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Autore: ManuFury    11/06/2014    6 recensioni
Duncan delle Lame... Gladiatore ed esiliato.. potrà uscire dall'Arena in soli due modi: da vincitore o da cadavere.
Warren Velenodikobra... discendete in una delle più nobili casate di Cavalieri di Drago... vuole ottenere una sola cosa, l'approvazione di suo padre.
Sasha l'Ardente... spadaccina infallibile... che vuole solo scoprire chi è in realtà.
E Dagh dagli Occhi d'Argento... Protettore di Drakkas... offrirà loro un'avventura indimenticabile!
[Storia scritta per la Challenge: "L'ondata Fantasy" indetta da _ovest_]
Dal Capitolo 5...
“Gli occhi azzurrissimi del ragazzo si alzarono a quella colonna che aveva visto in sogno, verso quella figura avvolta dalla tenebre che ora, approfittando del velo sottile del fumo, era sparita.
Duncan non sapeva più che pensare: aveva smesso di porsi tante domande in vita sua, di capire le azioni e gli avvenimenti che si abbattevano su di lui come un’onda si abbatte su uno scoglio, aveva semplicemente smesso di lottare per capire e si limitava a farsi trascinare dalla corrente."
Genere: Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Drakkas'
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[Questo Capitolo si è Classificato QUARTO al Contest: "Le basi del fantasy: Guerriero, Mago o Ladro?" indetto da Dragone 97
Classe Scelta: ovviamente Guerriero!]
[Questo Capitolo partecipa anche al Contest: "
.:Eroi nel Vento:." indetto da Releeshahn e si è Classificato QUINTO]
 

 

 

Pazzia!
Quella fu l’ultima parola pronunciata dal vecchio Dirk, prima che la sua testa fosse violentemente staccata dal collo, rotolando poi per alcuni metri a terra, fino ai piedi dei suoi ex uomini, facendoli congelare sul posto.
Per qualche breve istante, lo scontro che imperversava sembrò sedarsi, quasi in rispetto per quella morte avvenuta così violentemente; anche se la morte su un campo di battaglia non era mai pacifica. E nell’immobilità che sembrava pervadere il campo, c’era qualcuno che era più fermo di altri: Sasha aveva osservato tutta quella scena al rallentatore, come se qualche mago avesse invischiato il tempo, per farlo scorrere più lentamente così da prolungare la sofferenza della ragazza; aveva visto il vecchio Dirk parare un colpo e alzare la spada, per abbattere il suo nemico, ma quello era stato più lesto di lui e, schivando l’attacco scartando a lato, aveva  sollevato la spada e ucciso Dirk con un solo fendente, preciso e letale, falciando via la sua testa come una falce taglia il grano maturo.
Il respiro della giovane si era bloccato, il cuore contratto e stretto in una morsa gelida che non aveva mai provato prima di allora per la morte di qualcuno. In fondo era una mercenaria e ancora prima era stata un Tributo di Sangue, la morte era la sua macabra compagna di giochi d’infanzia e la sua unica amante nel periodo dell’adolescenza. Ne aveva vista tanta nei suoi quasi ventuno anni di età: ricordava ogni viso, corrotto dalle smorfie più orrende di chi incontra la Nera Signora dell’Aldilà, ricordava il sangue, il metallo e il sudore e il colore di ogni paio d’occhi che aveva visto spegnersi davanti ai suoi, diventando vitrei come quelli di una di quelle belle bambole che non aveva mai avuto. Quantità infinite di amici e nemici l’avevano salutata o maledetta mentre fredde e ossute braccia di scheletro avvolgevano i loro corpi, che andavano a privarsi della vita.
Nonostante i suoi occhi verdi come smeraldi avessero visto così tante atrocità, così tanto sangue e così tanta morte, mai si erano inumiditi di lacrime come ora, a vedere la testa di Dirk a terra, circondata da un lago di sangue.
Il suo sangue.
L’aria rientrò con prepotenza nei suoi polmoni quando si ricordò che per vivere, doveva respirare. Anche il cuore sembrò riprendere a battere, ma i suoi muscoli erano ancora di freddo marmo, gli occhi ancora puntati verso quel corpo muscoloso abbandonato nella polvere, coperto di sangue, calpestato dalla battaglia che le imperversava di nuovo attorno, ora nuovamente incurante di un altro morto tra i morti.
Restare così immobile poteva renderla un bersaglio facile, come se la corporatura gracile e il viso angelico non contribuissero già di loro, l’unica cosa che stonava, risultando in netto contrasto con tutto il resto era l’enorme spadone a due mani grondante di viscido sangue rosso acceso; la giovane lo stringeva quasi spasmodicamente tra le dita, rese appiccicose dal sangue dei nemici già abbattuti.
Una singola e gelida lacrima lasciò gli occhi smeraldini di Sasha; scivolò lenta lungo le gote appena arrossate, brillando nel sole come un solitario diamante liquido, giungendo poi fino al mento, dove rimase sospesa per qualche attimo prima di cadere a terra, tra la polvere e il sangue.
In quello stesso momento un movimento repentino attirò lo sguardo della ragazza, che scartò prontamente a lato per puro automatismo, vedendo subito una lama macchiata di vermiglio tagliare l’aria, schiantandosi poi al suolo, dove sollevò una piccola nube di polvere rossiccia. A impugnare l’arma un soldato con l’armatura scintillante alla luce del sole; su uno spallaccio aveva inciso un grosso teschio ghignante, simbolo di chi aveva ucciso almeno cento nemici, all’altro aveva un grosso cavallo rampante con due code nere.
Il soldato la guardò con occhi nerissimi che non tradivano emozioni, lo sguardo di un Guerriero Gelido che punta a una preda azzoppata. Sorrise lievemente, un sorriso che la ragazza conosceva, lo sguardo di chi non ti crede al suo stesso livello.
Idiota. Commentò solo mentalmente.
Sasha strinse l’impugnatura della sua spada, così forte da farsi sbiancare le nocche e scricchiolare i guanti di pelle, non badando al sangue che poteva rendere viscida la presa. I muscoli, finalmente, si risvegliarono dal loro torpore, irradiandosi di un calore nuovo, di quello che sentiva sempre durante ogni battaglia.
Guardandolo, la ragazza decise di non dare tempo all’uomo di comprendere niente, di non fargli nemmeno capire che la morte aveva posato su di lui i suoi occhi. Gente che etichettava senza aver visto il proprio avversari all’opera, non meritava una sola possibilità.
Scattò con velocità impressionante, alzando la sua enorme e pesante arma come se pesasse niente, come se non fosse altro che un prolungamento del suo corpo. Bastò un colpo solo per tranciare di netto la testa al nemico che aveva di fronte, passando subito dopo al seguente e poi a quello dopo ancora; senza pause, senza interruzioni.
Il respiro era irregolare e il caldo che sentiva atroce; ma combattere sembrava essere l’unico modo di sfogare la sua frustrazione per la morte di Dirk, abbattere un nemico dopo l’altro, era come se potesse riportare in vita il vecchio capo dei mercenari. Un pensiero stupido, da bambinetta, ma Sasha non voleva essere coerente in quel momento. La mente era vuota come lo stomaco di un mendicante e gli occhi fissi, come quelli di un cane che punta la preda; la sua personalità sembrava annientata, lasciando posto a un involucro di carne ricolmo di rabbia, perfetta macchina da guerra.
E più avversari abbatteva, più sangue le sporcava il viso, l’armatura, il corpo e forse anche l’anima; più sentiva l’ira che l’aveva assalita scemare, abbandonandola.
Fiumi di sudore presero a scorrerle sulla pelle non più chiara, offuscandole a tratti la vista, facendole bruciare gli occhi. I muscoli, gementi, imploravano qualche attimo di pausa per ripristinarne il vigore ormai esaurito. Senza contare il caldo: quello che aveva iniziato a provare fin da subito, che le avvolgeva il corpo come un incendio, amplificando oltre ogni limite la frustrazione e la rabbia che sentiva dentro.
Abbatté un nuovo avversario, scostandosi dall’attacco a tradimento di un secondo, ritrovandosi ai limiti del piccolo campo di battaglia. Con un gesto secco si strappò dalla testa il bell’elmo elaborato, gettandolo con malagrazia tra la polvere rossa; immediatamente una cascata di riccioli dorati le scivolarono in dolci boccoli sulle spalle atletiche, incorniciando il suo viso e facendolo parere quello di una bambola di porcellana macchiata da troppo sangue.
Sasha prese di nuovo fiato, iniziando ad avvertire la stanchezza che le incatenava il corpo, rallentandone i movimenti e i riflessi, l’aveva sforzato troppo e lo sapeva; aveva ragionato senza alcuna logica, in preda alla rabbia più bruciante e al dolore per la morte di un amico, che più volte aveva considerato un padre.
Guardò dritto davanti a sé, scorgendo due uomini che le si avvicinavano minacciosi, più indietro, oltre le loro spalle, poté osservare l’andamento di quella battaglia: le forze di Dirk erano in inferiorità numerica, ma ogni mercenario stava combattendo come un leone, forse anche di più; ma le forze degli Eserciti della Cintura del Nord erano decisamente più numerose delle loro, parevano formiche per quanto erano numerosi.
Forse il vecchio mercenario aveva avuto ragione ad affermare che quell’attacco era stato una pazzia.
La ragazza scosse la testa, facendo ondeggiare i lunghi riccioli chiari e bagnati di sudore, concentrandosi sullo scontro imminente, doveva riportare ordine nella baraonda che aveva in testa, doveva fare come Dirk le aveva insegnato: mantenere la mente in ordine, era quello il segreto che permetteva la sopravvivenza.
I due avversari si avvicinarono subito, camminando praticamente all’unisono, mentre un terzo rimase indietro, probabilmente per dare man forte in caso di problemi, anche se dal suo atteggiamento sembrava abbastanza sicuro che non ce ne sarebbero stati.
Sasha li osservò entrambi, mentre le camminavano attorno, studiandola come due bestie che valutano il momento migliore per attaccare la loro preda, credendola indifesa, senza nemmeno immaginare che questa aveva denti e artigli e che li sapesse usare bene.
Qualche istante di attesa, di studio dell’avversario, prima che entrambi attaccassero in perfetta sincronia: uno da un lato e l’altro da quello opposto, con la precisione che solo due combattenti allenati a combattere assieme potevano avere.
La giovane evitò entrambi i colpi con un abile e lungo balzo indietro, alzando di nuovo la sua lunga e pesante spada, per colpire a sua volta. Sentì il clangore del metallo su metallo: uno dei due soldati aveva parato il suo colpo, lasciando libertà di azione al compagno, che si spostò rapidamente a lato, pronto a sferrare a sua volta un fendente contro il fianco della ragazza, privato di ogni difesa.
Evidentemente entrambi erano convinti di avere la vittoria già in pugno, per questo l’espressione stupita che si disegnò loro in faccia fu uno spettacolo decisamente piacevole per Sasha, quando si accorse che il colpo diretto a lei era stato abilmente deviato da una spada amica, che non esitò a far forza sull’arma, per far indietreggiare il nemico. A sua volta, spintonò in avanti il suo avversario, retrocedendo subito dopo, trovandosi con la schiena contro una ben conosciuta.
“Ce ne hai messo di tempo, Floryan.” Borbottò la ragazza. A rispondergli, una risatina che sembrava un piccolo tuono in lontananza.
“Avevo da fare, a differenza tua, scricciolo.” Tuonò una voce che conosceva fin dall’infanzia.
Floryan Due Lame era un Tributo di Sangue come lei e fin da bambini avevano lavorato in coppia, imparando ad apprezzarsi l’uno con l’altra, benché il divario nelle tecniche di combattimento che li separavano: lui che prediligeva la forza bruta e l’attacco e lei che amava di più la velocità nelle azioni e una breve difesa, prima del fendente decisivo.
“Certo. – Sasha alzò gli occhi al cielo, odiava quel dannato nomignolo, solo perché lei era… leggermente più piccolina di lui. Portò poi gli occhi verdi all’avversario che aveva di fronte, che sembrava avere il chiaro intento di attaccare, volendo lavare via l’affronto appena subìto. – Bisogna ordinare la ritirata o ci massacreranno.” Affermò, appoggiandosi maggiormente alla schiena del compagno e avvertendo i lunghi capelli di lui, accarezzarle dolcemente le spalle. Da bambina amava quei capelli, passava ore a intrecciarli.
“Lo so, scricciolo. Me ne stavo occupando, poi ti ho visto in difficoltà e sono accorso, da buon fratello maggiore, non credi?” Sorrise appena, portando a sua volta gli occhi scuri verso il suo di avversario, che sembrava decisamente adirato, come il compagno, per la parata che aveva fermato il suo attacco.
“Come se tu fossi veramente mio fratello.” Sussurrò a fior di labbra la giovane. Non negava che le sarebbe piaciuto: se avesse condotto un’altra vita e avesse avuto un’infanzia, Floryan sarebbe stato un fratello perfetto per lei, aveva fantasticato alle volte su come sarebbe stata la sua vita in quel caso. Scosse leggermente la testa, facendo ondeggiare i lunghi capelli biondi, che per qualche attimo le oscurarono la visuale; inutile fantasticare ora su certe cose, il suo destino era stato diverso da quello di tante bambine che crescevano tra genitori amorevoli e bambole, invece che tra morti e spade. Lei era destinata alla guerra, era nata per quello, lo sapeva.
Ogni volta che si trovava su un campo di battaglia, sentiva il sangue ribollire e il cuore cavalcarle nel petto come un puledro impazzito, pompando più sangue nei suoi muscoli scolpiti dagli anni di allenamento e dall’esperienza maturata in mille scontri. Il corpo le s’incendiava letteralmente e, alcuni dicevano, che i suoi capelli diventavano come fuoco quando si lanciava nel combattimento, caricando a testa bassa come un toro infuriato, ma ritrovando la lucidità un attimo prima di giungere alle file nemiche; evitando abilmente le picche avversarie e penetrando nelle loro difese come un incendio in una foresta secca, compiendo stragi su stragi.
Come quella volta in cui era la rabbia a muovere le sue azioni, rendendola al pari di una leonessa ferita e stretta in un angolo.
“Ordina la ritirata, Floryan. Qui finisco io.” Affermò Sasha e, senza aspettare neppure la risposta dell’altro, si lanciò sul suo avversario, abbassandosi in tempo per evitare un colpo troppo alto e affondare il suo spadone nel fianco dell’altro, giù, in profondità nella carne. Un getto vermiglio macchiò l’aria con il suo odore acre eppure così inebriante, capace di esaltarla come nessun’altra cosa. Così come il grido di dolore che ne seguì, andando poi a spegnersi in un gorgoglio sanguinolento. Quello era uno dei combustibili che accendeva il suo fuoco interiore e che le permetteva di bruciare ogni cosa attorno a sé.
Ritirò la lama dal corpo del nemico appena abbattuto per concentrarsi sul successivo, mentre sentiva gli occhi pungerle per il sudore che scendeva in fiumi, mentre i muscoli di nuovo si lamentavano per lo sforzo sostenuto.
La ragazza sorrise appena, ignorando quelle sensazioni e buttandosi di nuovo nel combattimento, mettendoci tutta se stessa come ogni volta, ma soprattutto sforzandosi di scaricare la rabbia residua per la morte di Dirk, che ancora le aleggiava nella mente, ben sapendo di doverla mettere da parte.
Avvertì Floryan abbattere il suo nemico e avviarsi al centro del campo, gridando con la sua voce imponente la ritirata incondizionata per i pochi superstiti. Non era un ordine che si sentiva spesso, ma quello era un caso speciale: non avevano più un capo e gli avversari erano troppo numerosi per poter continuare in quel modo.
Con un fendente preciso, Sasha eliminò un nuovo avversario che aveva osato pararsi davanti a lei e alzò lo sguardo al compagno: si trovava proprio al centro del campo di battaglia, imponente e bellissimo, con i capelli lunghi e neri sciolti al vento, il fisico atletico messo ben in mostra da un abbigliamento ridotto all’osso, le cicatrici che solcavano la sua pelle erano portate con orgoglio, quasi come medaglie a indicare ai nemici che non era facile abbatterlo.
Non fino a quel momento, almeno.
A guardarlo, la ragazza sorrise per un istante appena, prima di rabbuiarsi quando vide un soldato avanzare verso Floryan, che gli dava le spalle e come per la morte di Dirk, le parve di vedere tutto a rallentatore: il soldato che avanzava e Floryan che lo ignorava, la spada del primo che si alzava lentamente.
“Floryan!” Urlò il suo nome sopra il caos che si era creato in quella ritirata disordinata, allungando una mano verso il compagno, come se con quel gesto potesse veramente evitare l’inevitabile; non poteva perdere anche lui, non Floryan e Dirk lo stesso giorno, non avrebbe potuto sopportare tanto!
Un singhiozzo le uscì involontario dalle labbra mentre a sua volta non si accorgeva di un nemico che si era portato anche alle sue spalle.  
Le spade calarono quasi contemporaneamente, come se volessero unire i due combattenti come veri fratelli.
Sasha non avvertì subito il colpo: la prima cosa che il suo corpo avvertì fu il calore del sangue che sgorgava in mille viscidi fiumi vermigli dalla nuca, scivolando poi sul collo e lungo la schiena, spegnendo pian piano le fiamme che l’avvolgevano. In un secondo tempo arrivò il dolore, così forte e lancinante da spegnerle lo sguardo, impedendole di vedere il destino di Floryan, che immaginava così simile al suo.
Scesero le tenebre: dense e scure, capaci di inglobare la luce e ogni altra cosa o sensazione.
I muscoli si fecero molli, come fossero di fango e il corpo intero cadde a terra con un tonfo sordo, così simile a quelli che aveva sentito prima, quando era lei ad abbattere i suoi avversari con un solo fendente; ma il suo era sempre uno sconto frontale, mai aveva colpito alle spalle.
Il respiro si mozzò, occludendole i polmoni, gli occhi si chiusero lentamente, anche se ancora tentava di lottare per tenere le palpebre aperte, o almeno socchiuse.
Sussurrò qualcosa, muovendo debolmente le labbra, mentre ogni rumore attorno a lei andava via via spegnendosi, proprio come le fiamme che l’avevano avvolta.
 
[Continua…]
 
 
***
 
HOLA! ^_^
 
Salveeeeeeeee!
Ragazzi e ragazze… visto che la disgraziata è tornata? XD
No, seriamente… sono stata in Università dalle 9 del mattino e uscivo alle 18… quasi non sapevo cos’era la luce del sole… O___O … poi ho i miei Contest da gestire e mille milla altre cose…
Ma… a voi non interessa… quindi, taccio qui e vi chiedo… ma vi è piaciuto questo capitolo? Visto che c’era un po’ di azione e sangue?
Il prossimo è tutto da ridere… visto che entrerà in scena il mitico Dagh! XD
Che posso dirvi… spero che vi sia piaciuto e che continuiate a seguirmi anche se aggiorno un po’ a momenti… ^^’’
Fatemi sapere che ne pensate… e se avete consigli, sono tutti ben accetti! ;)
Ci si sente presto!
ByeBye
 
ManuFury! ^_^
 
  
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