Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Giulietta_3    12/06/2014    1 recensioni
Dal primo capitolo:
Margot odiava le cose nuove. Odiava il nuovo profumo di sua madre e i nuovi vasi che aveva comprato per il salotto. Odiava il suo nuovo armadietto e il suo nuovo libro di testo di inglese.
E sedendosi quel giorno di fianco alla sua compagna di banco, che nonostante fosse nuova, non odiava poi così tanto, Margot Smith non poteva fare altro che pensare che avrebbe sicuramente odiato il nuovo professore di inglese.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


 



Pov Harry

‘Quindi, in sostanza, se venite scoperti, non solo verrai cacciato dalla scuola, ma potresti ricevere tranquillamente una denuncia dai suoi genitori. Ottima mossa Harold, come al solito sei tu quello che ci tiene ad infossarsi nella merda.’
Martedì pomeriggio, calda giornata inverale.
Stavo aspettando impaziente la mia allieva preferita, quando, in preda alla noia e ad un collasso repentino dei miei neuroni, avevo poco saggiamente deciso di chiamare Louis Tomlinson, l’apoteosi del malaugurio e l’esempio di peggior miglior amico per eccellenza.

Louis era vispo, spigliato, senza peli sulla lingua, cosa che l’aveva spesso portato nei guai, in cui, puntualmente, trascinava anche me.
Mia madre, sin da quando eravamo piccoli, aveva sempre detto che io e i miei amici eravamo destinati ad una vita di problemi a causa di Louis, ma non si era mai minimamente permessa di allontanarci.
Diceva anche che alla fine i peggiori si rivelano i migliori.

‘E’ sempre un piacere parlare con te William. Grazie per l’appoggio e la comprensione!’
Ok, era vero. Ero nella merda più totale, ma c’erano tanti modi per poterlo dire.
Magari con più tatto, classe e eleganza o usando un discreto giro di parole.

‘Dai Harold non fare il sostenuto e ammettilo. Siete entrambi in un gran bel guaio’
‘Si ok, hai ragione, ma che ci posso fare se mi sto innamorando di lei? Insomma non so come fermarlo!’

Silenzio.

Louis non era tipo da silenzi, da minuti persi in pensieri sconnessi, non era un tipo riflessivo e per nulla taciturno.
Era sempre stato questo uno dei suoi più grandi difetti, il fatto che nonostante ogni tanto necessitasse anche lui un po’ di tempo per pensare, lui non riuscisse comunque a tacere.
Eppure, inspiegabilmente, per la prima volta in 24 anni, ero riuscito a zittirlo.

‘Willy che c’è?’
‘Harold Edward Styles, hai la minima idea di cosa hai appena detto? TU, il ragazzo che ha iniziato a dimostrarmi affetta alla tenera età di 16 anni, TU che hai cercato di non illudere nessuna donzella per non illudere di rimando te stesso per tutta la tua vita , TU che da quando tuo padre se ne è andato non hai fatto altro che allontanare le persone, mi hai appena detto, con voce ferma e sicura, che ti sei innamorato. OH MIO DIO sto per piangere! Harry sei finalmente diventato uomo! Ti aspettavo da tempo fratello mio!’
 
 
 




‘Harry concentrati e aiutami con questa merda di tesina!’
Ci frequentavamo ormai da un mese, il tempo era trascorso in fretta e ogni giorno, se non ogni ora, cercavo di passarlo con lei, come se fosse l’ultimo momento che potessimo passare insieme, come se non ci fosse un domani e passare qualche momento con lei fosse l’ultimo privilegio che mi fosse stato permesso.
Non che ci fosse un motivo preciso, non avevo alcuna intenzione di separarmi da lei, ma era come una brutta sensazione, di quelle che ti attanagliano il petto.
Non riuscivo a vedere l’inizio ma pensavo solo alla fine.
Una fine che non avevo intenzione di raggiungere.

‘Se non vuoi le mie attenzioni quando studiamo, la prossima volta mettiti una cazzo di tuta e non uscire con le gambe scoperte! Sai bene che mi fanno girare la testa! E poi l’hai detto anche tu che la casa di quella scimmia è molto vicina alla mia! E se ti vedesse? Ho già accennato al fatto che gli spezzo le ossa se anche solo ti sfiora con un dito?’

Dan Donovan si era aggiudicato il nomignolo “scimmia” il terzo giorno di lezione.
Era nella stessa classe di Margot e di Christine, e proprio non aveva le tipiche sembianze di una scimmia anzi, un buon metro e novanta di muscoli e occhi profondi, ma il cervello… quello si che era rimasto all’età della pietra, proprio come i suoi ormoni.
Ok, forse non era così stupido, ma non toglieva gli occhi di dosso da Margot nemmeno un secondo e questa cosa mi faceva girare le parti basse in maniera incalcolabile.
Non che Margot fosse mia, oh no, era una delle persone più indipendenti e libere che conoscessi ed odiava in maniera categorica appartenere a qualcuno.
Ma io, bhè, io le appartenevo in maniera assoluta e incondizionata e non volevo che nessun altro mi sottraesse quel privilegio.
Volevo essere l’unico, almeno per lei.

‘Ancora con questa storia Harry?’ sbuffò infastidita ma, al contempo compiaciuta ‘Sai bene che lui non mi interessa’
‘Si, lo so, ma tu interessi a lui’ sussurrai, sperando inconsciamente che mi sentisse ‘Comunque oggi affronteremo un mostro sacro della letteratura italiana, sei pronta?’
 




Pov Margot

Si alzò dalla sedia della cucina solo per un secondo, giusto il tempo di tendere le mani verso un grosso volume di traduzioni verde acqua nella libreria del salotto e poi tornare indietro, con la sua camicia bianca, la mia preferita, leggermente sbottonata.

Christine ripeteva sempre che stavo sprecando un dono della natura, un regalo divino, un segno provvidenziale che l’universo mi voleva bene, e anche io, infondo, lo pensavo.
Harry era tutto quello che una ragazza avrebbe sempre desiderato: fisico asciutto ma curato e muscoloso al punto giusto, occhi di un verde sconvolgente e ricci morbidi e setosi, così tanto che una volta infilataci la mano dentro era difficile poi ritirarla indietro.

Inoltre era anche tutto quello che io avevo sempre sognato: Harry aveva le mani belle e grandi, le uniche mani di cui non avevo mai avuto paura; aveva gli occhi sinceri e luminosi e il sorriso dolce, di quelli che ti fanno perdere per qualche secondo la lucidità; Harry aveva dei gusti musicali eccellenti e amava leggere, qualità che non tutti avevano ma che il mio ragazzo ideale doveva assolutamente possedere.
Eppure non volevo andare di fretta.
 
 
 
 
 
 
 
 
Non aveva paura, per quanto strano potesse sembrare, nonostante pensasse spesso a suo padre e al dolore che gli aveva causato ogni volta che l’aveva profanata e sporcata.
Margot sapeva cos’era il sesso ed era conscia di quanto piacevole fosse.
Non aveva mai provato l’amore, ma era certa che fosse un’esperienza assoluta e irripetibile, se fatta con la persona amata.
Il vero problema era Harry.
La paura di Margot era lui, e non l’atto in se.
E se non fosse stata abbastanza? E se non fosse stata all’altezza?


‘Allora hai mai sentito parlare di Montale?’
Harry si era riseduto al suo posto, lo stesso che aveva occupato la prima cena insieme, e si era trasformato nella sua versione professionale, forse quella che preferiva e che la faceva impazzire di più.
L’Harry insegnante era spettacolare; quando in classe, si perdeva in lunghe spiegazioni su autori classici e guardava con sguardo vitreo fuori dalla finestra, completamente succube della sua conoscenza, Margot non poteva far altro che pendere dalle sue labbra e pensare che si sarebbe innamorata di lui in qualsiasi caso, anche se lui non l’avesse mai ricambiata, anche se lui non le avesse mostrato tutti gli altri Harry, pieni di peculiarità e sfaccettature.

Le sarebbe servito guardarlo sotto la luce di insegnante, dal suo banco in seconda fila e tanto le sarebbe bastato per farla innamorare di lui.
 
 
 
‘Si ne ho sentito parlare ma non ho mai letto nulla di suo’
Harry non sembrò sorpreso, in realtà ebbi l’impressione che non mi stesse minimamente ascoltando, anzi sembrava troppo assorto nella ricerca di una pagina in particolare.
‘Ora ti leggo uno dei passi più belli e toccanti che io stesso abbia mai letto.’
Io annuii, persa ancora una volta dalla sua voce profonda, quella che assumeva ogni volta che leggeva qualcosa che l’aveva toccato e cambiato o che forse, e solo forse, l’aveva salvato.
Si tese un po’ di più verso le parole, come se volesse annegarvi dentro e poi, dopo un sospirò iniziò a leggere.




‘Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
 E ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
 Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
 Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
 Le coincidenze, le prenotazioni,
 le trappole, gli scorni di chi crede
 che la realtà sia quella che si vede.

 Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
 Non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
 Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
 Le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
 erano le tue.’



Come sempre, rimasi sconvolta dalla forza di quelle parole e mi sorpresi di come, solo in quel momento avessi scoperto un autore, una vita, un amore, che prima mi erano oscuri, e che senza ombra di dubbio, avevano condizionato la storia.
‘Secondo te, a chi ha dedicato queste parole?’

Le opzioni erano diverse. Quella più probabile, almeno rifacendomi agli autori che avevo incontrato nella mia breve relazione con la letteratura, era che quella poesia fosse stata dedicata ad una amante.
Di solito, i grandi poeti e filosofi si dedicavano a più donne, e con questo non intendo di certo dire che passavano le giornate con mogli e figlie.
Gli uomini, seppur poeti e grandi personalità, rimanevano uomini.
‘Non so, forse ad una amante?’

Harry sorrise, non per beffa, ma per rassegnazione.
‘Per quanto la tua diffidenza sia comprensibile mi dispiace dirti che no, non tutti gli uomini sono uguali e che Montale era follemente, pazzamente, indiscutibilmente innamorato di sua moglie Drusilla’

Mi vergognai un po’ per la mia supposizione, ma non lo diedi a vedere.
Riguardai con sguardo basso le parole che Harry mi aveva gentilmente porto dopo la lettura e mi diedi della stupida, per non aver capito l’ovvietà.
Rimasi in silenzio, con gli occhi che cercavano nuovamente quelli di Harry, in attesa che mi sconvolgesse nuovamente con la forza dell’amore, quel tipo di amore che non avevo mai potuto sperimentare.

‘In molti hanno letto questa poesia solo ed esclusivamente sotto una luce sociale e, indiscutibilmente, le metafore e i doppi sensi sono chiari e incisivi, ma io non mi fermerei solo all’ovvietà’
Si fermò, fece un lungo sospiro e poi riprese.
‘E’ palpabile, vero? E’ palpabile quanto quest’uomo abbia amato la sua donna. Ora penserai che tutti sono in grado di scrivere quattro parole in croce per la propria moglie e che in molti ci sono riusciti con successo. Ma io volevo farti leggere qualcosa di unico. Perché hai miei occhi è unico dedicarsi e appartenersi in maniera tanto totale. Un uomo che ricorda la propria donna come l’unica luce nell’oscuro cammino della vita,un paradosso se pensi che Drusilla era quasi totalmente cieca. Un poeta che parla di sua moglie con tanta tenerezza da farti sentire un po’ fuori posto, come se stessi leggendo qualcosa di troppo personale, qualcosa che forse dovrebbe rimanere segreto. Io non so te, ma un po’ mi viene da piangere al pensiero che Montale abbia sentito “il vuoto ad ogni gradino” dopo la scomparsa della moglie. Immagini che solitudine?’


Ed ecco servita un’altra lezione di vita, perché solo così si poteva definire.
Harry aveva una conoscenza così totale e indistinta che per lui era difficile focalizzarsi solo su una disciplina.
Come molti dicono “ il sapere è unico”.
In quel momento Harry non mi aveva solo insegnato un’altra sfaccettatura dell’amore, ma mi aveva mostrato la forza e la dedizione necessarie in una relazione, quanto, in un qualsiasi rapporto, fosse necessaria la parità e la tenerezza, spesso messa in secondo piano.
Harry mi aveva mostrato cosa fosse l’assoluta solitudine.

‘La lezione di oggi è che non esiste mai una vera e propria fine all’amore. Perché spesso, dopo una perdita c’è sempre un’assenza e spesso, quell’assenza è molto più presente della presenza stessa. Forse detto così è un po’ contorto ma la realtà è questa. L’amore è eterno e ultraterreno, non si ferma con la morte, ma continua, continua, continua, fino all’oscurità’

Mi guardò, con gli occhi un po’ lucidi e troppo profondi, e in quel momento realizzai una verità che mi fece vacillare per qualche secondo.
Harry ogni volta che parlava di amore mi guardava negli occhi, fisso, imperterrito, non perché volesse essere più chiaro e conciso possibile, come avevo sempre pensato fin a quel momento.
Mi guardava negli occhi perché, ogni parola che usciva dalla sua bocca, ogni sillaba, ogni pensiero, era per me.
Harry, inspiegabilmente, amava me.
Quella consapevolezza mi colpì come un ceffone.

‘Perché piangi adesso?’ mi chiese allarmato, poggiando gentilmente la sua mano sulle mie lacrime.
‘Grazie, Harry’
‘Per cosa?’
‘Per nulla, per tutto. Solo… Grazie’

 
Spazio Autrice.
Salve a tutte ragazze, prima di lasciarvi alle vostre considerazioni devo fare un annuncio.
Prima che io parta ho intenzione di postare un'altro capitolo, e non so quanndo potrò postarne altri perchè non vrò linea internet per un po'. Prometto però che scriverò un bel po', e appena tornata prometto di aggiornare con più regolarità.
Detto ciò, che ne pensate di questa lezione? E delle conclusioni a cui è arrivata Margot? E avete visto l'entrata in grande stile di Louis nella storia? Vi assicuro che non avrà assolutamente un ruolo mrginale e lo ritroverete spesso e volentieri.
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento.
A presto.

XOXO
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Giulietta_3