nella migliore tradizione dei film apocalittici.»

«Zayn, ti prego, non farlo!» 

«La batteria si sta scaricando, tra poco dovrò chiudere le comunicazioni. Avete dieci minuti.»

«Zayn, no...» gemette Harry. Una lacrima solitaria scese giù per la sua guancia.

«Non preoccuparti, Harry. Andrà tutto bene. Spaccagli il culo anche da parte mia.» La voce di Zayn tacque per qualche istante, venendo sostituita da un leggero fruscio statico. «Un’ultima cosa, Harry.»

«Zayn...»

«Grazie, amico mio. Dal più profondo del cuore. Ora muovete le chiappe. Allahu Akbar, passo e chiudo.»

Harry fissò il walkie talkie, muto come una tomba. Liam gli appoggiò una mano sulla spalla.

«Abbiamo dieci minuti. Facciamo sì che il suo sacrificio non sia stato vano.»

Harry annuì distrattamente. «Muoviamoci.»

La corsa fino all’uscita laterale C fu per Harry una specie di sogno ad occhi aperti. Tutto gli giungeva lontano, ovattato, distante. Era consapevole solo del battito del suo cuore e dell’incedere pesante del suo respiro. Non si accorse neanche che un ragazzo biondo armato di due pistole era sbucato improvvisamente dal condotto di areazione, atterrando con un tonfo davanti a loro.

«Harry, Liam, siete voi!» esclamò Niall, sollevato. «Credevo che non vi avrei più rivisto.»

«Zayn vuole far saltare in aria la scuola» lo interruppe Liam con aria grave. «Abbiamo poco tempo per uscire da qui.»

Gli occhi dell’irlandese si spalancarono dallo stupore. «Che cosa? Ma come...»

«Non c’è tempo» rispose Harry. «Andiamo via, ci restano cinque minuti.» E senza neanche attendere la risposta dell’amico, riprese a correre.

Svoltarono a destra, poi di nuovo a sinistra, attraversarono l’aula di Storia, piegarono a destra in direzione della mensa per poi infilarsi nell’aula video.

«Ci siamo, oltre questa porta c’è il corridoio con la nostra uscita» disse Harry. 

L’aula aveva due grandi finestre, coperte da veneziane di plastica verde, che davano sul corridoio. Harry si avvicinò quatto quatto alla tenda e abbassò una stecca per vedere fuori.

«Oh no.»

«Che succede?» chiese Niall.

«Guarda tu stesso.»

Il ragazzo biondo si affiancò ad Harry e sbirciò fuori dall’aula.

La porta antincendio era sorvegliata da non meno di una decina di uomini.

La strada era sbarrata.

«È finita. Siamo senza via d’uscita.» Affranto, Harry scivolò con il sedere a terra. «È stato inutile. È stato tutto inutile.»

«Forza, Harry» disse Niall. «Abbiamo ancora un paio di minuti.» 

«A che vuoi che ci servano un paio di minuti, se...»

«Ora smettila!» sibilò l’irlandese, afferrando Harry per la maglietta. «Harry, Louis ti ha dato quella moneta per un motivo. Hai visto cos’ha fatto su Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So, no? Potrebbe avere lo stesso effetto su Justin Bieber. E se non dovesse funzionare... almeno ci abbiamo provato.»

«Io... non posso vedere altra gente morire...»

«Se resterai qui a piagnucolare, saranno tutti morti invano. Ora stammi bene a sentire: io attirerò la loro attenzione, dandovi il tempo di uscire. Cercherò di seminarli, poi uscirò anche io.»

«Niall...»

«Non puoi farmi cambiare idea, Harry. Ce la farai. Ce la faremo. Sei il nostro capitano, ricordi?»

Lentamente, Harry annuì.

«Bene. Tenetevi pronti... si va in scena.»

In un attimo, Niall fu davanti alla porta: con un calcio e un grido di guerra la sfondò brutalmente. I soldati davanti alla porta sollevarono le armi, con un fruscio e uno scatto metallico.

«Bieber kaputt! Baciate il mio culetto irlandese, patetiche schiappe!»

Il fragore degli spari riempì l’aria. Harry ebbe appena il tempo di vedere la zazzera bionda di Niall sparire dalla sua vista, che l’intera squadra a guardia della porta si lanciò berciando maledizioni contro di lui.

«Via, via!» gridò Liam. 

E tutti insieme, si gettarono verso l'uscita.

 

NITSUJ, NIALL E ZAYN PUNTO DI VISTA

 

«La scuola è nostra, mein Führer. La resistenza è stata schiacciata.»

«Eccellente.»

Sul volto della creatura si compose una disgustosa smorfia di tronfia e crudele soddisfazione. Nella scuola risuonavano ancora degli spari, ma piano piano il silenzio della vittoria stendeva il suo gelido manto sulla roccaforte dei ribelli.

«Ottimo lavoro, Feldmaresciallo. Il mese prossimo ceneremo a Downing Street. E poi... il mondo

 

Da qualche parte fra i corridoi della scuola, Niall correva a perdifiato, mentre le urla dei soldati dell’Apocalisse si facevano sempre più distanti. Dopo un paio di svolte e un ultimo scatto, il silenzio si fece improvvisamente assoluto e incontrastato.

Niall rallentò fino a fermarsi. Si piegò in avanti, appoggiando le mani sulle ginocchia e sbuffando come un mantice.

Guardò l’orologio. Aveva un minuto scarso per uscire di lì. Se aveva fatto i dovuti calcoli, gli sarebbe bastato attraversare l’aula di Diritto per ritrovarsi davanti l’uscita B.

Sbirciò dentro la stanza. 

Vuota.

Con un sospiro di sollievo, attraverso l’aula, illuminata a sprazzi dalla luce intermittente delle lampade danneggiate. Improvvisamente, il ricordo di Josh lo colpì con la forza di un maglio, facendolo vacillare.

Devo... andare avanti. Lui l’avrebbe voluto.

Si concentrò sulla calda sensazione che gli dava la stretta sicura e forte della mano di Josh nella sua. Un flusso caldo e dolce pervase il suo essere, facendo affiorare un sorriso malinconico sul suo volto.

Non si accorse neanche di avere attraversato l’aula e di essere finito davanti all’uscita B.

Solo quando una ventina di fucili vennero puntati contro di lui, si ricordò di dove fosse, e si rese improvvisamente conto del fatto che se una delle uscite era bloccata, molto probabilmente lo erano anche le altre.

Niall guardò le orbite vuote delle maschere antigas fissarlo senza alcuna umanità, e, per la prima volta da quando Josh l’aveva lasciato, si sentì finalmente di nuovo in pace.

«Comincia ad apparecchiare, Josh. Sarò a casa per ora di pranzo.»

Con un ultimo grido di sfida sollevò le sue pistole scariche, mentre il frastuono dei fucili cancellava qualsiasi altro rumore.

 

Quando finalmente i soldati del XXXII manipolo riuscirono a sfondare le porte della sala di video-sorveglianza, la prima cosa che videro fu un ragazzo smilzo dalla carnagione olivastra in piedi davanti a loro, che teneva tra le mani due fili di rame scoperti dalla guarnizione di diverso colore. Solo qualche istante dopo si accorsero dell’enorme mucchio informe di cavi, contatti, ampolle, bombole e taniche di benzina che troneggiava alle sue spalle.

«Salve, ragazzi. Ci vediamo dall’altra parte.»

Poi Zayn Malik, il bullo della scuola, unì i due cavi e diede fuoco alle polveri.
 

 

Con un boato assordante, la scuola avvampò in una mastodontica palla di luce. L’onda d’urto arrivò fino alla postazione dell’Essere, facendo imbizzarrire il suo stallone e mandando il fondoschiena accuratamente modellato della creatura a mordere la polvere.

L’Essere si rialzò, spazzolandosi nevroticamente l’uniforme, livido di rabbia e di frustrazione.

«~´`ºª∆√å™∞ߘ„÷÷‹“#¶ÅÅÅÅÅ!!!!!» gridò con tutta la sua voce. Il Feldmaresciallo Krumpf e i soldati delle vicinanze non riuscirono a resistere alle parole blasfeme pronunciate nella lingua natale della Creatura, e con uno schioppo molto simile a quello di una bottiglia di champagne stappata, le loro teste esplosero in una disgustosa poltiglia rossastra.

«Oh, ma insomma!» sbraitò la creatura. «Uno non si può lasciar andare un momento, che tutti scoppiano come palloncini! Stupidi, stupidi umani...» 

Con un gesto fluido, la creatura tirò fuori dalla tasca il suo iPhone tempestato di diamanti.

«Janice? Porta qui Miley, adesso. Devo dare una lezione ad un paio di mentecatti.»

 

HARRY, SEI TUTTI NOI

 

Tossendo come un forsennato, Harry si alzò in piedi, mentre i calcinacci che si erano depositati sulla sua schiena cadevano a terra con un tonfo sordo.

La scuola non esisteva più. Al suo posto, una maceria sventrata dalle fiamme bruciava intensamente, sollevando una nube di fumo scuro e oleoso in aria.

Una pila di polvere e mattoni si mosse. Harry fece qualche passo in avanti, ed aiutò il professor Payne a tirarsi su.

«Harry... Sei vivo...»

«Sì, Liam.»

«Zayn... quel magnifico figlio di puttana...»

«Li ha fatti tutti arrosto, Liam. Gliel’abbiamo fatta vedere.»

«Cazzo sì, Harry. Puoi dirlo fo...»

Un ruggito mastodontico ruppe il fiato nel petto dei due ragazzi. Il verso terribile e ancestrale fece tremare la terra. 

«Ma che diavolo?»

Un vento terribile spinse la polvere nei loro occhi. I due ragazzi si coprirono la faccia, mentre qualcosa di terribilmente grosso si posava pesantemente a terra.

«Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So, uccidi l’altro!»

«Ke??? E xkè??? Avevi detto ke...»

«Per la miseria, perché devo fare sempre tutto io...»

Uno sparo secco e un tonfo sordo, poi più niente. 

Il cuore di Harry parve fermarsi. Sgomento e traumatizzato, spalancò gli occhi.

Ed ebbe la piena conferma che il mondo era completamente impazzito.

Il DemonFührer Justin Bieber, trionfante nella sua alta uniforme, era a cavallo di una bestia immonda. Poggiava su zampe posteriori, esili ma forti come piloni d’acciaio, mentre le zampe anteriori erano rachitiche e contratte sotto il petto. Era coperta di scaglie rosa pallido, e un tempo doveva avere avuto una criniera folta che gli copriva il collo, ma era stata rasata, lasciando solo un ciuffo biondo sporco a pendere dalla sommità della testa. Il muso era tozzo schiacciato, e una lingua lunga e bluastra pendeva da un lato della bocca, in una grottesca e ridicola imitazione di una linguaccia.

«Harry Styles, finalmente ci incontriamo. Posso presentarti la mia amica Miley? Miley, saluta il nostro caro Harry.»

Il mostro emise un altro terrificante ruggito. Harry parve cogliere delle parole riguardo ad un oggetto sferico da demolizione mischiate nel lungo verso, ma non ne ebbe la certezza.

«Perfetto. Ora che abbiamo concluso con i convenevoli, mi scuserai se non mi trattengo oltre. Miley, è tutto tuo.»

Il suolo tremò mentre la bestia si avvicinava all’ultimo sopravvissuto della resistenza. Harry osservò la gigantesca selva di canini affilati dischiudersi davanti a lui, ma non ebbe paura.

Si era opposto. Aveva combattuto. Ora sarebbe morto da uomo libero, invece di vivere come un patetico burattino.

Un attimo prima che Miley lo divorasse, Harry chiuse gli occhi.

E un nuovo ruggito squarciò l’aria. Ma questa volta, non era la sete di sangue a far gridare la bestia. Era un urlo di dolore.

Una selva informe di colore marroncino scuro si stava arrampicando su una zampa del mostro. La bestia scartò di lato, agitando la zampa e seminando piccoli corpuscoli da ogni parte. Uno di questi compì una lunga traiettoria a parabola, prima di cadere dritto tra le mani di Harry.

Il ragazzo spalancò la bocca, sgomento.

Era il riccio.

«Tu... sei venuto ad aiutarmi?»

Il riccio squittì debolmente il proprio assenso. Il volo lo aveva scombussolato parecchio.

«E hai anche portato rinforzi. Io... grazie.»

Miley barcollava sotto la massa infinita di ricci che si arrampicava sulle sue scaglie. L’Essere sbraitava a più non posso, ma era evidente che il mostro era ormai fuori controllo. 

Con un balzo agile, Justin Bieber saltò a terra, abbandonando la creatura al suo miserabile destino.

«Ora basta, Harry Styles. Facciamola finita.»

Harry lo fissò con odio. «Non potrei essere più d’accordo.»

L’Essere spalancò la bocca e proruppe in un’agghiacciante risata. «Bravo, Harry, combatti! Dritto e fiero, come morì tuo padre!»

«Veramente mio padre non...»

«Taci, idiota. Prima che venga sera uno di noi sarà caduto, e l’altro sorgerà... come signore della Terra.»

Con un gesto fluido, la Creatura estrasse dalla fondina la sua Luger placcata in oro con calcio in pelle leopardata.

«No!111!!!11»

In un turbinio di capelli biondi e paillettes, Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So si frappose fra Harry e Justin.

«Avevi detto ke me li avexi dati, invece so tutti morti!!!! Xkè lai fatto???»

L’Essere spalancò la bocca in un ghigno feroce. I suoi denti si erano tramutati in una massa terrificante di lame d’acciaio.

«Pensavi davvero che ti amassi, inutile cretinetta? Io ti ho usata. Ho dovuto sposarti il prima possibile perché non sarei riuscito a sopportarti a lungo. Sei stupida, sciatta e non azzecchi un congiuntivo neanche per sbaglio: davvero pensi che avresti suscitato un interesse anche minimo in me? L’unica cosa che provo nei tuoi confronti, Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So, è un penetrante e insopportabile ribrezzo.»

Grosse e calde lacrime cominciarono a fuoriuscire dai grandi occhioni di Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So, mentre il suo corpicino da adolescente iperormonica veniva scosso dai singhiozzi.

«Tu... tu... SEI KATTIVO!!!!!!!»

«Ma pensa» rispose l’Essere, sollevando la pistola. «Non l’avrei mai detto.»

Poi premette il grilletto.

Il suono dello sparo colpì il terreno con uno schiocco di frusta e rimbalzò in aria. Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So cadde a terra.

L'Essere venne pervaso da un'incontrollabile sensazione di potenza.

Ho vinto, HO VINTO! LUNGA VITA AL G-

«Aia!»

L’essere spalancò gli occhi, assolutamente sbigottito. «Ma che cazzo...?»

Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So si rialzò in piedi, massaggiandosi il fondoschiena, completamente incolume.

Per qualche istante tutti furono troppo stupiti per capire cosa era successo. Poi qualcosa di molto simile ad un mucchio di stracci si mosse, gemendo sommessamente.

Un'altra persona si era intromessa nello scontro. Mentre l'Essere premeva il grilletto, si era lanciato contro Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So, spingendola di lato e prendendosi il proiettile destinato a lei.

Harry si inginocchiò davanti alla figura stesa a terra, e sentì il cuore contrarsi spasmodicamente, stretto in una gabbia di spuntoni d'acciaio.

Aveva riconosciuto il salvatore di 
Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So. 

Louis Tomlinson.

«Louis! Louis!» Harry sollevò con una mano la testa dell’amico, mentre con l’altra gli strinse le dita della mano destra.

«Harry... sono arrivato... giusto in tempo» disse Louis con un sussurro.

«Ma perché, Louis, perché!»

«Perché fa tutto... parte... del piano» rispose il ragazzo con un sorriso. «Non temere, Harry, va tutto bene...»

«No, non va bene, Louis, non va bene per niente!» gridò Harry, osservando il sangue che abbandonava copioso il corpo del suo amico.

«Invece... sì. È giusto... è giusto così. Era l’unico... modo. Una vita... per un’altra vita.»

La mente di Harry era completamente vuota. «Che cosa? Quale vita? Ma che stai dicendo?»

«La tua, Harry. La tua.»

«La mia? Ma non...»

«Ti prego, Harry... mi racc-comando...» Louis respirò pesantemente, sollevando il petto intriso di sangue «...sii felice. Io voglio solo... che tu... sia felice. Con me... o sen-za... di... me.»

Gli occhi di Louis si spalancarono, come se avessero visto qualcosa di incredibile, al di là di ogni immaginazione. Poi la sua testa ciondolò inerte su di un lato, e la stretta sulla mano di Harry scomparve.

«Magnifico» disse l’Essere, sprezzante. «Ora se hai finito di piangere quel frocetto del tuo amico, possiamo passare ad ucciderti.»

Harry sollevò i suoi occhi verde smeraldo contro la creatura. Le lacrime rendevano le sue iridi ancora più luminose.

«Fa’ quello che devi. Io sono pronto.»

«Bravo Harry.» L’Essere appoggiò la canna della pistola ancora calda sulla sua fronte. «Auf wiedersen, mi-»

«No.»

L’Essere si girò, incuriosito. Giosefin lo fissava intensamente, con uno sguardo di puro, accecante, terrificante odio. «No cosa, stupida oca?» disse ridacchiando.

«Non lo farai.»

Le parole erano aspre, dure, solenni. L’Essere sentì uno strano senso di pericolo pizzicarli la nuca.

«E sarai tu ad impedirmelo?» disse, spostando la pistola verso di lui.

«Sì.»

L’Essere scoppiò in una delle sue diaboliche risate. «Fammi il piacere, stupida put... uh?»

Stretta nel suo pugno, la Luger d’oro aveva cominciato a tremare debolmente. Corrugando le sopracciglia, l’Essere tentò di fermare il tremito dell’arma, ma invece di diminuire quello aumentò. Poi, improvvisamente, la pistola si smembrò, separandosi in tutte le sue componenti.

L’Essere guardò le minuscole viti di metallo girare pigramente in aria sul loro asse.

«Ma come...»

«Basta fyccine.»

«Che cosa...?

«Basta fyccine.»

L’Essere sentì una sorta di strano formicolio pizzicargli la fronte. Se la toccò, e avvertì un calore intenso bruciargli i polpastrelli. Ritrasse la mano, e vide delle sottili crepe di luce farsi strada come un orrido parassita dalle scottature delle dita fino al palmo. Con uno strillo acuto scosse la mano, cercando di scacciare via quel maleficio, ma le crepe avanzarono imperterrite, risalendo l’avambraccio e ricoprendo la spalla.

I detriti della scuola cominciarono a sollevarsi in aria, ronzando somessamente. Altre crepe di luce spaccarono il terreno, circondando l’Essere, Harry, la scuola fumante, la città, allargandosi fino all’orizzonte e arrampicandosi sul cielo.

Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So avanzò di qualche passo. Una luce accecante risplendeva nei suoi occhi. Si mosse lentamente verso Harry, mentre la Creatura si accasciava a terra, urlando come una bestia scannata mentre veniva lentamente e dolorosamente disgregata.

«Hope Crys...» disse Harry.

«Harry» lo interruppe Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So. Si inginocchiò davanti a lui, e gli carezzò delicatamente la guancia. 

«Per quel che vale... mi dispiace.»

Poi il bagliore accecante consumò ogni cosa. 




E, finalmente, tutto non fu altro che luce.

 

 

 

 

 

 

 














































Ei?

Sì?

Mi sa che ho sgravato...

Temo di sì. Hai fatto saltare in aria la storia.

Cavolo.

Già.

...senti, io...

Tranquilla. Tanto non è che questa robba doveva avere chissà quale senso.

Ma sono morti tutti.

Eh sì.

Io non volevo... volevo soltanto che mi amassero.

Temo che tu non possa costringere qualcuno ad amarti, Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So.

Giuseppina.

Eh?

Mi chiamo Giuseppina.

Ah sì?

Già. 

Ehi, mica male. Mia nonna si chiamava Giuseppina.

Davvero?

Certo.

Ed era... una brava persona?

Una delle migliori che abbia mai conosciuto.

Ah... bene.

Ma tipo hai cambiato font?

Io?

Sì, tu.

Non so, non credo.

Invece sì. Sei molto più carina, adesso.

Oh, grazie. Ma non credo di avere voglia di complimenti, in questo momento.

Ehi...

Li ho uccisi tutti. Tutti quanti. Ho fatto... un maledetto casino.

L’abbiamo fatto insieme. Non c’eri solo tu a scrivere. E Justin Bieber demone l’ho creato io.

Non una bella mossa... socio.

Socio?

Abbiamo fatto casino insieme, come hai detto tu. Socio è il minimo.

Sai, credo che questo sia il miglior complimento che tu mi abbia mai fatto.

Andiamo bene...

Mi piace moltissimo.

Va bene.

Ehi, senti, ho un’idea.

Dimmi.

Se noi abbiamo fatto tutto questo casino, direi che possiamo pure metterlo a posto.

...credo di sì. Ma temo di non averne la forza. Io...

Solo un capitolo, socia. Liscio e tranquillo. E non preoccuparti, non lo faremo subito. Avrai tempo di riposarti mentre ti narro di quello che ha combinato Louis tutto questo tempo.

...ah, in effetti è vero. È comparso dal nulla. E credo proprio che mi abbia salvato la vita. Che cosa ha combinato?

Aspetta e vedrai, mia cara. Ci becchiamo nel prossimo capitolo.
















SPAZIO AUTRICE: Ciao a tutti, ragazze  e ragazzi. Mi sento... strana, non so come altro dirlo. Volevo semplicemente ringraziarvi, tutto qui. Magari quando mi sento meglio lo faccio come si deve.
                                         Baci a tutti... Giuseppina.


SPAZIO AUTORE: È... wow. Non mi aspettavo un cambiamento del genere, ma credo proprio che far esplodere una storia sia una di quelle esperienze che ti cambiano irrimediabilmente. E la nuova Giosefin... pardon, Giuseppina, sembra una tipa a posto. Fico.
E vabbè, ragazzi miei, direi che con questo capitolo la demenza ha raggiunto i suoi livelli storici: è successo di tutto, di troppo e di più. La Creatura ha avuto la sorte che si meritava e i Nostri hanno combattuto come dei veri eroi.
Ma è finita, direte voi? Quasi. Immagino che anche voi vogliate sapere che cavolo ha fatto Louis tutto questo tempo, no?
Allora, come alla mia cara socia, non mi resta che darvi appuntamento al prossimo capitolo.


Come sempre, grazie infinite a tutti, e alla prossima!

 

 

 

 

  
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