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Autore: ProngseSnaps    12/06/2014    1 recensioni
Conosciamo tutti gli Anni Settanta: Rock&Roll, i Beatles, le Rivoluzioni, gli anni dell'amore e della pace, della libertà.
E se invece scoprissimo gli Anni Settanta nel Mondo Magico? Gli anni dei Malandrini, di Lily Evans, della Prima Guerra Magica, dei Mangiamorte. Pronti a vivere questa avventura?
Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Marlene McKinnon, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Lily Elizabeth Evans non era mai stata una ragazza propensa all’organizzare feste, e di certo si teneva lontana da quel pericoloso incarico, eccetto che, di lì a pochi giorni, sarebbe stato il compleanno della propria migliore amica.

Ma andiamo per punti: il suo Settimo Anno ad Hogwarts era ormai iniziato da un mese, e le foglie del Platano Picchiatore avevano già iniziato a cadere, quando Marlene McKinnon fece il suo ingresso nel suo Dormitorio, gettandosi sul letto della compagna. Non appena il suo corpo fu atterrato sul letto a baldacchino, una pila di fogli fece l’opposto, adagiandosi sul pavimento ricoperto di vestiti.


Se qualcuno fosse entrato in quel preciso istante non li avrebbe notati nemmeno i fogli, si sarebbe perso nel caos cosmico.

Definizione di caso cosmico: capi d’abbigliamento sparsi in ogni dove, sotto questi potevi trovare qualche sandwich; tonno e pomodori, pomodori e prosciutto, prosciutto e maionese, qualsiasi farcitura tu volessi, il Dormitorio Mad&Co poteva fornirtelo. E, come se non fosse abbastanza, sotto alla pila di abiti, sotto cui potevi trovare una scorta di cibo per un eventuale calamità naturale, se sapevi frugare con parsimonia, o se semplicemente eri poco fortunato, potevi scoprire una nuova forma di vita. Precisamente non si sapeva esattamente quali esseri ci abitavano, ma Dorcas Meadowes, durante il Quarto Anno, aveva giurato di aver visto qualcosa muoversi.


«Che si fotta tutto quanto. Io ho chiuso con quell’arpia.»


Marlene aveva finalmente aperto bocca, e Lily, che era occupata a recuperare i propri appunti, le lanciò uno sguardo vago, misto fra curiosità e disapprovazione. L’amica, cogliendo la tacita domanda, riprese a parlare.


«Quell’oca di Léonie mi ha detto che sono ingrassata. Normalmente mi sarei limitata a farle notare che non può certamente parlare lei, che è così bassa da sembrare una botte, se solo mettesse su qualche chilo, ma l’ha detto davanti a James, e quell’idiota ha iniziato a fare battute sul mio “enorme fondoschiena”, davanti all’intera Sala Comune. La odio.»


Le carnose labbra si muovevano velocemente, alternando le parole con sospiri impazienti, come se fosse tormentata dal dubbio di ritornare al piano inferiore e sferrare un pugno all’amica. Non sarebbe mai cambiato nulla, ne convenne Lily, abbozzando un sorriso. Era l’inizio dell’anno scolastico, e già si sentiva come se avesse nostalgia di Hogwarts; non poteva credere davvero che quello fosse il suo ultimo anno.
Molte cose erano accadute, come per esempio il fidanzamento di sua sorella, o le misteriose esplosioni a Diagon Alley, che poi erano andate ad estendersi per tutta la Londra Babbana, ma a Lily sembrava semplicemente che il tempo si fosse fermato, come se qualcuno avesse premuto il tasto pausa, e avesse deciso che quel sottoinsieme di avvenimenti doveva accadere a velocità sostenuta, perché non c’era tempo da perdere, bisognava saltare dei pezzi per arrivare alla fine di tutto, e a cinque minuti da questa, lo spettatore avesse deciso di prendersi cinque minuti di riflessione, e i cinque erano diventati dieci, da dieci erano passati a venti, e così via. Come se non volesse davvero che arrivasse il famoso “The end” scritto a caratteri cubitali.


«Dovreste smetterla, tu e Léo. Ormai avete diciassette anni, non siete più delle ragazzine che giocano ad inzupparsi i capelli nell’inchiostro. In più, è il suo compleanno. Siamo in quel periodo in cui tutto le va perdonato, ricordi?»


Sì alzò da terra e per un istante le parve davvero di aver visto qualcosa muoversi, ma si limitò ad osservare silenziosamente come quella frase appena pronunciata le avesse ricordato sua madre. Era la stessa cosa che diceva quando lei e Petunia iniziavano a litigare, e per un momento venne sommersa dalla nostalgia di casa. Potevi abituarti ad Hogwarts, se eri un Nato Babbano, ma non avresti mai potuto abituarti alla lontananza dalla famiglia.

I suoi occhi incontrarono quelli di Marlene, e si ricordò del loro primo incontro. Subito aveva notato i suoi capelli biondi e i suoi occhi azzurri, ma ciò che amava di lei erano quelle adorabili lentiggini che aveva sparse qua e là per il viso. Era bella, persino se Léonie e James si divertivano a prenderla in giro: aveva un enorme sorriso, luminoso, ed era estremamente contagioso. Il suo accento era scozzese, e sarebbe rimasta ad ascoltarlo per ore.
Ma l’amica era in silenzio, e con le braccia conserte si limitava a lanciarle sguardi torvi. Così, Lily si sedette al suo fianco e le diede una piccola spinta con la propria spalla destra, abbozzando un sorriso. Quello che Lily non sapeva, però, era che non solo il sorriso di ‘Lene era contagioso.


«Lily Evans, te l’ha mai detto nessuno che sei una vera rompiscatole?»
«Ed è per questo che mi trovi irresistibile!»
 
  Léonie Flaminie Blanchard era il dipinto dell’effervescenza. Avete presente quando date troppo zucchero ai bambini, e questi diventano iperattivi? Sì? Allora avete chiaro, nella vostra mente, che tipo di persona è.
Seguendo il ragionamento dei “tipi”, lei era un misto fra il tipo alla Sirius e quello alla James, con un pizzico di… beh, esiste il tipo alla “diavolo”? Le mancavano forcone e zoccoli, et voilà, il quadro era completato!
Scherzi a parte… no, non posso iniziare una frase del genere in una sua descrizione dettagliata, perché sarebbe come ometterne una parte. No, sarebbe come ometterla del tutto.
Le piaceva definirsi come il quinto Malandrino, ed effettivamente non aveva tutti i torti. Il primo vero incontro con Lily era avvenuto poco prima di partire per Hogwarts, a undici anni, ma le loro storie avevano iniziato ad intrecciarsi quando fu Léonie ad intrecciare i lacci delle scarpe della rossa ad una sedia.
Ma sono gli incontri burrascosi e violenti a lasciare il segno, e sicuramente quello aveva avuto un forte impatto nella vita di Lily, soprattutto se la sera stessa, il destino decide di giocarti uno strano scherzo, mettendoti nello stesso Dormitorio con colei che ti aveva fatto fare una pessima figura davanti a tutti. E con tutti intendo ogni singolo abitante del Castello.


Ma torniamo al presente, e il presente significava – 0 al proprio compleanno. Aveva sempre avuto grandi aspettative; era il suo giorno, tutti avrebbero festeggiato lei, cosa c’era di meglio? Forse una torta, o forse poter restare a letto tutto il giorno. Purtroppo ad Hogwarts non accettavano come giustifica alle assenze “il mondo deve festeggiare me”, così quella mattina fu come tutte le altre: si era alzata, aveva messo del dentifricio nelle pantofole di Dorcas, aveva indossato la divisa sopra il pigiama, se n’era accorta, aveva sfilato il pigiama senza rimuovere la divisa, e senza pettinarsi era scesa a fare colazione. Tipica Léonie. Ma la sorpresa che l’aspettava non era affatto piacevole.
Quando varcò la soglia della Sala Grande, il solito vociare non la investì. Non era così tardi come al solito, difatti non riusciva ad aspettare nel proprio letto. Insomma, chi riusciva a dormire più del dovuto il giorno del proprio compleanno? Nessuno! E lei ne era l’esempio.

Le sembrava di non toccare terra, e con un sorriso raggiante, raggiunse il proprio tavolo, dove fece la sua frizzante entrata. Con un balzò sorpassò la panca, sulla quale poi si sedette, urtando un preoccupato Remus.
Ah, gliel’aveva fatta! Per un decimo di secondo aveva pensato che non si ricordasse del suo compleanno, e avesse continuato a ripassare Difesa per ingannarla, ma era troppo furba per quei giochetti!

 «Allora…»


«Buongiorno anche a te, Léo.»


Non alzò neppure lo sguardo dal libro, sembrava paralizzato. Come poteva? Come anche solo pensare di ignorarla in quel giorno. Non doveva perdere la calma, cosa che le capitava spesso, così continuò a sorridere, smettendo solo quando doveva sorseggiare il proprio Succo di Zucca.


«Non… non hai niente da dirmi? O, che so, da… darmi?»


Le sue sopracciglia si inarcarono, mostrando speranza, che svanì subito quando Remus alzò tardivamente e distrattamente lo sguardo, per poi scuotere la testa, come se non capisse nemmeno cosa stesse succedendo. Solitamente in sua compagnia c’era Peter, lui se ne sarebbe sicuramente ricordato, e allora perché non ce n’era traccia? E la delusione sembrò aumentare quando, tra la posta in arrivo, non notò nessuna lettera appesa alla zampina del proprio gufo. Allora il dubbio l’assalì. Era veramente il tredici di Ottobre 1978? Certo! Aveva controllato il calendario, e nessuno si scorda il giorno del proprio compleanno. Ma, solitamente, nemmeno i tuoi amici lo fanno.
Purtroppo, però, la giornata non portò con sé buone notizie, nemmeno all’incontro con Sirius e James. Almeno loro dovevano ricordarsi! Ma quello che ottenne fu il solito, e con solito si intende scherzi, prese in giro, ma niente “Buon compleanno, Léo!”. Zero, niente.

 
La speranza non porta mai nulla di buono, se non la consapevolezza che avrebbe passato il giorno del proprio compleanno a lezione, con una Marlene infuriata per una semplice battuta, Dorcas per un semplice scherzo, con un’Amelia e una Lily fin troppo strane, e con una fetta di pane tostato che sapeva come la suola delle sue scarpe.
 

Lily sapeva quando la sua migliore amica tenesse alle feste, soprattutto al suo compleanno. Iniziava a parlarne addirittura con un mese di anticipo, e le sue aspettative erano sempre alte. Ma quello era il loro ultimo anno, e non poteva limitarsi ad un semplice pigiama party, con caramelle, qualche bottiglia di Idromele, e una misera fetta di torta. Doveva essere qualcosa di speciale, avrebbe creato un sacco di ricordi, e quello era il punto di partenza.
Ci lavorava ormai da giorni, aveva pensato a tutto, e il fatto che fosse Venerdì era dalla sua parte. Ciò voleva dire niente lezioni il giorno dopo, niente preoccupazioni, e ci sarebbe stata solo la festa nella sua mente.

Ma, come vi dicevo, Lily non ne aveva mai organizzata una, non propriamente, non illegalmente.
 
REGOLAMENTO E COMPORTAMENTO DA SEGUIRE NEL PERIMETRO DELLA SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS.
    
Firmato e timbrato dal Preside Albus Percival Wulfric Brian Silente e dalla Vicepreside Minerva McGranitt.
  • Entro le otto di sera tutti gli studenti devono trovarsi all'interno del Castello; entro le dieci, invece, nei propri dormitori. All'interno dei dormitori stessi l'ora per andare a letto è a discrezione del singolo studente.
  • È vietato andare nella Foresta Proibita, a meno che non si tratti di una punizione.
  • La biblioteca apre alle otto di mattina e chiude alle otto di sera. Negli altri orari è vietato entrarvi.
  • Per utilizzare ed accedere ai libri del Reparto Proibito bisogna farsi firmare un permesso da un caposcuola.
  • Gli allievi possono portare un gufo o un gatto o un topo o un rospo oppure una Puffola Pigmea. Per introdurre altri tipi di creature, magiche o non, è necessaria l'autorizzazione.
  • È vietato forzare la serratura delle serre, aperte dalle otto di mattina alle otto di sera.
  • È vietato duellare nei corridoi o in altri luoghi del Castello. I duelli tra maghi sono concessi solamente al Club dei Duellanti.
  • È obbligatorio indossare le uniformi durante le lezioni e i pasti. Il resto del tempo è possibile indossare qualsiasi altro capo d'abbigliamento.
  • È vietato dare la parola d'ordine della propria Casa o indicarne la postazione ai membri delle altre Case.
  • I maschi non possono accedere ai dormitori femminili.
  • È vietato cercare di entrare negli uffici o nel bagno dei membri dello staff.
 
Qualsiasi trasgressione alle precedenti regole o distruzione dei beni della scuola porterà alla perdita di punti per la propria Casa.
 
Almeno tre di quelle regole andavano infrante, per la riuscita della serata, e come ciliegina sulla torta, – mai modo di dire fu più azzeccato – indovinate chi era il Caposcuola? Esatto, lei.
In tutto, nella sua carriera scolastica, aveva ottenuto un totale di tre punizioni, meritate, certamente, ma che non la facevano andare fiera di sé. Ma, se voleva riuscire nel proprio scopo, aveva bisogno di aiuto, così aveva arruolato ben sei persone: i Malandrini+Dorcas e Marlene, e aveva diviso i compiti. Partendo dall’ultima nominata, ovvero Marlene, avevano il compito di:
Nota presa dall’agenda personale di L.E.:
  1. M&P = cibo;
  2. D = decorazioni;
  3. S = bevande;
N.B: vietargli il trasporto di troppi alcolici.
  1. R = tenere occupata Léo.
N.B: addestrarlo insieme a Peter a non andare nel panico. E ‘ solo una bugia.
  1. J = musica;
 
E se eri fortunato e riuscivi a guardare questa lista, potevi scorgere un cuore a fianco alla “J” di “James”, poi cancellato più e più volte.


Tutto sembrava filare liscio, anche se ignorare i tentativi di Léonie di farsi notare era difficile, soprattutto se l’aveva scorta sfrecciare verso il Dormitorio, lo sguardo iroso, e a suo seguito c’era un Remus affannato. Fece un passo verso destra, così da sporgersi dal corrimano, e agitò un braccio per farsi notare dall’amico, ma sembrava troppo occupato a disperarsi.
Per un istante, uno solo, Lily sembrò pentirsi di tutto quello: aveva coinvolto persone, e aveva causato loro diversi problemi, e come se questo non bastasse, Léonie era arrabbiata, così arrabbiata da non poterla nemmeno guardare in volto. Stava davvero facendo la cosa giusta?


Basta, basta pensare, basta crogiolarsi nei dubbi, era tempo di farla finita. Ed eccola, quindi, che percorreva di gran carriera i corridoi, in cerca dell’amica; le avrebbe spiegato tutto, le avrebbe fatto gli auguri, in fondo non era troppo tardi, in fondo…
 
«James!»


Una semplice parola e tutte le sue proposte fatte sino a quel momento andarono in fumo. Grifondoro, la Casata dei coraggiosi! Davvero?


«Lily, cosa sta succedendo? Ho appena visto Léonie e Remus-… tutto bene?»


Sconsolata, ecco come si sentiva. Una maniaca del controllo fallita, che mancava persino di costanza. Un sospiro uscì dalle sue labbra, ma in un istante fu richiamata alla realtà. Boccheggiò per un attimo, ma sapeva di poter trovare conforto in James, situazione certamente nuova, dato che fino a un anno prima non riuscivano per niente ad andare d’accordo.


«Sta… sta andando tutto a rotoli, ecco cosa sta succedendo! Volevo solo che tutto fosse perfetto, invece sono riuscita solo a ferire persone e… e cos’altro? Nient’altro! E tu, tu dovresti essere a preparare la musica!»


Quella frase uscì velocemente dalla sua testa, da pensiero si concretizzò in parole, che la fecero sentire, se solo possibile, ancora peggio.


«Mi dispiace, non intendevo-… mi dispiace.»


Ma al ragazzo non sembrava importare, ne era la prova il suo sorriso compassionevole, forse troppo per essere opera di James Potter.


«Vieni con me.»


«Sono nel bel mezzo di una crisi esistenziale! Devo ancora finire di incartare il regalo, raggiungere gli altri, sistemare il Dormitorio…»


Non ebbe il tempo di terminare la frase, che era diretta chissà dove, con James che la stava trascinando per i corridoi, come se fosse un sacco di Pluffe. Un’altra cosa che a Lily Evans non piaceva, era attirare l’attenzione su di sé, ma ebbe davvero poco tempo di preoccuparsene, perché apparentemente non era diretta chissà dove, ma semplicemente dove si teneva la festa.

Gli addobbi erano perfettamente sistemati, così come gli stuzzichini e le bevande, e di sottofondo a tutto quello c’era la sua mente che realizzava quanto stupida fosse stata. Un sorriso andò a cucirsi sul suo volto, che finalmente ritornò a rilassarsi.

«Lily Evans, se dovessi aprire un dizionario – cosa che non succederà mai – sulla parola “nevrotica”, ci troverei la tua foto.»


Se prima la sua espressione era rilassata, il suo cambiamento fu repentino, sostituita dalla tipica bocca ad “O”, ovvero l’essere totalmente offesa. Stava per ribattere, ma fu fermata dalla mano di James, che si protese verso di lei. Ci volle qualche secondo, per realizzare, ma quando capì che le stava chiedendo di ballare, scosse più volte la testa, come a cancellare quell’offerta. Ma non le fu data quell’opportunità, difatti, contro ogni sua volontà, – certo, Lily, continua pure a negare a te stessa l’evidenza – le venne imposto di accettarla.


E in un secondo si ritrovò poggiata alla spalla di James, le loro mani unite. Era inaspettatamente piacevole, anche se doveva ammettere che quel silenzio la metteva a disagio. Non era mai stata una grande ballerina, e ogni volta che schiacciava un piede al ragazzo, implorava perdono, sino a quanto non le fu ordinato di smetterla. Riusciva a sentire il profumo che emanava, sapeva di sigarette, o meglio, tabacco, e c’era un lieve tocco di colonia. E in quel momento si chiede che profumo avesse lei, ma James lo sapeva bene, ne stava assaporando ogni singola sfaccettatura: sapeva di fresia, con un tocco di vaniglia. Persino nei profumi sapevano essere l’opposto: uno pungente e forte, l’altro delicato e leggero.
Lily non sapeva quanto tempo fosse passato, da quanto erano in quella posizione, ma Marlene McKinnon interruppe bruscamente quel momento, irrompendo, come sempre, nella stanza.


«Ragazzi, abbiamo un problema.»


L’istinto li fece separare entrambi, creando una specie di bolla fatta di imbarazzo, che aleggiava minacciosa sopra le loro teste. Lily, che fissava incessantemente il pavimento, sentiva lo sguardo dell’amica addosso, come se fosse macchiata da qualche colpa.


«… o forse due.»


«Che tipo di problema?»


«Léonie si è chiusa nel Dormitorio e minaccia di fare indigestione di dolci.»


La gratitudine che provava per non essere più al centro dell’attenzione scomparve, ed ecco che la realtà fece di nuovo capolino. Era troppo imbarazzata per guardare James in faccia, o Marlene, così, come un lampo, sfrecciò fuori dalla stanza, che improvvisamente si era fatta incredibilmente stretta. Era solo una sua impressione?
 
 
 Che tutti siano dannati, ecco a cosa pensava Léonie, anche se quel pacchetto di Bolle Bollenti sapeva distrarla dal suo problema. Il compleanno era passato in secondo luogo, e come una bambina se ne stava nascosta fra una capanna di lenzuola, riflettendo su quanto Remus Lupin fosse, attualmente, l’idiota più colossale nella storia degli idioti.
Perché? Perché! Alla fine aveva ceduto, e con un’insolita teatralità, le aveva fatto gli auguri, maledicendosi ad alta voce di essersene completamente dimenticato. Come se potesse essere una cosa da dimenticare facilmente!
Era stato il pomeriggio più brutto della sua vita, e le parve di ricordare che l’aveva detto anche della mattina stessa, sino a quando… sino a quando…
Cinque di caramelle di fila furono introdotte nella sua bocca, come se quello potesse riempirle anche la testa, impedendole di pensare.
Purtroppo non era semplice, e rivedeva la scena in continuazione, come se qualcuno si divertisse a farla impazzire.
In un attimo era distesa sul prato di Hogwarts, e per essere Ottobre era una giornata piacevole, eccetto per il fatto che tutti avevano dimenticato che quello era il suo giorno.


Tutti eccetto Remus, sdraiato al suo fianco, rosso in viso per la colpa di essersi dimenticato di un tale avvenimento.


«Mi dispiace.»


«Smettila di scusarti! Non ho nessuna intenzione di perdonarti.»


Eppure era lì, a contemplare le nuvole con lui, e non capì il processo, non capì come c’era arrivata, ma stava baciando Remus John Lupin. Era successo così in fretta, gli aveva detto che non lo avrebbe perdonato, poi era passata una nuvola a forma di tartaruga, e poi… e poi le sue labbra sapevano improvvisamente di cioccolata.


Altre due caramelle, dalle dimensioni spropositate, centrarono la sua bocca, che somigliava più a una demolitrice, che ad altro. Era concentrata a trovare altre caramelle, quando la voce ovattata di Lily la raggiunse.


«Non ho nessuna intenzione di farti entrare!»


«Allora esci tu!»

«Non ho nessuna intenzione di uscire!»


«Nemmeno se ti dico dove tengo la mia razione di dolci?»


Avere a che fare con Léonie era un po’ come scendere a patti con un bambino, e con un cigolio, la porta si spalancò, ma nessuno vi uscì.
Allora era suo compito entrare, e non appena lo fece, i suoi occhi metabolizzarono una visione catastrofica della situazione.
In silenzio osservò la scena per alcuni secondi, prima di sedersi anche lei nella famosa “capanna di lenzuola”.
Come un fermo-immagine, le due ragazze rimasero in quella posizione per alcuni minuti, prima che la rossa iniziò a parlare.


«Lo sapevo. Sapevo che era il tuo compleanno. Ma prima che tu parta con qualche discorso su quanto sei delusa da me, dovresti seguirmi. So che sembra folle, hai tutto il diritto di pensarlo, e di odiarmi, ma seguimi.»


Da quanto si conoscevano? Facile, sette anni. Quanta fiducia riponi in una persona che conosci da sette anni? Tanta. Quanta fiducia riponi in una persona che conosci da sette anni, che ha il carattere di Lily Evans, e che per di più ti lascia mangiare il dolce al suo posto? Ve lo lascio indovinare.
E forse fu questo che spinse Léonie ad alzarsi, dimenticandosi di Remus, del compleanno, concentrandosi solo su quanto si fidasse di lei. E non sbagliava a farlo, perché la sorpresa che l’aspettava era fuori da ogni sua immaginazione.
Immaginatevela, varcare la soglia di una stanza sconosciuta, la famosa Stanza delle Necessità, e di ritrovarsi davanti tutte quelle persone che, per un solo giorno, pensava l’avessero dimenticata, l’avessero semplicemente sostituita con l’ordinario.
E fu in quell’istante che realizzò quanto dipendesse da loro, quanto uniti fossero, a dispetto di baci rubati, balli concessi o fiducia negata. In quell’istante, in cui il coro di “auguri” la travolse, fu certa che niente li avrebbe separati.


Non sapeva quanto si sbagliava.


Nota Autore: Salve a tutti, di nuovo! Finalmente, ecco il primo vero e proprio capitolo! E' stato un parto, ma ce l'ho fatta! Che ne dite di lasciare una recensione, per farmi sapere cosa ne pensate? Grazie in anticipo!
  
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