POV DRACO
C’era
una sola cosa
che in quel momento preoccupava Draco Malfoy, tanto da farlo camminare
su e giù
per la stanza e passare nervosamente le mani fra i capelli: doveva dire
a Ginny
del suo matrimonio con Evangeline Blanchard. Lo aveva già
taciuto per troppo
tempo; sul treno per Hogwarts si era ripromesso di raccontarle tutto,
di non
trattarla come se fosse di cristallo, di renderla partecipe, sebbene
non lo
volesse completamente, dello schifo della sua vita. Non era convinto
fino in
fondo perché Ginny per lui era una ragazza lunare. Gli era
venuto in mente
questo appellativo quando una delle prime volte in cui
l’aveva vista era andato
in Infermeria per medicarsi il Marchio bruciante e lei era dormiente,
mezza
scoperta, ma avvolta in tanti raggi di luna. In quel momento aveva
pensato che
sembrava davvero qualcosa di puro e limpido, simile al satellite
candido della
Terra mentre lui si sentiva contaminato e aveva paura di sporcarla, di
far
nascere crateri lividi sulla pelle diafana al solo tocco, di intaccare
la sua
trasparenza cangiante. In quelle settimane però aveva capito
che Ginevra era il
suo Sole, il suo centro. Quando non c’era, gli mancava, se
era presente, si
sentiva completo. Passava gran parte delle sue giornate con lei, spesso
di
nascosto, ma era diventata così peculiare che ne percepiva
subito il vuoto. Allora
come dirle che tra meno di tre o quattro mesi sarebbe stato
indissolubilmente
legato da un anello, da una cerimonia, da un vincolo a una bambina che
nemmeno
conosceva? Tutto si sarebbe squilibrato: già la loro
relazione, a causa dei
sotterfugi stancanti che dovevano usare per nascondersi e per i loro
due
caratteri dominanti non sempre facili, era un castello di carte tenuto
insieme
da una grande forza di volontà, ma pronto a crollare al
primo soffio di vento.
Sapere di Evangeline avrebbe logorato Ginny. Era probabile perfino che
desiderasse di non avere più nulla a che fare con lui, per
quanto gli sembrasse
un’aberrazione. Draco, solo nella sua stanza, diede un calcio
ad un tavolino,
gettandolo gambe all’aria e rovesciando dei libri e la
lampada. Possibile che
fosse così difficile? D’altra parte se non glielo
avesse detto, Ginny si
sarebbe arrabbiata moltissimo, ferita per quella mancanza di fiducia
che tanto
si erano ripromessi, sarebbe rimasta distrutta
dall’improvvisa notizia,
l’avrebbe evitato, allontanato e questo non poteva
sopportarlo. Dovevano
lottare e trovare al più presto un’idea, insieme.
Capì che bisognava evitare le
incomprensioni e gli errori del passato che tanto li avevano fatti
soffrire per
trovare un’intesa ancora più forte e solida. Lei
gli aveva donato il suo cuore,
la sua fiducia: ora toccava a Draco dimostrarlo.
Quando
arrivò nella
stanza delle Necessità, capì che c’era
qualcosa che non andava. Insomma, non
c’erano cartine di cioccolatini in giro, né un
libro aperto sul bracciolo della
poltrona o quaderni sparpagliati sulla scrivania… Non
c’era Ginny.
-Che
strano. Dovevamo
vederci qui alle dieci- pensò controllando l’ora
sul massiccio orologio a
pendolo sopra al camino –Magari è in ritardo.
Arriverà- Si stese sul letto e
guardò il soffitto che era come un angolo di cielo stellato.
Voleva aspettarla,
ma in poco tempo si addormentò, stanchissimo.
Passò gran parte della notte
senza sogni, poi rivisse quell’incubo che da un po’
di tempo lo tormentava con
la sua ineluttabilità: Draco si vedeva, lacero e
insanguinato, ai piedi di una
figura scura, con due bracieri rossi che ardevano nelle orbite degli
occhi e dei
ragni pallidi e scheletrici come mani. Essa non parlava mai, lo
torturava e
basta, lentamente. Ogni tanto dei raggi verdi di incantesimi bruciavano
come
stelle cadenti mortali per la stanza gocciolante e rossa di sangue,
mentre le
urla di dolore, i lamenti e le catene tintinnanti assordavano le
orecchie che
non volevano più sentire. Il ragazzo si contorceva sul
pavimento appiccicoso e
sentiva delle fitte insopportabili: come acido corrosivo nelle vene,
aghi
robusti che penetravano nelle ossa, vetri affilati che incidevano la
pelle
senza pietà. Fuori, sembrava tutto a posto, dentro, si
sentiva morire. Non
urlare e dimenarsi era impossibile; la
morte, l’unica dolceamara alternativa, era
intesa come una rassegnata liberazione. La
figura smetteva di torturarlo solo quando sveniva e senza forze veniva
trascinato in un angolo, immerso nel suo stesso sangue. Avrebbe potuto
sopportare tutto questo, se poi non avesse sentito nello stato di semi-
incoscienza in cui si trovava una voce femminile urlante, sottoposta
alla sua
stessa sofferenza: la voce di Ginny.
Di solito
Draco si
svegliava a questo punto ogni notte, urlando e faceva alzare i suoi
compagni di
stanza che lo scuotevano fino quando non capiva di essere ad Hogwarts,
nella
sua camera. Per questo motivo, cercava di non addormentarsi per non
cadere
vittima ancora di quell’incubo crudele: di notte passeggiava
per il castello,
chiacchierava con i fantasmi, leggeva, però durante il
giorno era talmente
stanco che faticava a tenere gli occhi aperti. Era una continua
sofferenza
psicologica. Aveva perfino provato di chiedere aiuto al professor Piton
che gli
aveva prescritto delle pozioni per lo più inutili; qualcuno
stava cercando di
forzare la sua mente e per ora non c’era rimedio. Ginny
sapeva dei suoi incubi,
conosceva le dinamiche del sogno ed i soggetti, ma non era al corrente
che la
cosa che più lo faceva impazzire era la fine, quando
compariva lei con i suoi
bei capelli fiammanti che danzavano al buio in quella stanza maledetta.
Anche
quella sera si svegliò in quel punto, scosso da una persona
accanto a lui,
vedendo ancora le immagini devastanti dietro alle palpebre.
Aprì piano gli
occhi nella penombra e sentì dei capelli lunghi
solleticargli il collo,
qualcuno che lo abbracciava forte, che seppelliva il viso nella sua
spalla.
Ginny era stesa di fianco al lui e sussurrava al suo orecchio parole
rassicuranti con voce tremula e rotta dal pianto, accarezzandolo tra i
capelli.
Draco si voltò, stringendola forte per farle capire che era
sveglio: -Ehi-
La rossa
alzò sollevata
il viso dalla sua spalla, guardandolo dal basso con gli occhi bagnati,
poi
bisbigliò, sorridendo appena: -Ehi-
-Se avevi
bisogno
di qualcuno che ti scaldasse bastava chiedere- il ragazzo
allacciò le sue mani
dietro la schiena di Ginny, stringendola dolcemente. La risata in
risposta fu
come balsamo rinfrescante su una ferita e lo rincuorò
così tanto che la baciò,
a lungo, percependo più che mai il corpo premuto contro il
suo e il profumo di
violetta. Segnò con un dito il profilo del suo viso,
vedendola socchiudere gli
occhi dal piacere e depositò altri piccoli baci sulle sue
guance, sul mento,
sulle orecchie, sul collo e di nuovo sulle sue labbra rosse. La ragazza
mugolò
ed infilò le mani fresche sotto la sua camicia, solleticando
leggera come una
piuma gli addominali e il petto. Il suo medaglione brillava nel buio
come una
pietra bagnata. Draco si sentiva vivo, inebriato dalla sua presenza e
dal suo
calore così avvolgente; baciarla era naturale come
respirare. Poi,
all’improvviso Ginny aprì gli occhi, allarmata e
si staccò: -Draco, devo
parlarti immediatamente-
Il
ragazzo si
allontanò un poco senza smettere di accarezzarle la schiena,
ma prestandole
tutta la sua attenzione e rispose baciandole dolcemente il collo: -Ti
ascolto
sempre, lo sai-
-Davvero-
la
serietà nella sua voce e l’allontanarsi ancora un
poco gli fecero capire che
qualunque cosa Ginny dovesse dirgli la opprimeva più di
quanto credesse, così
si sedette guardandola negli occhi, completamente concentrato. La rossa
si
stava torturando le mani, evidentemente combattuta. Draco
s’addolcì talmente
tanto per la sua incertezza da baciargliele e sussurrare: -Dimmi tutto.
Ti prometto
che non ti interromperò- Rassicurata dalle sue parole,
cominciò sedendosi a
gambe incrociate di fronte a lui: -Ieri
pomeriggio ho avuto un allenamento di Quidditch. Dopo tanti giorni che
Harry mi
chiedeva con insistenza di esserci, ho detto di sì e sono
andata. Poiché Ron mi
dava sempre addosso e mi urlava contro, ho perso la pazienza e me ne
sono
andata- Draco sentì un aculeo di istantaneo rancore verso il
fratello di Ginny
che la umiliava sempre, però non fece commenti –Mi
sono rifugiata nel camerino
e mentre mi stavo pettinando ho sentito qualcuno dietro la porta, ho
aperto e
c’era Harry- Fin qui nulla di strano, perciò il
ragazzo non capiva da dove
provenisse tutta quell’agitazione febbrile. Insomma Potter
era il Capitano…
Poco dopo iniziò ad immaginare qualcosa di molto spiacevole
che potesse essere
successo e le idee che gli vennero in mente furono troppe. Ginny
continuò,
muovendosi nervosamente sul posto: -Devi sapere che è da un
po’ di tempo che
Harry sembra essersi interessato a me: mi fa regali, cerca di
abbracciarmi, mi
segue, mi chiama “dolcezza” o
“tesoro” anche se io gli ho detto più
volte di
smetterla- A questo punto immaginare fu fin troppo facile per Draco che
con un
lamento di sofferenza si costrinse a non alzarsi e strappare tutto
quello che
trovava sotto mano: sapeva che Ginny non glielo avrebbe più
perdonato. Lei
infatti stava trattenendo il fiato come se avesse paura della sua
reazione e
questo lo calmò immediatamente; non avrebbe mai dovuto
essere spaventata da
lui. Mai. Inoltre non era sicuramente colpa sua. Se si fosse presentata
l’occasione, ne avrebbe discusso solo con Potter.
-Insomma, Harry mi ha forzato a
baciarlo, ma io mi sono
divincolata e sono riuscita a correre via. Capirei se tu fossi
arrabbiato, anzi
furioso: ne avresti tutti i diritti, se io avessi ricambiato.
Però ti prego di
ascoltarmi e poi di decidere che cosa vuoi fare. Da quando mi hai
regalato quel
braccialetto, no, aspetta, da quando mi hai portata per la prima volta
qui nella
Stanza delle Necessità, io ti ho scelto ogni giorno. Adoro
stare con te, lo
adoro! Amo svegliarmi alla mattina e sapere che ci vedremo, amo
guardarti di
nascosto nei corridoi, amo addormentarmi tra le tue braccia.
E’ per questo che
voglio dirti tutto come realmente è, anche se questo ti fa
arrabbiare, perché
mi fido di te con tutto il mio cuore e perché non voglio
mentirti- Ginny spiegò
tutto questo con una naturalezza così solenne,
così sincera che Draco non seppe
cosa rispondere, sul momento. Potè solo guardarla,
lì seduta davanti a lui in
attesa di una sua risposta, di un suo gesto. Potè solo
avvicinarsi,
abbracciarla e posare il mento sulla sua testa, ricoprendola di baci
sui capelli
soffici. Potè solo ricambiare quel nuovo dono di fiducia con
la più onesta
sincerità, con il terrore di farle male, ma la
consapevolezza che qualsiasi
dolore sarebbe stato più sopportabile della menzogna,
sebbene intesa come
omissione: -Anche io ti devo dire una cosa. Come sai, la mia
Iniziazione
effettiva si terrà a maggio, ma è stata spostata
per un motivo ben preciso. I
Purosangue e gli Slytherin in particolare, si sposano molto presto, per
garantire dei sicuri discendenti per il Casato- Draco lesse il terrore
negli
occhi di Ginny e si costrinse a continuare a parlare, nonostante
volesse solo
scappare e portarla via da lì –Mio padre mi ha
promesso alla figlia di un amico
di famiglia, un ragazza francese di nome Evangeline. Ha quindici anni e
io la
dovrò sposare fra tre mesi, se non riesco a trovare prima
una soluzione-
-Oh Draco, mi dispiace
così tanto!- Ginny lo guardò per un
istante, poi lo strinse forte con le lacrime che bagnavano le sue
guance come
rugiada. Draco era devastato dal dolore, ma non gli sfuggì
la sfumatura delle
sue parole: era addolorata per loro ovviamente, ma in particolare le
dispiaceva
per lui in quanto Draco. Per la
prima
volta qualcuno lo capiva, si preoccupava, qualcuno che non lo
considerava
invincibile, imperturbabile e indifferente.
-Adesso cosa faremo?- quando la
ragazza domandò ciò già le
lacrime erano sparite dai suoi occhi verdi, lasciando solo una traccia
lucida.
Potevano sembrare parole di autocommiserazione o impotenza, ma il tono
con cui
erano dette era il più risoluto e combattivo che avesse mai
sentito. Ogni volta
che usciva questo lato di lei, Draco si ricordava che era una fiera
Grifondoro
e che era molto migliore di lui in quanto a coraggio.
Non ebbe esitazione ad esporgli
l’idea che lo stava rodendo
come un tarlo da un po’ di settimane: -Ho parlato con Theo e
con Blaise:
abbiamo deciso di scappare-