Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Prinzesschen    10/06/2014    3 recensioni
Niente è mai come sembra ed Hannah Kane lo avrebbe imparato a sue spese. Tutto comincia con un curioso incontro sotto la pioggia, un cagnolone dal pelo nero ed arruffato sconvolgerà la vita della giovane avvocatessa colmando la solitudine di una casa sempre vuota e riscaldandole il cuore con un pizzico di inaspettata magia.
Un latitante, un evaso in cerca di redenzione per una colpa che non ha mai commesso e che gli brucia l'anima graffiando il suo cuore dall'interno e procurandogli ferite che solo una giovane ed insolita donna in carriera saprà curare.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
furry love 3

Furry Love

Image and video hosting by TinyPic

3- Isn't anyone tryin' to find me?
Won't someone please take me home?
It's a damn cold night
Trying to figure out this life
Won't you take me by the hand,
take me somewhere new?
I dont know who you are
but I'm with you.

 

I giorni successivi Jason si mostrò, se possibile, ancora più indisponente del solito lanciandomi continuamente occhiatacce e alternandole con battutine pungenti sotto lo sguardo di Joanne che invece non perdeva occasione per mormorare “te l’avevo detto”.
Quando quella mattina arrivai in ufficio pronta all’ennesima giornata di inferno, notai che le pratiche si erano accumulate in modo spaventoso e una pila di carpette troneggiava minacciosa sulla mia scrivania; ne afferrai una, la più esterna, e la aprii.
Era una causa che avevo affrontato per conto di Jason e il termine per il deposito scadeva a giorni, ragion per cui mi serviva assolutamente una sua firma. Dovevo mettere da parte, con una certa urgenza, l’istinto di trucidarlo e di tagliargli quella sua lingua biforcuta e soprattutto dovevo trascinarmi fino al suo ufficio e bussare. Poche semplici mosse che però costavano una fortuna in termini di orgoglio e fastidio.
Joanne parlava velocemente con il ricevitore premuto contro l’orecchio scribacchiando appunti sull’enorme blocco ce occupava mezza scrivania e non potei neanche chiederle se Jason si trovasse o meno nel suo ufficio, perciò mi avviai lungo l’ampio corridoio soffermandomi sul panorama londinese che mi accompagnava scorrendo oltre le grandi vetrate alla mia sinistra.
Sentii delle voci e mi bloccai davanti alla porta dell’ex ufficio dell’avvocato Russell senior, interdetta. Non veniva praticamente mai allo studio e soprattutto non riceveva più clienti.
-Sta tornando, ti dico, e credo proprio che tu debba fidarti. Lo sai che il nostro Signore non tollera alcuna indecisione, un tempo saresti stato pronto a tutto per lui.- una voce melliflua aveva pronunciato quelle parole e pochi istanti dopo giunse la risposta di Russell.
-Un tempo, prima che uno stupido moccioso lo mettesse al tappeto, Lucius..
-Fossi in te non parlerei così di lui, non è mai stato particolarmente incline al perdono.
Le parole del suo interlocutore suonavano tremendamente come una minaccia ed io non riuscivo ad allontanarmi da quella porta, come incatenata.
-La fuga di quel Black ha sollevato un gran polverone e il vostro stupido ministro si mostra particolarmente sospettoso.
-Non è il mio ministro, lo sai.
-Fudge lo è invece? Un inetto.  Cieco e vanesio.
-Che diamine stai facendo, Kane?
La voce di Jason mi fece sobbalzare ed allontanare dalla porta, come scottata.
-Io..ehm, cioè non.. ti stavo cercando e..- colta alla sprovvista e troppo sconvolta per quella insolita conversazione non riuscii a trovare una scusa degna di essere definita tale neanche quando la porta si aprì mostrando due figure dall’aria decisamente infastidita.
-Avvocato Kane, quale piacere.
Lucius Malfoy, il braccio destro di Fudge, si stagliava, biondo e tronfio come sempre, sulla soglia fissandomi con un piglio minaccioso.
-Kane non mi sembra di averla fatta chiamare, non origliava quando era una semplice praticante e lo fa adesso?- mi chiese stizzito Russell incrociando le braccia al petto e incurvando le sopracciglia cespugliose.
Era un uomo distinto ed elegante, la versione anziana del figlio, altrettanto bello nonostante l’età e caratterialmente molto simile a Jason.
-Mi scusi, passavo per caso, cercavo Jason io non.. non avevo alcuna intenzione di..
-Fossi in lei non ficcherei il naso negli affari di chi l’ha resa quel che è oggi, avvocato.- mellifluo e sgradevole come sempre Malfoy stava ancora saldamente ancorato al suo bastone da passeggio, totalmente inutile a mio avviso, considerata l’età affatto avanzata. Non avrebbe potuto avere più di quarantacinque anni ed era di certo in ottima salute.
-Ho delle cose da sbrigare, ad ogni modo. A presto, Russell. Jason.- ignorandomi bellamente si incamminò verso l’uscita.-Conosco la strada.
Quel giorno restai a lavorare sgranocchiando un panino anche durante la pausa pranzo e così per tutto il pomeriggio impiegando il doppio del tempo anche per le cose più semplici troppo distratta dal ricordo della conversazione che avevo ascoltato per concentrarmi davvero sul lavoro. La montagna di scartoffie, tuttavia, non si sarebbe di certo dissolta nel nulla e per questa ragione restai in ufficio anche quando tutti se ne furono andati, compreso Jason non senza avermi rivolto un paio delle sue solite frecciatine.
Quando guardai l’orologio, sfinita, mi accorsi che erano ormai le due e mezza passate della notte e mi decisi a tornare a casa per concedermi una doccia e qualche ora di sonno.
Purtroppo quando le cose vanno male la sorte ne approfitta per ricordarti che non c’è fine al peggio e una volta salita in macchina l’unica cosa che ottenni girando la chiave fu un fastidioso stridio.
-Che cavolo, vuoi metterti in moto?- provai ancora e ancora per almeno un quarto d’ora ma senza il minimo risultato.
-Porca buttana.- diedi un pugno al volante e scivolai fuori dall’abitacolo lasciandomelo alle spalle, posteggiato nel parcheggio dello studio.
Quando raggiunsi la metropolitana la trovai deserta e con una rapida occhiata appresi che la prossima metro non sarebbe passata prima di dieci minuti.
Troppo assonnata anche solo per pensare mi abbandonai su una panchina, distrutta.
Quella giornata era stata un inferno e non vedevo l’ora di tornare a casa, coccolare un poco Rain e affondare la testa nel mio adorato e morbido cuscino perché si, io il letto lo usavo per dormire.
-Cosa usi contro le ragnatele, Kane? Perché sono sicuro che comincino a diventare un problema.
Jason sapeva essere davvero inopportuno e sgradevole quando ci si metteva e quella era solo una delle tante battutacce con le quali mi aveva deliziata negli ultimi giorni e il fatto che continuassero a vorticarmi in testa a quel modo mi infastidiva più della loro cattiveria vera e propria.
Un lampo di luce catturò la mia attenzione e il mio sguardo volò fino all’imbocco della metro dalla quale si intravedevano delle ombre via via sempre più vivide.
Sembravano degli uomini incappucciati e quando sbucarono oltre il varco ne ebbi la conferma. Erano in tre e camminavano a passo spedito nella mia direzione.
Mi guardai intorno e mi ricordai di essere completamente sola quando un raggio mi mancò di poco, dritto dritto oltre la mia spalla.
Terrorizzata presi a correre verso l’uscita voltandomi di tanto in tanto e trovandomi quegli uomini ancora alle calcagna nonostante non accennassero ad affrettare il passo, sembrava proprio che non ne avessero bisogno.
Corsi a perdifiato realizzando solo in quel momento che quella stazione della metro doveva essere in assoluto la più ampia di Londra perché nonostante i miei piedi si muovessero veloci non avevo ancora raggiunto l’uscita.
Quando giunsi a pochi metri dalla mia unica via di fuga vidi altre due ombre segnalare la presenza di nuovi uomini incappucciati e mi bloccai, raggelata.
Ero spacciata. A qualunque setta appartenessero io ero ufficialmente l’agnello sacrificale per chissà quale strano rito si sarebbero apprestati a compiere e non avrei potuto fare nulla per evitarlo.
Evitai l’ennesimo raggio rosso raggomitolandomi su me stessa, troppo spaventata anche per chiedermi quale fosse la sua origine e pochi istanti dopo mi trovai circondata.
Uno di loro si fece avanti ed io istintivamente indietreggiai cozzando contro il petto di uno dei miei inaspettati aguzzini.
-Che cosa volete?- sputai ormai rassegnata tirando fuori l’unico sentimento che mi teneva in piedi e mi impediva di svenire e restare definitivamente inerme in mezzo a loro. Non risposero ma l’uomo contro il quale avevo sbattuto mi afferrò stringendo le dita sulle mie spalle.
-Ho dei soldi in borsa se è questo che cercate e non ho addosso gioielli di valore, spiacente.
-La babbana è persino impertinente, oltre che ficcanaso.- gracchiò uno di loro.
Non sapevo di cose stesse parlando e nonostante la tragica situazione quell’insulto mi suonò parecchio insolito. Erano pure squilibrati, altro che delinquenti.
Ero finita in mezzo ad un branco di invasati che mi avrebbero staccato la testa e avrebbero di certo usato il mio teschio come vaso per crisantemi, grandioso.
Avevo sempre sentito dire che nelle situazioni estreme l’adrenalina faceva strani scherzi e se nel mio caso l’unica cosa che avevo ottenuto era un incremento al mio dark humor era stato davvero un grande affare, sul serio.
-Gettala sui binari, sembrerà un incidente.
-Cosa? Hey, non..
Prima che potessi dire qualsiasi cosa l’energumeno mi spinse con forza sulle rotaie facendomi sbattere violentemente la caviglia.
Provai ad alzarmi ma doveva essere rotta perché rovinai sui binari gelidi, gemendo.
Gli uomini incappucciati erano scomparsi abbandonandomi alla morte più atroce che si potesse immaginare.
Avevo spesso pensato, da bambina, a quanto strana sarebbe stata la mia morte e crescendo avevo accantonato i conflitti tra supereroi e tutto il resto immaginandomi circondata da figli e nipoti e magari con la mano dell’uomo che amavo stratta alla mia. Niente di tutto ciò su cui avevo fantasticato sarebbe avvenuto, né i supereroi né l’amore di alcun figlio, nipote o marito; sarei morta quella notte sotto una stupida metro e magari non mi avrebbero neanche riconosciuta, ridotta a brandelli.
L’odore di benzina e di umidità invase le mie narici mentre mi trascinavo verso il margine, poggiando la schiena contro la fredda pietra.
Un abbaio fortissimo mi fece sollevare lo sguardo e vidi Rain correre verso di me, lungo il marciapiede della metropolitana.
Doveva essere un’allucinazione o comunque un cane che gli somigliava perché il mio Rain era chiuso in casa e ci sarebbe rimasto a lungo, pensai amaramente, finché i miei genitori non fossero venuti a raccattare le mie cose per mettere in vendita l’immobile.
Stavo davvero pensando ai miei genitori che vendevano la mia casa in seguito alla mia prematura dipartita?
Il campanello mi avvertì che la metro si stava avvicinando e pochi istanti dopo vidi i fari e sentii il terreno sotto di me tremare fortissimo.
-Hannah.
Fu tutto troppo veloce: quella voce apparteneva ad uno strano uomo, forse un angelo avvolto in uno scuro e lungo cappotto di pelle che mi afferrò poco prima della fine e in un battito di ciglia, inspiegabilmente, il paradiso si rivelò essere il salotto di casa mia. E poi il buio.

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Prinzesschen