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Autore: sweetPotterina    31/05/2014    1 recensioni
“Voglio risparmiarti dall’oscurità”.
Avevano un muto accordo.
La regola? Non parlarsi.
Lo scopo? Qualcuno, sapendo, avrebbe detto tenersi compagnia.
Sembrava meno lacerante il dolore quando si era in due.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Lavanda Brown, Ron Weasley, Severus Piton | Coppie: Draco/Hermione, Lavanda/Ron, Ron/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'Ombra costante'
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PREMESSA: Questa storia é legata alla long-fic “Solo con te”, in quanto rappresenta il prologo della saga “Ombra costante”.
Essendone, tuttavia, il primo capitolo, la comprensione di questa storia, delle circostanze e dei personaggi, sono possibili anche senza la lettura della storia da cui dipende. Pertanto, buona lettura a tutti!




CAPITOLO II
SOLITUDINE


Per chi è solo, il rumore è già una consolazione.
(Friedrich Nietzsche)



Settembre 1996.

Hermione non era di ronda quella sera, eppure erano ore che vagava per i corridoi bui, fiocamente illuminati dalle torce appese alle freddi pareti del castello.
Non aveva una meta, né uno scopo. Solo l’assurdo bisogno di dimenticare, di cancellare quel dolore insistente e testardo che faticava a lasciarla andare.
Dei passi lontani la riscossero da quel buio torpore, accendendo dei piccoli campanellini di allarme nella sua testa. Gazza e Mrs. Purr si stavano avvicinando.
Affrettò il passo, guardandosi intorno in cerca di una stanza vuota in cui nascondersi. Fu quando si ritrovò davanti la porta del bagno dei prefetti che si rese conto di essere finita al quinto piano.
Pregò di non trovare all’interno nessuna delle coppiette che era solita scoprire nei suoi turni di ronda, quando pronunciò la parola d’ordine ed entrò chiudendosi la porta alle spalle.
Sospirò profondamente, scivolando con la schiena sulla porta, fino a sedersi per terra. Non poteva credere di aver rischiato la sua prima nota disciplinare per… non voleva neanche pensarci.
-Sparisci, Sanguesporco.
Hermione sobbalzò rimettendosi in piedi, allungando il proprio raggio visivo oltre l’ombra scura che la circondava, fino a una finestra le cui tende erano state malamente scostate.
Lui era lì, seduto sul pavimento con le ginocchia al petto e il naso all’insù.
La strega si lisciò la divisa mentre avanzava di un passo, scrutando attentamente le spalle ricurve del ragazzo.
-Che stai facendo?
Stavolta Hermione non sussultò, ma si arrestò.
Sarebbe dovuta andar via –voleva andarsene-, ma Gazza poteva essere ancora in giro e lei non sapeva dove altro nascondersi senza farsi prima scoprire.
Avrebbe dovuto prendere in prestito il mantello dell’invisibilità di Harry, lui avrebbe capito.
Tuttavia, era tardi per tornare indietro ed era troppo presto per ripresentarsi nel suo dormitorio.
-Fuori c’è Gazza e qui è abbastanza grande per entrambi. Ma se non riesci a stare con me nella stessa stanza per più di un minuto puoi sempre andartene.
-Non m’interessa chi c’è fuori. C’ero prima io qui, quindi te lo ripeto Sanguesporco: va via.
Non si era voltato, non l’aveva guardata. Immobile com’era, poteva persino supporre che in quella stanza ci fosse stato qualcun altro a parlare.
E, invece, erano soli.
-Non puoi impedirmi di rimanere, ne ho tutto il diritto. Io sono un prefetto- gli ricordò, avanzando ancora al centro della stanza e decidendo di sedersi in un angolo accanto alla pila di asciugamani.
Se le avesse chiesto di lasciarlo da solo con gentilezza, probabilmente lo avrebbe accontentato, una volta certa che Gazza non fosse stato più nei paraggi. Ma Malfoy non conosceva la buona creanza e lei non aveva nessuna voglia di eseguire i suoi ordini. Chi si credeva di essere?
-Anch’io.
Hermione corrugò la fronte e incrociò le braccia al petto, stizzita. -Lo so.
A quel punto, la strega si era aspettata di vederlo andar via in un cumulo di rabbia o, quanto meno, di vederlo alzarsi per minacciarla a uscire con la forza.
Ma non fece nulla di tutto questo.
Non emise un sospiro, non mosse un muscolo. Ora che ci pensava persino la sua voce le era sembrata svogliata, annoiata.
Quando iniziò a pensare che potesse essere stato pietrificato, lo vide finalmente muoversi.
-Malfoy, che stai facendo?
Il mago si portò una pipa sulle labbra e, con in mano la propria bacchetta, l’accese dando vita a un primo filo di fumo.
Non le rispose subito, inspirando lentamente una nuova boccata di quell’erba antica.
-Il fatto che io abbia deciso di respirare la tua stessa aria, anziché uscire nell’istante in cui hai messo piede in questa stanza, non vuol dire che improvvisamente tu possa permetterti certe confidenze. Rimani sempre una sporca Mezzosangue.
Hermione poteva benissimo immaginare il viso del mago sfigurarsi per una smorfia disgustata ma se ne infischiò, portandosi le mani sui fianchi per redarguirlo.
-Sappi allora che ti farò rapporto.
A quelle parole, Draco, si portò elegantemente le braccia dietro la schiena, poggiando i palmi delle mani sul pavimento marmoreo. Non capì cosa stava per fare, fin quando non lo vide far cadere il capo all’indietro e alzare gli occhi su di lei, mentre i ciuffi biondi cadevano dalla sua fronte scoprendo una pelle bianca che mai era stata baciata dal sole.
Draco la stava finalmente guardando.
Trattenne un sorriso compiaciuto, per essere finalmente riuscita ad attirare la sua attenzione, e ricambiò il suo sguardo con fermezza, finché non notò il sopracciglio destro sollevarsi in una muta domanda.
Arrossì. -Non è permesso fumare all’interno del castello. L’erba pipa è proibita- spiegò frettolosamente, mentre continuava a scrutare gli occhi grigi del ragazzo.
Non sapeva perché, ma li trovava strani.
Fu quando le sue guance smorte si mossero verso l’alto, probabilmente in conseguenza a un ghigno sorto su quelle labbra che non riusciva ancora a distinguere, che capì cosa l’aveva colpita.
I suoi occhi erano privi di alcuna emozione, spenti.
Eppure ricordava vivamente la fiamma d’odio che ogni volta accendeva il suo sguardo quando questo si posava su di lei.
Perché stavolta sembrava essere diverso?
E cosa faceva in quel bagno?
Era sicura di non aver pronunciato quelle domande, eppure doveva aver per forza fatto qualcosa di sbagliato perché improvvisamente i tratti del mago s’indurirono mentre tornava a dargli le spalle.
-Se continuerai a comportarti così, rimarrai un’acida zitella per sempre.
La sua sentenza implacabile la ricosse dal profondo dei suoi pensieri, portandola a darsi mentalmente della stupida per aver solo pensato che Draco Malfoy potesse essere in qualche modo vulnerabile.
La sfrontata insolenza di cui era intrisa quella frase, riuscì a scacciare quel piccolo seme d’inquietudine che lui le aveva buttato addosso con quello strano sguardo. Come si permetteva?
Si portò una mano sul fianco destro, lì dove era nascosta la sua bacchetta, ma le spalle indifferenti del ragazzo nuovamente rivolte a lei la fecero desistere.
Non avrebbe mai attaccato un mago disarmato alle spalle, ma soprattutto non avrebbe sfogato la sua rabbia su di lui, perché sapeva bene che adesso a farle male non era quell’insulto insensibile.
Quel riferimento involontario aveva ripescato delle immagini che per un attimo aveva finito con il dimenticare.
Un pugno allo stomaco per il suo cuore che aveva sempre pianto l’assenza di quella femminilità che sembrava renderla diversa dalle sue compagne.
Rimarrai, aveva detto, e non sarai, una zitella.
Zitella. Quel vezzeggiativo ora le rimbombava nella testa, lasciando l’eco di un significato più grande.
Rimarrai sola per sempre.
Con gli occhi lucidi gli si avvicinò, torreggiando su quelle spalle che sembravano un’antica corazza di pietra invalicabile.
-E se tu continuerai a comportarti così, finirai con il restare solo.
Quell’avvertimento non sembrò toccarlo minimamente, come niente del resto, e per un attimo, di cui presto finì con il pentirsi, lo invidiò.
Dopodiché gli diede le spalle e si diresse verso l’uscita.
Gazza doveva essersene già andato, non aveva più motivo per rimanere lì.
-Mezzosangue?
Hermione si bloccò sulla porta, la maniglia sul pomello già girato.
-La prossima volta, vai a piangere da un’altra parte.

   
 
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