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Autore: Destiny_96    02/06/2014    1 recensioni
Un piccolo villaggio nella campagna inglese dell'epoca vittoriana.
1866.
Annika Gladstone, 16 anni, vive da sola nella sua casa in mezzo al bosco.
Ma tutto cambierà quando William Haunted, un misterioso ragazzo, farà irruzione nella sua vita all'imporvviso, portando con sè la sua storia, le sue paure e i suoi occhi di smeraldo.
E così Annika lo seguì.
Respirando. Vivendo. Amando.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4 - Fourth Breath





-Mio padre era un essere umano. Mia madre una vampira. Ovviamente, non erano ben visti dal Consiglio. Così se la filarono a Londra. Iniziò a sparire gente. Poi nacqui io. E spariva ancor più gente. Vuoi saperne il motivo?- le chiese infine.
La ragazza lo fissò negli occhi.
-Tiro ad indovinare. Tuo padre vi procurava il pranzo.- disse, alzandosi, avvolta nel lenzuolo ruvido del letto.
-Pranzo è dire poco.-
-Spiegati.- domandò, aprendo l'anta dell'armadio.
-A me basta bere sangue una volta a settimana. Sarebbe nella norma delle scomparse nella periferia londinese.- disse il ragazzo, seguendo Annika con lo sguardo.
-Mentre la vostra cara madre necessitava di sangue fresco tutti i giorni, ho detto bene?- azzardò.
Prese dall'armadio un abito leggero di lino, che le avrebbe messo in risalto le forme, a giudicare dalla scollatura pronunciata.
-Ne conoscete, di cose.-
-So più di quello che dovrei, William.- disse. Lasciò cadere il lenzuolo, indossando poi biancheria e vestito.
Diede un rapido sguardo agli abiti del ragazzo, gettati alla meglio sul pavimento della stanza.
Dio, qui c'è bisogno di qualcosa di meno vistoso. E più pulito, magari. pensò, mentre raccoglieva gli abiti e li gettava al ragazzo.
-Sopra ci metti una mantella. Andiamo a prenderti qualcosa che dia meno nell'occhio.- disse, puntando le mani ai fianchi.
Lui obbedì, fissando la figura della ragazza.
L'abito le cadeva nei punti giusti, evidenziandone il corpo esile ma dalle forme pronunciate, il petto pieno, la vita sottile e i fianchi larghi.
Si sistemò i capelli, facendo due piccole trecce ai lati delle tempie e unendole sulla nuca.
Aprì poi un cassetto, tirandone fuori un sacchetto contenente un ingente somma di monete d'oro e d'argento.
-Queste basteranno, vi pare?- chiese, infilando il sacchetto in una tasca dell'abito.
-Quel che mi aggraderebbe sapere è dove e come avete guadagnato così tanti denari.-
-Temo che non ci metterete troppo a scoprirlo.- disse, uscendo dalla stanza.
Fece cenno al ragazzo di seguirla.
Scesero le scale, raggiungendo il soggiorno.
Annika staccò dall'appendiabiti due mantelle, passandone una al ragazzo.
-Se ti fanno domande, fai rispondere me. Se ti provocano, non reagire. Se ti dicono qualcosa su di me o ti pare che mi offendano, non farci caso.-
-Chi dovrebbe fare ciò?- chiese, indossando l'indumento.
-La gente in paese.- rispose lei secca, mettendo la sua mantella e afferrando un cestino ampio.
-Perchè dovrebbero?-
-Non gli piaccio. Sia per via della mia situazione familiare, sia per motivi concernenti le mie scelte di vita e lavorative. E ribadisco, non v'è bisogno che ti spieghi alcunch'è, capirai quando arriveremo in paese.-

Paura.
Scorreva veloce nelle sue vene.
Non era certo la persona migliore del villaggio.
Schietta, diretta, fredda.
Amava le storie agghiaccianti.

-Perchè non ribatti, allora? Occhio per occhio, dente per dente, no?-
La ragazza rise.
Una risata fredda e senza sentimenti se non l'intento di trasmettere un'aura di paura, pericolo, ansia, terrore.
-Amo la paura. Ma non sono certo così stupida da andarmele a cercare di proposito. Preferisco di gran lunga quando è la paura a venire da me. E' inaspettata. E' spietata. E' fredda e dolce allo stesso tempo.-
Indossò le scarpe ed uscirono di casa.
-Ed è per questo, che la amo.- concluse, girando nella porta la chiave.


Il sentiero era ancora coperto di foglie e fanghiglia, nonostante non piovesse più.
Alcune gocce gelide cadevano, di tanto in tanto, dai rami degli alberi spogli.
Annika imprecò quando una goccia le cadde nella scollatura dell'abito.
-Hai un linguaggio colorito, vedo.-
-Colpa del mestiere.-
-Ancora mi incuriosisce quale sia.-
-Gestisco un locale. Non chiedermi di che tipo.- lo freddò.
Il ragazzo fischiò, alzando il volto al cielo, ancora leggermente annuvolato.
I deboli raggi del sole gli colpirono la faccia, facendone risaltare l'incarnato pallido.
La ragazza lo guardò.
-Non diventi cenere al sole, eh?-
-I vantaggi di essere per metà vivo.-
-Gli svantaggi, invece?-
-Essere metà morto. Mai sentito il detto? Ama un vampiro, e il tuo cuore verrà colmato delle più temibili paure.?-
-No. Ma non ci vedo niente di male.-


Ansia. Terrore.
Sentiva sussurare le due parole dal vento.
Le entravano nelle orecchie, senza che riuscisse ad opporre resistenza.
I brividi ghiacciati le scorrevano giù per la schiena.


I suoi occhi luccicarono, sentendo il ragazzo pronunciare quella frase.
Ah -gemeva-, avrebbe dato qualsiasi cosa pur di appropriarsi di tutte quelle paure, che l'attiravano così tanto.
-Niente di male? Se ti prendono potrebbero anche torturarti.- disse, chinandosi verso di lei.
-Ahh...- gemette, tirando a sè il ragazzo per il collo della camicia -Hai mai sentito la lama di un coltello puntata al collo?-
-Beh, no.-
-Io si. Più di una volta.-
-E...com'è?-
La ragazza sogghignò.
Lo strattonò velocemente verso di sè, togliendogli il respiro.
Premette le sue labbra contro quelle di lui, assaporando a fondo il sapore amaro di sangue che ancora aveva in bocca.
Si staccò pochi secondi, per poi riprendere una, due, tre, più volte.

William si lasciò andare contro il tronco di un albero, guardando le gote rosse di Annika e i suoi occhi cristallini che scintillavano.
-Hai chiesto com'era, avere un coltello puntato al collo, vero?-
Il ragazzo annuì, non trovando fiato per parlare.
-E se ti dicessi che è più asfissiante di questo bacio?-
-Non ti crederei.- rispose con ritrovate forze.
-Ah, davvero?-
-Credo che sia ancor più asfissiante.-
-Dici? Allora. Provamelo.-






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Angolo dell'autrice.

*Emerge da un cumulo abnorme di cartaccia appallottolata.*
Massalve...........ah no, quel foglio mi serve...

Non ho postato per tanto, me ne rendo più che conto °^°
Maaaaa, eccomi qui, con il quarto - e spero atteso - capitolo.

*Se non era atteso, mando Annika a perseguitarvi nei vostri sogni <3*

Come sempre, grazie per aver letto, ringrazio in anticipo chi recensirà questo capitolo, chi -si spera- inserirà questa storia tra quelle che sta seguendo e anche chi, silenziosamente e di passaggio, spenderà quel quarto d'ora a leggere il mio lavoro ^^

Destiny.
  
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