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Autore: Lady_Eowyn    05/08/2008    1 recensioni
Questa è la storia di un tempo, neanche troppo lontano. Una storia che in pochi conoscono, una storia che, con l’andare del tempo è diventata mito e poi leggenda. Una storia che molti hanno dimenticato.
*
La prima guerra magica è ancora lontana, ma le pedine hanno iniziato a posizionarsi sulla scacchiera. Il fato ha iniziato a tessere la sua tela e, la marea del destino è pronta a travolgere le vite di tutti. Nel frattempo, la vita ad Hogwarts continua a svolgersi come sempre, nella più completa normalità.
O almeno, così sembra.
**
" - sento che qualcosa sta arrivando anche per me – disse – non ho nessun piano dinastico al varco, ma qualcosa è cambiato, in me, dopo quel…malore. Non so cosa sia, non so che cosa mi aspetti. Ma sento uno strano richiamo, come una melodia incantata. E’ come se suonasse per me. Come se stesse venendo a prendermi. E mi spaventa. A morte. - "
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lucius Malfoy, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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The Dark side of my soul

The Dark side of the soul

 

 

 

II.

 

 

A MERRY CHRISTMAS, OR NOT?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

19 dicembre 1976, Hogwarts.

 

 

 

 

So this is Xmas
And what have you done
Another year over
And a new one just begun

 

 

 

 

 

Natale.

Di nuovo.

Hogwarts nel periodo natalizio una volta riusciva a metterle il buonumore.  Con le sue decorazioni, i quadri ed i fantasmi che cantavano, allegri … ora, però, passeggiando nei corridoi, si ritrovava a non sopportare più tutte quelle cose.  E, pensando alla ragione per cui tutto ciò accadeva, le veniva da ridere. Per nascondere lo sconforto, il dolore e la rabbia che provava.

- Isabel?-

La voce di Lily Evans, sua compagna di stanza, nonché migliore amica dalle ore 10.28 del 1° settembre 1971, la riportò alla realtà, cancellando tutti i brutti pensieri che avevano affollato la sua mente.

- si, Lily? – le chiese sorridendo, cercando di nascondere ogni segno della sua tristezza – stavi dicendo?, scusa avevo la testa tra le nuvole! –

L’amica la guardò di sottecchi. Lo sapeva, non poteva nascondere niente a Lily. O almeno, quasi niente.

- ultimamente ti succede spesso, Isa – le disse il prefetto preferito del Gryffindor

- che cosa?-

- non fingere con me, Isabel Shannon Halliwell – dura e perentoria la sua voce e la sua espressione non ammettevano repliche – ti conosco da troppo tempo ormai, so quando c’è qualcosa che non va – sospirò – e credo proprio che questa sia una di quelle volte –

Isabel, sorrise udendo il mutare del tono di voce dell’amica. Quell’amicizia, iniziata da bambine, quasi per caso era diventata nel corso degli anni un’unione salda ed inscindibile. Quasi più forte del legame che le univa ai loro rispettivi fratelli, o sorelle.

- bene, Lilian Margareth Evans, come sempre, non ti si può nascondere niente – celiò, vedendo l’altra rabbuiarsi

- non chiamarmi Lilian –

La mora rise di gusto, fermandosi all’improvviso nel mezzo al corridoio attirando l’attenzione di tutti gli studenti che si trovavano a passare di lì.

- e smettila! – le ordinò Lily

Isabel cercò di calmarsi, asciugandosi le lacrime per il troppo riso.

- signorsì, signora – celiò. Poi tornando seria, anticipò la compagna, impedendole di parlare ancora – però, Lily, non ti preoccupare – le disse, cercando di risultare convincente – io, sto bene. Non temere, niente di nuovo dal fronte occidentale –

Sperò con tutto il cuore che lei non continuasse a far domande, perché altrimenti, ne era sicura, avrebbe finito col cedere. E non voleva. Non poteva cedere.

Lily, poco convinta da quel suo fare così falsamente allegro, la squadrò da capo a piedi.

- per questa volta, Isa, farò finta di crederti – sospirò, riprendendo a camminare – però –

Ecco, lo sapeva che ci sarebbe stato un però.

- non fare quella faccia! – sbottò la rossa – stavo dicendo, però, sappi che con me potrai sempre parlare. Qualunque sia la cosa che ti turba, io sono qui. E per te, ci sarò sempre –

Isabel Shannon Halliwell, in quel momento, non sapeva cosa dire. Aveva sgranato gli occhi per la sorpresa, udendo quelle parole, ed ora, cercando di nascondere l’emozione, camminava a testa bassa.

- grazie, Lily – sussurrò poco prima di entrare nella classe di pozioni.

 

 

******

 

 

A Sirius la settimana non era andata molto bene. E questo, James Potter, suo fedele amico sin dal primo settembre di cinque anni prima, lo poteva capire bene.

Soprattutto se in una notte come quella, di luna piena si ritrovavano a vagare per la foresta proibita, sotto forma di animali.

Ramoso si fermò, assetato da quella folle corsa. Restò indietro, ad osservare la corsa poco convinta del suo fido compare. Fiamma bianca quella sera non si era unita a loro, troppo stanca aveva detto.

Ad anche lei, aveva qualcosa che non andava. Non importava trasformarsi in animale, per poterlo capire. Gli era bastato guardarla nel corso di quella settimana, ed aveva capito. Doveva essere successo qualcosa a quei due. E visto e considerato che l’alba ormai non si sarebbe fatta attendere ancora molto, neanche la risposta alle sue domande si sarebbe fatta attendere.

Avesse anche dovuto cavargliela a forza dalla lingua.

Un ululato più forte lo costrinse a riprendere la corsa. Il vecchio Moony si era allontanato un po’ troppo da loro.

Poco male, le riflessioni potevano aspettare il ritorno alla sua forma umana.

 

 

 

********

 

 

And so this is Xmas
I hope you have fun
The near and the dear one
The old and the young

 

 

James Potter, grazie anche all’aiuto del suo fidato amico Remus Lupin – moony per gli amici – aveva scoperto una grande verità universale.

Per sapere qualcosa, quando gli interessati sono restii a parlare o confidarsi col prossimo, non restava altra cosa da fare se non chiedere a qualcuno molto vicino agli interessati. In mancanza di collaborazione, la si poteva sempre costringere. Magari chiudendola in un aula studio.

- Potter tu sei un pazzo! – sibilò la malcapitata – che cosa diavolo pensi di fare?! –

- soltanto parlare, Evans – la rassicurò – tu sai qualcosa che io non so, ma che voglio sapere-

Lei lo guardò malissimo, chiedendosi mentalmente se anche il suo ultimo neurone avesse abbandonato quella testa vuota del cercatore di gryffindor.

- e dimmi, di grazia – celiò Lily – che cosa so io, che tu non sai? –

James alzò gli occhi al cielo, al limite dell’esasperazione.

- che cosa succede alla nostra comune amica? –

- e tu pensi davvero che se anche sapessi qualcosa, lo verrei a dire a te?

Il suo tono era aspro e duro, così come la sua espressione.

- non sono affari tuoi, Potter -  concluse.

Lo sguardo di James mutò e divenne duro come la pietra. Non era più tempo, di giocare. Era stufo di esser tenuto allo scuro di cose che riguardavano i suoi amici. Doveva sapere, in un modo, od in un altro.

- Si che sono affari miei, Evans – sibilò – se te ne sei dimenticata, Isabel è anche amica mia. Ho il diritto, di sapere –

Per qualche istante, Lily tremò. Non aveva mai sentito James Potter parlare con toni tanto duri. Ma non per questo, lei avrebbe parlato.

- Oh, lo so Potter – sibilò – Sono cinque anni che mi chiedo perché mai lei ti sia amica –

- esattamente come io mi chiedo perché mai tu sia amica di uno come Mocciosus –

- non-chiamarlo-così-

- punta forse sul vivo, Evans? –

- Oh, ma va al diavolo Potter. Non starò qui un secondo di più –

Così dicendo si diresse verso la porta, intenzionata ad andarsene. Ma qualcosa, forse un piccolo tarlo che aveva nella mente, la costrinse a fermarsi, poco prima di toccare la maniglia.

- un ultima cosa, Potter – non si voltò, ma gli parve di sentirlo voltarsi verso di lei – Isabel non mi ha detto niente. Non ne ha voluto parlare neanche con me –

Ed uscì, senza neanche aspettare una sua risposta.

Non per la prima volta, da che lo conosceva, Lily Evans si ritrovò a pensare che James Potter fosse davvero uno stupido, bambino viziato.

Oh, maledizione!

 

 

******

 

 

 

- professor Silente – sussurrò, fermandosi, così da permettere all’anziano preside di raggiungerla – non lo sa che non è buona cosa seguire le ragazze, di sera, senza farsi vedere? – celiò, voltandosi – potrebbero scambiarla per un malintenzionato – sorrise, e l’anziano preside scosse il capo, con rassegnazione.

- ah, signorina Halliwell – le disse – sono ormai passati i tempi in cui potevo permettermi di rincorrere le ragazze, dovrebbe saperlo –

Lei scoppiò a ridere, meritandosi qualche occhiataccia da parte dei quadri che cercavano, ormai in vano, di riposare. Si scusò, inclinando leggermente la testa, per poi tornare a rivolgere la sua attenzione al preside che la guardava con interesse.

- neanche lei riesce a dormire, professore? – chiese, riprendendo a passeggiare

Lui scosse mestamente la testa, incrociando le mani dietro la schiena.

- no, Isabel. Ma, a quanto vedo è un problema comune –

Lei sorrise, tornando ad osservare la luna, fuori dalle grandi finestre.

- che cosa ci fa a quest’ora tarda, qui, così lontana dalla torre? –

- cercavo un posto in cui poter pensare, tranquilla – mormorò – la torre è affollata, troppo, per i miei gusti –

Il preside annuì, capendo perfettamente lo stato d’animo della ragazza.

- capisco – disse poi – vedi Isabel, alla tua età e dopo tutto ciò che tu hai passato, è normale voler ritrovare un po’ della tranquillità perduta, tuttavia, nascondere i propri problemi, lasciare che ci logorino l’anima, non è salutare, anche se si tratta soltanto di sciocchi problemi d’amore. – sorrise sornione, vedendola arrossire

La ragazza si fermò di nuovo, sempre imbarazzata. Sapeva che il preside doveva aver intuito qualcosa, ma c’era dell’altro, di cui voleva parlare.

- c’è dell’altro, però – si voltò verso di lui, seria – se n’è accorto, vero? –

Silente annuì, aveva appena avuto la conferma di ciò che voleva sapere. Per quanto aveva sperato fino all’ultimo di essersi sbagliato. Isabel Halliwell però, dopo l’esperienza che aveva vissuto lo scorso anno, era diventata estremamente sensibile. Soprattutto a quel genere di cambiamenti. Una parte sopita da tempo si era risvegliata in lei, e quella ne era la prova. E stava a significare anche un’altra cosa, ma per quello, forse, c’era ancora tempo.

- si, ma vorrei che tu mi esponessi comunque ciò che hai percepito –

Lei chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi e trovare le parole più giuste.

- non so definire quello che sento con precisione, ci proverò …cercando di farle capire alla meglio – un attimo di pausa – le sensazioni che avverto e, che ho avvertito non sono chiare, anzi. Sono molto confuse, però, avverto chiaramente che qualcosa si sta avvicinando. Anche la magia lo ha avvertito. E’ turbata, inquieta. Come se avvertisse che una grande tempesta si sta avvicinando, pronta a travolgerci tutti. E’ qualcosa di profondamente malvagio, feroce e crudele. E brama potere, e vendetta – riaprì gli occhi, trovandosi davanti un Albus Silente decisamente stanco.

- E’ come temevo, Isabel – sussurrò, appoggiandosi al davanzale della finestra – ci attendono giorni difficili, molto difficili –

Dunque aveva ragione, ad essere preoccupata.

- c’è dell’altro, professore – sussurrò con voce flebile – avverto l’avvicinarsi di un’altra ombra. Stavolta molto più antica. Ma sempre potente. E mi spaventa, perché sembra che stia cercando proprio me –

Anche stavolta, Silente le dette ragione e lei tremò. Tuttavia, l’anziano preside la rassicurò. Per il momento, non c’era motivo di preoccuparsi.

Per il momento.

 

Quando si fu allontanata, decisa a tornare al suo dormitorio, Albus Silente sospirò, l’aria stanca e preoccupata. Riprese a passeggiare, certo, a quel punto, che neanche quella notte, avrebbe dormito.

 

- sai che non puoi impedirlo, Albus. E’ il suo destino. E’ nata per questo, non puoi impedire che il fato faccia il suo corso. L’ora è giunta –

 

- No. Non finché io potrò far qualcosa per impedirlo –

 

- non ci riuscirai. Neanche tu puoi dire al fato cosa fare –

 

- Si vedrà, Dafne. Si vedrà -

 

 

******

 

 

 

22 dicembre 1976, Hogwarts.

 

 

And so happy Xmas
For black and for white
For yellow and red ones
Let's stop all the fight

 

 

 

Quel mercoledì mattina, Hogwarts si svegliò molto più velocemente del solito.  Forse grazie all’atmosfera natalizia o forse, molto più probabilmente, grazie al richiamo delle vacanze natalizie. Quella mattina, la maggior parte degli studenti avrebbe lasciato al scuola per due settimane di meritato riposo, così nonostante l’ora, la scuola si ritrovava immersa nel solito, chiassoso ed allegro via vai di studenti.

- non mi va di lasciarti sola- sbottò ad un certo punto la caposcuola del gryffindor – se tu mi avessi avvertito, sarei rimasta più che volentieri –

Aveva finito di fare le valige la sera prima, così adesso se ne stava seduta sul letto, intenta ad intontire di chiacchiere la sua compagna di stanza preferita.

Isabel non avrebbe lasciato la scuola, quell’anno. In verità non era mai tornata a casa per le vacanze di natale da che aveva preso a frequentare Hogwarts. L’unica volta che lo aveva fatto – giusto per accontentare i professori – era successo quello che era successo e, beh, adesso doveva farci i conti. Lei, e non i professori.

Così, dopo quello che era successo aveva deciso di non tornare più  a casa, neanche per le vacanze estive. Aveva rinnegato tutto, forse anche se stessa, custodendo gelosamente quel segreto nel suo cuore. Nascondendolo al mondo.

Per questo era stato difficile convincere i suoi amici a partire e lasciarla sola; non dare spiegazioni aveva il suo prezzo.

- Lily – la ammonì lei – sono solo due settimane, sopravvivrò anche senza di te –

Avrebbe dato tutto ciò che aveva per far sparire quell’espressione preoccupata dal volto dell’amica. Ma l’unico modo per farlo, sarebbe stato raccontarle quello che era accaduto ed era sicura che, non l’avrebbe resa felice. No, meglio tenere quel segreto per se e lasciare gli altri all’oscuro, ma felici.

- so che sono solo due settimane, ma non mi va lo stesso di lasciarti da sola – continuò iniziando a prendere le ultime cose

- Lily –

La caposcuola preferita del gryffindor la ignorò, continuando il suo monologo che si concluse solo grazie all’intervento della voce della McGrannit che annunciava l’imminente partenza delle carrozze per la stazione.

- poco male – disse stringendosi nelle spalle – ti tedierò con le mie lunghissime lettere ogni giorno – celiò – quando tornerò a scuola mi odierai, tanto ti avrò annoiato –

Isabel sorrise, e si avviò con l’amica alle carrozze, giù nel parco affollato come al solito in occasione delle grandi partenze. Quel particolare anno scolastico, erano veramente pochi gli studenti che avevano deciso di restare a scuola.

- è ora di andare – disse ad un certo punto la rossa

Lei le sorrise e l’abbraccio

- mi raccomando, torna tutta intera – le sussurrò – e manda a quel paese tua sorella da parte mia –

Lily rise, salendo su una della grandi carrozze nere.

Ed una era andata. Osservò la carrozza di Lily sparire lungo il sentiero, poi, si dedicò all’altra parte dei suoi amici. Che, a giudicare dal caos che si era creato tra le ragazzine degli anni inferiori, dovevano aver appena fatto il loro solito, chiassoso, ingresso.

Si, erano decisamente loro. I quattro moschettieri, o meglio i quattro cavalieri dell’apocalisse erano appena arrivati: James e Sirius come sempre in testa al gruppo, avvolti nei loro costosi mantelli, la loro migliore espressione strafottente dipinta sul volto.

Sorrise istintivamente, scotendo la testa. Erano decisamente senza speranza.

- togliti quell’espressione deficiente dalla faccia, ramoso – esclamò avvicinandosi a loro – la tua bella se n’è appena andata –

James voleva molto bene ad Isabel, ma, in quei momenti, beh …come dire, l’avrebbe volentieri uccisa a mani nude. Fiamma bianca aveva l’innata capacità di renderlo ridicolo davanti a tutta la scuola semplicemente guardandolo e questa, era anche una delle ragioni per la quale lui, semplicemente, la adorava.

Era una contraddizione vivente, questo lo sapeva bene.

Nonostante la voglia di ucciderla fosse forte, quando le fu davanti, la abbracciò. Quasi soffocandola.

- ma quanto sarà simpatica, la mia fiamma eh? –

Tutto il gruppo scoppiò a ridere. Si era creato uno strano equilibrio tra di loro e questo, Sirius Black, rimasto in disparte intento a finire l’ennesima sigaretta, lo sapeva bene. Era strano, vedere quei cinque insieme. Non erano soliti uscire tutti e cinque assieme, preferivano tenere per se quell’intimità che si era creata, tuttavia, c’erano quelle occasioni, quelle giornate particolari in cui, stare separati diventava impossibile. Isabel lo sapeva bene. E quella, era una di quelle particolari giornate.

Per questo motivo, vederli salire uno dopo l’altro su quella carrozza, le aveva fatto trattenere più a lungo del dovuto il respiro.

- scrivici, ok? – le raccomandò Remus prima di salire

Lei annuì, sorridendo, ancora.

- e tieniti fuori dai guai –

- James, il bue dice cornuto all’asino?  -

Lui non ne voleva sapere di avvicinarsi a quella carrozza. Era rimasto dietro il gruppo per tutto il tempo, come se lei avesse la peste o peggio.

- e tu che fai? Non te ne vai? – gli disse iniziando seriamente a preoccuparsi

Lui per tutta risposta ghignò, accendendosi un’altra sigaretta, ignorandola bellamente.

E lei, sorrise, maligna.

Si voltò, salutando il resto del gruppo con un cenno veloce della mano.

- e buon natale, pulcioso di un cane –

I tre Marauders, scossero la testa, rassegnati. Quei due non sarebbero mai cambiati. A meno che, naturalmente, non gli avessero dato una mano.

- potevi salutarla, almeno – lo rimproverò James

- fatti gli affari tuoi, Ramoso –

Inutile, Sirius Black, quando si trattava di una certa ragazza, diventava veramente intrattabile.

Quando la carrozza iniziò a muoversi, tuttavia, a tutti loro fu chiaro quanto, la situazione del loro amico fosse grave. Lo videro voltarsi, l’aria triste e rassegnata e mormorare qualcosa al castello, lo sguardo fisso verso la torre del gryffindor.

- buon natale anche te, ma cherì la poupée –

 

 

 

 

*******

 

 

 

 

24 dicembre 1976, Hogwarts.

 

 

 

I compiti per le vacanze non le erano mai sembrati tanto noiosi e semplici come in quel momento. Erano solo le tre del pomeriggio della vigilia di Natale e lei aveva già finito la metà di quelli che le erano stati assegnati. Forse la vicinanza di Moony e Lily aveva davvero dato i suoi frutti.

Si sgranchì le braccia, intorpidite dal troppo studio e raccolse i libri.

- arrivederci, madama Pince –

La donna la salutò sorridendo, canticchiando una vecchia canzone di natale che risuonava per i corridoi.

Essere da sola a Natale non le dava fastidio. L’atmosfera ad Hogwarts diventava sempre molto allegra in quel periodo e perfino l’algida McPherson diventava allegra; il castello poi, dava il meglio di se: i quadri ed i fantasmi si esibivano in curiosi siparietti natalizzi, pix si addolciva e la neve, ricopriva tutto l’edificio rendendolo ancora più imponente.

Sorrise, quando incrociò la dama grigia e Sir Nicholas nell’atrio, e si fermò ad aiutare il professor Vitious, impegnato con le ultime decorazioni dell’albero di Natale della sala grande. Quell’anno Hagrid aveva superato veramente se stesso: ben 18 metri di altezza.

- grazie mille, signorina Halliwell – la ringraziò il piccolo professore

Lei sorrise, gentile – si figuri, professore –

Lasciò i libri sul grande tavolo del gryffindor e, allacciando il pesante mantello uscì nel parco, sperando che Hagrid fosse in casa. Aveva voglia di una delle sue improbabili, ma buonissime, cioccolate calde.

Il sole quel giorno non aveva avuto voglia di uscire e le nubi, bianche e cariche di neve, la facevano da padrone. La neve imbiancava tutto il parco, talmente bianca da ferire gli occhi. Qualche studente coraggioso, come lei, sfidava il freddo che dava, alle coppiette che affollavano il portico, una buona ragione per starsene vicine, vicine.

Lanciò un’occhiata al grande orologio e, decidendo che si, ce l’avrebbe fatta tranquillamente, si decise a dirigersi verso la capanna di Hagrid.

Qualche secondo più tardi, si ritrovò a maledirsi per quella scelta maledetta che l’aveva condotta sulla passerella sospesa.

Ma la famiglia Black non era tornata a casa al gran completo? Evidentemente, no.

- che cosa vuoi Bella? – sibilò, gelida

La giovane Bellatrix Black, quinto anno Slytherin, se ne stava ferma immobile davanti a lei. I lunghi capelli del suo stesso colore raccolti malamente, fermati da un fermacapelli d’argento gli occhi cerulei gelidi, freddi, colmi di qualcosa che Isabel riconobbe come rabbia e – forse – disperazione. Troppo, per una ragazzina di soli quindici anni.

- chi ti ha dato il permesso di chiamarmi per nome? – ringhiò la slytherin – sporca mezzosangue –

Per tutta risposta lei alzò gli occhi al cielo, stanca di quell’assurda messa in scena.

- finiscila Bella, qui siamo solo io e te – le disse, quasi dolcemente – puoi smettere di recitare la parte della perfetta stronza -

Bellatrix per un momento sembrò vacillare, tutta la sua sicurezza scomparve per un istante, ma fu solo un istante perché poi ritornò tutta e si riversò il lei con la stessa forza di un uragano.

- forse non hai capito – sfoderò la bacchetta e la puntò verso il petto della sua interlocutrice – non –usare - quel – tono – con – me

Ma Isabel non sembrava per niente intimorita dalle sue minacce, men che meno dalla bacchetta che si ritrovava puntata alla gola. Al contrario, sembrava, divertita.

- e, di grazia – celiò lei – che cosa vorresti fare, con quella? –

Un lampo di pura follia attraversò gli occhi della slytherin. Odiava quando Isabel la trattava da sciocca ragazzina viziata.

- davvero non lo immagini? –

- se è quello, ciò che vuoi, non hai che da pronunciare la formula – le disse – Avada Kedavra, ricordi? –

A quel punto la più giovane dei Black abbassò la bacchetta, sbuffando, stanca di quella recita. Stanca di tutto. Si accese una sigaretta, evitando intenzionalmente lo sguardo divertito della sua compagna.

- sono qui su richiesta di Regulus – iniziò – mi ha mandato lui, da te. Vuole sapere dove si è andato a cacciare suo fratello, mio cugino –

Isabel la guardò, stranita. Che diavolo stava dicendo? Di che cosa stava parlando?

- non ti ha detto niente, vero? – continuò Bella – tipico di quell’idiota – spense la sigaretta con un gesto stizzito della mano, voltandosi verso il lago, esasperata da quella situazione.

- Sirius ieri è scappato di casa – disse – ha litigato con mia zia e se n’è andato, nessuno sa dove sia –

 

 

And so this is Xmas
For weak and for strong
For rich and the poor ones
The world is so wrong

 

                        john lennon, Happy Xmas

 

 

 

 

 

*******

 

 

 

Stavolta un saluto veloce veloce, non ho molto tempo.

Ringrazio infinitamente tutti coloro che hanno recensito il primo capitolo, quelli che hanno solo letto e quelli che hanno messo questa storia tra i preferiti.

I ringraziamenti estesi li rimando al prossimo capitolo!

 

Un bacio a tutti.

 

P.S.

Il prossimo capitolo di Beyond good and Evil sarà pronto a giorni.

Pazientate ancora un po’.

 

 

 

 

 

   
 
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