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Autore: kaboom_a    13/06/2014    0 recensioni
" La morte arriva inspiegabilmente, ciò che porta amore la detiene nascosta con sé, e quando ci si accorge dell'inganno è ormai troppo tardi."
La storia è destinata a ripetersi, ma gli eventi non si susseguono allo stesso modo; Hels lo sa, sa che come una fenice qualsiasi cosa, torna più forte di prima, perfino l'inferno sulla terra.
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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It goes so fast. || 1x02

-Se entro dieci minuti non sei lavata, vestita e pronta, vengo personalmente ad alzarti al letto! Te l’avevo detto di non fare tardi ieri sera! 
-Mamma sto scendendo, e poi che ne sai che ho fatto tardi? Alle dieci già dormivi! 
-Sei tutta tuo padre! Nove minuti Helen, nove minuti.

Strano paragone dato che mio padre non l’ho mai conosciuto. 
Nemmeno la porta del bagno e la rampa di scale che mi divide da mia madre riesce a darmi la privacy di cui ho bisogno; okay, dovevamo partire mezz’ora fa, ma non è mica colpa mia se la sveglia non è suonata e se la mia pigrizia mi trattiene sotto le coperte. L’idea di attraversare il Paese in auto per raggiungere un paesino ancora più sperduto rispetto a questo non mi entusiasma per niente, e soprattutto non mi va giù il fatto che devo fare tutto quello che mi impone. 
“Ti trasferisci da tua nonna mentre io sono via, su questo non discuto”. Una frase più semplice e scorretta non poteva uscire dalle labbra di Lilith. Lei è la classica mamma super concentrata sul lavoro, certo mi riserva due week-end al mese, ma non può fare a meno del suo computer o del suo cellulare. Ogni volta che parte mi lascia con la signora O’Malley, la nostra vicina, ma non si è mai allontanata da casa per più di quattro giorni consecutivi e se è stata costretta a farlo mi ha sempre portato con lei. Questa volta, sarebbe andata via da sola e durante i sei mesi in cui lei sarebbe stata in Europa, io sarei andare ad abitare con mia nonna.
Velocemente, uscendo dal bagno, recupero la tracolla appoggiata sullo schienale della sedia e preso anche l’iPod dal comodino mi precipito al piano inferiore, diretta verso la cucina. La tipica colazione Devlin è sul tavolo; la spremuta fresca e il croissant alla marmellata sono sistemati sulla tovaglietta plastificata davanti alla mia sedia e mia madre, o meglio la faccia di mia madre nascosta dallo schermo del MacBook, è difronte a me.

-Visto? Sono pronta.
-Si, però ora mangia.

La vedo squadrarmi da testa a piedi con la coda dell’occhio, mentre il suo sopracciglio alzato enfatizza il suo malumore che, come la maggior parte delle volte, è provocato dalla mia lentezza. Mi ha sempre detto che sono solita muovermi con estrema calma, che faccio “due passi nello stesso posto”; sinceramente non mi è mai importato, almeno fino a quella mattina . Avrei dovuto passare quasi sette ore nella stessa macchina con lei e il fatto che non sia felice o per lo meno serena, non preannuncia niente di buono.
Silenziosamente addento il primo morso di brioche accompagnandolo con un sorso di quella bevanda fresca e prima di rendermene conto, il piattino che mi trovo davanti è di colpo vuoto. La fame che mi assale la mattina è immensa e va soprattutto a colmare la totale assenza di caffeina, che secondo Lily mi rende agita e mi danneggia gravemente le cellule cerebrali. Il caffè è un puro miraggio quando lei è a casa.

-Ho finito, possiamo andare.

La mia voce è stranamente stridula e sottile e lei sembra completamente assorta in qualcosa a me sconosciuto.
Rapidamente chiude il pc e lo ripone in borsa, sposta i piatti nel lavandino, li sciacqua velocemente e li mette a posto senza degnarmi un uno sguardo.

-Forza andiamo, abbiamo molta strada da fare.

Il suo tono è ancora teso e cupo, non penso che sia entusiasta di vedere sua madre e sinceramente non capisco perché mi costringe a stare da lei, se non hanno un buon rapporto. In 17 anni avrò visto mia nonna otto o nove volte, in quel raro periodo natalizio quando l’intera famiglia si riunisce. Non la conosco molto, anzi, non la conosco affatto eppure per i sei mesi successivi avrei dovuto vivere nella sua casa.
La jeep metallizzata ci aspetta in garage; i bagagli  sono già caricati e occupano quasi tutto il bagagliaio. Dio, ho davvero tanti vestiti?

-Non mi hai mai detto perché devo andare dalla nonna, né mi ha detto perché non posso stare con la mia solita babysitter.
-Sali così partiamo.

E’ sempre così riservata, non posso chiederle mai spiegazioni sulle sue decisioni; lei dice di farlo per il mio bene, ma mi sembra di essere comandata a bacchetta. Sono rari i momenti in cui la vedo sorridere spontaneamente. Tutti dicono che è cambiata dalla morte di mio padre e a me sembra di vederla peggiorare anno dopo anno, invece che migliorare. Da piccola le chiedevo di raccontarmi della nostra famiglia, delle origini, ma cambiava sempre discorso e col tempo io stessa imparai a non fare più domande; forse ora che sarei andata a stare nel mio paese di origine avrei scoperto qualcosa in più.
Il ronzio del motore mi riporta con i piedi per terra e la mano di mia madre che mi stringe il ginocchio, pur sembrandomi strana, mi da una sensazione di sollievo.

-Ti piacerà Hels, ne sono certa.

Le sorrido dolcemente e una volta inserite le cuffie nelle orecchie, lascio partire la musica provando a rilassarmi per tutto il resto del viaggio.
Il polso piegato della mano destra mi sorregge il capo e mentre i capelli sfiorano il vetro freddo del finestrino, gli occhi scrutano le strade di Nonthorpe. Anche se sono le nove del mattino, l’intera cittadina è completamente avvolta dal silenzio; c’è solo qualche vecchietta che sta sulla veranda di casa ad innaffiare i fiori oppure sta  fuori a lavorare all’uncinetto. Non mi è mai piaciuto come posto, ma fin dal primo giorno mi sono trovata abbastanza bene e ora che me lo sto lasciando alle spalle, quel classico alone di nostalgia si fa spazio dentro di me. Per quanto ne so quella è la mia casa e andarmene, anche solo temporaneamente, mi dispiace.

-Cosa ne pensa Mitchell del viaggio?.

Domando seria voltandomi verso Lilith.

-E’ felice di questa nuova acquisizione e sarà ancora più entusiasta quando gli parlerò della fusione. E’ per questo che viene con me. 

Lo sguardo di mia madre è fermo e rivolto verso la strada, sta quasi sicuramente prendendo in considerazione l’idea di superare le quattro macchine davanti a noi che ci rallentano incredibilmente, ma per qualche motivo non ne è totalmente convinta.

-Quindi lui può venire con te e io no? Perché? Lo sai che non voglio stare dalla nonna, praticamente è un’estranea!  

Oh certo, il signor Wythe può tranquillamente partecipare al viaggio di lavoro perché è un socio dell’azienda e il suo compagno, ma io che sono sua figlia devo andarmene in un paesino sperduto lungo la costa occidentale. Mi piace viaggiare e fino ad ora ho visto una grande parte degli Stati Uniti associata a qualche stato Europeo, ma l’idea di andare a vivere per un semestre in Portogallo mi ha sempre affascinato, e ora che ne ho l’opportunità devo rinunciarvi.

-Helen ne abbiamo già parlato. Devi frequentare l’ultimo anno e non mi sembra il caso di farlo in un altro continente. Non posso portarti con me e devi fartene una ragione.
-Lo sai anche tu che non è giusto e che non mi piacerà stare a Coos Bay! 
-Non è poi così male..
-Eppure tu sei andata a vivere in un’altra contea.

Sono certa che nel momento in cui ho pronunciato quelle parole lei si è sentita in qualche modo ferita. La sua fuga non è stata dettata da un pazzia adolescenziale, mi ha sempre detto che quello non era un bel posto in cui vivere, lo ha sempre descritto come un luogo orribile, cattivo e per quello che posso ricordare non mi ha mai portato a visitarlo. 
Da quel momento nessuna delle due ha cercato di aprire un’altra conversazione e piano il piano il silenzio ha preso il sopravvento sulla vettura. Io mi limito a guardare il paesaggio scorrermi accanto e di tanto in tanto, lasciandomi trasportare dalle canzoni che sento attraverso le cuffie, intono qualche strofa con l’intento di spezzare il silenzio dei nostri respiri, mentre lei è concentrata sulla guida sicura del nuovo gioiellino regalatole per il suo anniversario.
   
 
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