Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: AxXx    30/05/2014    4 recensioni
Sono passati molti mesi dalla guerra contro Gea. I sette eroi della profezia sono tornati tutti a casa e i due Campi sono riuniti sotto l'insegna della pace.
Tutto sembra tornato alla normalità, ma un fantasma del passato tornerà a spaventare i nostri eroi, rischiando di sconvolgere la pace appena ritrovata. L'ombra del più antico degli Dei si staglia minacciosa sui campi, scatenando una nuova guerra.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bianca di Angelo, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Bianca – Mio fratello mi invita a casa sua.

 

 

 

Quando mi risvegliai vidi una ragazza dai capelli color del miele china su di me che mi stava spalmando una specie di pomata fresca sulla ferita che avevo sopra l’orecchio sinistro.

“Ah.” Mi lamentai, quando sentii la lesione bruciare.

“Stai calma, sta per guarire, devi solo stare ferma.” Mi consigliò la ragazza, con voce dolce.

Mentre finiva, la osservai. Sembrava una ragazza sui sedici anni del tutto normale. Aveva lunghi capelli biondo scuro, gli occhi chiari. Era alta, snella e molto carina. Indossava un paio di jeans e una camicia. Era molto bella.
Dopo pochi istanti il dolore passò del tutto.

“Ecco, dovrebbe essere guarita.” Sentenziò lei, annuendo soddisfatta.

“grazie.” Risposi, alzandomi a sedere. Ero ancora un po’ stordita ma, a quanto pareva, dovevo essere ancora viva, dato che ero cosciente ed il dolore era reale.

“Io sono Calipso.” Si presentò la ragazza con un sorriso luminoso. “Sono l’aiutante di Chirone, qui, al Campo Mezzosangue. Mi occupo dell’infermeria e del magazzino.  Quando sei venuta qui avevi una cera davvero terribile, per fortuna conoscevo la cura adatta alla tua ferita.”

“Be’, grazie.” Dissi, senza pensarci troppo. Cavolo, mi aveva salvato la vita.

“Di nulla, ora riposa, Chirone ha riunito i Capi Gruppo di tutte le Case. Sembra che tu gli interessi molto.” Aggiunse, mentre rimetteva a posto i recipienti di varie medicine.

Sospirai.

Lo immaginavo, quando Percy mi aveva parlato di Chirone e della mia storia mi ero aspettata di scatenare un putiferio. Ed infatti era avvenuto. Tremavo al solo pensiero di essere sotto l’esame di altri semidei e del direttore del campo. Decisi di riposare in attesa che venissero a chiamarmi. Dopo la mia patetica performance contro i mostri cannibali avrei tanto voluto sparire. Ero stata un peso per tutti e mi avevano anche dovuta salvare.

Sbuffai.
Chi si disturberebbe a riportare in vita una fallita come me?

All’improvviso la porta si spalancò ed entrò uno ragazzo stranissimo. Aveva una cascata di lunghi ricci scurissimi, quasi neri, gli occhi erano azzurri, molto chiari, tanto che era difficile capire se dove fossero le pupille. Era alto e doveva avere un anno più di me, al massimo. Indossava Jeans e una maglietta arancione, ma la cosa che mi sorprese di più furono le due paia di ali che aveva ripiegate sulla schiena che si attaccavano ad essa tramite due ampi tagli all’altezza delle spalle. Le piume erano così bianche che sembravano riflettere la luce e sembravano sufficientemente forti da sostenere una persone. Esistevano ragazzi così?

“Scusa, Calipso. Chirone avrebbe mandato a chiamare la nuova arrivata. Poso portarla nella sala comune per la riunione?” Chiese, calmo, con un espressione che sembrava addolorata.

Avevo sentito la nota di pericolo con cui aveva pronunciato nuova arrivata. Si riferiva certamente a me e capii anche che, da come l’aveva detto, che sarebbe arrivata una specie di prova, di lì a poco.
Mi agitai.
Cosa volevano da me? Una prova? Magari che io dicessi che ero veramente Bianca di Angelo? Come potevo dimostrarlo?

“Credo sia in condizioni di camminare, ma non mettetela troppo sotto pressione. È ancora fisicamente debole.” Rispose Calipso per me. Quel nome mi sembrava familiare. Forse l’avevo letto in un libro?

“D’accordo.” Disse il ragazzo alato, per poi voltarsi verso di me, sorridendomi. Non potei fare a meno di rispondere, io stessa con un sorriso. Sembrava un tipo simpatico.

“Ciao, io sono Jack Frost, figlio di Borea.” Si presentò lui, porgendomi la mano.

“Bianca… ehm, vorrei poter dire figlia di qualche divinità, ma non so nemmeno chi sia, anche se sembra che io sia figlia di Ade.” Risposi al limite di esplodere per l’imbarazzo. Il problema di avere una vita del genere, fondamentalmente, era che non potevo essere certa di nulla. Scesi dal letto barcollando. Sembrava tutto a posto, ma mi girava un po’ la testa; sperai che durasse poco.

“Piacere di conoscerti. Conosco la tua storia… immagino sia un bel casino non ricordarsi nulla.” Mi rassicurò, stringendosi le spalle. Almeno non si faceva problemi a parlare con una morta.

“Non hai idea… è da ieri che cerco di ricordare qualcosa.” Replicai, mestamente, mentre mi avviavo verso la porta, con il figlio di Borea al fianco “Ma quelle ali?” Chiesi, subito, ansiosa di cambiare argomento.

Lui le stese un po’ sorpreso e disse: “Oh, queste. Sai, è strano, alcuni semidei figli degli Dei dei Venti tendono a sviluppare ali per sfruttare al meglio i venti e volare più veloci.”

“Sembra bello.” Commentai, affascinata. Mi chiesi cosa si provava.

“Lo è, ci si sente liberi. Essere capaci di volare è un dono raro, persino per quelli come me. Attualmente sono l’unico semidio, in trent’anni ad avere le ali.” Rispose con un sorriso che tradiva l’orgoglio di avere qualcosa di così bello. Non potei fare a meno di invidiarlo.

Almeno era simpatico. Jack aveva detto di conoscere la mia storia, ma non sembrava farsi troppi problemi, anzi, sembrava molto naturale, come se dovesse parlare del tempo. Quando uscimmo iniziò ad indicarmi le case, spiegando che, negli ultimi due anni, erano aumentate, dato che a tutti gli Dei, anche a quelli minori, erano state assegnate case per i loro figli semidei. La casa di Borea sembrava un grosso iglù a forma di casa, ma intuii che il ghiaccio era magico dato che, pur battendo il sole, quello non si scioglieva. La casa tredici, quella di Ade, mi interessò in modo particolare. Era nera, molto tetra, con due fuochi verdi davanti all’entrata.

Eppure ero attratta da quel luogo, come se mi stesse inviando un richiamo silenzioso.

Mi concentrai e seguii Jack fino alla Casa Grande. All’entrata c’era un uomo che mi guardò negli occhi, gelido e fermo, come per analizzarmi. Avrei voluto ricambiare con un occhiata innocente, ma avevo problemi a capire quale degli occhi guardare. Ce n’erano almeno una decina di visibili: sulla fronte, sui palmi delle mani, sul collo. Sospettai che ce li avesse anche in altre parti, ma non volevo indagare. Ad ogni modo cercai di far capire che non ero un pericolo e quello dovette recepire il messaggio perché annuì come per farmi capire che potevo entrare.

“Argo.” Spiegò Jack Frost, intuendo la mia perplessità. “Lui ha occhi ovunque, letteralmente. È il capo della sicurezza del campo.”

Entrammo in una grande sala con al centro un tavolo da ping pong. Intorno ad essa erano radunati una ventina di ragazzi, forse di più. Riconobbi tra loro Percy, Annabeth ed il ragazzo che mi aveva salvato al mio arrivo. Accanto a loro, a capo tavola c’era un uomo, o meglio, un centauro. Il busto le braccia e la testa erano di uomo e aveva una barba ben curata che gli dava l’aria del professore. Indossava una camicia a quadri. Dalla vita in giù, però, era un grosso stallone bianco.

“Benvenuta, Bianca… o forse dovrei dire ben tornata, ad ogni modo, permettimi di presentare i nostri capigruppo. Conosci già Percy, Annabeth e Jack, figlio di Borea. Lui è Nico.” Disse, indicando il ragazzo pallido dai capelli neri.

Il mio cuore accelerò.

Nico.

Mio fratello.

Avrei voluto parlargli, ma quando mi guardò vidi i suoi occhi, freddi come il ghiaccio, come se mi stessero esaminando ogni molecola del corpo. Mi sentii triste. Avevo sperato in qualcosa di più da parte di mio fratello, invece mi stava trattando come un fantasma. E probabilmente aveva ragione: ero un fantasma. Per di più lo avevo abbandonato. Mi meritavo un trattamento del genere.
Ad uno ad uno mi furono presentati tutti i capigruppo. Jason che, per la verità, era un figlio di Giove, ma si era trasferito al Campo Mezzosangue, Clarisse, figlia di Ares, Leo, figlio di Efesto, Piper (che mi stava simpatica), figlia di Afrodite, Will Solace, i fratelli Stoll e molti altri. Non avrei mai ricordato tutti, ma i principali mi furono chiari. Inoltre, tramite un messaggio Iride, mi presentarono anche Frank Zang, figlio di Marte e Reyna, figlia di Bellona, Pretori di Nuova Roma. Mi guardavano tutti intensamente. I due figli di Ermes sembravano i più sorpresi di tutti. Clarisse, invece, era semplicemente accigliata, come se stesse cercando il modo migliore per rimandarmi nell’Ade

“Somiglia molto.” Sentenziò Connor, dopo diversi minuti di silenzio.

“Sì… somiglia davvero a Nico.” Rincarò la figlia di Ares.

“Ecco perché vi abbiamo riuniti.” Spiegò Chirone, rivolto sia a noi che ai romani. “Abbiamo molto di cui discutere, anche con voi di Campo Giove.”

“Lo sappiamo, Chirone. Manderò una pattuglia nei pressi di Monte Otri per scoprire se Atlante ha trovato un modo per liberarsi.” Assicurò Reyna, dopo che ebbe ascoltato il resoconto del centauro. “ora, però, possiamo passare al nostro… altro problema?”

“Già… con tutto il rispetto, Bianca, ma siamo sicuri che sei davvero tu Bianca di Angelo? La sorella di Nico?” Rincarò il suo collega, accigliato. Sembrava che stesse prendendo la mia presenza come qualcosa di personale.

“Mi dispiace… ma non ricordo nulla. Non posso assicurarvi di essere io.” Risposi, abbassando lo sguardo dispiaciuta. Non sapevo nemmeno io se volevo esserlo. Da una parte mi sentivo terribilmente a disagio con il mio presunto fratello. Dall’altra sarebbe stato interessante avere un passato. Non avevo voglia di ricominciare le ricerche da zero.

“Io credo davvero che sia mia sorella.” Mi sostenne, sorprendentemente Nico. “Mi somiglia e anche il suo aspetto è simile a quello di mia sorella. Se fosse cresciuta, sarebbe lei.”

“Non ne dubito. Solo che non possiamo esserne sicuri.” Precisò Jason, il biondo figlio di Giove, che continuava ad osservarmi con un certo interesse. Stava facendo balzare lo sguardo da me a Nico, come se stesse cercando una specie di conferma o reazione.

“Però, quando vede o sente qualcosa di… familiare, ha delle sensazione.” Disse Annabeth, in mia difesa.   

“Sentite…” Provai a suggerire qualcosa, ma la mia voce su sovrastata da quella degli altri che parlavano.

“Basta!” Li interruppe, Nico, ad un certo punto. “Ho già deciso io, lei, per ora, starà con me, nella Casa di Ade, per ora, anche se non siamo sicuri, lei è mia sorella.”

Mi sentii arrossire fino alla punta dei capelli e ringraziai gli Dei di avere dei capelli abbastanza lunghi da nascondermi. Mi sentivo terribilmente in colpa per averlo lasciato e incredibilmente grata che lui non sembrava serbare troppo rancore per me.

“D’accordo.” Concesse Chirone. “Bianca, tu che ne dici?”

“Io… ecco… per me va bene.” Risposi, sudando, sentendo tutti quegli sguardi che mi fissavano. Avrei voluto esprimere maggiore gratitudine per il mio fratello, ma non riuscivo a mettere due sillabe una davanti all’altra.

“Molto bene. La seduta è sciolta.” Concluse il centauro, evidentemente sollevato.

 

 

 

“Eccoci.” Annunciò Nico, dopo avermi fatto strada fino alla Casa Tredici.

Se all’esterno aveva un aria minacciosa, come una porta infernale, all’interno era tutto molto accogliente: i letti a castello erano costruiti in mogano scuro, addossati, ordinatamente, alle pareti, sotto i quali erano posizionati due cassepanche. C’erano anche alcune scrivanie, in fondo e degli armadi, intervallati regolarmente, dai letti. Al centro c’era un tappeto leggero nero e le tende verde scuro, non erano così minacciosa. Davano un senso di intimità e sicurezza.

“Sistemati dove vuoi.” Aggiunse, indicando la fila dei letti.

Non sapendo dove mettermi, e avendo ben pochi averi con cui segnare il mio letto, decisi di sedermi accanto all’unico letto che sembrava occupato: quello di Nico.
Sistemai la mia roba nel baule, anche se era davvero poco: I soldi, le dracme e un paio di vestiti di ricambio che Sally mi aveva dato.

“Allora…” Iniziò il mio presunto fratello, sistemandosi sul suo giaciglio, fissandomi con sguardo glaciale. Mi sentii a disagio.

“Ecco…” Provai a ribattere, ma non sapevo cosa dirgli. Ciao, Nico. Ti ricordi? Sono la stronza che ti ha abbandonato al campo. No, grazie, preferivo evitargli i ricordi spiacevoli. Ciao, Nico, come va’? Scusami se ti ho fatto credere di essere rinata, non l’ho fatto a posta. E poi? Che gli dicevo, non ero nemmeno certa di essere davvero sua sorella.
Eravamo in un’imbarazzante situazione di stallo: non sapevamo cosa dire. Lui sembrava indeciso se abbracciarmi o arrabbiarsi con me. Io, di mio, ero più confusa che mai. Avrei voluto scusarmi, ma sentivo come se volessi mettere una pezza gialla sopra un abito nero. Insomma, troppo finta per risultare credibile.

“Senti, Bianca.” Provò, di nuovo, Nico. “Che ne dici se ti faccio fare un giro del campo?”

“Sì, grazie… sai, non ho potuto dargli un occhiata vera e propria… e come sai non ricordo nulla.” Risposi, con un po’ troppa fretta. Ero solo ansiosa di fare qualcosa che non fosse imbarazzante.

 

 

 

All’esterno Nico mi guidò attraverso il campo, mostrandomi la parete d’arrampicata. Fui molto affascinata dall’Arena e dalla pista per la corsa di bighe. Il ragazzo mi propose di allenarmi con lui, dopo. Intanto ci dirigemmo all’armeria.

“Tutti i semidei devono essere armati e preparati ad affrontare possibili attacchi di mostri.” Spiegò, mentre entravo nella tenda.
Le pareti erano coperte da rastrelliere piene di armi. Lance, asce, archi, fucili, pistole e spade. Tutti sembravano fatti dello stesso materiale con cui era fatto il mio coltello.

“Questo è bronzo celeste.” Spiegò Nico, indicando le armi. “È letale contro i mostri, ma contro i mortali è innocuo. Stai attenta, però, con noi funziona proprio come con i mostri.”

“Incredibile… ma chi costruisce tutte queste armi?” Chiesi, soppesando una spada corta. Non che volessi usarla, dato che mi pesava parecchio e mi sentivo sbilanciata.

“Io, insieme alla Casa di Efesto!” Rispose allegramente, un tipo dai capelli ricci appena entrato. Lo riconobbi: Leo Valdez. All’inizio non l’avevo notato, ma sembrava davvero un elfo. I capelli ricci erano disordinati e gli incorniciavano il volto sottile.

“Ciao.” Lo salutai, con gentilezza.

“Benvenuto al Campo, Bianca.”  Ribatté lui, con un sorrisone.

“Ti presento Leo Valdez, il ragazzo di Calipso e miglior fabbro ed ingegnere del campo. Costruttore di innumerevoli oggetti magici e della Argo II , la nave volante che ci portò fino in Grecia.”  Lo presentò Nico, senza scomporsi.

“Oh, sono un tipo modesto.” Replicò Leo, con un sorrisone. “Allora, cercate un arma?”

“Sì.” Risposi, automaticamente.

“Capisco… be’, dovremmo lavorare parecchio.” Disse il figlio di Efesto mentre iniziava a scorrere la fila di armi, sotto l’occhio vigile di Nico. “Allora, vediamo, tu hai iniziato con un coltello, ma non so se ti ci trovi bene.”

Provai a ripensare a quanto mi ero sentita a disagio con quella piccola arma. Non mi ci trovavo molto bene, anzi, mi sentivo piuttosto impacciata, con un oggetto così piccolo.

“No, infatti.” Decisi, infine. “Credo che mi troverei meglio con una spada.”

“Vero…” Mi squadrò con aria critica. “Io sono un meccanico, non un armaiolo, ma credo che avrai bisogno di una spada non troppo lunga.”

Provammo una decina di spade circa, ma nessuna sembrava calzarmi a pennello. Una aveva il manico troppo largo e non riuscivo ad impugnarla bene. Altri erano troppo lunghe e mi sbilanciavano troppo.  Alla fine il mio sguardo fu attratto da una spada completamente nera.

“Quella cos’è?” Chiesi, indicandola.

Nico si rabbuiò di colpo. “Quella… è una Spada Nera, create per i guerrieri di Ade. Lui procura, ogni tanto, del Ferro dello Stige per costruire armi. è un materiale molto raro e queste spade sono rarissime.” Spiegò mestamente. Sembrava che la storia di quella spada non gli piacesse.

“Come mai si trova qui?” Chiesi, sorpresa.

“Ogni, tanto gli Dei, ci donano armi e oggetti per il campo. Ade ha lasciato un po' di ferro Nero, così l'abbiamo usato per creare queste armi.” Rispose Leo, scrollando le spalle.

La lama fatta di Ferro nero, come aveva detto Nico. Sessanta centimetri di letale metallo nero che brillava di una tenue luce violacea. Pensierosa strinsi l’impugnatura che sembrò fatta a posta per me. La sollevai e la soppesai con attenzione. Mi sentivo stranamente in sintonia con quell’arma.

“Credo userò questa.” Dissi, alla fine, facendola roteare molto maldestramente. Almeno non mi era caduta di mano.

“Direi che è un’ottima scelta.” Sentenziò Leo, senza abbandonare il suo sorriso.

“Mi sembra una buona idea.” Confermò Nico, per la prima volta, con un’ombra di sorriso sul volto, come se gli ricordassi qualcosa.

 

 

 

 

Il resto della giornata passò tranquillamente. Nico mi fece provare la spada all’Arena, insieme a Clarisse e Jason. Il figlio di Giove era molto simpatico e aperto e, dopo che mi ebbe disarmato per la dodicesima volta, mi ritirai sugli spalti dove incontrai la sua ragazza: Piper Mclean, figlia di Afrodite. Anche lei molto aperta e simpatica. Al contrario di altri non sembravano prendere in considerazione il fatto che ero una non-morta e chiacchierava amichevolmente con me.
Mi raccontò della loro avventura sulla Argo II della guerra dei Giganti e di come avevano sconfitto Gea. Non si vergognava ad ammettere che aveva avuto una paura folle, certe volte, ma ammirai un sacco che, nonostante ciò, fosse andata avanti.

La sera arrivò presto e io mi sedetti, insieme a Nico, al tavolo di Ade. Percy e Jason erano poco lontani e mangiavano da soli alle tavole dei rispettivi genitori. Mentre mangiavo il mio sguardo fu attirato da Jack Frost che continuava ad aiutare un suo fratellino di dodici anni che non riusciva a raggiungere un condimento al centro del tavolo. Quel ragazzo mi sembrava un fratello modello e mi fece ripensare a quanto Percy mi aveva detto: avevo abbandonato il mio. Mi sentii in colpa, di nuovo, in meno di due giorni.

Dopo cena andammo tutti nelle rispettive capanne e io mi sistemai, indossando il pigiama. Altro regalo di Sally Jackson. Mi sedetti sul bordo del letto osservando Nico che mi fissava con agitazione.

“Allora…” Provò ad iniziare.

“Nico, ascolta… io.” Lo interruppi, nervosa. “Non so se sono davvero tua sorella Bianca.”

Lui non sembrò farci molto caso: “Non lo so nemmeno io… ma vorrei davvero che tu lo fossi.”

Mi salì un groppo alla gola e mi misi la testa tra le mani.

“Per quanto possa valere, mi dispiace, Nico.” Dissi, con un filo di voce. Dei, come sembravo patetica. Scuse per cose che non sapevo se avevo fatto e senza un motivo apparente.

“Non preoccuparti, Bianca. Non è successo nulla.” Rispose, prendendomi una mano nella sua.
Sapevo che stava mentendo. I suoi occhi tradivano una profonda tristezza e angoscia, ma anche rabbia e amarezza. Ma lui stava sorridendo e mi stava dando una possibilità. Almeno potevo dire di non essere messa così male.

“Grazie, Nico… buonanotte.” Risposi, asciugandomi le lacrime.

“Buonanotte, Bianca.” Aggiunse lui, mettendosi a letto.

Sospirai e mi coricai anche io, lasciando che Morfeo mi portasse nel suo regno. Senza sapere che, anche quella notte, non sarebbe stato una dormita tranquilla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
[Angolo Autore]

Ed ecco qui l’ennesimo capitolo. Ora, lasciatemelo dire, questo capitolo è un capitolo di… passaggio, per così dire. Qui non accade nulla di particolarmente rilevante o di pericoloso. Come vedete Bianca viene solo accolta al Campo Mezzosangue e fa la conoscenza dei pretori e dei Capigruppo.
Sì, lo so che nel seguito ufficiale di Rick uno di questi personaggi ci lascerà la pelle, ma, per gli Dei, non riuscirei mai a scrivere di un Leo morto, di un Nico morto o di una Reyna morta. Non mi sembra giusto.
Quindi, nella mia headcanon, tutti i personaggi sono sopravvissuti, sono vivi e vegeti. ^_^
Ad ogni modo ho ritenuto doveroso descrivere l’arrivo di Bianca al Campo e le varie reazioni. Inoltre vi invito a recepire i messaggi subliminali di una coppietta che ho nella mia mente tra Bianca e un semidio.
Ad ogni modo, spero che recensirete in tanti.
Ancora una volta ringrazio:

_Littles_ che fa delle recensioni molto belle e molto interessanti.

Biancadiangelo che non so come mai, ma gli piace questa storia. :P

Silvia_fangirl che sono felice, sempre, dei suoi consigli.

Nikidiangelo che comprendo.

Quindi grazie ancora, spero che verranno altri, dietro di loro e non vi preoccupate. Nel prossimo capitolo i misteri si infittiranno.

AxXx

 

 

     

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: AxXx