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Autore: Shayla_the_angel    05/08/2008    3 recensioni
Ottobre tedesco. Martedì mattina. Un pullman italiano si ferma davanti ad un lussuoso hotel berlinese. Scendono parecchie ragazze. Fanno parte di un coro, ingaggiato per alcuni spettacoli...il titolo centra poco con la storia...l'idea di partenza era un'altra, ma col susseguirsi delle vicende ho dovuto cambiare la trama...il titolo però mi piaceva...beh, spero vi piaccia la mia prima fic sui TH!!
Genere: Romantico, Triste, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chiedo umilmente perdono!!! Non ho ancora capito bene come mettere le storie…abbiate pietà di me!!!

I’m Bill Kaulitz

1. L’inizio

Ottobre tedesco. Città di Berlino. Martedì mattina. Un autobus pieno di ragazze accostò nei pressi di un lussuoso hotel a 5 stelle.

“Ragazze, mi raccomando. Siamo qui come ospiti, vediamo di non fare figuracce”

“Certo prof!”

Le studentesse scesero ordinatamente, parlando allegramente tra di loro. Avrebbero saltato un mese di scuola, dato che erano state ingaggiate per uno spettacolo in Germania. Il loro coro era famoso e la professoressa pretendeva sempre il massimo da loro.

“Ora sistematevi nelle camere, poi preparatevi. Dobbiamo andare a registrare”disse la donna.

“Per che ora, prof?”chiese una ragazza, scostandosi i lunghi capelli neri dal viso.

“Subito dopo pranzo, per le 2 e mezza vi voglio trovare nella hall”.

Le ragazze si dileguarono rapidamente. Le camere, da tre o quattro erano enormi e meravigliose, con tanto di vasca idromassaggio e mini bar.

“Hey, Sara. Credi che incontrerai i tuoi amati Tokio Hotel?”chiese una ragazza con i capelli rossi.

“Beh cara la mia Giulia, io spero di sì. In teoria sono qui a Berlino per delle interviste e per registrare un paio di pezzi, in più settimana prossima c’è il concerto e io ho il biglietto!”rispose la giovane, chinandosi per svuotare le valige. Giulia sbuffò, sorprendendosi della dedizione profonda che quella ragazza aveva per quattro scapestrati che nemmeno sapevano della sua esistenza.

“Wow…guarda che balcone mega gigante! Potrei viverci!”esclamò la ragazza, aprendo la finestra.

In meno di mezz’ora erano pronte per scendere a mangiare. Giulia, Sara e Carola, la loro terza compagna di stanza uscirono per andare in sala da pranzo. “Oh, mi sono dimenticata l’iPod in camera, voi scendete. Vi raggiungo!”esclamò Sara tornando in camera. Frugò nella borsa che teneva appoggiata sul letto e recuperò anche il cellulare. Mentre usciva passò davanti allo specchio e si guardò di sfuggita. Aveva i capelli neri lunghi fin oltre la cintola, dritti come spaghetti. Gli occhi verdi la scrutarono ancora per qualche istante. Era alta e magra. Suo padre le aveva fatto fare anche dei servizi fotografici in Italia, ma lei amava cantare e quella era l’unica cosa che le interessasse. Musica per 24 ore al giorno. Sorrise pensando che con il coro aveva avuto una grande opportunità. Era brava e la professoressa le aveva dato anche la parte della solista. Avrebbero registrato un cd che sarebbe stato venduto in parecchi paesi. Sospirò sistemandosi i capelli, poi uscì di corsa dalla camera. Era sovrappensiero e non si accorse del ragazzo che stava arrivando da destra. Si scontrarono e caddero entrambi a terra.

“Cazzo che botto!”esclamò il giovane in tedesco, aiutandola ad alzarti.

“Ti sei fatta male?”le chiese, sempre nella stessa lingua.

Sara lo guardò e per poco non svenne. Davanti a lei c’era un ragazzo biondo, con lunghi rasta e un piercing al labbro inferiore.

“Io…non parlo tedesco”disse in inglese, cercando di non urlare dalla gioia.

“Oh…beh il mio inglese fa un po’ schifo”rispose Tom, sorridendole.

I due ragazzi si presentarono.

“Io sono Sara…”disse la ragazza.

“E io sono Tom”rispose il giovane, stringendole la mano.

“Kaulitz…chitarrista dei Tokio Hotel e gemello di Bill”aggiunse la giovane corista.

Il rasta la guardò, sorridendo.

“Ora devo andare…”disse Sara, sorridendogli e sentendo di essere arrossita dalla punta delle orecchie, fino ai piedi.

Tom la salutò con un cenno della mano e salì in ascensore.

“Oh mio Dio…i Tokio Hotel sono nel mio stesso albergo!”pensò correndo di sotto.

Mangiò in silenzio.

“Hey, che ti succede?”chiese Giulia, guardandola.

“Dopo ti spiego…si tratta di una notizia bomba!”disse a bassa voce.

Terminato il pranzo le ragazze tornarono nelle loro camere per recuperare le parti e lavarsi i denti.

“Allora? Sono curiosa!”esclamò la ragazza.

“Prima sono tornata in camera. Mentre uscivo un tipo mi è venuto addosso e indovina chi era?”.

“Non lo so…non sono brava con gli indovinelli”.

“Tom Kaulitz…il chitarrista dei Tokio Hotel”

“E la notizia dovrebbe sconvolgermi in qualche maniera?”

“Non capisci? I Tokio Hotel sono nel nostro stesso albergo…vuol dire che potrò incontrarli tutti e quattro!”

Giulia la guardò. “Immagino che per te sia una cosa sensazionale”.

“Oh, vaffanculo! Pensavo che saresti stata contenta!”esclamò Sara, andando in bagno per lavarsi i denti.

Giulia era sua amica, ma quando si parlava dei Tokio Hotel diventava insopportabile. Lei li odiava, mentre Sara sapeva praticamente tutti i testi a memoria e più di una volta aveva riadattato le musiche per poterle suonare al pianoforte.

“Senti, mi dispiace se a me di quelli lì non me ne frega un cazzo…mi sono antipatici e non ci posso fare niente, ma non fare la presa a male. Come dice la prof, una solista non può arrivare arrabbiata alle prove!”esclamò. Sara si lasciò sfuggire un sorriso.

Per le due e mezza scesero nella hall, poi furono portate alla sala di registrazione.

“Oggi registreremo solo un paio di pezzi. Non voglio che vi stanchiate. Torneremo qui domattina, poi ricordatevi che un paio di voi dovranno rispondere a qualche domanda per una rivista”disse l’insegnante, facendo strada alle ragazze.

----------*----------

“Buon giorno signora, a cosa devo la vostra visita?”chiese un uomo in tedesco.

“Siamo qui per la registrazione del cd”rispose l’insegnante.

“Sono spiacente, ma la sala è stata riservata”.

“Come? Abbiamo prenotato mesi fa”

“Sì signora, la capisco, ma il signor Roth ha prenotato e non ha ammesso risposte negative”.

“Il signor Roth? Chi diavolo è il signor Roth? Queste ragazze non hanno tempo da perdere”rispose l’insegnante, sempre più arrabbiata

Sara si guardò intorno, sbuffando. Chissà perché, ma c’erano sempre degli imprevisti. Ad un tratto vide una porta socchiusa. Era curiosissima di scoprire cosa ci fosse lì dentro e sbirciò. C’erano degli uomini davanti a delle apparecchiature complicate. Oltre il vetro che stava loro davanti c’erano quattro ragazzi che stavano suonando.

La ragazza riconobbe i capelli neri e il look dark del cantante. Si appoggiò alla porta e sorrise.

“Bill…mio Dio sei qui, davanti a me…”pensò. Il suo sguardo indugiò a lungo sul viso del giovane che cantava, poi si spostò su Tom, concentrato a suonare la sua chitarra, poi guardò anche Georg. Aveva i capelli legati, in modo che non gli finissero davanti agli occhi. Infine c’era Gustav, il batterista.

“Sara! Cosa stai facendo?”chiese Giulia, avvicinandosi e facendola sobbalzare per lo spavento.

“Guarda chi sta registrando al posto nostro…”disse, senza distogliere lo sguardo dai quattro giovani.

“Oddio…i Tokio Hotel…il mondo è piccolo”sibilò. Ad un tratto uno dei tecnici si accorse delle due “spie”.

“Ragazze…cosa state facendo? Non potete stare qui. Chi vi ha fatte entrare?”domandò con aria molto arrabbiata. Le due giovani non capirono una parola, dato che si era rivolto loro in tedesco.

Le due lo guardarono con aria interrogativa.

Giulia si esibì in un elegante “What?” e il tecnico capì che si trattava di straniere.

“Voi non potete stare qui. Andatevene a casa”disse molto lentamente, cercando di recuperare dalla memoria le poche nozioni di inglese che aveva appreso al liceo.

“Noi siamo qui per registrare, ma quei quattro ci hanno preso il posto!”esclamò Giulia.

“Non ci posso fare niente…tornate un altro giorno con il vostro gruppo”.

“Noi siamo un coro!”esclamò Sara, furibonda. Non stavano facendo nulla di male.

“Ho cercato di essere herzlich…ehm gentile, ma voi mi state facendo arrabbiare…non me ne frega niente di cosa siete. Dovete levarvi da qui. Stiamo registrando per un cd che venderà milioni di copie. Ora sparite. Schnell!”

Giulia era pronta a tirargli un pugno sul naso, ma si trattenne sapendo di essere maggiorenne e che quel gesto le sarebbe costato parecchie grane. Le due giovani si allontanarono amareggiate. Nel frattempo l’insegnante era al telefono con qualcuno e si stava arrabbiando sempre più.

“Ragazze, che palle! Siamo venute qui per niente…che perdita di tempo!”esclamò Giulia, mettendosi seduta a terra.

----------*----------

“Bill oggi ci stai dando dentro un sacco!”esclamò Georg.

“Già…è solo che non vedo l’ora di finire il disco”rispose il giovane sorridendo. Bill guardò attraverso il vetro e vide uno dei tecnici avvicinarsi alla porta e discutere animatamente con qualcuno.

“Secondo voi che sta succedendo?”chiese.

I tre compagni osservarono la scena.

“Cazzo! Quella è la tipa dell’hotel!”esclamò Tom indicando una morettina vicino alla porta.

“Che tipa dell’hotel?”chiese Bill preoccupato, pensando subito ad una nuova vittima del fascino del gemello.

“Una a cui sono andato addosso stamattina, prima di mangiare. È straniera perché non capisce niente di tedesco…mi sa che è italiana”

“Come fai a dirlo?”chiese Gustav.

“Vi ricordate il tour in Italia?”chiese il chitarrista. I tre compagni annuirono.

“Beh mentre eravamo in giro mi sono comprato un paio di riviste e ho visto quella tipa su una pubblicità. Ovviamente era un po’ meno vestita!”disse sorridendo.

“Tom! Sei sempre il solito…comunque cosa ci fa qui?”chiese Bill, togliendosi le cuffie ed uscendo. Il tecnico cacciò in malo modo le ragazze, poi tornò al suo posto. Si trovò faccia a faccia con il giovane cantante. L’uomo era più basso del ragazzo di almeno quindici centimetri e si trovò ad osservarlo dal basso quasi con aria implorante.

“C’è qualcosa che non va?”chiese, preoccupato. Conosceva Bill Kaulitz da parecchio tempo e sapeva quando quel ragazzo era arrabbiato. Non capitava spesso, ma quando succedeva erano guai per tutti.

“Come mai ha cacciato via quella ragazza?”chiese il giovane.

“Non poteva stare qui. Questa è una zona riservata solo allo staff”

“Avrebbe potuto rivolgersi in altri termini”.

“Senta, signor Kaulitz. Non voglio di certo farla arrabbiare, ma ho quasi cinquant’anni e so come comportarmi con delle ragazzine. Ora torni in sala che il lavoro è ancora tanto”

Il ragazzo non lo ascoltò ed uscì per scusarsi al posto del tecnico.

Vide la giovane di spalle. La riconobbe dai capelli.

“Sara…girati, ma non svenire”disse Giulia dandole dei colpi sugli stinchi. La ragazza si voltò e non riuscì a dire nulla.

“Ragazze…quello è Bill dei Tokio Hotel!”esclamò una delle altre coriste e subito le altre si voltarono ed andarono incontro al famoso cantante. I due ragazzi cercarono di mantenere almeno un contatto visivo, ma la cosa fu impossibile.

“Ragazze!”gridò l’insegnante. Subito le coriste si placarono.

“Questo posto è completamente disorganizzato. Andiamocene. Stasera contatterò il direttore”disse.

Le allieve seguirono l’insegnante.

“Non ti preoccupare, so in che stanza sta”disse Tom al gemello, visibilmente avvilito.

----------*----------

“Non fare così…porca troia! L’hai visto non sei contenta? Fai almeno un sorriso!”esclamò Giulia. “Non mi va di sorridere al momento…lasciami stare”disse la ragazza sdraiandosi sul letto ed accendendo l’iPod. La voce del giovane che aveva appena visto le sussurrò una tenera canzone nella sua lingua madre. Le sillabe dure sembravano stonare con quella melodia, ma a lei non importava. Le bastava sentire quella voce irresistibile. Chiuse gli occhi, per non vedere Giulia sbuffare ed uscire in balcone.

Dalla tasca estrasse un pacchetto di Camel light e se ne accese una.

“Scusa, hai l’accendino?”si sentì domandare dal balcone di sopra. Levò lo sguardo e vide una sua compagna.

“Sì”.

“Lanciamelo su!”esclamò

“Alice, giuro che se non lo prendi e lo lasci cadere poi ti ammazzo. È quello che mi ha regalato Paolo”

“Sì sì, ora però non rompere le palle e lanciami l’accendino”.

Ovviamente la ragazza mancò la presa e il prezioso regalo andò ad infrangersi proprio sul balcone della prof.

“Cristo santo!”esclamò Giulia spegnendo la sigaretta e buttandola lontano. Rientrò di corsa in camera e andò in bagno.

Al piano inferiore si aprì la finestra e subito la prof cominciò a fare il giro delle camere per beccare la proprietaria dell’oggetto.

Bussò alla camera 375 e Giulia le aprì. “Salve prof. Tutto bene?”chiese ostentando sicurezza.

“No, non va tutto bene…ho trovato questo sul mio balcone…”.

“Un accendino?”

“Sì”

“E come mai è venuta qui?”.

“Perché vorrei sapere se è vostro”

“Prof, lei crede che Sara possa fumare?”

“Di lei i fido, ma tu avevi il vizio. Sicura di non esserci ricascata?”

“Certo prof…non si fida di me? Provi a chiedere a qualcun altro”

“Mmm, non mi convinci molto, ma per ora lascio correre. Se ti becco con una sigaretta sappi che ti spedisco a casa con il primo aereo”

“Non si preoccupi. Ah, un’altra cosa. Visto che oggi non abbiamo niente da fare, abbiamo il pomeriggio libero?”.

“Sì, anche la serata libera. Ho saputo che ci sono un paio di locali carini e sicuri in zona, quindi potete stare in giro. Il portiere dell’hotel mi ha assicurato che controllerà che ogni ragazza sia nella sua stanza entro l’una e mezza”

“Va bene…allora a domani prof”

“Perché ora dove vai?”

“Faccio uscire dal letargo la mia amica ed andiamo a goderci Berlino”disse con un sorriso.

Giulia attese che la donna se ne andasse, poi corse al piano superiore e bussò con rabbia alla porta.

“Alice…io ora ti tiro il collo!”esclamò avventandosi sulla compagna.

“Ma io non ho colpa! Il tuo lancio faceva cagare!”

“Il mio lancio faceva anche cagare, ma tu avresti potuto benissimo scendere e venire fino in camera mia a chiedermi l’accendino, mentre ora ce lo ha la prof ed è incazzata come una faina!”

“Senti, mi dispiace. Io non volevo…te lo ricompro nuovo!”

“No…perché me lo aveva regalato Paolo prima di partire…come minimo mi devi offrire da bere per un’intera giornata all’Oktoberfest!”

“Ok, va bene…ti offro da bere, ma ora lasciami andare!”.

“Guarda che me lo hai promesso…l’Oktoberfest comincia settimana prossima, quindi vedi di essere puntuale!”esclamò, tornando in camera sua.

Sara stava ancora dormendo. Giulia le tirò via le cuffie dalle orecchie e la svegliò.

“Che cazzo vuoi?”chiese la ragazza.

“Oh non fare l’odiosa che non ti viene bene. La prof ci ha dato tutta la giornata libera, quindi ora tu ti vesti ed andiamo a fare shopping”.

“Non ne ho voglia”

“E a me non me ne frega, quindi alzati”

Sara sorrise. La sua amica riusciva a tirarla su di morale in ogni situazione. Si preparò e riempì la borsa, quindi uscì dall’albergo.

“Siamo solo noi due?”chiese.

“Certo…tu volevi anche quella rompi palle di Carola tra i piedi?”.

Sara scosse la testa.

“Ah, giovane solista, spero tu ti sia portata dietro tanti soldi, perché stiamo anche fuori a cena”.

“Come?”

“Tutta la giornata libera, fino all’una e mezza…non vorrai sprecare il tuo tempo a tornare in hotel per mangiare”.

“Hai ragione…andiamo allora!”esclamò ridendo.

Quella giornata era stranamente calda e il sole era quasi fastidioso. Le ragazze inforcarono gli occhiali e si prepararono ad una giornata di spese folli.

----------*----------

“Bill perché te la sei presa tanto con quell’uomo?”chiese Tom inserendo le chiavi nel quadro della Cadillac.

“Mi ha dato fastidio il fatto che sia stato scortese. Non voglio che quelle ragazzine pensino che siamo quattro tizi che, visto che sono famosi fanno quello che vogliono”

“Che te ne frega? Probabilmente non le vedrai mai più!”esclamò il ragazzo, inserendo la retromarcia e partendo dal parcheggio.

“Non hai mica detto che sono nel nostro stesso albergo?”chiese Bill, chiudendo gli occhi.

“Sì, ma quante possibilità hai di rivederle? In fondo hanno la prof che potrebbe benissimo essere la reincarnazione del Führer. Non le farà mai uscire dalle loro stanze, tranne per pranzo, cena e colazione e per andare a registrare”

“Tomi!”gridò Bill attaccando le mani al cruscotto.

Il rasta frenò di colpo. Nel parlare si era distratto e aveva quasi investito due ragazze che stavano attraversando.

“No…non è possibile…ma con tutte quelle che girano per la città proprio ‘ste due?”chiese il giovane.

Bill saltò giù dalla macchina, imitato dagli altri tre.

“Cazzo! Ma allora sei un completo imbecille! Chi cazzo ti ha insegnato a guidare?”gridò Giulia dando un calcio al muso della macchina.

“Hey che cazzo fai? È la mia auto!”strillò Tom.

“Finché le parli in tedesco non vi capirete mai”disse Gustav, divertito.

Tom sospirò. “La prossima volta, guarda dove vai prima di attraversare”disse in inglese.

Giulia lo guardò con odio.

“Al momento è meglio che non ti risponda. La prossima volta cerca di pensare di più alla strada, piuttosto che chiacchierare con i tuoi amici!”esclamò Giulia, velenosa.

I due già si odiavano.

“Sentite, ci dispiace. Voi state bene?”chiese Bill, cercando di calmare il fratello.

Sara non gli aveva levato gli occhi di dosso.

“Per star bene stiamo benissimo, ma il tuo caro fratello per poco non ci ammazzava”.

“Lo so…scusateci. Come possiamo farci perdonare?”.

“Prima di tutto fai tornare la mia amica nel mondo dei vivi…cerca di sparire in fretta o questa sviene qui”.

I quattro ragazzi della band si voltarono verso Sara. Era in una sorta di stato di trance.

Giulia la scosse. “Senti, bella addormentata, vedi di riprenderti, altrimenti ti prendono per scema”disse in italiano. I Tokio Hotel non capirono una parola e rimasero impassibili.

“Che perdita di tempo. Leviamoci dalle palle. Abbiamo altre cose a cui pensare”.

“Che hai da borbottare biondino? Parla in una lingua che possa capire, almeno ti rispondo per le rime”disse Giulia.

“Sei una gran rompicoglioni, lo sai?”disse Tom, risalendo in macchina. Giulia alzò il dito medio.

“Sai che non me ne frega un cazzo se sei famoso. VAFFANCULO!”disse in italiano. Tom capì perfettamente l’ultima parola.

“Bill, muovi il culo e sali in macchina. Dobbiamo tornare in albergo”

“Senti, sicure di stare bene”

“Sì, ma ora vai o il tuo simpatico fratellino investe pure te”.

Sara si riscosse dai suoi pensieri.

“Si può sapere che ti è successo?”chiese Giulia.

“Io…non lo so…non riuscivo a muovermi…”disse la ragazza.

Bill si affacciò dal finestrino.

“Tenete, questi sono due pass per il concerto di lunedì. Per farci perdonare”

Dall’interno dell’auto provennero le proteste di Tom. Sara prese i due talloncini plastificati e nel farlo sfiorò le dita del giovane. Si sentì arrossire ed abbassò lo sguardo.

“Bene…e ora se nessun altro pazzo scatenato attenta ala nostra vita, direi che possiamo proseguire con il giro turistico”.

----------*----------

“Si può sapere perché gli hai dato quei pass?”

“Quelle due potevano benissimo denunciarti. Sei passato con il rosso e per poco non le investivi. Se una delle due si fosse fatta male saresti finito nella merda fino alle orecchie, ecco perché ho dato loro quei due pass”.

Bill incrociò le braccia contro il petto e guardò fuori dal finestrino, attraverso le lenti scure dei suoi occhiali.

Tom continuò a guidare verso l’hotel. Nella macchina era sceso un silenzio glaciale. Era sempre così, quando i due gemelli discutevano.

Georg e Gustav si guardarono sorridendo. Sapevano che quei due avrebbero chiarito entro sera. “Sentite, noi ci fermiamo al bar a bere qualcosa, voi no?”.

Bill scosse la testa e salì in ascensore.

Tom, invece si unì ai due amici.

Ordinarono tre birre e restarono lì a chiacchierare.

“Si può sapere cos’avete tu e Bill? Non è successo nulla di grave e si è risolto tutto”disse Georg.

“Non lo so…ogni tanto diventa schizzato quello li…mi fa incazzare da matti”disse Tom sorseggiando la sua birra fresca.

Poco prima della cena i tre tornarono nelle loro camere.

“Stasera che facciamo?”

“Non lo so…chiediamo a Bill e vediamo”disse Gustav.

“Aspettate, c’è quel posto, vicino alla sala di registrazione…cucinano italiano e si mangia bene”disse Georg. La proposta fu accettata.

“Tom, convinci tu tuo fratello e fate pace”aggiunse il bassista, rientrando nella sua stanza.

Il giovane rasta sbuffò, poi bussò alla porta della camera del gemello.

“Chi è?”si sentì domandare.

“La tua coscienza”rispose sarcastico il ragazzo.

“Tomi va via!”

“No…mi hanno detto di venire qui da te”.

Bill aprì la porta. Si era struccato e aveva l’aria terribilmente stanca.

“Cosa sei venuto a fare?”chiese, spazientito.

“Senti, posso entrare? Mi irrita parlare in mezzo al corridoio”.

Il ragazzo sbuffò e lasciò entrare il fratello, quindi si sedette sul letto.

“Mi dispiace per prima…io non volevo arrabbiarmi tanto, solo che quella ragazzina con i capelli rossi mi ha fatto venire i nervi”.

Bill lo guardò e gli sorrise.

“Lo so…solo che certe volte sei troppo impulsivo. Sai che mi da fastidio quando ti incazzi per niente”

Tom sorrise al gemello. “Senti, Georg ha proposto di andare a mangiare in quel posto vicino alla sala di registrazione. Ha detto che cucinano italiano”.

“Va bene…dammi il tempo di farmi una doccia e di vestirmi”.

“Ok…tra tre ore nella hall”

“Spiritoso! Non rido troppo forte perché ho mal di testa”.

Tom scompigliò i capelli al fratello. Bill in tutta risposta afferrò un cuscino e glielo tirò. Rimasero a fare la lotta sul letto, ridendo spensierati come quando erano bambini.

“Ora preparati per la serata, signorina”

“Tom…”

“Cosa?”

“Ti voglio bene”

“Anche io fratellino, ma ora sbrigati, altrimenti saltiamo la cena”.

Bill guardò la porta chiudersi alle spalle del gemello e sorrise. Era bello fare pace con Tom. Sospirò quindi si spogliò ed andò sotto la doccia. I pensieri se ne andarono insieme all’acqua e allo shampoo. Era bello trovarsi lì. Al pensiero del concerto provava un’eccitazione mista a paura, ma sapeva che le sue sensazioni si sarebbero moltiplicate all’avvicinarsi della data stabilita.

----------*----------

“Oddio…mi sa che tra un po’ i miei piedi si suicideranno!”esclamò Giulia sedendosi su una panchina. Le due ragazze avevano le braccia cariche di pacchetti di tutti i tipi.

“Guarda! La sala di registrazione!”esclamò Sara

“Io direi che ci possiamo fermare qui a mangiare, anche perché ho un assoluto bisogno di un piatto di spaghetti!”esclamò Giulia adocchiando il cartello “Spezialgebiet italienisch”.

“Ma tu non parli una parola di tedesco!”

“Lo so, ma mio padre mi ha insegnato un paio di parole, per capire dove potevo andare per mangiare come a casa!”esclamò la ragazza alzandosi e dirigendosi verso l’entrata.

Il posto non era molto affollato, anzi oltre a loro due c’era solo una coppietta che era già arrivata al dolce. Furono accolte da una donna grassoccia, con lunghi capelli biondi.

“Gut Abend”disse sorridendo.

Le due ragazze risposero con lo stesso saluto, poi presero posto. Sara dava le spalle all’ingresso.

Ordinarono entrambe una porzione di spaghetti al sugo, accompagnati da due birre medie.

“No…ma porca…così non va bene!”disse Tom entrando per primo nel ristorante.

Aveva il vizio di controllare la sala, per vedere chi ci fosse e il suo sguardo era stato attirato da una chioma rossa spiacevolmente familiare.

“Che c’è Tom?”chiese Georg. Anche lui vide Giulia e la sua amica.

“Certo che a volte le coincidenze sono fin troppo strane!”esclamò ridendo.

“Sara, mi sa che abbiamo compagnia. Non girarti, ma promettimi che non andrai in fissa come al solito”

“Non mi dirai che i Tokio Hotel sono entrati in questo posto”

Giulia si limitò ad annuire e Sara si voltò proprio nell’istante in cui Bill fece il suo ingresso. Indossava una maglia scura attillata, infilata nei jeans neri, stretti da una cintura borchiata. I capelli liscissimi ricadevano elegantemente sulle sue spalle. Gli occhi nocciola nascosti dietro un paio di Ray-Ban scuri.

“Oddio…questa è fortuna”disse la ragazza, sorridendo.

“Dipende dai punti di vista”borbottò Giulia, guardando l’altro Kaulitz.

I Tokio Hotel presero posto in un tavolo poco lontano.

“Sentite, a questo punto potremmo anche invitarle a mangiare con noi”disse Gustav.

“Ma sei pazzo? Io quella sclerata non la voglio qui…magari riesce anche a mandarmi a fanculo mentre mangiamo”.

“Dai Tomi, non ti incazzare. Vedrai che magari con lo stomaco pieno è più gentile”scherzò Georg.

“Beh, se proprio insistete…chiedete pure”disse Tom, affondando lo sguardo nel menù.

Bill era rimasto in silenzio fino a quel momento, osservando attentamente tutto da dietro le sue lenti.

“Ragazze, vorreste mangiare con noi?”chiese Georg, andando verso le due studentesse.

Sara non poteva credere alle proprie orecchie. Avrebbe cenato con i Tokio Hotel.

Guardò Giulia che annuì senza dimostrare un grande entusiasmo.

Si sedettero. Caso volle che Giulia si accomodasse proprio al fianco dell’odiato chitarrista.

“Tu guarda chi si rivede!”esclamò Tom, acido.

“Ragazzi…non ancora. Vediamo di arrivare in fondo alla cena senza litigare”disse Bill levandosi i Ray-Ban ed usandoli per tenere indietro i capelli dal viso.

“Beh, io sono Georg”disse il ragazzo, stringendo la mano delle coriste.

“Gustav”disse il batterista.

“Io sono Tom, ma a quanto pare ci conosciamo già”disse il giovane, stringendo la mano di Sara.

“E io sono Bill”.

“Sara…molto piacere”disse lei, con aria sognante.

“Giulia”rispose la compagna, sorridendo.

“Bene e ora che ci siamo presentati possiamo anche ordinare qualcosa”.

Mangiarono tutti con gusto.

“Di dove siete?”chiese Gustav

“Milano”

“E che ci fate a Berlino?”

“Facciamo parte di un coro e siamo state ingaggiate per fare alcuni concerti e per registrare un disco”rispose Sara.

“Per questo oggi eravate alla sala”disse Tom.

“Pensavi ti stessimo seguendo?”chiese Giulia sarcastica.

“Mah, al mio fascino resistono poche ragazze”.

“Quanto resterete qui?”chiese Bill deviando il discorso ed evitando un’altra lite.

“Per un mese, fino a novembre. Voi?”.

“In teoria fino al concerto, poi dovremo tornare ad Amburgo per qualche settimana, in attesa che inizi il tour europeo”.

“Già, con tre tappe in Italia”disse Georg

“Torino, Milano e Roma”concluse Sara.

“Scusa, ma tu sai proprio tutto di noi?”chiese Gustav.

“No, tutto no. Però mi piacciono un sacco le vostre canzoni”

“E il vostro cantante”aggiunse Giulia.

Sara la fulminò con lo sguardo.

“Ragazze, vi va di venire con noi a fare un giro?”chiese Georg allentando la tensione che si era creata.

“Dipende. Noi alla una e mezza dobbiamo rientrare obbligatoriamente”disse Giulia

“C’è il Führer che controlla la porta?”chiese Tom.

“Chi?”

“La vostra insegnante?”

“No no…il portiere dell’albergo”rispose la ragazza, divertita per la battuta sulla prof.

“Beh anche lui dev’essere piuttosto verhasst”.

“Cioè?”

“Odioso…”si spiegò il ragazzo

“Non preoccupatevi. Per l’una torniamo anche noi, anche perché il nostro frontman ha bisogno di riposare parecchio in vista del concerto”disse Gustav.

Bill annuì, distratto. “Beh, spero che abbiate una macchina grande ed un baule capiente”disse Giulia sorridendo.

I due gruppetti pagarono le loro cene, quindi si avviarono verso il parcheggio.

“Sara…contenta?”chiese Giulia

“Sì, però potevi risparmiarti la battutina”disse la ragazza con rabbia.

“Cosa ti ho detto?”.

“Della cotta per Bill. Potevi startene zitta”.

Giulia sbuffò, poi si accorse che Georg la stava guardando e, senza spiegarselo, arrossì.

La serata passò tranquillamente in un piccolo pub. Le due ragazze si stupirono della quantità esorbitante di birra e altri alcoolici che Tom poteva ingerire senza ubriacarsi.

Alla fine della serata, però fu Georg a guidare e Tom si addormentò sul sedile posteriore, con la testa appoggiata ad una spalla del gemello.

Bill, dal canto suo aveva preso solo cocktail analcolici.

“Grazie della serata”disse Sara recuperando le sue borse dal baule.

“Questa è la nostra camera”disse Giulia, cercando inutilmente di infilare la chiave nella toppa della porta. Anche lei aveva esagerato un po’ quella sera.

Sara le prese le chiavi dalla mano ed aprì.

“Grazie ancora. È stato un piacere”disse, arrossendo.

“Se il vostro Führer dorme, potete salire su e fare quattro chiacchiere. In fondo siete pur sempre in albergo”

“Sì, ma Giulia non è molto in forma”

“Vedrai che le passa. Lasciate le cose e venite su da noi. Saremo tutti alla 432”disse Gustav.

Sara annuì, quindi spinse la compagna in camera.

“Giulia non fare casino!”l’ammonì, notando la sagoma di Carola nel letto.

L’altra ragazza si sdraiò nel letto e cadde in un sonno profondo.

Sara sospirò e si mise il pigiama. Non sarebbe salita da sola.

Ad un tratto pensò che le stavano aspettando. Non poteva non avvisarli, quindi aprì delicatamente la porta e si guardò intorno.

La prof stava sicuramente dormendo, vista l’ora e le sue compagne erano quasi tutte a fare festini nelle stanze.

Salì con cautela le scale, poi bussò timidamente alla camera 432.

Le aprì Georg.

“Scusatemi, ma sono salita per dirvi che è meglio che io vada a dormire. La mia amica sta già dormendo…”

Georg sorrise.

“Beh, tu resta qui. Non sarai salita solo per questo”.

Dall’interno della camera giungeva il remoto suono della tv e la voce di Bill che cantava.

Sara si lasciò convincere ed entrò. Tom era in balcone e probabilmente stava fumando. Gustav era stravaccato su un divano e Bill era sdraiato sul letto con le cuffie alle orecchie.

“E così questo è il lato oscuro dei Tokio Hotel”disse la ragazza con un sorriso.

“No…non hai ancora visto il peggio”le assicurò il bassista passandosi una mano tra i capelli. Ad un tratto si udì bussare. Sara scattò sull’attenti.

“Di che hai paura? Credi che il Führer ti verrà a cercare qui? Noi non siamo degli studenti e di certo la tua prof non sa nemmeno chi siamo”disse Georg ridendo ed andando ad aprire.

Giulia era in piedi, davanti all’uscio.

“Bella stronza…credevo che mi avresti avvertita che salivi”disse, scura in volto.

“Scusa, ma stavi dormendo come un orso in letargo”.

“Le mie orecchie sentono una vocina fastidiosa!”esclamò Tom entrando con la sigaretta a penzoloni tra le labbra.

“Tomi! Quante volte te lo devo dire che se fumi in camera scattano i rilevatori?”chiese Bill saltando in piedi.

Il rasta alzò le mani in segno di resa e tornò in balcone.

Giulia prese una delle sue Camel light e raggiunse il rasta, non tanto per la compagnia, ma perché era certa che lui avesse un accendino.

“Come? Fate le coriste e lei fuma?”chiese Georg.

“Beh, ogni tanto un po’ di nicotina aiuta”disse Sara, guardandosi intorno, cercando un posto dove sedersi. Quella stanza era puro caos primordiale.

“Oh, non fare caso al disordine. È la stanza di Tom”disse Gustav, cambiando canale alla tv.

Bill guardò attentamente Sara.

Era una ragazza particolare. Si vedeva che era contenta di trovarsi lì, ma era anche in imbarazzo.

“Siediti qui”disse, togliendosi le cuffie.

Sara si voltò ed arrossì terribilmente.

“Non sono famoso per aver mangiato delle ragazze”disse Bill sorridendole.

La corista si scostò i capelli dal viso e si sedette sul letto, vicina al suo idolo.

“Dimmi, come mai sei nel coro?”chiese Bill.

Nel frattempo anche Georg era uscito a fumare, cercando di controllare gli altri due ragazzi.

“La musica è tutta la mia vita. È da quando sono piccola che mi piace cantare e un giorno mi piacerebbe arrivare lontano attraverso la mia musica”.

“Beh, anche io la pensavo così anni fa”

“Allora spero che anche io possa fare tanta strada”rispose lei, sorridendo. L’imbarazzo di poco prima si era dissolto nel nulla.

“Ah, a proposito…i pass per il concerto…uno ve lo devo ridare”.

“Perché?”chiese Bill

“A Giulia non interessa…insomma non le piace la vostra musica…mi dispiace”disse, con una certa vergogna.

“Non importa…ma tu prova a portarla lo stesso. Sono sicuro che si ricrederà”disse con un sorriso.

Sara si vergognava a dirlo, però non poteva promettere una cosa che era certa di non poter mantenere.

“Io la porterei volentieri, solo che io ho comprato un solo biglietto per il concerto…”.

Bill la guardò. “Di questo non ti devi preoccupare. Se vi invitiamo noi non ci sarà bisogno dei biglietti”disse con un sorriso.

Le due giovani restarono in camera per qualche ora, poi alle tre scesero. Era davvero tardi.

“Caspita…certo che sono due ragazze simpatiche”disse Georg stiracchiandosi, pronto per tornare in camera sua.

“Dipende dai punti di vista”mugugnò Tom. Aveva sopportato Giulia per tutta la serata e se non fosse stato per Georg probabilmente avrebbero litigato almeno un paio di volte.

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