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Autore: Selena990    25/05/2014    1 recensioni
Trama
Moon, una ragazza appena diciottenne, è costretta dalle circostanze insidiose della propria famiglia a trasferisti con la sorella minore Passion in un piccolo paesino della Francia del Sud, praticamente dall'altro lato del mondo. Tutto il suo mondo è crollato e deve ricrearsi una nuova vita.
Passion è, invece, una diciasettenne ribelle e scontrosa, arrabbiata con sè stessa e con il mondo. Adora essere al centro dell'attenzione ed è una vera calamita per i guai. Distrutta emotivamente, Passion tende di nascosto a darsi all'alcol e per lei il trasferimento è solo l'ennesima batosta.
Un nuovo liceo, una nuova città, nuovi amici. Riusciranno le due sorelle a riprendere il controllo della propria vita ed impedire che vada a rotoli? E troveranno la felicità e chissà, il loro amore?
Se vi ho incuriosito vi auguro buona lettura!
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Armin, Castiel, Dolcetta, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2
Passion

 “E che cavolo!” esclamo indispettita. Ho girato per più di un’ora in quel liceo invano con mia sorella e ritornate davanti all’ingresso che cos’abbiamo trovato? Quella stupida sala delegati dei miei stivali!
Ma è mai possibile che queste cose capitano sempre a me? Penso sconsolata. Già la giornata è incominciata nei modi peggiori. Mi sono svegliata alle 5 di mattina in preda allo stesso incubo. E’ proprio vero che non si può scappare dal passato, che ti insegue fino a logorarti del tutto, facendoti impazzire di dolore e rimpianto.
Mia sorella mi rimprovera per il mio linguaggio ‘inadeguato’, come se lei fosse una santarellina. Pff! Ma non scherziamo! Sto per ribattere quando una ragazza bruna esce dalla sala delegati con dei fascicoli in mano. Mi squadra dalla testa ai piedi con un’aria di disgusto misto a invidia. Poi rivolge lo stesso sguardo indagatore a mia sorella. Moon ovviamente non se ne rende conto, quella ragazza è proprio cieca certe volte! Guardo la brunetta con aria di superiorità, lei sa perfettamente che io sono molto meglio di lei esteticamente, e scommetto che sono anche più intelligente. Dal mondo in cui è vestita deve essere una ragazza per bene, probabilmente una studentessa modello. Noto di sfuggita un braccialetto con il suo nome, c’è scritto ‘Melody’. La ragazza se ne va muovendosi con tutta la grazia di cui è capace.
Moon, ignorando la ragazza, bussa alla porta ed entra dopo essere stata invitata. La seguo in silenzio, un po’ curiosa di vedere a chi apparteneva quella voce. Un ragazzo biondo, diciottenne, sta seduto dietro la scrivania. Indossa una camicia bianca e una cravatta blu.
Sulla scrivania vi sono molti fascicoli, tra cui quello mio che è messo in bella mostra. Le pareti sono grigio chiaro, ad un lato c’è l’archivio, che è enorme, dall’altro un’ampia finestra che si affaccia sull’ingresso della scuola. Moon ci presenta, e non mi lascia nemmeno il tempo di aprire la bocca. Ogni santa volta la stessa storia! Solo perché sono un po’ sboccata non vuol dire che non sappia comportarmi bene!
“Ma certo, entrante, io sono Nathaniel, il segretario delegato. La preside vorrebbe parlarvi, vi sta aspettando nel suo ufficio, però prima Passion dovrebbe portare una sua fototessera e pagare la rata dell’iscrizione.” Si presenta cordialmente il biondino.
Lo guardo sorpresa. Il segretario delegato so che è il fidanzato di quella anti-divertimento di mia cugina. Io e Moon abbiamo fatto un disegno qualche tempo fa su come doveva essere. Ovviamente, ho pensato, deve essere uno sgorbio e molto, ma molto disperato per fidanzarsi con la glaciale Elines. Ma questo ragazzo è proprio bello! E non ha per niente l’aspetto di un ragazzo disperato. Avrebbe potuto avere tutte le ragazze che voleva!
Questo o è matto da legare, oppure lo bisogna solo santificare!
Dice che devo completare la mia inscrizione. Accidenti! Me ne sono completamente dimenticata!
Moon mi guarda confusa e capisco che sta per farmi una domanda, non ci vuole un genio a capire quale, ma non fa in tempo. Viene infatti spintonata via da un ragazzo dai capelli color fiamma, sembra che un barattolo di ketchup gli sia caduto in testa. Istintivamente afferro mia sorella per un braccio impedendole di cadere.
Il nuovo arrivato, di nome Castiel a sentire Nathaniel, e il signor ‘Matto da legare’ iniziano a bisticciare. Rido vedendo la smorfia che fa il biondino, poi il rosso si rende conto che siamo anche noi presenti. Mi guarda dalla testa ai piedi fissandomi soprattutto le gambe nude e il seno prosperoso. Gli sorrido come faccio con tutti i ragazzi. Mi diverto a stuzzicarli, e poi dalla maglia che indossa capisco che il ragazzo ha degli ottimi gusti in fatto di musica.
Mia sorella emette un verso di disgusto. Castiel la guarda e le intima che deve stargli alla larga, poi gira sui tacchi e se ne va. Io ridacchio per la reazione di Moon, e sono felice che il ragazzo se ne sia andato, oggi non sono dell’umore per giocare.
Moon saluta cordialmente Nathaniel e se ne va via, facendomi cenno che ci saremo viste direttamente stasera a casa. Appena Moon chiude a porta guardo il fidanzatino pazzo -  si ho deciso che da adesso in poi sarà il pazzo Nathaniel, dato che sono sicura che non possa esistere una persona sana, e anche ‘santa’, che per qualsiasi motivo possa fare questa pazzia -  e gli chiedo che cosa manca.
“Devi pagare la quota di inscrizione e darmi una tua fototessera.” Dice senza mai guardarmi, ho notato infatti che fa di tutto per evitarlo, sia in viso che sul resto del mio corpo, come se fossi un mostro, o una tentazione troppo forte.
Uomini! penso con disgusto. Prendo i soldi dallo zaino e anche una fototessera. Mi guarda un po’ sorpreso.
“Sono sempre fornita per ogni evenienza” dico facendo spallucce. Lui annuisce e completa i moduli.
“Bene, sei ufficialmente una studentessa del Dolce Amoris! Ora puoi andare dalla preside, se ha bisogno di aiuto non esitare a chiedere” dice sorridendo, ma il suo sguardo mi trapassa.
“Tranquillo, Nath, non c’è ne bisogno. Ho già la tua amata ragazza  che mi ha detto tutto ciò che mi interessa, ci vediamo ‘cugino’” ridacchio e gli faccio l’occhiolino. Lui arrossisce e mi guarda basito.
“Tu sei la cugina di Elines?” mi chiede sorpreso. Scuoto la testa e rido. Lo saluto con la mano ed esco dalla sala delegati. Mi dirigo verso l’ufficio della preside. Però non c’è nessuno. Sbuffo e cerco di pensare, dov’è può essere la preside?
La risposta arriva da sola, sotto forma di un urlo che emana una punizione ad un allievo. Mi dirigo verso il luogo dove proviene la voce e scorgo la figura di una donna paffuta, abbastanza anziana, che sgrida il rosso di prima.
La preside si gira verso di me appena sente i miei passi -  ha un udito al di poco spaventoso quella vecchietta!
“E lei cosa fa qui? E’ lei artefice di quella… di quella cosa?” sbraita indicando un graffito sul muro, affianco al bagno delle ragazze.
“C-cosa?” la guardo confusa. Dall’aspetto non avrei mai detto che quella vecchia potesse nascondere un diavolo! E già! Sembra essere posseduta da un demone.
“Vecchia rimbambita! Non è stata lei, e nemmeno io. Lo vuole capire o no?” dice spazientito il ragazzo che sorride beffardo.
“Lei è sospeso con obbligo di frequenza per tutto il resto dell’anno! E dovrà ringraziare solo i suoi genitori se non la espello dalla scuola!” dice ad un tratto calma e con un sorriso sul viso paffutello da incutere timore, poi mi guarda con fare sospettoso.
“Non sono stata io, ho appena finito di ultimare la mia inscrizione!” mi difendo dal suo sguardo indagatore.
“Ah! Quindi lei è Passion Taylor” mi dice sorridendo come fa mia nonna quando da piccola mi voleva dare un bel regalo. “Mi segua, le devo assolutamente parlare” si dirige verso il suo ufficio.
“Complimenti per il tuo spettacolino, signor cosparso di ketchup, ma è un peccato che tu non sia l’autore di quel graffito, è davvero ben fatto.” Gli dico e poi giro sui tacchi intenta a seguire la preside, senza aspettare una sua risposta.
Entro nell’ufficio e mi siedo su suo invito su una delle poltrone messe davanti alla scrivania. Noto che ha parecchie foto di un cane, che d’altronde dorme anche sulla sedia girevole della preside. Quest’ultima lo accarezza facendo attenzione a non svegliarlo.
“Non è un amore?” mi chiede guardandolo con affetto.
“E’ molto carino.” Mi costringo a dire. Io odio i cani, mi fanno paura anche uno piccolo come questo qui.
“Bene, signorina Taylor” pronuncia male il mio cognome con quel suo accento francese molto marcato, mentre io non ho difficoltà ad emulare l’accento di un’altra lingua diversa da quella mia nativa “ oggi è esonerata dalle lezioni, dato che siamo arrivati all’ora di pranzo, spero che lei si comporti bene e che non ne combini un’altra delle sue, come nella sua ultima scuola.
Però le devo fare anche le mie condoglianze, sua zia mi ha raccontato tutto quello che ha passato, quindi sarò magnanima con lei, ma l’avverto. Una sola bravata grave e farò in modo che qui in Francia non sia la più benvenuta, ci siamo intese?” mi guarda minacciosa.
Annuisco arrendevole, a me sinceramente non poteva fregare di meno quello che voleva fare! Certo che non avevo intenzione di finire di nuovo dei guai! Però non è certo per paura di quello che può farmi questa vecchia! Semplicemente non voglio rivivere quell’esperienza!
La preside continua a parlare, ma io non l’ascolto, annuisco solo quando vedo che si ferma per sapere la mia risposta. “Bene, sono felice che ci siamo capite, signorina, spero che lei e sua sorella sarete all’altezza d vostra cugina, ora può andare, arrivederci!” mi congeda frettolosamente.
  Io la saluto e corro letteralmente fuori da quella scuola, sono sopravvissuta al mio primo giorno, urrà!
Non avendo voglia di tornare a casa decido di andare a fare shopping. Mi dirigo al centro commerciale e passo le due ore successive a comprare biancheria intima, un abito nuovo, due jeans e vari top e maglie. Prendo qualcosa anche per mia sorella e per Elines. Verso le cinque del pomeriggio sono stanca di girovagare per i negozi così ritorno a casa con il bus.
Lì mi siedo vicino a un ragazzo con i capelli neri che gioca con una PSP -  so cos’è quell’aggeggio solo perché mia sorella ne possiede uno identico -  che non si rende conto nemmeno della mia presenza. Non lo guardo più di tanto e indosso le mie auricolari ascoltando “Hero” dei Skillet.
“Hey dolcezza!” sento che mi chiamano. Uffa! Abbasso il volume della musica e mi giro a guardare chi mi ha chiamato. Un ragazzo con i capelli azzurro vivo e gli occhi di uno strano viola-rosa mi guarda agitando la mano e sorridendo come un ebete.
“Io sono Alexy! E questo affianco a te il mio gemello Armir!” si presenta con esuberante gioia. Lo guardo un po’ stranita e sbotto un secco “Ciao”.
Lui non se la prende per il mio modo brusco di salutarlo, anzi, mi assilla di domande: “Sei nuova, no ti ho mai visto da queste parti! Come ti chiami? Di dove sei? Frequenti anche tu la mia scuola? Il Dolce Amoris? Quanti anni hai? E dove hai preso quelle convers? Io non riesco a trovarle di quel colore, sono stupende!” dice tutto d’un fiato. Io sbatto gli occhi assimilando tutto ciò che mi ha detto in giro di due secondi. Poi scoppio a ridere.
“Sono Passion” gli porgo la mano sorridendo “Sono americana, si frequento quell’odioso liceo e per le scarpe, mi dispiace, l’ho prese a Boston prima di partire” ridacchio.
“Sei di Boston? Wow! Quanto vorrei poter andare in America! E cosa ci fa una di Boston in questo paese?” mi chiede curioso.
“Cose che non ti riguardano” sorride benevola. Mi osserva attentamente, ma tutto quello che vedo è solo curiosità.
“Sei gay?” gli chiedo a brucia pelo. Il ragazzo moro smette di giocare e mi guarda male. “Ma fatti i fatti tuoi ragazzina!”
Alexy sorride: “Si, Passion. Armir torna a giocare con quella stupida console! Tanto a te che ti frega?” Armir lo guarda male e i due iniziano a bisticciare. Io mi rimetto le cuffie e faccio finta di nulla. Osservo con la coda dell’occhio i due ragazzi. Sono davvero identici, tranne che per il colore dei capelli e gli occhi, e il modo di vestire.
Il moro ha gli occhi azzurri e indossa una maglia con non so come chiamarlo – gilè (?) -,  un paio di pantaloni neri e un foulard viola. L’altro ha abiti sgargianti e un paio di cuffie enormi appese al collo. Sembrano simpatici, almeno nell’aspetto, ma non sopporto la gente troppo assillante. Arrivata alla mia fermata prima di scendere li saluto con un bacio sulla guancia ad entrambi.
Il moro -  mi sembra si chiami Arsid o Armid -  mi guarda scioccato, mentre Alexy mi sorride dicendo che ci saremo visti domani a scuola.
Entro in casa e butto tutte le buste sul divano.
“Moon!” chiamo mia sorella ma nessuna risposta, ma sono sicura al cento per cento che sia a casa. Salgo di sopra e la trovo che dorme sul letto di camera sua con la PSP in mano. Scuoto la testa, ha una vera mania per i videogiochi, fortuna che è abbastanza intelligente da giocare solo nei momenti liberi!
La copro con una coperta e le tolgo la console dalle mani, spegnendola e mettendola sul comodino.
Poi torno di sotto a prendere le buste e nell’ora successiva sistemo tutti gli acquisti, anche per Elines e Moon. Poi inizio a preparare la cena. Alle otto in punto mangio da sola. Mia zia mi ha inviato un messaggio che dice che farà tardi ed Elines rimane in città per il resto della settimana per gli esami del primo trimestre.
Lavo i piatti e metto nel microonde la cena per le altre. Poi prendo la borsa ed esco per una passeggiata serale nel parco vicino casa. Mi piace stare all’aria aperta e l’oscurità mi è sempre stata amica, sin da bambina.
Una volta arrivata mi siedo sulla panchina vicino alla grande quercia del parco e guardo il firmamento del cielo. C’è un silenzio e una pace senza precedenti, sorrido malinconica perdendomi nei miei pensieri.
Scatto in piedi non appena odo l’abbaiare di un cane, inseguito dal suo padrone. Il cane si avvicina a me ringhiando e io per la paura salto sulla panchina e gli ringhio contro.
Una ristata cristallina e maschile si leva nell’aria. Mi volto a guardare il ragazzo che l’ha emessa e mi trovo davanti il rosso di stamattina.
“Ma guarda chi si vede! Sei proprio una fifona! Damon non ti avrebbe attaccato se con un mio ordine” ride.
“Bel nome per la tua bestiaccia, non potevi trovarne uno più adatto!” sorrido. Lui ricambia beffardo e prende Damon per il collare.
“Ahahah! Andiamo ragazzina! Non avrai sul serio paura?” mi prende in giro. Io scendo giù dalla panchina, sicura che non lo libererà.
“No signor ketchup, e aggiungerei anche peperoncino, signor ketchup piccante.” Ridacchio.
“E non sai quanto!” mi dice sensuale. “Chi si vanta in realtà è solo un pallone gonfiato.” lo prendo in giro e me ne vado ridendo mentre lui mi urla dietro che non ho il coraggio di provare a vedere chi ha ragione. Mi volto vicino al cancello e gli grido: “Con piacere dolcezza! Quando magari gli asini voleranno e tu sarai diventato un figo! Allora ne riparleremo!” e ritorno a casa.
Mi butto sul letto e mi addormento senza aver nemmeno le forze per indossare gli indumenti per la notte.
  
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