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Autore: SoGi92    12/06/2014    2 recensioni
Dalla storia:
"Nell'Italia del diciannovesimo secolo, in un territorio confinante con il Regno di Sardegna, il conte Giuseppe Miroglio attendeva con impazienza la nascita del suo primo erede. Che fosse maschio o femmina poco gli importava. Desiderava solo la sua salute.
-Conte!Conte!...- urlò Caterina  -Conte…  il momento è giunto, vostra figlia è nata!-"
"Intanto nelle cucine del palazzo la servitù stava festeggiando la nascita della contessina… -Sono molto felice per il conte e la contessa- disse Anna, una delle loro più fide domestiche, - Dopo tanto tempo anche loro hanno un piccolo angelo.-
- Non capisco cosa ci sia da agitarsi tanto- disse il piccolo Roberto, il figlio di Anna, - È solo nata una bambina… non è niente d’eccezionale!-."
Contessa e stalliere. Due mondi diversi, destinati ad incontrarsi...
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Nell’Italia del diciannovesimo secolo, in un territorio confinante con il Regno di Sardegna, il conte Giuseppe Miroglio attendeva con impazienza la nascita del suo primo erede. Che fosse maschio o femmina poco gli importava. Desiderava solo la sua salute.

-Conte!Conte!...- urlò Caterina  -Conte…  il momento è giunto, vostra figlia è nata!-

Il conte, al colmo della gioia, corse più veloce che poteva per andare dalla sua adorata moglie.

Amore mio- disse appena arrivato –Come stai? Va tutto bene?- la contessa sorrise affettuosamente al consorte e gli ripose

Sì mio caro…- e puntando lo sguardo verso una piccola culla con un gran fiocco rosa sopra disse – La nostra piccola … prendila in braccio per favore… vorrei vederla…-.

Il conte, un po’ agitato, si avvicinò alla culletta e ciò che vide gli riempì il cuore di felicità… c’era una piccola testa che spuntava fuori da una copertina rosa… la contessina aveva la testolina piena di capelli biondi e degli occhietti spalancati blu oceano…

Il conte, nel vederla, si commosse e, mentre la stava portando a sua moglie, disse – Isabella…-

Come caro… cosa stavo dicendo?- chiese la contessa, mentre il marito le porgeva il fagottino

-Il nome della piccola sarà Isabella.- Il conte non scelse a caso quel nome, volle chiamare cosi sua figlia perché essa aveva portato luce nella sua vita: dopo anni di tentativi falliti e dopo aver quasi perso le speranze di avere un erede, il miracolo era accaduto e la contessa rimase incinta della piccola creatura che ora stringeva fra le braccia.

La contessa posò lo sguardo prima sul marito e dopo sulla principessa –Isabella… Isabella è un bellissimo nome per la nostra piccola… tu che ne dici eh…- disse mantenendo sempre lo sguardo sulla bimba che sorrise nel sentire il nome.

-Così sia! - esclamò il conte – tu ti chiamerai Isabella.-

La contessina, già al momento della nascita, mostrava sul viso una straordinaria bellezza, non quella tipica delle principesse, ma una particolare, che fece restare ammaliati tutti i nobili che la videro. La piccola Isabella aveva gli stessi occhi del padre: verdi, come i prati delle loro terre, e i capelli della contessa, biondi, quasi come il colore dell’oro… il viso era tondo e roseo, con le guance di un salutare rossore, pareva quasi avesse le tonalità che hanno le mele mature…

***

Intanto nelle cucine del palazzo la servitù stava festeggiando la nascita della contessina… -Sono molto felice per il conte e la contessa- disse Anna, una delle loro più fide domestiche, - Dopo tanto tempo anche loro hanno un piccolo angelo.-

- Non capisco cosa ci sia da agitarsi tanto- disse il piccolo Roberto, il figlio di Anna, - È solo nata una bambina… non è niente d’eccezionale!-.

Roberto era un bambino magrolino, malgrado, però, il suo aspetto gracile possedeva una forza inviabile per la sua età. I suoi occhi erano come quelli del padre, che purtroppo era morto a causa di una polmonite poco dopo la sua nascita, avevano una tonalità compresa tra il blu mare e il verde delle foglie in primavera, i capelli, invece, erano quelli della madre Anna, donna molto forte che si fece coraggio dopo la morte del marito per il figlio e si mise al servizio del conte per assicurargli una casa e un pasto ogni giorno, li aveva neri come la pece. Roberto era un tipo molto solare, adorava scherzare ed era simpatico a tutti quelli che incontrava, ma sapeva, malgrado avesse solo quattro anni, anche quando era il momento di smettere di scherzare ed essere seri.

 - Hai ragione amico mio- lo appoggiò  Diego, della stessa età dell'altro bambino, e da sempre suo migliore amico. Fin da quando la madre del altro venne a lavorare al castello. Diego e Roberto avevano passato ogni singolo giorno insieme fino a diventare come fratelli.

Diego era il nipote della signora Caterina, la governante della casa, alla quale era stato assegnato il compito di fare da balia alla principessa appena nata. Era anch’egli magrolino, aveva i capelli neri con dei riflessi blu alla luce e gli occhi color smeraldo, entrambe qualità avute dalla madre, mentre somigliava al padre nell’aspetto fisico e nel carattere, molto solare e scherzoso, aveva sempre una battuta divertente e adatta all’occasione. Purtroppo era a conoscenza di ciò solo tramite sua nonna: i genitori morirono quando lui era ancora in fasce e non aveva avuto occasione di conoscerli.

  - Chiudete il becco entrambi!- li rimproverò il cuoco Maffeo, un uomo sulla quarantina burbero e molto severo; non perdeva occasione per rimproverare i due ragazzini o per criticare i suoi sottoposti – Se vi sentisse il conte… sareste in guai serissimi!-

- Scusaci Maffeo.- dissero all’unisono i due bambini, non in tono molto pentito, – Non lo diremo più.-

-Sarà meglio…- e con questa frase Maffeo mise la parola  fine al discorso.

-Comunque continuo a trovare tutto questo esagerato...- sussurrò Roberto, non appena l'uomo voltò l'angolo.



La piccola contessina cresceva e si stava lentamente trasformandosi in una piccola lady, ma i sovrani, temendo per la sua incolumità, decisero di non farla uscire di casa per nessun motivo, a meno che non fosse in loro compagnia o, comunque, con qualcuno di cui si fidassero ciecamente.

All’età di tre anni la piccola si avventurò per la prima volta al di fuori del castello, ritrovandosi nell’immenso giardino reale, composto da un considerevole numero di querce centenarie, piantate in quel luogo dagli antenati del conte, da molti cespugli di rose e di altri fiori. Anche se non molto esteso, il giardino sembrava una giungla in miniatura, proprio a causa di questo la contessina prese la strada e non riuscì a tornare indietro.

Presa dallo sconforto e dalla paura, dopo aver corso per un po’ cercando di tornare a casa, s’inginocchiò e si mise a piangere –Mamma... Papà... dove siete...- disse, tra le lacrime.

Agli occhi della piccola la foresta sembrava piena di mostri…. All’improvviso udì uno sfruscio di foglie da lontano…. Poi uno strano rumore provenire dall’altro…. Le parve di sentire l’ululato di un lupo e il rumore dei suoi passi… ad un tratto non sentì più niente, dal troppo spavento svenne.

Non si riprese che dopo alcune ore, a svegliarla fu la voce di un bambino, la quale non le fu del tutto estranea, perché, anche se non era mai uscita dalle stanze reali, aveva già avuto modo di udire la sua voce all’interno del castello.

Aprì lentamente gli occhi… da prima vide tutto sfocato… poco a poco la vista divenne nitida e vide un ragazzino dai capelli neri, che la guardava preoccupato.

-Contessina... contessina… dite qualcosa… State bene?- disse il ragazzino,mentre la stava delicatamente scuotendo per le spalle, nel tentativo di ottenere una risposta.

La piccola, che si stava lentamente riprendendo, riuscì solamente a fare cenno di sì con la testa e a dire- Mmhh...-.

Il ragazzino, sentendosi sollevato, la prese in braccio e la riportò al castello, dove i sovrani erano preoccupatissimi e stavano quasi per ordinare alle guardie di andare e cercare la contessina, quando sentirono bussare alla porta…

Toc…...toc….

-Chi è?- chiese il conte, con tono preoccupato.

-Sono Roberto Vostra maestà… vi prego di farmi entrare…- rispose il ragazzino, con tono rispettoso.

-Spero che sia una cosa importante ragazzino… oggi non ho tempo da perdere e…… Santo Cielo!- esclamò il conte vedendo il ragazzino entrare con in spalla qualcosa, anzi per meglio dire qualcuno…

Alla contessa vennero le lacrime agli occhi –La mia bambina…. – disse- dove l’hai trovata Roberto?-  chiese mentre si precipitava a prendere la sua piccola,

-Era in giardino… quando l’ho trovata era svenuta… non so cosa sia successo…- rispose il piccolo intanto mentre consegnava la contessina tra le braccia della contessa.

Roberto sei il salvatore di mia figlia…- disse il conte per ringraziarlo – Ti sarò infinitamente grato per questo tuo gesto… chiedi ciò che vuoi e ti sarà dato!- aggiunse, infine, il conte.

Il ragazzino, lusingato dalle parole dette dal conte, disse –Vostra maestà... sono lusingato dall’onore che mi concedete, ma non desidero nulla che non abbia già. Non ho salvato la contessina per ottenere una ricompensa, ma solo perché era mio dovere per la bontà con cui avete trattato mia madre prendendola a servizio da voi, quando n’aveva bisogno… sono io a dover ringraziare voi piuttosto.- alla fine del suo discorso il bambino fece un inchino ai padroni.

Che ragazzino ben educato…- disse la contessa al piccolo – tua madre deve essere molto fiera di te… sei un vero gentiluomo- concluse la donna accarezzando affettuosamente i capelli del bambino, che divenne rosso dall’imbarazzo.

V-Vi ringrazio contessa…. C-così mi fate arrossire-  disse Roberto, sempre più rosso e imbarazzato al punto da non riuscire a guardare la regine in faccia. Lei sorrise affettuosamente e portò la piccola contessina nella sua stanza, lasciando il conte in compagnia di Roberto.

Quando furono soli il sovrano disse al ragazzino – Roberto le tue parole mi hanno colpito… mi sarei aspettato una richiesta tipica da bambino e, invece, mi hai dimostrato di essere quasi un adulto… anzi nemmeno gli adulti avrebbero resistito alla tentazione di soddisfare un capriccio… ricordati ciò che ti sto per dire: se in futuro ci sarà qualcosa che desideri domanda a me e ti verrà concesso!- il conte rivolse lo sguardo al ragazzino, che fece ceno di sì con la testa.

Vi ringrazio per la vostra bontà conte… - il ragazzino sapeva che la parola del conte valeva più di qualsiasi garanzia, essendo il conte un uomo che non si rimangiava mai la parola data e con un eccezionale memoria per le promesse fatte al suo personale.

Il conte si avvicinò a Roberto e gli stinse la mano, proprio come avrebbe fatto con un uomo adulto. Il piccolo ricambiò la stretta – Scusate Maestà… ma ora devo proprio andare… la mamma mi starà aspettando - disse inchinandosi al sovrano per congedarsi.

-Bene.. puoi andare.. e grazie ancora piccolo…-  disse il sovrano con un dolce sorriso sulle labbra, trasmettendo al piccolo uno stano calore, ma anche uno strano senso di tristezza, forse perché quel sorriso sarebbe stato uguale a quello che gli avrebbe fatto suo padre se fosse stato ancora vivo e avesse saputo quello che aveva fatto. Il piccolo, quando uscì dalla stanza per avviarsi dalla madre, aveva le lacrime agli occhi.

 ***

Giunto in cucina trovò sua madre intenta a sbucciare le patate per la cena… - Roberto, ma dove sei stato?… sei sparito per delle ore… cos’è tu e Diego avete fatto di nuovo arrabbiare Maffeo e siete scappati per nascondervi?- disse la donna, usando un tono non preoccupato, in quanto abituata alle sparizioni del figlio, ma dolce, quello che solo una madre sa fare, non appena lo vide entrare nella stanza.

Anna era una donna non molto alta e di corporatura normale, gli occhi erano castani, mentre i capelli erano neri come la pece, una delle poche qualità che aveva trasmesso al figlio, in quanto somigliante al padre sia nell’aspetto fisico sia nel carattere.

Il piccolo corse ad abbracciare la madre... – No questa volta Maffeo non c’entra… avevo voglia di fare un giretto nel giardino… e per fortuna che l’ho fatto perché se no era ancora là per terra…- rispose il piccolo alla madre, che fu confusa quelle parole e smise il lavoro.

-Chi era ancora lì?... C’era qualcuno?- chiese, con un poco di preoccupazione mista a molta curiosità, Anna al figlio.

Mamma……. Non mi hai sempre detto di non essere troppo curioso? Che non era educato?- disse il piccolo con un sorrisino sul visetto simpatico, che si tramutò ben presto in una smorfia di dolore… La madre gli aveva tirato un pugnetto sulla testa

Come ti permetti di rivolgerti a tua madre in questo modo ragazzino!?- disse la donna, con ancora il pugno alzato accanto al viso, mentre il piccolo si era piegato sulle ginocchia e si teneva la testa con le mani..

Ahi..Ahi… Mamma….Mi hai fatto male…. Ahi ahi ahi…- si lamentò il piccolo, sempre nella stessa posizione – Va bene!- esclamò, terminando la sua piccole scena e tornando serio - Era la contessina.. si era persa nel giardino, io l’ho trovata e l'ho portata dai conti… pensa un po’ il conte voleva offrirmi una ricompensa….Ma io...-

-Una ricompensa!- lo interruppe Maffeo, che era appena entrato, perciò aveva sentito solamente l’ultima parte del discorso, - Spero che tu abbia chiesto al conte di potertene andare… così da non fare più disperare il povero Maffeo- Malgrado queste parole, Maffeo amava sia Diego che Roberto come se fossero suoi figli. Mai avrebbe creduto di poter provare simili sentimenti per dei mocciosi.

-No… ho chiesto al conte di mettere sia me che Diego alle tue dipendenze, così dovremmo stare insieme a te ogni singolo minuto di ogni singolo giorno, per il resto della tua vita…- disse sorridendo Roberto a Maffeo, mentre si stava prendendo un biscotto da mangiare, il quale gli fu sottratto a due centimetri dalla bocca proprio dall’uomo.

-Questo lo potrai avere dopo che avrai finito il tuo lavoro … invece di bighellonare tutto il giorno tu e il tuo amico dovreste pensare a lavorare… - disse il capo al piccolo – La vita è dura e si deve iniziare a darsi da fare fin da piccolo. Quando sarai grande non potremmo sempre esserci noi a darti da mangiare, dovrai guadagnartelo con il sudore della fronte. Mi ricordo che ai miei tempi il cuoco mi avrebbe frustato o inseguito con la scopa se non avessi obbedito ai suoi ordini. Al giorno d’oggi, invece, i ragazzini non hanno più rispetto per nulla: giocano senza ritegno tutto il giorno trascurando il lavoro e non capendo il privilegio di poter, in un mondo di ladri come il nostro, trovare ancora una persona gentile pronta ad offrirtelo...- Maffeo aveva iniziato a fare la paternale a Roberto, il quale, appena se ne accorse, sgattaiolò fuori dalla cucina e andò in cerca di Diego per raccontargli ciò che gli era accaduto.





   
 
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