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Autore: Stepsister    10/06/2014    1 recensioni
STORIA LARRY CON RIFERIMENTI A MUKE.
‘Portami nelle tue battaglie, fammele sentire, vedere: sono con te e avrò il coraggio di dirti quello che hai bisogno di sentirti dire. Non sono una tua nemica, ma la tua forza. Vorrei lo capissi. Decidi tu se vuoi che io guardi da vicino le tue fragilità o se vuoi continuare a nasconderle anche a me e tenerti distante, sperando che questo le faccia accettare non solo a me, ma anche a te. Io esisto per fartele accettare, perché le amo’
Alessandro D'Avenia- Cose che nessuno sa
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SAME LOVE 

 

CAPITOLO I

 


< Ahia >  sussurrai ancora un volta. Faceva male, o molto probabilmente era solo la prima volta che provavo un dolore simile, la prima volta e anche l'ultima. Odiavo i tatuaggi, li odiavo con tutto il mio cuore, ma avevo deciso di farne uno, un nome. Avevo deciso di tatuarmelo dietro il collo, così sarebbe stato più facile nasconderlo, ci avrebbero pensato i miei capelli. Rossi, i mie capelli erano Rossi, un Rosso acceso che ricordava il colore che i bambini utilizzavano per disegnare cuoricini dovunque fosse possibile. I miei capelli avrebbero dovuto nascondere il tatuaggio, perché una minorenne non può tatuarsi senza il permesso di un genitore, o come nel mio caso, di una persona che "ne va le voci". Ma io ero riuscita a ottenere una stupida firma sul foglio che ne dava il consenso e mi ero ritrovata sdraiata a pancia in giù su un lettino, mentre un uomo mi stava letteralmente massacrando il collo!

< Abbiamo quasi finito > lo sentì dire dopo almeno 20 minuti che ero lì. Tirai un sospiro di sollievo. Quella specie di tortura sarebbe finita presto. 

A fianco a me c'era il mio migliore amico, Andrew, anche se io adoravo chiamarlo Andy. Mi aveva accompagnato nonostante le regole disciplinari della sua scuola vietavano di stare a casa senza giustificazione, in realtà anche la mia scuola lo vietava, ma c'è l'eravamo sempre cavata e non ci eravamo mai fatti beccare. Anche quella volta sarebbe andata così!

< Finito, vuole guardarsi allo specchio? > mi chiese l'uomo posando ciò che aveva in mano. Sorrisi, alzandomi finalmente da quel posto orribile e avvicinandomi allo specchio. Finalmente lo vidi, quel nome, che da quel giorno in poi sarebbe stato tatuato sulla mia pelle e sarebbe stato indelebile come lo era nella mia vita < Grazie mille, mi piace moltissimo > dissi all'uomo che mi aveva tatuato, porgendoli i soldi < Si figuri > rispose.

Presi le mie cose e seguita da Andrew uscì da quel posto. Camminavamo in silenzio lungo le vie di quella che sembrava una cittadina deserta. Doncaster, la mia città natale, mi era sempre piaciuta. Era da sempre un luogo tranquillo, dove potersi rilassare. Non c'era da sorprendersi se alle 10.00 a.m. del mattino non ci fosse nessuno in giro. I ragazzi a scuola, i genitori al lavoro. Semplice.

< Allora, ha fatto male? > mi chiese Andrew interrompendo il silenzio < Si, ha fatto terribilmente male > risposi sincera < Ci sarà qualcun'altro che ti farà ancora più male quando scoprirà cosa hai fatto! >  era serio, molto serio e aveva ragione < Quando lo scoprirà, se lo scoprirà > dissi titubante < Quando torna? >  mi chiese curioso < Tra due giorni, solo due giorni > sorrisi al pensiero che l'avrei riabbracciato < Fantastico, sono felice per te. Ma adesso cosa facciamo? > mi chiese. Era una bella domanda, cosa avremmo fatto per altre due ore? Inoltre non potevamo farci beccare in giro da nessuno. Iniziai a pensare, potevamo andare in tanti posti, ma avevo solo voglia di buttarmi sul letto e farmi una dormita, alzarmi, farmi la doccia e andare ad allenarmi < Se torniamo a casa e diciamo che mancavano i professori, o che ci hanno rimandato a casa? > proposi < Tamar, forse Teodora ci crederà, ma mia madre no! > sorrisi, uno di quei sorrisi forzati < Peccato, ho sonno > affermai < Allora tu vai a casa, io raggiungo chi so io > lo guardai stranita "chi sa lui" e chi è sto tizio? < Ok - annuì - allora ciao > lo salutai con un cenno della mano e mi incamminai verso casa. Sospettavo già da un po' che Andrew si fosse fatto cattive compagnie e quel giorno avrei potuto seguirlo, ma non mi andava, avevo sonno, molto sonno.

Mancava poco a casa mia, abitavo in una adorabile villetta appena fuori città, l'avevano comprata i miei genitori e ora ci vivevamo noi. Teodora, io e lui. 

E i miei genitori? Questa è un'altra storia, ma posso dirvi che erano morti tanti anni prima.

Entrai in casa, Teodora era di sopra a cucire solo lei sa che cosa, mentre il resto della casa era deserto < Teodora, sono io, mi hanno mandato a casa prima > urlai in modo che mi sentisse, poi salì le scale diretta nella mia stanza, quando notai che la porta di quella camera da letto, la sua camera da letto, era aperta. Mi avvicinai sussurrando il suo nome, ma non rispose nessuno così aprì la porta trovando la stanza vuota, con al centro un letto ben fatto. Mi avvicinai all'armadio, presi una sua maglia che aveva ancora il suo odore e me la infilai, poi disfai quel letto che era rimasto ordinato dalla sua partenza e mi infilai sotto le coperte, assaporando il suo profumo.

Mi addormentai come cullata tra le sue braccia. Mi mancava. Ma dovevo aspettare solo altri due giorni. Solo altri due fottutissimi giorni. 

 

< Hey Tamar, sveglia, tra poco devi andare a pattinaggio > disse Teodora scuotendomi delicatamente. Mi stropicciai gli occhi, i miei occhi erano Verdi, Verdi come due smeraldi, Verdi come la speranza. Il mio Verde si incontrò con il Grigio di Teodora. Si era sempre presa cura di noi, gli sorrisi ancora, mentre mi alzavo dal letto < Perché hai dormito qui? Avevo ripulito la stanza per dopodomani > affermò contrariata < Non lo so, avevo bisogno del suo profumo, avevo bisogno di sentirlo vicino > dissi dirigendomi verso il bagno per farmi una doccia, ma poi mi accorsi che era già tardi e presi il borsone per avviarmi verso il palazzetto del ghiaccio!

Facevo pattinaggio da ormai tanti anni, e quella sera avrei avuto une delle esibizioni, anzi delle gare, più importanti di tutta la mia vita. Inoltre avrei dovuto eseguire un'esibizione singola sotto le note di "Look after you" cantata però da lui. Non ero capace a eseguirla al meglio, ma era un'esibizione del tutto mia, l'avevo creata io. Avevo solo due ore per perfezionarla e poi ci sarebbe stato lo spettacolo, al gara, la competizione, chiamatela come volete!

Il luogo dove mi allenavo non era molto distante da casa mia, così una volta arrivata lì iniziai a cambiarmi senza salutare nessuno. Quel giorno non ne avevo voglia, volevo solo provare, provare, provare e riprovare. Anche fino allo svenimento se sarebbe servito a fare un'esibizione perfetta! 

Quando quelle sottili lame d'argento si scontrano con il ghiaccio, bianco come il silenzio, senti un'emozione quasi inspiegabile, il cuore inizia a battere sempre più forte, non pensi più a nulla e ti sembra quasi di volare. Sembra quasi che hai dimenticato persino il tuo nome, persino chi sei. Sei lì, su quel ghiaccio e ci siete solo tu, i tuoi pattini e i tuoi sogni. Aggiungiamo la sua splendida voce che accompagna ogni mio piccolo movimento e abbiamo la combinazione perfetta. Un'esibizione quasi impeccabile, se non fosse per la mia stupida insicurezza che mi accompagna anche adesso, mentre faccio una delle cose che amo di più. 

Anche mia madre pattinava, penso che sia una passione di famiglia. Non so bene cosa sia, ma quel mondo che si trova quando pattini, quel mondo così lontano dalla vita reale mi aveva affascinato dalla prima volta che l'avevo visitato. Era un mondo magico, capace di mischiare tutti i colori per crearne uno perfetto e disegnare i tuoi sogni. Un mondo irreale che si ha solo quando pattini, un mondo tutto tuo dove rifugiarti e dimenticare i problemi.

Finì di fare l'esibizione, e notai le mie compagne che applaudivano < Se la fai così sta sera vinciamo di sicuro > esclamò Julia  < Grazie ragazze > dissi con un sorriso titubante in viso. Dopo ricominciai a provare e a riprovare: Doveva essere perfetta!

 

La sera arrivò prima delle mie aspettative, il grande momento era finalmente vicino. La mia insegnante mi chiamò < Tamar, fra poco tocca a te, cerca di fare del tuo meglio! > mi disse con tono quasi materno < Certamente > risposi convinta. 

Chiamarono, finalmente, il mio nome. Non vedevo l'ora di finire. Guardai per l'ultima volta le mie compagne e scesi finalmente in pista. Mi posizionai al centro, aspettando le prime note della canzone che non tardarono ad arrivare.


If I don't say this now I will surely break 

As I'm leaving the one I want to take 

Forgive the urgency but hurry up and wait 

My heart has started to separate 


La sua voce, sembrava così reale, così vera, sembrava quasi come se lui fosse lì, e stesse cantando sotto i miei movimenti leggeri. 


Oh, oh, 

Be my baby 

Ohhhhh 

Oh, oh 

Be my baby 

I'll look after you 


Dovevo svuotare la mente, dovevo entrare in quel mondo così perfetto, così magico, dovevo mischiare i colori ancora una volta, o avrei sbagliato.


There now, steady love, so few come and don't go 

Will you won't you, be the one I'll always know 

When I'm losing my control, the city spins around 

You're the only one who knows, you slow it down 


Lui non poteva essere lì, lui non era lì, lui non era lì. Eppure la sua voce sembrava così reale, così vicina, così estremamente bella per provenire da un registratore.


Oh, oh, 

Be my baby 

Ohhhhh 

Oh, oh 

Be my baby 

I'll look after you 


Dovevo smetterla di pensare a lui, o avrei sbagliato qualcosa, anche un piccolo passo. Non potevo sbagliare, non volevo.

If ever there was a doubt 

My love she leans into me 

This most assuredly counts 

She says most assuredly 


Basta, dovevo finirla di avere le allucinazioni. Mi mancava, ma non potevo mandare a puttane quella che forse era l'esibizione più importante della mia vita.


Oh, oh, 

Be my baby 

Ohhhhh 

Oh, oh 

Be my baby 

I'll look after you 


Non poteva essere lì, dovevo smetterla, dovevo concentrarmi.


It's always have and never hold 

You've begun to feel like home 

What's mine is yours to leave or take 

What's mine is yours to make your own 

 

La canzone era quasi finita e io non avevo fatto altro che pensare a lui, alla sua fottutissima voce cristallina. 


Oh, oh, 

Be my baby 

Ohhhhh 

Oh, oh 

Be my baby 

I'll look after you

 

Dovevo smetterla, dovevo davvero smetterla, se no avrei perso e quindi avrei faticato per nulla, avrei buttato via tutte quelle dure ore di lavoro. Questo era l'ultimo salto, il più difficile, ma potevo farcela, dovevo solo liberare la mente.

Chiusi gli occhi e saltai.

 

You are so beautiful to me.

 

Quella frase sembrava quasi sussurrata. 

 

Ero ferma, al centro, le note di quella musica lenta e stupenda riecheggiavano ancora tutt'intorno e la gente applaudiva. Lasciai la mia posizione per fare un inchino, prima alla giuria davanti a me, poi a destra, poi a sinistra in infine mi girai per fare la stessa cosa. 

I miei occhi verdi incontrarono, però, due occhi azzurri e lucidi, i suoi occhi. Mi bloccai. Era lì, era veramente lì, non mi ero sbagliata. Mi guardava sorridendo, uno di quei suoi sorrisi speciali, mentre delle lacrime salate scendevano dai suoi occhi, lacrime di gioia o forse di emozione. Era lì, bello come sempre, con le sue solite Vans, seduto su una specie di "piattaforma fluttuante" che stava scendendo, aveva un microfono in mano, segno che era stato lui a cantare, ed era sempre stato sopra di me. Feci il mio inchino e uscì dalla pista! 

Mi tolsi i pattini molto più velocemente del solito e iniziai a correre verso la platea per andare ad abbracciarlo. Non doveva tornare tra due giorni? Non era in Tour? E poi come faceva a sapere della gara? 

Avevo molte domande da fargli, ma in quel momento volevo solo trovarlo e abbracciarlo. Mentre correvo mi fermai di colpo. Cazzo, il tatuaggio!  E se l'aveva visto? Poi ricordai che era coperto dal colletto del vestito. Sciolsi comunque i miei lunghi capelli Rossi, così diversi dai suoi. Eravamo così diversi, ma allo stesso tempo così uguali. 

Poi, finalmente, lo vidi. Veniva verso di me, i capelli castani erano un po' cresciuti rispetto all'ultima volta, ma lui era sempre lo stesso, sempre uguale. 

Ci abbracciammo, finalmente, il suo profumo mi invase le narici, le sue braccia mi stringevano così forte, da farmi sentire finalmente a casa, finalmente protetta.

< Mi sei mancata così tanto sorellina > sussurrò per poi lasciarmi un bacio su i capelli.

< Louis >  sussurrai, stringendolo ancora più forte! 

 
To be continued... 
 
 




                                                                          

Spazio autrice.

Spero che il primo capitolo vi piaccia. Da ora ci saranno anche i Larry (hfgeksvhfs)! Fatemi sapere cosa ne pensate <3 Ciaoooo :3
  
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