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Autore: mrdancedance    11/06/2014    0 recensioni
Seguito de 'La trilogia del peccato'.
Quando l'ossessione raggiunge il culmine; quando non si può più tornare indietro…
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando si cade

 

Quando le due bocche si staccarono, le lacrime di Corinne avevano ormai smesso di cadere. Gli occhi erano rossi, il trucco sbavato. Una riga nera le partiva dall’occhio sinistro per andarsi a disperdere nel rosato della guancia.

Valentin si leccò le labbra per tentar di catturare quel sapore intenso che l’aveva invaso fino ad un attimo prima. Afferrò le mani dell’amata e le strinse, senza volerlo veramente, un po’ soprappensiero. Sentì la pelle liscia sotto i suoi polpastrelli, se la immaginò sbiancare per la pressione che stava subendo. Poi lasciò la presa.

“Mi… mi spiace…” esordì Corinne, mandando il silenzio in mille pezzi “Io… io ho dovuto… farlo.”

Valentin non parve comprendere. La guardò incuriosito e si chiese il motivo di quel balbettio così poco aggraziato.

“Che cosa?” la domanda rimase sospesa nell’aria, inespressa. Un rumore di passi furiosi sulle scale congelò la scena in una silenziosa attesa.

Qualcuno bussò alla porta. Tre colpi possenti, pesanti. La donna si volse; le mani giunte, nervose. Bussarono ancora, altre tre volte. I due amanti si osservarono.

“Ti amo.” Si sentì sussurrare il ragazzo.

La porta venne sfondata e schegge di legno volarono ovunque. Un gran fracasso fece strada ad una decina di poliziotti che, nelle loro divise blu scuro, si posizionarono di fronte alla coppia.

 

***

 

Un tuono senza lampo annunciò l’inizio della fine.

Nel cielo sopra le loro teste, miliardi di stelle si erano nascoste dietro il manto soffice di nubi oscure. Il vento si era placato di colpo, lasciando spazio ad un insensato gelo.

Eva si strinse le braccia e con fare inquieto cominciò a massaggiarsi le membra intorpidite. Adamo aveva lasciato cadere la mela e se ne stava immobile, rigido, lo sguardo perso in un limbo di stordimento. Aveva morso il frutto, l’aveva morso più e più volte e poi… poi… poi aveva scorto la sua compagna, sua moglie, l’unica donna che condividesse con lui il mondo circostante. Se ne stava nuda di fronte a lui. Svergognata, spudorata, senza vesti a nasconderle ciò che andava nascosto.

Quando finalmente riuscì a riprendersi, si sentì orribilmente spoglio e osservato. Eva sembrava tranquilla ma, com’era possibile che lo fosse? Non sentiva tutti quegli occhi puntati su di loro? Non si vedeva oscenamente svestita? Non…

Un tuono, un altro. Di lampi neanche l’ombra.

Un cavernoso mormorio parve farsi largo nel sottosuolo e un nuovo boato squarciò la volta celeste.

Infine arrivò la pioggia, una pioggia talmente violenta da sradicare alberi enormi, da scavare buche immense, e da investire in pieno le due creature, farle scivolare al suolo, travolgerle, spingerle, sommergerle.

Adamo si sentì soffocare. La gola gli si era riempita d’acqua e fango e gli occhi non riuscivano più a distinguere nulla. Eva si lasciò trasportare placida. Certo, era terrorizzata, ma la mela l’aveva colta lei e a quel famoso albero, in fondo l’aveva sempre saputo, era collegata una proibizione. Lei aveva infranto un giuramento ed ora più che mai non se la sentiva di rinnegare le proprie azioni. Aveva staccato la mela, ma non per stupidità, non per sfidare Dio… l’aveva fatto semplicemente perché era rimasta abbagliata da quel frutto così rosso e perfetto, così liscio e delicato; non aveva saputo resistere alla bellezza, ed ora pagava un prezzo che le era già stato sussurrato da tempo, un prezzo forse meritato.

 

***

 

“Lei che ci fa qui?” era il comandante.

“Io…” Corinne si sentì mancare “un saluto.”

Gli agenti si guardarono l’un l’altro, poi spostarono le loro attenzioni sul ragazzo in vestaglia rossa, scavato, sporco.

“Signor De La Roche! Lei è in arresto per diserzione!”

Valentin sgranò gli occhi, arretrò di qualche passò e andò a sbattere contro un comodino, facendo cadere un vecchio mozzicone di candela. Respirava affannosamente e tremava di terrore. Non potevano averlo scoperto, nessuno sapeva niente di lui, nessuno!

“Chi…? Come avete fatto a…?” e poi vide Corinne, anche lei tremante. La vide ripiegare lentamente verso il piccolo esercito. La vide tentare di scivolar via senza farsi notare, cercando di rimpicciolire fino ad uno stadio di trasparenza assoluta. Un viso tirato e sul punto di piangere ammetteva spudoratamente di essere colpevole di tradimento. “Perché?!” le urlò contro “Che cosa ti ho fatto di così orribile? Ti ho amata, adorata, divinizzata! Ti ho…” la donna si morse le labbra ed osservò il pavimento per qualche istante. “Hai un altro? Rispondi! Hai un altro?!” un urlo di rabbia gli uscì dalla gola.

I poliziotti fecero per avvicinarsi, ma Valentin fu estremamente veloce. Aprì il cassettino che gli stava alle spalle e ne estrasse la pistola che zio Bernard gli aveva regalato anni addietro.

“Puttana! Sei una puttana!” Sparò un colpo, poi un altro, e Corinne cadde morta.

Uomini in blu gli si gettarono addosso e il giovane De La Roche non poté far altro che arrendersi alle manette, giunte però in ritardo sul luogo del delitto.

Non pianse nemmeno una lacrima per la vittima del proprio amore; si limitò ad ammirarla. Là, immersa in una pozza di tempera scarlatta, appariva più bella che mai. Angelica, ferma, gli occhi fissi verso il paradiso. Forse, con quel gesto violento le aveva donato la perfezione assoluta, una perfezione immobile, e poté sentirsi quasi in pace.

Due fori nel petto lasciavano uscire distillato di passione.

Passione… Valentin pensò che non esistesse parola più bella. L’avrebbe ripetuta anche mentre una corda si sarebbe stretta attorno al suo collo.

 

***

 

Si risvegliarono nel bel mezzo del nulla. Deserto a destra, deserto a sinistra. Sopra i loro corpi ricoperti di fango, l’azzurro e il calore atroce del sole si tuffavano l’uno nell’altro. Adamo si mise in piedi, coprendo con le mani le zone del corpo che più lo imbarazzavano. Eva non voleva alzarsi, preferiva lasciarsi morire, ma poi vide un minuscolo bagliore rossastro e, rizzatasi, corse in quella direzione.

Un miraggio, solo un inutile, inconsistente miraggio. La mela ormai era andata, perduta, svanita. Già, la mela non c’era più ma, dentro di lei, proprio tra il cuore e i polmoni, un desiderio pulsava ancora, un desiderio dal gusto intenso e brillante, un desiderio devastante che poteva portare alla fine, o ad un nuovo inizio.

Qualsiasi cosa sarebbe successa, sarebbe stata rossa e perfetta.

  
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