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Autore: violadelpensiero    11/06/2014    2 recensioni
Gli opposti si attraggono? Gli antipodi si completano?
No, questa storia dimostrerà che forse sono le cose che ci permettono di rispecchiarci nell'altra persona ad avvicinarci maggiormente a lei. Allora che cosa condivide Draco Malfoy con Ginevra Weasley? Sesto anno, una Ginny che ha sempre ricevuto amore dalla sua famiglia ma che non riesce ad accontentarsi delle cotte adolescenziali e cerca il sentimento con la A maiuscola e Draco, Mangiamorte per costrizione, intrigato dalla caparbietà dell'unica ragazza che non ha paura di dire le cose come stanno e a tenergli testa per difendere le sue idee. Un mix scoppiettante di incontri rubati, chiarimenti su sè stessi e dialoghi complici nella mia prima long FF Drinny.
(Stralcio dal primo capitolo, POV GINNY)
-Che cosa vuole da me Malfoy?- pensò non irritata né spaventata, ma, si rese conto, curiosa. Iniziò un gioco di sguardi che durò a lungo. Ginny alzò un sopracciglio come a dire: “Che cosa vuoi da me?”. Il ragazzo rispose con un gesto identico e un’alzata di spalle che la rossa tradusse come: “Mah, vediamo dove ci porta il destino”. Stavano flirtando!
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Violadelpensiero
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley | Coppie: Draco/Ginny
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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POV DRACO

C’era una sola cosa che in quel momento preoccupava Draco Malfoy, tanto da farlo camminare su e giù per la stanza e passare nervosamente le mani fra i capelli: doveva dire a Ginny del suo matrimonio con Evangeline Blanchard. Lo aveva già taciuto per troppo tempo; sul treno per Hogwarts si era ripromesso di raccontarle tutto, di non trattarla come se fosse di cristallo, di renderla partecipe, sebbene non lo volesse completamente, dello schifo della sua vita. Non era convinto fino in fondo perché Ginny per lui era una ragazza lunare. Gli era venuto in mente questo appellativo quando una delle prime volte in cui l’aveva vista era andato in Infermeria per medicarsi il Marchio bruciante e lei era dormiente, mezza scoperta, ma avvolta in tanti raggi di luna. In quel momento aveva pensato che sembrava davvero qualcosa di puro e limpido, simile al satellite candido della Terra mentre lui si sentiva contaminato e aveva paura di sporcarla, di far nascere crateri lividi sulla pelle diafana al solo tocco, di intaccare la sua trasparenza cangiante. In quelle settimane però aveva capito che Ginevra era il suo Sole, il suo centro. Quando non c’era, gli mancava, se era presente, si sentiva completo. Passava gran parte delle sue giornate con lei, spesso di nascosto, ma era diventata così peculiare che ne percepiva subito il vuoto. Allora come dirle che tra meno di tre o quattro mesi sarebbe stato indissolubilmente legato da un anello, da una cerimonia, da un vincolo a una bambina che nemmeno conosceva? Tutto si sarebbe squilibrato: già la loro relazione, a causa dei sotterfugi stancanti che dovevano usare per nascondersi e per i loro due caratteri dominanti non sempre facili, era un castello di carte tenuto insieme da una grande forza di volontà, ma pronto a crollare al primo soffio di vento. Sapere di Evangeline avrebbe logorato Ginny. Era probabile perfino che desiderasse di non avere più nulla a che fare con lui, per quanto gli sembrasse un’aberrazione. Draco, solo nella sua stanza, diede un calcio ad un tavolino, gettandolo gambe all’aria e rovesciando dei libri e la lampada. Possibile che fosse così difficile? D’altra parte se non glielo avesse detto, Ginny si sarebbe arrabbiata moltissimo, ferita per quella mancanza di fiducia che tanto si erano ripromessi, sarebbe rimasta distrutta dall’improvvisa notizia, l’avrebbe evitato, allontanato e questo non poteva sopportarlo. Dovevano lottare e trovare al più presto un’idea, insieme. Capì che bisognava evitare le incomprensioni e gli errori del passato che tanto li avevano fatti soffrire per trovare un’intesa ancora più forte e solida. Lei gli aveva donato il suo cuore, la sua fiducia: ora toccava a Draco dimostrarlo.

Quando arrivò nella stanza delle Necessità, capì che c’era qualcosa che non andava. Insomma, non c’erano cartine di cioccolatini in giro, né un libro aperto sul bracciolo della poltrona o quaderni sparpagliati sulla scrivania… Non c’era Ginny.

-Che strano. Dovevamo vederci qui alle dieci- pensò controllando l’ora sul massiccio orologio a pendolo sopra al camino –Magari è in ritardo. Arriverà- Si stese sul letto e guardò il soffitto che era come un angolo di cielo stellato. Voleva aspettarla, ma in poco tempo si addormentò, stanchissimo. Passò gran parte della notte senza sogni, poi rivisse quell’incubo che da un po’ di tempo lo tormentava con la sua ineluttabilità: Draco si vedeva, lacero e insanguinato, ai piedi di una figura scura, con due bracieri rossi che ardevano nelle orbite degli occhi e dei ragni pallidi e scheletrici come mani. Essa non parlava mai, lo torturava e basta, lentamente. Ogni tanto dei raggi verdi di incantesimi bruciavano come stelle cadenti mortali per la stanza gocciolante e rossa di sangue, mentre le urla di dolore, i lamenti e le catene tintinnanti assordavano le orecchie che non volevano più sentire. Il ragazzo si contorceva sul pavimento appiccicoso e sentiva delle fitte insopportabili: come acido corrosivo nelle vene, aghi robusti che penetravano nelle ossa, vetri affilati che incidevano la pelle senza pietà. Fuori, sembrava tutto a posto, dentro, si sentiva morire. Non urlare e dimenarsi era impossibile;  la morte, l’unica dolceamara alternativa,  era intesa come una rassegnata liberazione. La figura smetteva di torturarlo solo quando sveniva e senza forze veniva trascinato in un angolo, immerso nel suo stesso sangue. Avrebbe potuto sopportare tutto questo, se poi non avesse sentito nello stato di semi- incoscienza in cui si trovava una voce femminile urlante, sottoposta alla sua stessa sofferenza: la voce di Ginny. 

Di solito Draco si svegliava a questo punto ogni notte, urlando e faceva alzare i suoi compagni di stanza che lo scuotevano fino quando non capiva di essere ad Hogwarts, nella sua camera. Per questo motivo, cercava di non addormentarsi per non cadere vittima ancora di quell’incubo crudele: di notte passeggiava per il castello, chiacchierava con i fantasmi, leggeva, però durante il giorno era talmente stanco che faticava a tenere gli occhi aperti. Era una continua sofferenza psicologica. Aveva perfino provato di chiedere aiuto al professor Piton che gli aveva prescritto delle pozioni per lo più inutili; qualcuno stava cercando di forzare la sua mente e per ora non c’era rimedio. Ginny sapeva dei suoi incubi, conosceva le dinamiche del sogno ed i soggetti, ma non era al corrente che la cosa che più lo faceva impazzire era la fine, quando compariva lei con i suoi bei capelli fiammanti che danzavano al buio in quella stanza maledetta. Anche quella sera si svegliò in quel punto, scosso da una persona accanto a lui, vedendo ancora le immagini devastanti dietro alle palpebre. Aprì piano gli occhi nella penombra e sentì dei capelli lunghi solleticargli il collo, qualcuno che lo abbracciava forte, che seppelliva il viso nella sua spalla. Ginny era stesa di fianco al lui e sussurrava al suo orecchio parole rassicuranti con voce tremula e rotta dal pianto, accarezzandolo tra i capelli. Draco si voltò, stringendola forte per farle capire che era sveglio: -Ehi-

La rossa alzò sollevata il viso dalla sua spalla, guardandolo dal basso con gli occhi bagnati, poi bisbigliò, sorridendo appena: -Ehi-

-Se avevi bisogno di qualcuno che ti scaldasse bastava chiedere- il ragazzo allacciò le sue mani dietro la schiena di Ginny, stringendola dolcemente. La risata in risposta fu come balsamo rinfrescante su una ferita e lo rincuorò così tanto che la baciò, a lungo, percependo più che mai il corpo premuto contro il suo e il profumo di violetta. Segnò con un dito il profilo del suo viso, vedendola socchiudere gli occhi dal piacere e depositò altri piccoli baci sulle sue guance, sul mento, sulle orecchie, sul collo e di nuovo sulle sue labbra rosse. La ragazza mugolò ed infilò le mani fresche sotto la sua camicia, solleticando leggera come una piuma gli addominali e il petto. Il suo medaglione brillava nel buio come una pietra bagnata. Draco si sentiva vivo, inebriato dalla sua presenza e dal suo calore così avvolgente; baciarla era naturale come respirare. Poi, all’improvviso Ginny aprì gli occhi, allarmata e si staccò: -Draco, devo parlarti immediatamente-

Il ragazzo si allontanò un poco senza smettere di accarezzarle la schiena, ma prestandole tutta la sua attenzione e rispose baciandole dolcemente il collo: -Ti ascolto sempre, lo sai-

-Davvero- la serietà nella sua voce e l’allontanarsi ancora un poco gli fecero capire che qualunque cosa Ginny dovesse dirgli la opprimeva più di quanto credesse, così si sedette guardandola negli occhi, completamente concentrato. La rossa si stava torturando le mani, evidentemente combattuta. Draco s’addolcì talmente tanto per la sua incertezza da baciargliele e sussurrare: -Dimmi tutto. Ti prometto che non ti interromperò- Rassicurata dalle sue parole, cominciò sedendosi a gambe incrociate di fronte a lui:       -Ieri pomeriggio ho avuto un allenamento di Quidditch. Dopo tanti giorni che Harry mi chiedeva con insistenza di esserci, ho detto di sì e sono andata. Poiché Ron mi dava sempre addosso e mi urlava contro, ho perso la pazienza e me ne sono andata- Draco sentì un aculeo di istantaneo rancore verso il fratello di Ginny che la umiliava sempre, però non fece commenti –Mi sono rifugiata nel camerino e mentre mi stavo pettinando ho sentito qualcuno dietro la porta, ho aperto e c’era Harry- Fin qui nulla di strano, perciò il ragazzo non capiva da dove provenisse tutta quell’agitazione febbrile. Insomma Potter era il Capitano… Poco dopo iniziò ad immaginare qualcosa di molto spiacevole che potesse essere successo e le idee che gli vennero in mente furono troppe. Ginny continuò, muovendosi nervosamente sul posto: -Devi sapere che è da un po’ di tempo che Harry sembra essersi interessato a me: mi fa regali, cerca di abbracciarmi, mi segue, mi chiama “dolcezza” o “tesoro” anche se io gli ho detto più volte di smetterla- A questo punto immaginare fu fin troppo facile per Draco che con un lamento di sofferenza si costrinse a non alzarsi e strappare tutto quello che trovava sotto mano: sapeva che Ginny non glielo avrebbe più perdonato. Lei infatti stava trattenendo il fiato come se avesse paura della sua reazione e questo lo calmò immediatamente; non avrebbe mai dovuto essere spaventata da lui. Mai. Inoltre non era sicuramente colpa sua. Se si fosse presentata l’occasione, ne avrebbe discusso solo con Potter.

-Insomma, Harry mi ha forzato a baciarlo, ma io mi sono divincolata e sono riuscita a correre via. Capirei se tu fossi arrabbiato, anzi furioso: ne avresti tutti i diritti, se io avessi ricambiato. Però ti prego di ascoltarmi e poi di decidere che cosa vuoi fare. Da quando mi hai regalato quel braccialetto, no, aspetta, da quando mi hai portata per la prima volta qui nella Stanza delle Necessità, io ti ho scelto ogni giorno. Adoro stare con te, lo adoro! Amo svegliarmi alla mattina e sapere che ci vedremo, amo guardarti di nascosto nei corridoi, amo addormentarmi tra le tue braccia. E’ per questo che voglio dirti tutto come realmente è, anche se questo ti fa arrabbiare, perché mi fido di te con tutto il mio cuore e perché non voglio mentirti- Ginny spiegò tutto questo con una naturalezza così solenne, così sincera che Draco non seppe cosa rispondere, sul momento. Potè solo guardarla, lì seduta davanti a lui in attesa di una sua risposta, di un suo gesto. Potè solo avvicinarsi, abbracciarla e posare il mento sulla sua testa, ricoprendola di baci sui capelli soffici. Potè solo ricambiare quel nuovo dono di fiducia con la più onesta sincerità, con il terrore di farle male, ma la consapevolezza che qualsiasi dolore sarebbe stato più sopportabile della menzogna, sebbene intesa come omissione: -Anche io ti devo dire una cosa. Come sai, la mia Iniziazione effettiva si terrà a maggio, ma è stata spostata per un motivo ben preciso. I Purosangue e gli Slytherin in particolare, si sposano molto presto, per garantire dei sicuri discendenti per il Casato- Draco lesse il terrore negli occhi di Ginny e si costrinse a continuare a parlare, nonostante volesse solo scappare e portarla via da lì –Mio padre mi ha promesso alla figlia di un amico di famiglia, un ragazza francese di nome Evangeline. Ha quindici anni e io la dovrò sposare fra tre mesi, se non riesco a trovare prima una soluzione-

-Oh Draco, mi dispiace così tanto!- Ginny lo guardò per un istante, poi lo strinse forte con le lacrime che bagnavano le sue guance come rugiada. Draco era devastato dal dolore, ma non gli sfuggì la sfumatura delle sue parole: era addolorata per loro ovviamente, ma in particolare le dispiaceva per lui in quanto Draco. Per la prima volta qualcuno lo capiva, si preoccupava, qualcuno che non lo considerava invincibile, imperturbabile e indifferente.

-Adesso cosa faremo?- quando la ragazza domandò ciò già le lacrime erano sparite dai suoi occhi verdi, lasciando solo una traccia lucida. Potevano sembrare parole di autocommiserazione o impotenza, ma il tono con cui erano dette era il più risoluto e combattivo che avesse mai sentito. Ogni volta che usciva questo lato di lei, Draco si ricordava che era una fiera Grifondoro e che era molto migliore di lui in quanto a coraggio.

Non ebbe esitazione ad esporgli l’idea che lo stava rodendo come un tarlo da un po’ di settimane: -Ho parlato con Theo e con Blaise: abbiamo deciso di scappare-

  
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