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Autore: Cherry__Strawberry    10/06/2014    2 recensioni
Bella, appena laureata in giornalismo a Yale, divide un appartamento a New York con la sua migliore amica, Alice, aspirante stilista. Trova lavoro in un giornale di moda. E' contrariata, ma decide che, per arrivare al suo sogno, il New York Times, questa occasione può esserle utile. Un giorno, Alice riceve una telefonata da suo fratello Edward...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Anchorage.
 
Bella's PoV
Non seppi ben definire quanto tempo fosse passato dalla nostra partenza. Tra New York e la freddissima Anchorage c’erano state infinite ore di viaggio e innumerevoli scali.
Ovviamente non mancarono le ripercussioni di tutto ciò: una volta atterrata, tra la stanchezza generale e il non indifferente cambio di fuso orario, non sapevo neanche dove mi trovassi.
Così, come un automa, seguii Edward al ritiro bagagli e, successivamente, all’esterno, per raggiungere l’auto che lui aveva precedentemente affittato.
Una sferzata di vento gelido mi colpì in pieno viso, facendomi rendere conto delle temperature bassissime, ma risvegliandomi il tanto necessario per arrivare fino al sedile del passeggero. Non bastò, tuttavia, a tenermi sveglia una volta seduta.
-Bella, ehi. Svegliati, siamo arrivati.
La voce soave di Edward mi appariva lontana, quasi come un ricordo.
Mugugnai, in risposta alla sua richiesta.
Poco dopo, avvertii dei leggeri tocchi e delle delicate carezze che, probabilmente, avevano lo stesso intento delle parole pronunciate poco prima.
Qualche rumore ed un malcelato sbuffo più tardi, non sentii più né il sedile dell’auto né il riscaldamento dell’abitacolo. Stralunata e decisamente intontita, aprii appena gli occhi, rendendomi conto di essere stretta tra le braccia di Edward, che mi stava trasportando dentro casa.
In un qualsiasi altro momento sarei arrossita e avrei fatto i salti di gioia, ma in quel frangente non riuscii a trovarne la forza, per quanto, dentro di me, ci fosse un tumulto non indifferente.
Richiusi lentamente gli occhi, lasciandomi avvolgere dal calore di Edward, in pieno contrasto con il freddo dell’inverno in Alaska.
 
 
30 Dicembre
Sentivo la tiepida luce del mattino illuminarmi il volto, ma non avevo la minima intenzione di abbandonare il caldo rifugio del mio letto.
Fino a quel momento, infatti, la mia permanenza in Alaska era da considerarsi tutto fuorché una vacanza: sveglia presto tutte le mattine ed estenuanti visite della città completamente a piedi. Eravamo al terzo giorno e, dopo aver esplorato – quasi sicuramente per intero – Anchorage, pensavo di meritarmi un po’ di riposo e, soprattutto, un po’ di compassione da parte di Edward.
Quanto mi sbagliavo.
Erano passati solo alcuni minuti dal mio risveglio quando sentii delle nocche battere sul legno della porta della stanza. Non risposi, sperando che ciò bastasse a farlo desistere. Sfortunatamente, avevo dimenticato di avere a che fare con il ragazzo più cocciuto e determinato del pianeta.
Avvertii chiaramente il peso di Edward accanto a me, per quanto i suoi passi sul morbido tappeto che ricopriva il parquet fossero stati quasi impercettibili. Ciononostante, decisi di ignorarlo e fingere di essere ancora nel mondo dei sogni. Quel giorno volevo soltanto recuperare le energie perse nei precedenti.
-Bella, sono le undici passate. Hai dormito abbastanza. Abbiamo delle cose da fare, oggi!
Mi rimangiai tutto quello che avevo pensato sulle differenze caratteriali tra lui e sua sorella. Mi ero decisamente illusa.
-Mhhh. – mugugnai, ricoprendomi fino alla punta dei capelli con la trapunta.
-Dai, oggi c’è la parte più divertente! Beh, sempre che ti piacciano i cani.
Mi ritrovai ad ammettere che mi aveva incuriosita.
Feci lentamente scivolare la coperta sul mio volto, fermandola all’altezza del naso.
Dopotutto, fu un bel risveglio. Ancora non riuscivo a capacitarmi di quanto Edward potesse essere affascinante anche di mattina.
O forse sei tu che hai perso ogni facoltà mentale di fronte al suo sorriso e ai suoi occhi verdi. Mi rimbeccò il mio buonsenso.
-Hai catturato la mia attenzione. Approfittane, prima che cambi idea. – gli intimai, con tono minaccioso.
-Avrei voluto farti fare una piccola corsa su una slitta, ma poi ho ricordato quanto il tuo equilibrio sia precario ed ho cambiato idea. Tuttavia, ho pensato che potremmo comunque andare a dare un’occhiata. Convinta, adesso?
-Non del tutto, in realtà.
-E se ti dicessi che ci sono anche dei piccoli quanto adorabili cuccioli di husky? – mi provocò, con lo sguardo di chi la sa lunga.
Colpita e affondata.
 
-Oh, e quello grigio! Era il mio preferito, decisamente! Ma hai visto quanto era carino?!
Ero ufficialmente entrata in modalità Alice Cullen.
La mattinata sulle piste era stata fantastica, sia per l’esperienza in sé che per la presenza di Edward, che aveva reso il tutto ancora migliore. Ciononostante, non lo avevo ancora perdonato per l’avermi sottratto un giorno di riposo in piena vacanza, quindi avevo messo in atto il mio piano di vendetta.
Stando alla sua espressione esausta, stava funzionando.
-Ok, ok, ho colto il messaggio: non svegliare più la Bella che dorme. Ricevuto. Ora però basta, ti prego. – implorò, infine, sfinito.
Per una volta, avevo vinto io.
-Se ti preparassi una cioccolata calda con i fiocchi, mi risparmieresti?
-Non posso rifiutare una cioccolata calda. Sei decisamente perdonato. – affermai, sorridendo e sedendomi al tavolo della cucina.
Dopo alcuni minuti, lui prese posto di fronte a me, porgendomi una colorata tazza dalla quale spuntava solo un ciuffo di panna.
-Ci hai messo persino la panna, non posso non perdonarti! – esclamai, guardando la mia cioccolata con aria trasognata.
Lui rise e portò la sua tazza alle labbra. Io, per evitare di sbavare come un’adolescente alla sua prima cotta, decisi di dedicarmi alla mia.
Il liquido caldo scese lentamente lungo la mia gola, riscaldandomi in tutto il corpo. Con il freddo dell’Alaska, avevo agognato una cosa del genere per tre giorni. Dovetti addirittura trattenere un sospiro di piacere.
Quando rialzai lo sguardo su Edward, scoprii che ne avevo trattenuti due.
Nel bere la cioccolata, infatti, si era leggermente sporcato il labbro superiore di panna ed aveva avuto la brillante idea di ripulirsi utilizzando la sua lingua.
Un gesto rapido e naturale, che io continuavo a vedere a rallentatore nella mia testa in versione decisamente poco casta. E, come nelle più scontate commedie romantiche, avrei voluto essere io stessa ad eliminare quel sottile strato di crema bianca, utilizzando le mie labbra, la mia lingua.
Mi ritrovai a scuotere velocemente la testa, serrando gli occhi. Dovevo rimuovere quell’immagine e subito.
-Qualcosa non va? – mi chiese, con tono leggermente preoccupato.
-No, no, figurati. E’ solo che…
Pensa in fretta, Bella. Pensa in fretta!
-… la cioccolata era bollente e mi sono scottata. – conclusi, aggiungendo il più verosimile dei miei sorrisi imbarazzati, che non era poi così falso, a dirla tutta.
-Sei sempre la solita. – affermò, scrutandomi con un dolcissimo sorriso sulle labbra.
Abbassai lo sguardo, mentre arrossivo timidamente – più per i miei pensieri che per la sua espressione, in verità.
 
Finii velocemente la bevanda, per poi salutare Edward e recarmi in camera mia: avevo bisogno di pensare con tranquillità a ciò che mi stava succedendo.
Mi gettai sul letto, atterrando di schiena e con lo sguardo al soffitto. Finalmente sola con me stessa, rilasciai un sonoro sospiro.
A momenti non mi riconoscevo più. Ogni cosa di me – la mia mente, il mio corpo – vagava in una direzione opposta a quella che mi sarei aspettata dalla persona che in più di vent’anni di vita avevo imparato a conoscere.
Ogni reazione mi risultava inaspettata, così come era stato inaspettato l’incontro con Edward.
Già, Edward. Era stato lui a far cambiare strada ad ogni mio pensiero, facendolo ripiegare immediatamente su di lui.
Ormai era parte delle mie mattine, delle mie giornate e persino delle mie notti, quando occupava i miei sogni.
Ero abbastanza intelligente da capire che, di conseguenza, quello che provavo per lui – perché qualcosa c’era, era inutile negarlo a quel punto – andasse ben oltre un’infatuazione momentanea.
Ma era davvero amore, quello che sentivo per quel ragazzo dai capelli rossi che mi aveva tanto rapita?
Ero sempre stata convinta che ci si innamorasse di una persona solo conoscendola bene. Ed io della sua vita sapevo ben poco.
Riflettei più a fondo.
Ero cresciuta, non avevo più le stesse convinzioni. Realizzai, tra l’altro, che era cambiata anche la mia concezione di “conoscenza”. Perché era vero, io sapevo poco e niente del passato di Edward, ma riuscivo a riconoscere ogni più piccola espressione sul suo volto, ogni cambio di sfumatura nei suoi occhi. Non è conoscersi, questo?
In un moto di frustrazione, portai le mani alle tempie e le infilai lentamente tra i capelli, districandoli appena.
Lui mi aveva stregata, su questo non vi era alcun dubbio. Mi aveva incantata come nessuno aveva mai fatto.
E non vi erano dubbi neanche su quanto mi attraesse fisicamente. Beh, sfido chiunque a affermare che Edward Cullen non sia di una bellezza stupefacente
Eppure… c’era sempre una piccola parte, in me, che mi teneva lontana dall’abbracciare fino in fondo tutte quelle nuove sensazioni, raggruppandole sotto il nome di “amore”.
Sbuffai. Ero stanca di lottare. Razionalità, buonsenso, coscienza o chi per loro si erano arresi del tutto. Non potevo continuare a negare quello che provavo: a lungo andare mi avrebbe distrutto dall’interno.
Io amavo Edward. Non c’era via d’uscita.
Ma lui? Perché lui, la perfezione scesa in Terra, avrebbe dovuto sentire per me anche solo un millesimo di ciò che io sentivo per lui? Era impossibile.
Preferii, tuttavia, non gettare la spugna troppo presto. Rivolevo la Bella determinata e coraggiosa che aveva deciso di trasferirsi dalla uggiosa Forks alla sfavillante New York, quella che sceglieva di affrontare ogni rischio.
Avrei detto a Edward come stavano le cose. Un rifiuto mi avrebbe dilaniato il cuore in mille piccoli pezzi, ma dovevo a me stessa un tentativo. Lo dovevo alla ragazza descritta poco fa.
Sfinita da tutte quelle speculazioni, mi addormentai, senza neanche sapere che ora fosse.



Notes
Scusate, scusate, scusate! Questo ritardo non era decisamente programmato, ma purtroppo, come vi ho già anticipato, quest'anno tocca anche a me con la maturità e lo studio mi sta portando via abbastanza tempo. Di conseguenza, vi avviso già da ora che non garantisco la puntualità dei prossimi aggiornamenti. Almeno, non fino alla fine degli esami.
Venendo al capitolo, devo dirvi che l'ho tagliato. Ebbene sì, ho preferito spezzarlo in due perché era venuto fuori davvero un capitolone! Inoltre, visto che ci stiamo avvicinando al termine della storia, non mi sembrava neanche il caso di smollarvi la conclusione così, come se niente fosse. 
Comunque, inizia questa vacanza-non-tanto-vacanza. Freddo, neve ovunque e adorabili cagnolini da slitta. Per non parlare del bonus: Edward. Bella dovrebbe essere in brodo di giuggiole invece di lamentarsi, no? ;)
Ha trovato tuttavia il tempo per mettersi a posto le idee. Ed era anche ora, direi. Se non ammette con se stessa ciò che prova, come può, in un ipotetico futuro, esternarlo a Mr. Occhi Verdi?
Un capitolo riflessivo, decisamente.
Vi ringrazio tutte per i numeri esorbidanti di visuallizzazioni e per le gentilissime recensioni - alle quali risponderò nei prossimi giorni, promesso!
Ci vediamo... prossimamente, ecco. :*
  
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