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Autore: Mary P_Stark    16/06/2014    0 recensioni
Cecily Fairchild è l'insegnante di Inglese nel piccolo paesino costiero di Falmouth, Cornovaglia. Sbrigativa, spigliata, sincera e per nulla vanitosa, è amata dai suoi studenti e apprezzata dai suoi colleghi. Ma, cosa più importante, è Fenrir del Clan di Cornovaglia, la licantropa più forte dell'intero branco. Licantropa che, però, si ritroverà ad affrontare qualcosa per lei del tutto nuovo e inaspettato, e un uomo che la lascerà senza parole per la prima volta in vita sua. Un uomo che, tra l'altro, sembra nascondere una marea di segreti, sotto la sua eleganza e le sue buone maniere. Amore e mistero li accompagneranno verso un'avventura ai limiti del mondo... e forse anche oltre. SPIN-OFF "TRILOGIA DELLA LUNA" - 4° RACCONTO (riferimenti alla storia presenti nei 3 racconti precedenti)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'TRILOGIA DELLA LUNA'
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“Non esiste nessuna correlazione tra gli uomini  e il culto della Madre. Gli stessi sacerdoti berserkir, che sono devoti a Wotan, studiano il mondo degli spiriti, ma non hanno contatti diretti con Madre” mormorò pensosa Brianna, tamburellandosi un dito contro il mento.

Casa McKalister pareva il centro del mondo, quel giorno.

Se non fosse stato per gli enormi padiglioni che la coppia aveva montato nel cortile, le quasi cento persone presenti per il battesimo di Nathaniel Andrew McKalister avrebbero dovuto arrampicarsi sulle pareti.

Bambini di tutte le età, e i generi, si rincorrevano dentro e fuori le tende enormi, sotto cui si trovava in quel momento Brie.

Cecily, nell’osservarli con aria ansiosa, esalò, rivolta all’amica: “Non è che Keeley andrà a farsi male, a forza di correre dietro a Matthew?”

“Ci pensa Penny a tenerli d’occhio. E poi, anche Gareth sembra un invasato. Non è stato fermo  un attimo. Per non parlare di Maggie!” ridacchiò Brianna, scrollando impotente le spalle.

“Non riesco ancora a credere che quella specie di angioletto con i riccioli neri, sia il figlio di Alec ed Erin” ammise senza problemi Cecily, schivando di un nulla la corsa sfrenata dei bambini.

Brie si addolcì in viso nell’osservare il piccolo Gareth, e mormorò: “Alec è molto migliorato, da quando sta con Erin, e Penny adora il suo fratellino di due anni. E’ un’ottima sorella.”

Alec, dal fondo della tenda, le fissò malamente e, indicandole con un gesto imperioso della mano, le mandò debitamente al diavolo. E ricevette per diretta conseguenza uno scappellotto da Erin.

Cecily e Brianna non poterono che scoppiare a ridere e la neomamma, nel lanciare uno sguardo al marito - che stava passando tra gli ospiti per mostrare loro il figlio - asserì: “E’ davvero un bravo papà.”

“Non avrai avuto dei dubbi, spero!” protestò amabilmente Cecily.

“Affatto. Era lui ad averne” replicò Brianna, con un mezzo sorriso. “Solo quando Nathan gli ha sorriso per la prima volta, si è rassicurato circa le sue doti di padre.”

“Ha avuto una vitaccia, ammettiamolo” brontolò la donna, annuendo comprensiva.

“Già” assentì Brianna. Poi, tornando alla loro discussione, le domandò: “Quindi, questo nuovo arrivato ti pare un po’ strano?”

“Non so. Non è sicuramente un neutro, né un licantropo. Non è neppure lontanamente un berserkr, ma non mi convince del tutto. Il comportamento che ha tenuto nel giardino della scuola, era troppo simile al tuo quando ti trovi nel Vigrond. Era come… posseduto. Guardava quel cardellino come se avesse voluto appollaiarsi sul ramo assieme a lui, e quell’uccellino cantava per Darcy come se esistesse solo quell’uomo al mondo. Non si è neppure accorto che c’ero io, al suo fianco!”

Quasi sbottò, nel terminare la frase. Non le piacevano i misteri. Di nessun tipo.

Brianna sorrise comprensiva e, nel veder avvicinarsi Kate, la folta chioma rossa mossa dal vento, le domandò per dovere di cronaca: “Sai se esiste qualcosa di simile alle wiccan, ma in contesto maschile?”

“Assolutamente no” scosse il capo lei, recisamente. “Chiedilo anche alla tua anima, per averne la conferma, ma è una cosa impossibile. Le uniche persone che si avvicinavano alle wiccan, come affinità al mondo della natura, erano i druidi, ma non avevano nessun potere divinatorio, erano solo degli studiosi dei Segreti.”

“Fenrir?”

Kate ha ragione. Non esiste nessun uomo con i doni che diedi ad Avya. Solo Duncan può interagire con la fauna e la flora come una wicca, ma unicamente perché in lui alberga l’anima della mia amata.

Annuendo, Brie asserì: “Abbiamo la conferma anche del capo. Non è possibile.”

“Beh, quel tipo è strano.” La frase di Cecily fu lapidaria.

“Esiste qualche altro essere magico, a parte noi e i berserkir, che potrebbe avere questo genere di affinità?”

Da quando era stata su Niflheimr, rischiando di perdere la vita, la visione che Brie aveva del mondo si era decisamente allargata.

Non le sarebbe perciò parso strano, se qualche creatura insolita camminasse non conosciuta tra gli umani.

Migliaia, mia cara, ma molti si sono estinti da secoli, e altri si sono così allontanati dalla civiltà da essere più unici che rari. Altri, semplicemente, non camminano più su Manheimr, e rimangono legati ai loro pianeti di origine. Le prove di Cecily sono troppo labili perché io possa aiutarla.

Scrollando le spalle, la wicca mormorò spiacente: “Stando così le cose, neppure Fenrir sa come aiutarti. Ma … ti è parsa una persona pericolosa?”

“Tutt’altro. Sembra l’essere più gentile ed educato del pianeta, per la verità. E’ cortese con tutti, fino allo sfinimento oserei dire, e sorrise perennemente” brontolò Cecily, ripensando alle volte in cui le aveva tenuto la porta aperta, o quando le aveva offerto il caffè in pausa pranzo.

Era svenevole, educato, maledettamente cortese...

E adorabile.

Ringhiando, la donna borbottò contrariata: “Mi fa venire prurito alle mani.”

Brianna allora ridacchiò e Kate, con tono serafico, asserì: “Temo che questa non possa essere ritenuta una prova schiacciante, per il riconoscimento di nessun essere magico.”

“Ah ah” mugugnò Cecily, scrollando ironicamente la testa.

Dandole una pacca sul braccio, Brie le disse con sincera comprensione: “Giuro che ci studierò sopra, e chiederò consiglio anche a Gordon, Elspeth, Beverly e Thor. Sono sicura che, tra un dottorando in Storia Antica, una professoressa di Lettere Antiche nonché völva,  una Sacerdotessa degli Spiriti e un Gran Sacerdote dell’Oltremondo, dovremmo saltarci fuori, che dici?”

Sbarrando gli occhi per la sorpresa, Cecily gracchiò: “Cos’è diventata, Bev?”

Avvicinandosi con la sua camminata poderosa e ferina, Alec intervenne con il suo solito modo di fare educato e, sogghignando da vero lupo, dichiarò: “La mia völva, ora, è una Sacerdotessa in piena regola. Non solo padroneggia la precognizione, ma anche la postcognizione e la chiaroveggenza.”

“Per. La. Puttana” sillabò senza tanti complimenti Cecily, facendo scoppiare a ridere le due donne e sogghignare Alec.

“I suoi studi sulla materia, portati avanti con il Gran Sacerdote del villaggio di Gungnir, …” e, nel dirlo, lanciò un’occhiata all’alto berserkr che stava parlando con Duncan. “… l’hanno portata ad aprire la sua mente a questi nuovi poteri. Neppure lei sapeva di essere così potente!”

“Beverly è sempre stata una personcina timida e schiva. Ma, con un Fenrir come le era capitato, come si può biasimarla? Fai ancora paura ai bambini nella culla, Alecuccio?” ironizzò Cecily, vedendolo accigliarsi immediatamente.

Sbuffando contrariato, Alec si limitò a un’imprecazione tra i denti ma, quando Penny lo affiancò con un sorriso, tutto il suo livore svanì per essere sostituito da un sorriso ammaliato.

La figlia adottiva – e ora licantropa a tutti gli effetti – gli avvolse la vita con un braccio e, nel poggiare il capo contro il suo ampio torace, sorrise a Cecily e mormorò: “Il mio papino è bravissimo con i bambini, ma potrebbe uccidere con una mano sola tutti quelli che dessero fastidio a me o a Gareth. Ci vuole tanto bene.”

“Oooh, cuore di figlia!” ironizzò Cecily, pur sorridendo con gli occhi ad Alec.

“Bev è diventata bravissima e, da quando sta con Thor, è anche più forte” dichiarò inoltre Penny, gli occhi colmi di stelle.

Thor, uno dei tanti berserkir trasferitisi su suolo inglese dopo l’avventura di Brianna e compagni in terra norvegese, si era unito al branco di Alec in pianta stabile.

Grazie ai suoi studi sul mondo degli spiriti, era stato di grande aiuto a Beverly.

L’aveva presentata in prima persona al Sommo Sacerdote del suo villaggio, e le era stato accanto durante tutto l’apprendistato come novizia dell’Ordine.

Da lì a diventare compagni di vita, oltre che servitori entrambi degli Spiriti Occulti, era occorso poco.

Nessuno aveva idea di cosa avrebbe potuto nascere da una simile unione tra specie, ma ai due diretti interessati poco importava.

Per ora, vivevano quei primi momenti del loro nuovo amore con tutta la serenità e la spensieratezza che potevano.

Alec, sorridendo alla figlia adottiva, le chiese: “Non dirmi che ti sei incapricciata di Thor! Devo mettere in guardia Bev?”

“Papà!” sbottò la ragazzina, avvampando in viso. “Non ci provare neppure!”

Alec scoppiò a ridere e Cecily, scuotendo il capo, commentò: “Che razza di padre ti ritrovi, ragazza.”

“Il migliore del mondo” dichiarò lei, levandosi in punta di piedi per baciarlo su una guancia, prima di dileguarsi alla ricerca del fratellino e degli altri bambini.

Alec ghignò all’indirizzo di Cecily e la donna, scuotendo le spalle, chiosò: “Al cuor non si comanda, dicono…”

“Che ci vuoi fare? Mia figlia ha gusto, così come mia moglie” sogghignò Alec, puntando le mani sui fianchi con alterigia.

Un attimo dopo, Erin comparve loro al fianco e, nel dare un pizzicotto al marito – che si lagnò dei suoi metodi brutali – sorrise ai presenti e dichiarò: “Avrò anche buon gusto, caro, ma vantarsi non è mai una buona cosa.”

Alec la fissò malissimo, ma lei non vi fece caso.

Gli occhi di Erin erano tutti per Cecily.

“Potremmo chiedere a Beverly di venire in visita a Falmouth, per vedere se capta qualcosa su questo professor Darcy. Che ne dici?”

“Può essere un’idea” ammise la Fenrir, dubbiosa sull’idea di chiedere un favore proprio ad Alec.

Era cambiato e tutto, ma la sua memoria era lunga, e rammentava bene quanto si fosse comportato da stronzo, negli anni.

Fu Fenrir di Bradford a toglierla dall’impiccio.

Ora del tutto serio, le disse: “Bev e Thor verranno con te e Hugh, quando tornerete a casa. Non voglio ritrovarmi con un’altra bomba sui confini del clan e, visto che per i miei gusti è passato troppo poco tempo dai casini di Loki, meglio non passare sopra a certi presentimenti.”

Le rassicurazioni della quercia, circa l’impossibilità del dio degli inganni di risorgere in una creatura magica aveva, sì, rassicurato i più, ma i morti erano stati troppi, perché la gente dimenticasse.

O si lasciasse andare a sciocche sicurezze.

Troppi dèi del pantheon nordico erano legati alla figura di Loki e, pur se lui non si era reincarnato, altri avrebbero potuto averlo fatto.

Come era successo per Hel, altri potevano aggirarsi per il mondo in attesa del momento più opportuno per attaccare.

Dalla loro avevano la presenza di Wotan che, pur albergando nel corpo di un bimbo di otto anni, sapeva già il fatto suo.

La prudenza, comunque, non era mai troppa.

Cecily allora annuì e, con tono grato, mormorò: “Accetterò volentieri il loro aiuto. Mi sdebiterò per questo.”

Alec, per tutta risposta, si lasciò andare a un sogghigno lupesco e replicò: “Tu non mandarmi più le magliette con stampato sopra Wolverine, e saremo a posto.”

Facendosi candida come un angioletto, Cecily asserì: “E io che pensavo ti piacessero!”

Lui si limitò a fissarla male e la donna, ridacchiando, scosse una mano e dichiarò: “E va bene! Niente più fustaccioni per Alec, promesso.”

“Sarà bene” mugugnò Alec, voltandosi quando udirono Duncan avvicinarsi con un allegro e ciangottante Nathan.

Il bambino si allungò istintivamente verso la madre, che lo abbracciò con calore e Duncan, nel dare un bacio sulla tempia alla moglie, si volse verso Alec e celiò: “Possibile che tu e Cecily dobbiate sempre beccarvi come galli?”

“E’ tutta scena, Duncan. In realtà, questa lupacchiotta mi ama alla follia, solo che non vuole ammetterlo” sghignazzò Alec, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Cecily.

“Avete la stessa testa… e lo stesso modo di parlare” fece loro notare Duncan, ridacchiando.

“Assolutamente no!” sbottarono all’unisono i due, facendo ridere tutti.

Cecily e Alec si fissarono male per alcuni attimi ed Erin, sospirando esasperata, esalò: “Non so se potrò sopravvivere due giorni a una versione maschile, e una femminile, della stessa persona… assieme nella stessa contea.”

“Ti preoccupi per nulla, tesoro” brontolò Alec, dandole un bacio sulla tempia. Poi, rivoltosi a Cecily, disse: “Parlerò subito con Bev e Thor. Sai già dove accoglierli, o devo prenotare un albergo?”

“C’è la casa dei miei genitori. La affitto durante il periodo estivo, ma ora è libera” gli spiegò la donna, scrollando le spalle.

“Molto bene” assentì lui, allontanandosi con Erin al fianco.

“Vedrai che ne verremo a capo” la rassicurò Brie, sorridendole convincente.

“Mi fido di te, pupetta” ghignò Cecily, allungando una mano verso il mento di Nathan. “E tu, piccolino, sei adorabile!”

Nathan rise di gusto, e la donna lo prese in braccio a un dolce sollecito di Brianna.

Quando si ritrovò quel frugoletto morbido e profumato tra le braccia, Fenrir di Falmouth ebbe un fremito. Non le capitava spesso di avere a che fare con i neonati, e quello in particolare era davvero speciale.

Prometteva di diventare un personaggio davvero importante in tutta la comunità mannara del Regno Unito e, forse, anche oltremare.

Brianna e Duncan avevano ricevuto molte visite, negli anni, dai Clan Americani e Orientali, tutti desiderosi di conoscere la guardiana dell’anima di Fenrir.

Le gesta che li avevano visti protagonisti erano ormai divenute leggende, nel loro popolo, e questo aveva portato anche più notorietà di quanta i due diretti interessati si fossero aspettati.

La nascita di Nathan non aveva che rinfocolato questo interesse.

Ma, soprattutto e prima di tutto, quel bambino era il simbolo primo della potenza del rapporto che intercorreva tra Brianna e Duncan.

Rapporto che lei, con tutta probabilità, non avrebbe mai avuto con nessuno.



  
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