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Autore: seilie    15/06/2014    1 recensioni
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Claudia si guarda allo specchio e conta i suoi difetti.
Uno, due, tre... e il naso è troppo piccolo rispetto agli occhi.
Gli occhi, gli occhi sono troppo verdi, sembrano kriptonite.
Claudia tira le guance con le dita.
Forse un lifting le farebbe bene, sì, forse sì.
Claudia sta invecchiando, lo sente.
Oggi sono diciotto.
6574 giorni vissuti tra pianti isterici e risate sguaiate.
E' un dramma.
E continua ad analizzare il suo viso.
Eccola, una ruga, lo sapeva.
E quindi tutto è distrutto, tutto prende una piega diversa.
Come quella rughetta che le attraversa la fronte.
La fa sembrare stanca, spossata, consumata.
Si lega i capelli in una coda scombinata, non li guarda neanche.
Potrebbe trovarvi un capello bianco.
E allora lì si che sarebbe la fine.
Lei è sempre stata il rosso, il bianco l'ha annoiata da sempre.



Da: Ale 12:08
Tanti auguri, papera. Ti vengo a prendere e ce ne andiamo a mangiare una cosa.
A: Ale 12:10
No.
Da: Ale 12:15
Non farmi arrabbiare, ti trascino giù con la forza.
A: Ale 12:16
No.
Da: Ale 12:30
Scendi, sono sotto casa tua.
A: Ale 12:32
No.
Prendo la borsa e ci infilo dentro tutto quello che trovo sulla scrivania, così per abitudine.
E sono le abitudini i miei peggiori vizi.
Perchè ho l'abitudine di mangiare una barretta ai cereali prima di scuola e di allineare le scarpe quando le tolgo,
e di scrivere qualsiasi cosa mi passi per la mente su fogli volanti, che puntualmente mia madre trova e legge.
Sono un'abitudinaria e Ale me lo ripete sempre, mi dice che dovrei rischiare di più, che io non volo per paura delle altezze, delle vertigini.
Ma lui che ne sa che io ho le vertigini pure quando salgo su un paio di tacchi?
Che ne sa che mi piace rimanere ben piantata per terra perchè mi sento al sicuro e invece a volare c'è sempre il rischio di cadere e rompersi qualche osso?
Io il gesso non lo sopporto, sono meglio delle ossa integre che ali spennacchiate.
Saluto mia madre con un cenno della mano, scavalco il mio pigrissimo gatto e scendo le scale saltando tredici scalini alla volta.
Ale sta lì a soffiarsi dell'aria con la mano, i Carrera abbassati sugli occhi, i jeans stretti e sporchi di olio e una camicia mezza sbottonata.
Mi avvicino a lui e lo guardo aggrottando le sopracciglia, è così sudato che non ho il coraggio di avvicinarmi.
-Buon compleanno!- sorride non appena mi vede e apre le braccia, travolgendomi con il suo odore di cane bagnato.
Trattengo il fiato, vado in apnea e mi ritorna alla mente quando, 
tanti anni prima, dopo un 'buon compleanno' mio padre mi aveva fatto tuffare nelle acque gelide della Corsica.
Scaccio il ricordo allontanandomi da Ale e riprendendo a respirare, lui se ne accorge e tintinna nella sua risata cristallina che mi tira sempre su di morale.
-Non azzardarti a dirlo di nuovo, lo sai che è un tabù.- sorrido e prendo il casco dal portabagagli della sua sfasciatissima Vespa anni 50.
Lui sale in sella e alza le spalle, sistemandosi i capelli gellati con entrambe le mani.
-Sei una vera noia.-
-Lo so, grazie.- mugugno e salgo dietro di lui, reggendomi bene ai suoi fianchi e avvicinandomi con il bacino.
Accende la moto e fa rombare il motore truccato, sorridendo soddisfatto al rumore.
-Allora, dove vuoi andare? Decidi tu, dato che è il tuo comple...- prima che possa finire la frase, gli pizzico il fianco e lui tace, soffocando il dolore.
Mi sporgo verso di lui e sorrido, lasciandogli un bacio sulla guancia umida contratta per lo sforzo di non urlarmi addosso.
Ale è sempre così, si arrabbia, vorrebbe uccidermi certe volte, o lanciarmi dal Tevere con una pietra al collo, ma non è mai scortese nei miei confronti.
Ha sempre una parola buona, un sorriso di troppo che mi regala volentieri, Ale è il tipo che porta il sole ovunque vada.
Gli sussurro che può portarmi dove vuole, basta che andiamo veloce, perchè mi sono stancata di camminare piano.
Oggi voglio sfidare i miei diciotto anni e toccare il vento con le mani, sentirlo palpabile tra le mie dita e tra i miei anelli.
Ale ride, gli sembra che io stia scherzando, che in realtà urlerò dalla paura quando accelererà, ma non succederà questa volta.
Me lo sono ripromessa, la mia vita deve cambiare, come ancora non lo so, ma infrangere i limiti di velocità è già un inizio, credo.
Stiamo per partire, allaccio il casco bene sotto il mento e metto le mani intorno all'esile corpo del mio migliore amico.
Il rombo di un motore interrompe la nostra partenza, ci voltiamo, è il postino, in ritardo come al solito.
E' un ragazzo di circa trent'anni con un caschetto biondo terribilmente anni '80 che arrossisce troppo e parla poco.
-Ho una lettera per te.- mi dice scendendo dal motorino e porgendomi una busta bianca.
Ale lo guarda per qualche secondo e poi getta lo sguardo sul cartoncino bianco che tengo stretto tra le mani.
Bianco puro, candido, nessun indirizzo, nessun mittente e allo stesso tempo nessun destinatario.
Alzo lo sguardo, ma il postino è già kilometri avanti, diretto verso altre case e altre vite.
Direi ad Ale di seguirlo, devo chiedergli come fa a sapere che è destinata a me, chi la manda, cosa contiene, ma sto zitta.
Sollevo la linguetta adesiva con cautela, sotto gli occhi attenti del mio migliore amico che suda curiosità.
Intravedo un cartoncino, le mie dita lo sfiorano, è di un timido color giallo, è spesso.
Provo a tirarlo fuori, ma vengo interrotta.
Mia madre mi chiama dal balcone, c'è mio padre al telefono e vuole me. 
  
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