Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: ShiningCrowStelladelLeone    17/06/2014    5 recensioni
Avremmo mille cose da dire, mille dubbi e mille paure, mille richieste di leggere e recensire, mille dettagli da illustrarvi; ma tutto sarebbe inutile per convincervi ad iscrivervi alla grande Scuola di Magia e di Stregoneria di Avalon.
Sì, avete capito bene: è arrivata sul fandom di Harry Potter la prima fanfiction ad OC, dove voi siete i protagonisti assoluti.
Se avete mai desiderato frequentare una scuola di magia, allora entrate e preparatevi all'avventura!
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Smistamento: finalmente a casa

 

Yooooo minna! Eccoci qui! *salutano con la manina da un bunker anti-atomica*

 Vi dobbiamo enormi e secolari scuse: è un anno che non aggiorniamo. Non fraintendete: non abbandoneremmo mai questa storia! Ma quest’anno abbiamo iniziato la terza classico e la scuola ci ha letteralmente e lentamente ucciso. Sappiamo che è imperdonabile e vi chiediamo ancora scusa per il disagio, anche perché non abbiamo mai messo l’avviso di ritardo; questo perché il capitolo è in scrittura da Settembre ma non siamo mai riuscite a finirlo. Anzi, questa è metà del capitolo originale perché non volevamo farvi aspettare ancora. Ma non temete, siamo già a metà del prossimo: attendete impazienti nuovi sviluppi! Con questo capitolo chiudiamo ufficialmente le iscrizioni, se non per un maschio protagonista e per chi vorrebbe partecipare come secondario. Essendo questo capitolo principalmente descrittivo della scuola e della sua meccanica, fateci sapere cosa pensate delle nostre idee e ovviamente dei vostri oc! Se poi avete consigli o critiche o ancora domande, non risparmiateci!

Buona lettura!

Stella e Crow

 

 

Smistamento: finalmente a Casa!

 

 

Le ragazze erano senza fiato.

Finalmente stavano per arrivare in uno dei luoghi più magici d'Italia, l'isola di Avalon.

Ariel emise uno squittio deliziato: era davvero un posto magnifico, impregnato di magia e di mistero. Sicuramente avrebbero vissuto un sacco di avventure in un posto del genere!

Rebecca sorrise all'espressione estasiata delle due novelline, non poteva dimenticare il giorno in cui per la prima volta aveva avvistato Avalon dal ponte della Carina Sideris: si era sentita anche lei così, piena di aspettativa e speranze per il futuro che la attendeva.

Gyns, posata e calma come suo solito, lanciò un urlo belluino: “Avalon, stiamo arrivandooooooooooooooooo!!!” dopodiché si precipitò sul ponte, seguita a ruota (per quanto lo potessero consentire i bagagli-macigno che si portavano a rimorchio) dalle altre.

Un boato risuonò nell'aria, seguito da un urlo che ora era di dolore: dove un tempo c'era stata Gyns ora c'era solo gelatina spiaccicata sul ponte.

“Stai attenta a dove cammini, cocca!” la apostrofò una voce incredibilmente nasale, proveniente da una biondina ossigenata coperta a malapena da pezzo di stoffa che pretendeva di essere una gonna. O forse una cintura. 

Gyns era appena andata a sbattere contro la valigia che la biondina sopracitata stava trasportando, sulla quale però c'era il nome di “Jo”. O meglio, “Jooooooooooooooooooo”, come berciava la tizia tentando di richiamare l'attenzione del povero martire ragazzo circondato da una mandria di facchine urlanti e dalle unghie laccate.

Quello si girò con uno sguardo esasperato di scuse verso Gyns, prima di venire inglobato dal branco di bertucce che lo trasportò quasi di peso giù dalla nave. “Aiuuuuuuuutoooo” fece in tempo a sillabare il malcapitato, poi affogò inesorabilmente in quel mare di corpi mezzi nudi.

Mentre Ariel si rotolava dalle risate Becky, che aveva osservato tutta la scena con uno sguardo scioccato e la mascella a terra, guardò Rebecca con gli occhi spalancati, indicando il punto in cui una volta si trovava Jo Lancaster.

“Quello era il suo fanclub. Povero ragazzo...”le rispose con uno sguardo comprensivo.

“Ogni anno più nude, avete notato?” Aggiunse Morgana con un sorrisetto.

“Nude? CHI? DOVEE?!” urlò un ragazzo moro dagli occhi scuri precipitandosi verso di loro.

“Ciao Max...” sospirò Rebecca lanciandogli uno sguardo esasperato.

Quello si rese conto della presenza di due perfette sconosciute insieme a Morgana e Rebecca (Gyns era ancora agonizzante sotto forma di gelatina) e nel giro di due secondi diventò bordeaux.

“Ehm...non è come sembra...” cercò di giustificarsi, guardando le due nuove venute. O meglio, guardando Ariel, perché Becky non appena aveva sentito la frase del ragazzo si era rifugiata dietro l'amica, che stava usando come scudo umano (questa sì che è amicizia). Lo scudo umano in questione picchiettò delicatamente sulla spalla di Becky, che emerse per un nanosecondo dalla schiena di Ariel urlando: “MANIACOOOO!!!”. L'urlo non si era ancora spento che già Becky era ritornata a nascondersi dietro la schiena di Ariel.

“Scusatela, è una causa persa.” disse Ariel esasperata. Poi si girò fulminea e le diede una tappata in testa. Non molto delicatamente, ora.

“Coooomunque, io mi chiamo Ariel, piacere di conoscerti!” disse al ragazzo, che farfugliava: “Io…cioè…no…non sono così di solito...è che...posso spiegare...”

E fu così che ci fu la seconda tappata in testa nel giro di dieci secondi. Solo che ora la vittima era Max ed il carnefice Rebecca.

“Scusalo tu, Becky! Questo idiota senza speranza e negato con le ragazze è Max Buster, IgnisDraco, del nostro anno”. 

“Sissignora!” disse lui ancora stordito facendo il saluto militare.

Becky emerse dalla spalla: “Ma questo che problemi ha?” disse guardando Rebecca di sottecchi, tentando di recuperare il suo atteggiamento da dura.

Ovviamente nessuno se la bevve.

A quel punto Gyns, che dopo essere stata dolcemente schiaffeggiata dalla sua amica Morgana era finalmente rinvenuta, si guardò intorno ed osservò: “Ma noi non dovevamo mica scendere dalla nave? Non è rimasto nessun altro qui!”

Al che tutti si guardarono intorno e si resero conto che tra perversioni e presentazioni non si erano accorti di essere gli unici rimasti.

Sbarcarono in gran fretta e si trovarono in un enorme spiazzo circolare, sulla riva del mare. Questo era ingombro di adolescenti sovreccitati (il fanclub di Jo si stava ancora agitando come una colonia di termiti ad un lato della spiaggia. Di lui neanche l'ombra).

Ad un lato dello spiazzo erano allineate una trentina di carrozze nere, trainate ognuna da due cavalli dal manto nero e lucido come inchiostro.

Vicino ad esse si trovava una bella donna sulla trentina. Aveva un non so che nell'atteggiamento che pur stando in silenzio la distingueva e la elevava al di sopra della folla. Era alta e prosperosa (decisamente prosperosa), e aveva un corpo tonico e snello. Il viso era di una bellezza abbagliante: la pelle diafana valorizzava i suoi occhi magnetici, di un blu scuro come il fondo dell'oceano, che scrutavano la folla con un misto di fame felina e superiorità. Le labbra erano sottili, dalla forma decisa e da esse baluginavano due canini decisamente appuntiti.

La cosa più straordinaria però erano i capelli: folti e lunghi fino alla vita, ma soprattutto verdi.

Becky ed Ariel la osservavano a bocca aperta, come del resto stava facendo tutta la popolazione maschile di Avalon.

“E quella chi è?” chiese Becky, con un misto di timore reverenziale e curiosità nella voce.

“Qualcuno che appena conoscerai meglio desidererai di non rivedere mai più, fidati.” Disse Gyns in tono tetro, guardando di sottecchi l'oggetto della loro conversazione.

Max rabbrividì e abbassò la testa e tentò di mimetizzarsi con il resto della folla. Di tanto in tanto alzava la testa per lanciare occhiate terrorizzate qua e là, bisbigliando frasi sconnesse. Tipo tacchino il giorno del ringraziamento, per intenderci.

Gyns lo guardò compassionevole: “Non posso certo dargli torto...quella donna è tremenda. E in caso non ve ne foste accorti, in questo momento è a caccia.” disse con fare cospiratorio.

“Eh?!” grugnì Ariel.

“Parlo delle nuove vittime a cui far fare i lavori forzati concedendogli la vaga speranza di un appuntamento. Che ovviamente si volatilizza non appena hanno finito di lucidarle le scarpe. Poveri cari. Max ne sa qualcosa, non è vero?”

Il diretto interessato la guardò con uno sguardo da cucciolo ferito e disse: “Ero piccolo e innocente...non avevo la minima idea di cosa si nascondesse dietro i suoi sorrisi zuccherosi...”.

“Sì, sì, certo, povero Max...” sbuffò Gyns alzando gli occhi al cielo.

“Il vero problema è che quella strega ci ruba i primini. I teneri, inconsapevoli nanerottoli che NOI dovremmo tiranneggiare!”

“Ben detto, compare!” concordò Morgana battendo il pugno sul palmo della mano con cipiglio battagliero. “Ma non ti preoccupare, quest'anno ci andrà meglio. Vedo già abbondanza di agnelli sacrificali...” finì in un ghigno che non prometteva niente di buono.

Rebecca si schiaffò il palmo della mano sulla fronte mormorando demoralizzata: “Queste due non cambieranno mai...”

Intanto i ragazzi lì intorno avevano cominciato ad accalcarsi attorno alle carrozze, le quali poi si inerpicavano in processione sul sentiero sconnesso che partiva dallo spiazzo e si perdeva tra gli alberi.

Le ragazze (e Max, che fino a prova contraria restava un rappresentante del genere maschile) si avvicinarono ad una delle carrozze rimaste.

Essa, anche se a prima vista era sembrata loro vuota, in realtà non lo era affatto: seduto a lato di uno dei due lunghi sedili rettangolari c'era un ragazzo alto, con una zazzera di capelli rosso fuoco da cui qua e là emergevano ciocche tinte di nero. Becky, scrutandolo attentamente come faceva sempre con gli sconosciuti, notò che aveva una cicatrice sul collo, che il colletto della camicia nera non riusciva a nascondere completamente.

Lo sconosciuto era tanto immerso nella lettura di un tomo di dimensioni spaventose che nemmeno si accorse dell'arrivo degli altri.

“Ciao Nat!” lo salutò calorosamente Rebecca (era davvero inquietante come quella ragazza conoscesse tutti).

Ariel realizzò che doveva essere lui il misterioso ragazzo con cui Morgana aveva parlato sulla nave.

Questi alzò gli occhi dal libro e per qualche secondo osservò spaesato la mandria di gente che si era appena materializzata nella sua (fino a pochi momenti prima) calma e silenziosa carrozza. Poi, intuendo che ormai la quiete era solo un ricordo lontano, rivolse un sorriso a Rebecca. Becky (che lo stava ancora analizzando) ebbe modo di notare che aveva due profondi occhi verdi e un piercing sul sopracciglio sinistro. Appurato che nell'immediato un piercing e una cicatrice non erano motivazioni sufficienti per ritenere pericolosa la nuova forma di vita che le si parava davanti, la ragazza rilassò i muscoli e si concesse di sedersi comodamente su una panca.

Rebecca, che a quanto pareva si era auto-eletta guida delle due Luxaeris, disse: “Ragazze questo è Nat. Ha diciannove anni ed è della mia stessa casa, LupusUmbrae.” poi, rivolgendosi a Nat ed indicando Ariel e Becky, aggiunse “Loro sono Ariel e Becky Luxaeris, sono nuove ma quest'anno frequenteranno la terza. E questi sono Gyns, Max e Morgana.” aggiunse.

Quando la ragazza ebbe finito di fare le presentazioni con lo stesso tono di voce professionale e sicuro con cui avrebbe potuto esporre una lezione di storia (Piero Angela sarebbe morto d'invidia) i tre cominciarono a stringersi la mano sorridendo. Quando venne il turno di Morgana Nat non potè fare a meno di arrossire impercettibilmente. La ragazza, che in questo frangente non aveva bisogno della sua empatia per capire perchè il ragazzo era arrossito arrossì a sua volta, farfugliando qualcosa che nessuno riuscì a capire.

Poi tutti si sedettero e iniziarono a chiacchierare.

Ad un certo punti due maschi della situazione diedero voce al poco testosterone che le ciarle delle ragazze non avevano ancora indotto al suicidio ed iniziarono a parlare delle Gare dei Draghi.

“Gare dei Draghi?!” chiese Ariel affascinata.

“Sì, devi sapere che sono una tradizione della nostra scuola.” le spiegò Max gentile. “Ogni Casa ha una squadra di cavalieri che combattono sul dorso del proprio drago contro i cavalieri delle altre Case. É molto avvincente, almeno fino a che qualcuno non finisce ricoverato in infermeria.” sentenziò lui senza scomporsi minimamente.

Nat rabbrividì: la sola idea del sangue lo nauseava.

“Ma che forza! Non vedo l'ora di vedere un combattimento!” esclamò Becky battendo le mani tutta esaltata.

“Sì, è l'effetto che fa a tutti all'inizio...poi alla prima fontana di sangue cambiano idea, chissà perché...” commentò Nat lugubre.

“Non credo sarà il suo caso…” ridacchiò Ariel guardando gli occhi scintillanti dell’amica.

In quel momento la carrozza si fermò con un ultimo scossone, lasciandoli davanti all'edificio più bello che Becky ed Ariel avessero mai visto.

Proprio di fronte a loro c'era un fossato colmo di acqua che nell'oscurità della sera sembrava nera (Ariel si ritrovò a domandarsi, non senza un brivido, quali mostruose creature la popolassero), sopra la quale si trovava un ponte dalla gobba pronunciata. Esso conduceva al portone che si apriva nella cinta di mura che circondava un imponente castello. Questo era formato da grossi blocchi di pietra grigia, ornato nei punti più alti di merli. La struttura principale era quadrangolare, con una torre per ogni vertice del quadrato che l'edificio rappresentava. C'erano anche numerose torrette secondarie, che spuntavano da ogni lato.

Ad Ariel ricordò uno di quei castelli medioevali, teatri di epiche battaglie, di cui tanto si parla nei romanzi. Probabilmente era esattamente uno di quelli.

Inutile dire che sia lei che Becky ne furono affascinate.

Procedettero con la bocca spalancata, facendosi strada attraverso la fiumana di alunni che stava attraversando il ponte. Sopra di loro le stelle avevano iniziato a fare capolino nel cielo terso e scuro dell'imbrunire, sembrava quasi che anche loro avessero acquisito un non so che di magico e misterioso.

Prima che se ne potessero rendere conto si ritrovarono all'interno delle mura, in uno spiazzo piastrellato che faceva da corte del castello.

Il portone era spalancato, e all'interno si intravedeva un atrio caldo e luminoso, dove i primi ragazzi si stavano già accalcando. Era una stanza enorme, una sorta di gigantesco corridoio rettangolare, con il soffitto altissimo ad arco e le pareti ricoperte di arazzi secolari ma dai colori ancora sgargianti, nei quali i personaggi e gli animali si muovevano animati di vita propria, proprio come nelle foto magiche: c'erano uomini in armatura a cavallo di meravigliosi destrieri, giovani dame che passeggiavano con grazia tra rigogliosi giardini, animali che si rincorrevano giocosamente tra i cespugli. Alcuni di questi personaggi si inchinavano o si toglievano il cappello al passaggio degli studenti, rivolgendo loro un educato cenno di saluto.

La stanza era illuminata da torce appese sulle porzioni di muro che non erano state destinate agli arazzi: erano talmente tante che, riflettendosi sulla pietra chiara delle pareti, restituivano una calda luce rosa-arancio.

A parte gli arazzi, l'atrio non era provvisto di nessun genere di arredamento, e terminava con una gradinata, in cima alla quale si trovavano al centro una grande porta (Ariel iniziò a pensare che lì avessero davvero una fissa per portoni ed affini) e ai lati due scale più piccole, che però erano solo intuibili dalla posizione in cui si trovavano i ragazzi in quel momento.

Improvvisamente, come in risposta ad un tacito ordine, tutti tacquero.

Dalla folla emerse una sorridente strega di mezza età, grassottella e dall'aria simpatica. Si schiarì la gola ed iniziò: “Buonasera a tutti, bentrovati e benvenuti! Che gli studenti più grandi entrino nella Sala del Trono, voi nuovi aspettate qui invece, per favore.”

Ariel e Becky salutarono velocemente i loro nuovi amici, che si affrettarono ad eseguire gli ordini e sparire dietro quella gigantesca porta, davanti alla quale era rimasta la donna che aveva appena parlato (presumibilmente una professoressa). Attorno a lei una folla di spauriti ragazzini si agitava, inquieta all'idea di cosa la aspettasse una volta varcata quella soglia.

La donna rivolse loro un altro dei suoi sorrisi incoraggianti, poi iniziò: “Come vi dicevo anche prima, benvenuti ragazzi. Io sono Melinda Cocti e sarò la vostra professoressa di pozioni per i cinque anni che verranno. Questa sera siete qui per essere assegnati alla Casa a cui apparterrete per tutto il tempo in cui vi troverete ad Avalon: GlaceiLynx, LupusUmbrae, IgnisDraco e VentiChelidon. Ogni Casa ha un suo dormitorio ed una sua sala comune, nella quale dormirete, farete i compiti e starete con i vostri compagni di Casa. Ora, appena la porta si aprirà, verrete chiamati per nome. Vi siederete sul Trono che vi assegnerà alla vostra Casa. Buon anno scolastico!” concluse con un altro sorriso amichevole.

Le ragazze trovavano già simpatica quella donna cordiale e dal sorriso facile che le stava accogliendo, come si affrettarono a commentare non appena questa finì di parlare.

“E poi, tu sai cosa sia questo fantomatico Trono? E come fa ad assegnarci alla nostra Casa?” sussurrò Becky, che fremeva dalla curiosità.

“Non ne ho la minima idea!” le rispose Ariel in tono concitato.

Finalmente, dopo quella che alle due amiche sembrò un'interminabile attesa, il portone si spalancò, rivelando quella che ad Ariel sembrò una gigantesca sala da pranzo circolare. Ai lati erano disposti quattro tavoli rotondi, ai quali avevano preso posto gli studenti. Le pareti erano più spoglie di quelle dell'atrio, non c'erano arazzi, come se non ci fosse bisogno di niente di superfluo che mantenesse l'atmosfera di solennità in cui quel luogo era immerso.

Proprio di fronte a loro, al centro della sala, un massiccio trono di pietra finemente lavorato, su cui erano raffigurati episodi delle leggende legate al ciclo di Camelot, si ergeva imponente. Era come se la presenza di quel trono riuscisse a colmare da sola tutta l'enorme sala, sprigionava un'aura di magia talmente forte da risultare quasi abbagliante.

Dietro di esso si trovava un tavolo rettangolare al quale erano seduti tutti i docenti. Non appena i ragazzi fecero il loro ingresso nella sala, la Cocti si alzò e raggiunse il Trono quasi saltellando, poi agitò la bacchetta e davanti a lei si materializzò una pergamena.

“Non appena chiamerò il vostro nome, sedetevi sul trono. Bene, cominciamo...Adinolfi Renata.”

Una ragazza slanciata, dai capelli castano chiaro come i suoi occhi, si avvicinò tremante al trono. Quando si sedette ci fu un momento di attesa così intensa che il tempo parve fermarsi, mentre lei si torturava il bordo della T-shirt con le mani o dondolava le gambe fasciate nei jeans. Poi, lentamente, dallo schienale, sulla parte sopra la testa della ragazza, sgorgò l'essenza dello smeraldo: aveva la consistenza della lava liquida, ed era incredibilmente brillante. Si muoveva cavando il trono fluidamente, quasi al ritmo di una ballata permeata nelle profondità di quella antica magia, che a nessuno era dato sentire. Poi, quando quel prezioso torrente ebbe finito il suo corso, si solidificò, diventando improvvisamente pietra. Dal suo movimento svolazzante si era formata una scritta: VentiChelidon.

Da uno dei quattro tavoli scoppiò un applauso e la ragazza si diresse raggiante verso di quello, sotto incitamento della Cocti che la guardava benevola.

Allora era così che il trono smistava i ragazzi: sembrava abbastanza semplice ed indolore.

“Ashfing Alysia”

Un'altra ragazza si fece strada verso il trono: scostò una ciocca di capelli rossi, che risaltavano contro la sua carnagione lattea, sfuggita dallo chignon alto che portava e si sedette, in attesa, mentre i grandi occhi grigi nascondevano ogni suo pensiero.

Come prima, lo smeraldo si riversò fuori dal trono.

Anche Alysia si avviò verso il tavolo di VentiChelidon, sorridendo un po’ impacciata.

Renata, la ragazza che era appena stata smistata, la salutò con un sorriso timido che Alysia ricambiò, sedendosi vicino a lei. Un professore dalla carnagione ambrata, i ricci biondi e gli occhi del color del mare seguirono i suoi passi incuriositi e stupiti.

Lo smistamento proseguiva e in Becky e Ariel si agitava un guazzabuglio di emozioni: aspettavano entrambe con ansia il momento in cui quella gioviale signora avrebbe annunciato il loro nome. Ariel, gingillandosi con il lobo dell'orecchio, come faceva sempre quando era agitata, rifletteva su cosa effettivamente si era venuto a sapere di loro: ripensò a come Jo l'aveva trattenuta non appena aveva saputo il suo cognome, suscitando le ire di Becky, e ricordò anche la faccia di Gyns, con un'espressione come se tentasse di afferrare qualcosa che sul momento non le veniva in mente. Sicuramente qualcuno in quell'enorme scuola aveva sentito parlare di loro: dopotutto appena due mesi prima erano apparse su quel maledetto giornale magico, che le aveva addirittura definite “Amazzoni”. Si erano guadagnate quell'appellativo perchè erano state trovate dal Ministero in Amazzonia ed erano state costrette a forza a tornare. Sulle circostanze del ritrovamento l'articolo era stato molto vago, mentre non si era fatto remore a sottolineare come le ragazze non avevano voluto rivelare il motivo della loro presenza in quel luogo selvaggio dall'altra parte del mondo.

Quello che nessuno sapeva era che il motivo che le aveva a suo tempo spinte ad un viaggio in Amazzonia era lo stesso che le aveva portate sull'isola di Avalon.

Mentre Ariel si perdeva tra i suoi pensieri ripensando a tutto ciò che le era accaduto, Becky, nonostante l'agitazione, seguiva attentamente lo smistamento.

“Emièle Bon Chance” venne chiamata proprio in quel momento.

Una ragazza minuta dal volto un po’ infantile contornato da un caschetto di folti ricci neri, come i suoi occhi impenetrabili, si staccò dal gruppo, camminando con aria seria verso il Trono; si permise per un attimo di lanciare un’occhiata verso la ragazza di prima Alysia, che per un attimo sembrò guardarla speranzosa, ma i suoi occhi inghiottirono nuovamente i suoi pensieri.

Come al solito dal Trono scaturì l'essenza di una pietra, questa volta blu come la notte: lapislazzuli. Anche il nome della casa era diverso: LupusUmbrae.

La ragazza si diresse titubante e diffidente verso il tavolo che le veniva indicato, da dove i suoi compagni di casa le sorridevano incoraggianti. Mentre si sedeva, l'ombra di un sorriso le passò sul volto.

Lo smistamento andò avanti sempre nello stesso modo, e le ragazze ebbero modo di osservare anche le pietre appartenenti alle restanti due case: pietra di luna per GlacieiLynx e rubino per IgnisDraco. Intanto l'atmosfera nella sala si faceva più rilassata e perse la solennità che aveva mantenuto all'inizio, con i ragazzi ai tavoli che incominciarono a scambiarsi qualche parola sottovoce.

“Eaber Silvia”

Una ragazza dai lunghi e mossi capelli castano scuro, quasi neri a contrasto con la pelle nivea, si avvicinò timidamente al trono e si sedette, lanciando di quando in quando occhiate nervose da sopra gli occhiali, che ingrandivano i suoi occhi verdi: era chiaro che non vedeva l'ora di essere smistata per poter fuggire dall'attenzione generale. Anche lei venne smistata in LupusUmbrae; non appena il Trono ebbe annunciato la Casa a cui l'aveva assegnata questa si affrettò a scendere e prendere posto con un sorriso timido accanto a Emièle.

“Jackson Lambert!” pronunciò con voce sicuro la professoressa; dal gruppo si staccò un ragazzino molto alto e magro, dalla carnagione ambrata; i suoi occhi neri come la notte, leggermente coperti dal ciuffo di capelli dello stesso colore, saettavano per la sala intimiditi, ma quando videro Alysia sembrò rasserenarsi un po’. Evidentemente i due avevano già avuto modo di fare amicizia. Non appena si sedette però, dal tronò colarono lapislazzuli: LupusUmbrae. Rebecca applaudì con la sua casa al nuovo arrivato, che timido si sedette a fianco di Emièle e Silvia.

“Tyron Leanne Victoria Michelle Beatrix Charlotte Elizabeth Evangeline” disse la Cocti tutto d'un fiato, andando inesorabilmente in apnea. Becky trattenne una risatina, che si trasformò in una smorfia di terrore quando capì cosa stava accadendo: sarebbero state smistate per ultime. Giusto per non attirare l’attenzione come dire.

Ariel si ritrovò ad osservare curiosa la proprietaria di quel nome così altisonante ed assurdamente lungo: una bellissima ragazza dai capelli di tutti i colori e gli occhi tra l’azzurro e il lilla. Questa raggiunse il trono quasi danzando, e si sedette con grazia.  Fortunatamente non notò l'occhiataccia che Gyns le scoccò osservandole i capelli, pericolosamente simili ad i suoi, altrimenti le sarebbe venuto un colpo: tutto in lei esprimeva dolcezza e grazia, era un avversario da niente per Gyns.

Leanne venne smistata a VentiChelidon, dove l'accolsero i sorrisi adoranti dei suoi coetanei di genere maschile.

“James Fans-Verben” un ragazzo alto e magro dai capelli neri con riflessi azzurri e argentati e dagli occhi grigi come ghiaccio, avanzò sicuro e freddo verso il trono; non appena si di seduto, una cascata di pietre di luna si animò sullo schienale: GlacieLynx. Il suo sguardo esprimeva soddisfazione mentre si dirigeva al suo tavolo festante.

La professoressa chiamò altri due ragazzi e poi fece una pausa.

“Ora, chiamerò due nuove alunne che verranno ammesse direttamente al terzo anno!” pronunciò con tono serio e gentile allo stesso tempo; circa cinquecento testa si girarono a osservarle. Ariel strinse un attimo la mano a Becky e poi respirò a fondo. Sapevano che sarebbe successo, era meglio affrontarlo a testa alta.

“Ariel Luxaeris!” esclamò mentre nella sala si scatenava un forte brusio; Ariel, con un sorriso timido, iniziò ad avanzare verso il trono, il cuore che le batteva all’impazzata nelle orecchie; quando si sedette vide in lontananza lo sguardo preoccupato di Becky, che poi si trasformò in un sorriso soddisfatto.

“IgnisDraco!” pronunciò nello stesso istante e Ariel sorrise stupita prima di dirigersi incredula verso il tavolo dove Gyns, Morgana e Max l’attendevano festanti. Una volta seduta si voltò trepidante a cercare Becky.

“Rebecca Luxaeris!” altra cascata di brusii. La ragazza per un attimo rimase immobile, paralizzata da tutti quegli occhi, poi in uno scatto di orgoglio iniziò a camminare fingendosi sicura e negli occhi l’indifferenza più totale, ma in realtà sperava solo di non inciampare. Dopo essersi seduta, credette che l’ansia l’avrebbe uccisa.

“Ehi trono!” pensò irritata trattenendosi dal ringhiare, “Non so se mi senti, ma se mi spedisci in una casa diversa di IgnisDraco ti faccio a pezzi con le mie mani!” in quell’istante una cascata di rubini fuoriuscì dallo schienale e Becky sogghignò soddisfatta, prima di lanciarsi letteralmente verso il suo gruppo di nuovi amici, ignorando i “Le Amazzoni!” o i “Sono vere!” e altri stupidi commenti che aleggiavano nell’aria.

Non appena si sedette, una donna sulla quarantina, seduta al centro del tavolo dei professori, si alzò in piedi e il silenzio più completo calò nella Sala; aveva dei lunghi capelli lisci di varie sfumature di rosso scuro, come una fiamma viva, raccolti in una grossa treccia che le arrivava al bacino, gli occhi erano verde smeraldo, fieri, benevoli e severi allo stesso tempo e incorniciati da alcune piccole rughe, e il suo corpo prosperoso ma tonico nonostante l’età, era di un dolce pesca.

La Preside Griselda Draconisfilia.

“Girano mille e più leggende su di lei,” spiegò loro Morgana a bassissima voce, “ma una cosa è certa: è stata il più grande cavaliere dei draghi di tutti i tempi, anche a confronto con gli uomini. Molti dicono che il suo cognome fosse un segno, altri che lo abbia cambiato lei dopo il suo successo, alcuni addirittura che sia così perché è stata allevata e cresciuta dai draghi…in latino significa ‘Figlia del Drago’. Nessuno sa perché abbia scelto di diventare Preside, abbandonando fama, avventure e arene, ma spesso parte per lunghi viaggi con il suo drago ed è lei stessa a guidare le lezioni.” Becky e Ariel spalancarono le bocca affascinate e non riuscivano a toglierle gli occhi di dosso: erano di fronte a una leggenda vivente.

“Bentornati e benvenuti ad Avalon ragazzi!” li salutò con voce calda e forte, “Come ogni anno la nostra scuola è pronta ad ospitarvi e a istruirvi affinché diventiate diventare ottimi maghi e spero che onorerete questa possibilità che vi è data. Sapete che non amo le parole ma i fatti, quindi passiamo agli avvisi prima che alcuni di voi svengano per la fame: come ogni anno è vietato uscire dal castello senza il permesso dei professori, è proibito per chiunque non faccia parte della Squadra dei Cavalieri dei Draghi di cavalcarli senza permesso e al di fuori delle lezioni, e anche i fortunati cavalieri dovranno discutere con me orari e giorni per evitare risse illegittime; la nostra bidella Miss. Parpipinghinton fa sapere che chiunque sarà sorpreso a commettere atti di vandalismo o scorrazzare liberamente di notte verrà punito da lei personalmente” una giovane e avvenente donna fasciata in un completo da infermiera sexy salutò smagliante mentre i boccoli biondi ondeggiavano sulle sue spalle.

“Non sembra così spaventosa…” commentò rincuorata Ariel ma tutti scossero la testa terrorizzati.

“È una mutaforma affetta di bipolarismo…non fatela arrabbiare…” mormorò Max cinereo e le due ragazza deglutirono.

“Inoltre,” riprese la preside, “È possibile scendere nelle calette solo nei giorni esposti in bacheca o con permessi speciali. Tutto quello che ho detto e vietato come al solito vale anche per i partecipanti del Club dei Cavalieri della Tavola Rotonda, nonostante io sappia siano parole al vento, a meno di un permesso speciale. Detto questo buon anno e buon appetito!” e con un sorriso si risedette sul suo trono mentre nella sala si scatenavano scrosci di applausi.

“Il club dei cavalieri della tavola rotonda? Cos’è?” chiese Becky perplessa, mentre con occhi avidi osservava i piatti dorati riempirsi di ogni pietanza possibile e immaginabile.

Morgana mostrò un sorrisetto furbo e fece loro cenno di avvicinarsi, come se stesse per raccontare loro un gran segreto; anche a Gyns e Max brillavano gli occhi.

“Vedete…nessuno lo sa davvero!” rispose ridacchiando.

“Come?” chiese Ariel mandando giù un boccone di pasta.

“È un Club segreto e così lo sono i suoi membri; nessuno sa cosa facciano o chi siano, dove si trovino o quando, ma si sa che spesso infrangono regole, combinano danni e ci sono leggende che li dipingono come destinati ad essere i discendenti dei veri cavalieri della tavola rotonda. State in guardia, magari potreste essere scelte, anche se nessuno sa in base a cosa siano scelti.” Disse loro con aria misteriosa.

Becky e Ariel si scambiarono un’occhiata d’intesa e un ghigno poco rassicurante: quella sì che era una notizia interessante.

La cena passò tranquilla e allegra, tutti si abbuffarono di cibo e ben presto incominciarono a sentire un gran sonno; la preside si alzò nuovamente.

“Bene miei cari ragazzi, mi sembra l’ora di andare a dormire! I nuovi arrivati seguano le Guide verso i dormitori! E vi ricordo che domani dovrete indossare tutti le divise! Buonanotte!” disse prima di alzarsi con gli altri professori, mentre tutti i ragazzi iniziavano a sciamare verso il portone.

“Guide?” chiese Becky a Max, che alla fine della serata trovava simpatico e non pericoloso.

“Le Guide sono due alunni scelti dalla Preside per Casa che si occupano di guidare a aiutare gli studenti, in particolari i nuovi arrivati, per tutto l’anno.” Spiegò indicandoci una ragazza e un ragazzo di IgnisDraco che facevano cenni con le mani di seguirli; Max diede a lei e Becky un buffetto sulle spalle per spingerle e le due accorsero dalle loro Guide.

 

 

 

James Fans-Verben camminava calmo ma attento dietro le sue Guide, due ragazze composte e affabili che spiegavano in breve come funzionava la Scuola; era affascinato dalla genialità e complessità della sua struttura: erano tre grandi piani rettangolari e al pian terreno stavano la Sala del Trono, l’infermeria e le aule del biennio, mentre al secondo quelle del triennio e al piano sotterraneo cucine e segrete; a ogni angolo stava una torre circolare con un dormitorio particolare; per spostarsi velocemente si potevano usare delle porta particolari che ti trasportavano da una zona all’altra del castello, in base a dove ti concentravi di andare; ovvio c’era la possibilità di finire ovunque se non si focalizzava bene la destinazione e per i tratti brevi era vivamente consigliato andare a piedi tra scale e corridoi. Ogni dormitorio aveva una porta che portava direttamente a una caletta sul mare privata e una a una caletta comune, ma solo il Capo della Casa aveva le chiavi. Nel parco del castello inoltre c’erano le stalle dei draghi, gigantesche e protette da grandi recinzioni e l’Arena dove si svolgevano i combattimenti.

All’improvviso la fila di ragazzi si fermò e incuriosito diedi un’occhiata alle Guide, che sorrisero facendogli cenno di tacere un attimo: erano arrivati alla Torre Sud.

“Ogni dormitorio è creato affinché solo i membri della Casa possano entrarci,” iniziò a spiegare la Guida bionda e slavata, “Noi siamo la casa degli scaltri e quindi la prova per entrare riflette questa qualità.”

La Guida mora presa la parola.

“Per entrare bisogna quindi oltrepassare un percorso costellato di trappole e marchingegni pericolosi; ogni mattina in Sala Comune troverete le spiegazioni e le istruzioni per sopravvivere. È vietato però copiarle o svelarle qualcuno.” Terminò minacciosa.

James accennò un sorrisetto: non c’era neanche bisogno di dirlo.

“Ora seguite noi e fate attenzione a imitarci passo per passo!” riprese la bionda prima di aprire la porta ed entrare in un lungo corridoio. Incantesimo di Allargamento, pensò James prima di seguirle.

Fu stranamente divertente imparare quei piccoli incantesimi per riconoscere finte piastrelle, difendersi da piccoli e irritanti incantesimi di ostacolo, per disattivare trappole da caccia o per risolvere indovinelli e decifrare codici, tanto che quando entrò nella Sala Comunque aveva un sorrisetto soddisfatto sul volto: era finito nella Casa giusta.

La Sala Comune di GlacieiLynx era ottagonale, nonostante all’esterno fosse circolare, e aveva quattro grandi finestre che la Guida rivelò essere a specchio, così da non poter essere spiati; al centro, davanti al caminetto, c’erano vari divanetti e poltroncine azzurre ghiaccio intorno a piccoli tavolini rotondi su cui intravide giochi da tavolo di strategia magici come “Risiko” o “Scacchi”; attaccate alle pareti dove non c’erano le finestra stavano grosse librerie lignee piene di libri dai titoli interessanti come “Astuzia e Sopravvivenza” o  “L’arte della strategia” e ai muri erano appese grandi e piccole pergamene con cartine del castello dove erano segnalati passaggi segreti e nascondigli.

“Per i dormitori,” richiamò la loro attenzione la mora, “Dovrete percorrere delle scale a labirinto. Consideratela come la prova di benvenuto!” aggiunse con un sorrisetto prima di lasciarli al loro destino.

James sorrise sicuro estraendo la sua bella bacchetta in legno d’olivo e cuore di drago: non era un problema.

 

 

Silvia camminava con gli altri nuovi ragazzi della sua Casa che aveva appena conosciuto: Emièle e Jackson; in un primo istante c’era stato un silenzio timido e imbarazzato, ma il ragazzo l’aveva presto spezzato con un “Allora non sono l’unico timido!” che aveva fatto ridere le ragazze, perfino Emièle.

“Quindi ti piace leggere, Jake?” chiese al ragazzo che annuì con gli occhi che scintillavano.

“Anche a me!” disse stupita Emièle d’aver già trovato un punto in comune e tutti si lanciarono in una discussione sui loro libri preferito, perfino la corvina che inizialmente si era completamente chiusa a riccio pensando quale peccato fosse stato essere divisa da Alysia, che nonostante si fossero appena conosciute considerava già un amica; questo era davvero raro per lei, abituata a diffidare delle persone e chiudersi completamente, risultando antipatica. E doveva ammettere che quei ragazzi non erano male, anzi stavano già iniziando a esserle simpatici.

Le Guide davanti a loro si fermarono, seguiti da tutto il gruppo; il ragazzo alto e moro prese la parola.

“Siamo finalmente arrivati al nostro dormitorio, nella Torre Ovest! Come ogni altro, è costruito affinché solo noi possiamo entrarci, in base alla caratteristica che distingue la nostra Casa: l’intelligenza.”

A questo punto si interruppe e l’altra Guida, una ragazzina bassa e dalla carnagione olivastra, continuò a spiegare.

“Una volta aperta questa porta” disse indicando la grossa porta in legno di quercia, “Vi troverete davanti a un lungo corridoio immerso nel più completo buio: è incantato in modo da renderlo simile a un labirinto; ogni mattina il labirinto cambia posizione, ma sulla Bacheca in Sala Comune appaiono le indicazioni con il numero di passi indicativi e le svolte da fare per uscire.” Spiegò mentre i ragazzi spalancavano la bocca stupiti.

“Non tentate la sorte,” li avvisò il ragazzo, “E se non siete sicuri fatevi accompagnare da qualcuno; se doveste sbagliare strada o entrare nella porta sbagliata, potreste finire chissà dove nel castello; e vi assicuro che un giro nelle segrete non è piacevole…” ridacchiò scuotendo la testa. A quanto pare era stato uno dei coraggiosi a tentare.

Silvia sospirò di sollievo: la memoria non era certo un suo problema, aveva il dono di ricordare alla perfezione ogni cosa che leggeva ed evidentemente anche i suoi amici dovettero pensarla allo stesso modo, perché, chi fiducioso o chi freddo, tutti accennarono un sorriso.

“Ora seguitemi passo per passo e non distraetevi!” li richiamò la Guida mormorando un lieve “Lumos” che accese la sua bacchetta di una luce sfavillante, imitata dal ragazzo, prima di aprire la porta e inoltrarsi nel corridoio.

Tutti la seguirono attenti e affascinati, anche perché nonostante dovesse essere una prova, il corridoio era abbellito da grandi arazzi magici, incisioni e decorazioni su pietra, specchi e a volte c’erano perfino delle sedie per riposare.

In cinque minuti riuscirono ad arrivare nella Sala Comune finestre al posto delle mura e il soffitto era un grosso lucernario con vari drappi blu che potevano essere usati per oscurare la sala; al centro c’era un caminetto con vari pouf, sofà e poltroncine blu notte, mentre in una sala adiacente c’era un enorme e fornitissima biblioteca con ampie zone dedicate allo studio individuale e altrettante allo studio in gruppo. Era bellissimo e magico: le stelle brillavano luminosi sulle loro teste come se fossero stati sotto il cielo aperto.

Dopo alcuni minuti di silenzioso stupore, Emì notò una cosa alquanto particolare.

“Non ci sono le scale per i dormitori!” mormorò guardandosi attorno.

“Esatto!” affermò la voce della Guida accanto a lei, che sussultò sorpresa dal fatto d’esser stata sentita e arrossì imbarazzata.

“Complimenti per averlo notato!” le disse l’altra ragazza Guida, sorridendole amichevole, poi alzò la voce per attirare le attenzioni di tutti, “La nostra Torre è sicuramente quella più particolare; infatti le due torrette dove stanno i dormitori, sono separate dalla Torre centrale e sono sospese nel cielo” svelò orgogliosa facendo loro cenno di guardare fuori dalle finestre.

I ragazzi si precipitarono a cercarle e ben presto le videro: ad alcuni metri da dov’erano loro perfettamente immobili nel cielo notturno: dalle finestre si intravedevano luci e persone che ridevano o parlavano tra loro.

“Per raggiungerle,” continuò il ragazzo avvicinandosi a un piccolo spazio circolare, apparentemente vuoto, “Dovrete entrare in questi cerchi, quello a destra per i ragazzi, quello a sinistra per le ragazze.” Indicò due cerchi incisi nella pietra per terra percorsi da intricate e complesse Rune.

“Una volta entrati,” continuò la ragazza mentre lei e il compagno prendevano posto nei cerchi, “Dovrete tracciare con la bacchetta queste rune di volo” terminò mentre con la bacchetta tracciava lentamente cinque caratteri antichi in una luce argentata sul pavimento.

“Buona fortuna!” gli augurarono con un sorriso divertito prima di sparire in una luce azzurrina.

I quattro si sorrisero sicuri e divertiti, erano già riusciti a memorizzare le Rune.

“Buona notte ragazze!” le salutò Jake prima di saltare nel cerchio superando altri primini perplessi, mentre Emì, sicura e fredda, entrava anche lei nel cerchio.

Poi vedo lo sguardo spaurito di Silvia e l’accenno di un sorriso le increspò le labbra dalla linea dolce ma decisa;

“Insieme?” chiese un po’ brusca tenendo una mano, mentre l’altra, incredula di aver già trovato un’amica, annuiva contenta e entrava nel cerchio con lei. Poi vergarono le Rune e sparirono nella loro nuova casa.

 

 

 

Alysia camminava a passo sostenuto dietro le sue due Guide, due ragazzi gemelli dai capelli corvini; accanto a lei Renata, leggermente intimidita, parlava della sua passione per la scrittura, che era stato il punto in comune che le aveva avvicinate, mentre la ragazza dei mille nomi soprannominata Lea ascoltava interessata. In un primo momento le due erano rimaste infastidite da lei, pensando fosse orgogliosa, snob e mangiatrice di uomini, ma poi l’avevano vista arrossire terrorizzata mentre un branco di maschi in preda all’ormone la circondavano come cani affamati e la pietà aveva fatto capire loro che probabilmente a causa del suo aspetto così avvenente non sempre era la benvenuta, ma che non bastava come scusa per escluderla; a quel punto Alysia si era messa in mezzo, gli occhi grigi che mandavano bagliori sinistri e aveva gentilmente e affabilmente intimato loro di levarsi dalle scatole se non volevano ritrovarsi a saltare sotto forma di rospi bavosi per il resto della loro inutile vita. Renata aveva applaudito e Lea era arrossita imbarazzata, ringraziandola più e più volte. Aveva spiegato loro come non si trovasse a suo agio con i ragazzi che sembravano volerla mangiare e come le ragazze la evitassero per questo, e loro, dopo un’occhiata complice, l’avevano invitata a fare la strada con loro.

“Sei davvero un’esperta!” intervenne in quel momento con un sorriso dolce e sincero Lea, complimentandosi con Renata per la sua vasta conoscenza nel campo della letteratura.

“Grazie!” rispose lei imbarazzata.

“Sono d’accordo con Lea, mi piacerebbe leggere qualcosa di tuo Tata” propose con un sorriso Alysia, chiamandola con il soprannome che la stessa ragazza aveva presentato.

La ragazza stava per ribattere, quando le Guide si fermarono e intimarono il silenzio: erano arrivate alla Torre Est. Dietro le Guide, c’erano due gigantesche piante carnivore, circa due metri, dalla parte superiore a forma di tagliola, rossa fuoco, che bloccavano l’accesso a una porta.

“NUOVI ARRIVATI!” strillò improvvisamente una delle due piante mentre due piccoli occhi neri spuntavano dalla parte superiore; tutti i ragazzi saltarono all’indietro spaventati.

“Q-quella pianta ha appena parlato?!” balbettò incredula Alysia indicandola scioccata.

“E quante ragazze affascinanti!” mormorò suadente l’altra pianta, mentre quella che doveva essere una lingua verde, penzolava fuori.

Le due Guide sospirano esasperate, poi, in perfetta sincronia, tirarono due pugni sulla testa, se così si poteva chiamare, delle piante.

“La volete piantare maledetti vegetali maniaci?!” esplosero seccati mentre i due mostravano quella che i ragazzi interpretarono come un’espressione contrita e visibilmente falsa.

Poi ritrovarono un minimo di compostezza e, con un sospiro esasperato, indicarono le piante.

“Vi presentiamo i due Guardiani dell’entrata del Dormitorio: Happy e Leroy” disse il primo ragazzo.

“Due piante carnivore incantate, così che sia impossibile metterle k.o. o raggirarle e sfortunatamente impossibili da far star zitte, a cui dovrete recitare la parola d’ordine affinché vi facciano passare senza mangiarvi; vi assicuro che una notte nelle loro pance non è delle migliori” concluse il secondo mentre l’altro annuiva partecipe e le piante ridacchiavano senza ritegno.

“Un’avviso in particolare per le ragazze: sono due maniaci incalliti, stategli il più lontano possibile e non fatevi mettere i piedi in testa! Se dovessero allungare le foglie…”

“…ditecelo che provvederemo personalmente!” conclusero con un ghigno inquietante che fece rabbrividire le piante.

“E ora entriamo pure! Mandragola” pronunciò il ragazzo e le piante si fecero da parte per lasciarlo passare e entrare nel dormitorio. I ragazzi pian piano cominciarono a seguirli; quando le tre ragazze giunsero davanti a Happy e Leroy ci fu una specie di standing ovation da parte loro che le imbarazzò a morte: fortuna che erano le ultime.

“Come ti chiami tesoro dai capelli arcobaleno? Sei un tale splendore! Un corpo come il tuo non lo vedevo da secoli! Io sono Happy, incantato!” si presentò con un inchino la grossa pianta sulla destra, mentre Lea avrebbe voluto sotterrarsi.

“Io preferisco la rossa, dai suoi occhi direi che ha un carattere focoso! Non che la mora sia da disdegnare…” commentò lascivo Leroy con un occhiata maliziosa.

“Già…ma se fosse un po’ prosperosa sarebbe meglio! Cos’avrà? Una seconda?” chiese Happy scrutando Alysia con fare critico.

Pessima idea. Mai ferire l’orgoglio di Alysia.

La rossa tese le labbra in una linea sottile mentre gli occhi brillavano furiosi e poi, piena di coraggio, tirò un grosso pugno sulla testa delle due piante, che mugolarono dal dolore.

“Mandragola! Stupidi maniaci…” mormorò inviperita mentre li sorpassava insieme alla sue amiche, scioccate, ed entrava nel corridoio che portava al dormitorio.

Fortunatamente la vista della loro nuova Casa le rimise di buon umore: la torre era ottagonale ma tutte le pareti erano sostituite da enormi vetrate che arrivavano fino al soffitto in legno decorato da decorazioni floreali, le stesse istoriate nelle due piccole librerie con testi base e di approfondimento.

Come incantate si diressero alle finestre, da cui potevano ammirare tutta l’isola; intanto una bella stufa in ottone mandava un piacevole calore e alcuni studenti più grandi erano spaparanzati sulle poltroncine e sui divanetti verde muschio intorno a tavolini circolari.

Sui due lati opposti della Sala Comune c’erano due archi che conducevano in altre stanze, senza porta ma interamente ricoperti di edera, una rossa e una verde smeraldo che impedivano il passaggio.

“Bene, l’arco con l’edera rossa porta al dormitorio delle ragazze, quello con l’edera verde a quello dei ragazzi. Seguiteci!” dissero dividendosi e le ragazze seguirono il gemello che si dirigeva verso l’edera rossa.

“Allora ragazze,” sorrise sornione mentre l’altro gemello lo fulminava geloso, evidentemente Leroy e Happy non erano gli unici casanova lì; “Noi di VentiChelidon siamo famosi per il legame con la natura; questa è una pianta particolare, capace di assorbire le informazioni di una persona e riconoscerla al tatto. Pertanto ora vi farò un piccolo taglietto per poi far cadere una goccia di sangue sulla pianta; a questo punto vi basterà sfiorarla perché si apra per farvi passare” allora il ragazzo estrasse un piccolo tagliacarte con cui, una a una, le ragazze si lasciarono tagliare; ogni volta che il sangue veniva assorbito dalla pianta, essa risplendeva di luce rossastra e una nuova foglia spuntava fra le tante.

Appena tutte e tre finirono l’operazione, la Guida diede loro la buonanotte facendogli l’occhiolino e le lasciò sole, le altre compagne già tutte entrate.

“Beh direi che possiamo entrare!” propose Alysia sfiorando l’edera, che si aprì come per magia creando un passaggio della sua misura, mentre Renata annuiva sostenendo Lea, pallida per la vista del sangue; poi varcarono la soglia.

 

 

 

 

Ariel e Becky camminavano in fondo alla fila di primini dietro le due Guide, fratello e sorella dai capelli dorati; di tanto in tanto qualcuno si girava a lanciare loro occhiatine curiose per poi rigirarsi subito dopo spaventato.

“Sarà così tutto l’anno?” chiese esausta Becky senza nemmeno la forza di fulminare l’ennesimo impiccione.

“Non credo; stai tranquilla presto le voci si spegneranno…” mormorò Ariel in risposta, ma poco convinta: se le cose andavano come sperato sarebbero stati sulle bocche di tutti per un po’…

Dopo qualche istante le Guide si fermarono davanti a una porta in legno ai cui due lati, sul pavimento, vegliavano supine e addormentate due grosse salamandre scarlatte.

“Eccoci arrivati!” esplose entusiasta il ragazzo indicando orgoglioso la porta, “Questa è la nostra casa e loro,” disse indicando le salamandre, “Sono Dragon e Flame, i nostri Guardiani”.

Nello stesso istante in cui vennero presentate, le due salamandre si alzarono dalla loro posizione accucciata e, dopo averli trapassati coi loro occhi rosso sangue, chinarono il capo.

“È un piacere conoscervi, nuovi draghi.” Li salutò la salamandra sulla destra, “Io sono Dragon e lei è mia moglie Flame, come ci hanno già presentato. Per passare nella Sala Comune dovrete oltrepassare le nostre fiamme!” spiegò con calma prima che lui e la moglie sputassero due enormi fiammate che coprirono per intero la porta, nascondendola alla vista.

La ragazza Guida sorrise soddisfatta delle facce stupite dei nuovi arrivati, poi estrasse dalla tasca dei jeans un grosso sacco. Gli incantesimi di allargamento andavano di moda.

“Non provate a spegnere le fiamme con strani incantesimi o a ingannare i Guardiani, finireste arrosto.” Li avvisò assottigliando gli occhi, “L’unico modo per oltrepassarle è aver bevuto l’antidoto!” spiegò poi con un sorriso e dal sacco estrasse una catenina d’argento con appesa una piccola boccetta in vetro trasparente, colma di un liquido rosso.

“Questo,” spiegò il ragazzo, “La leggenda dice sia Sangue di Drago, ma nessuno lo sa con certezza dato che il bacile si riempie da solo, neanche loro.” Aggiunse indicando i Guardiani che continuavano a mantenere vivo il muro di fiamme, “Per questa volta ve lo diamo noi, ma in Sala Comune c’è un grosso bacile in pietra pieno di questo liquido; ognuno di voi può riempire questa boccetta ogni volta che vuole ed è consigliato farlo spesso per non rimanere chiusi fuori. La catenina è incantata: una volta che l’avete indossata è impossibile toglierla in alcun modo per i prossimi anni; ma stata tranquilli, altri incantesimi la rendono leggerissima, infrangibile come la boccetta e perfino pulita. Questo è il segreto della nostra Casa, la punizione per chi dovesse svelarlo ad altri sarebbe durissima.” Terminò mentre la sua compagna distribuiva a tutti una delle boccette. Fu una strana sensazione per Ariel e Becky allacciarsele al collo, fu come se finalmente si rendessero davvero conto di essere ad Avalon, di appartenere a qualcosa.

“Mi raccomando ne basta una goccia per ogni entrata!” raccomandò loro la ragazza prima di estrarre dalla camicetta la sua boccetta, aprirla, bere e sorpassare indenne le fiamme. Becky elettrizzata la seguì per prima e rimase meravigliata nel sentire solo un piacevole torpore e un po’ di solletico mentre passava nel fuoco; Ariel la seguì subito dopo.

Dopo aver percorso il lungo corridoio entrarono finalmente in Sala Comune: nonostante l’ora tarda molti ragazzi erano ancora nella sala circolare, illuminati dalle piccole e molteplici fiamme magiche che brillavano ai piedi delle pareti, come a delimitare tutto il perimetro della torre, e dal camino enorme in cui brillava un fuoco allegro. Davanti alle quattro pareti dove non c’erano le grandi finestre, c’erano delle librerie rovinate e assolutamente…prive di libri. Passandoci davanti Becky vide sui ripiani armi antiche come spade, frecce o scudi, oppure vide appesi bersagli per le freccette, alcuni con le facce dei professori, o ancora liste di oggetti come “Prossimi obiettivi” o “Ingredienti da trafugare a Pozioni” e ancora mappe e tanti altri oggetti che non avrebbe saputo dire cosa fossero. In un angolo Ariel individuò il bacile decorato in pietra piena dell’antidoto.

“Finalmente siete arrivate!” la voce di Morgana, spaparanzata su uno dei divanetti rossi davanti al camino richiamò la loro attenzione; dopo aver fatto un cenno alle Guide, come a dire “ci penso io” fece cenno alle due amiche di avvicinarsi. Stavano già per chiedere dove fosse Gyns, quando un leggero ansimare richiamò la loro attenzione: la ragazza arcobaleno era in una zona vuota della sala, circondata da alcuni ragazzi che facevano il tifo e stava combattendo con una spada contro un’armatura medievale.

“Madame Gyns, le consiglio vivamente di arrendersi!” intimò l’armatura brandendo un fendente alla testa della ragazza, che però evitò agilmente e disarmò l’avversario.

“Non oggi Sir Pimplebottom!” rise lei prima di inchinarsi e dirigersi verso di loro, mentre il cavaliere tornava a sfidare altri ragazzi.

“Ciao ragazze! Com’è? Vi piace? Scusate ma era tutta l’estate che non combattevo!” rise a cuor leggero lanciandosi sopra Morgana, che ringhiò infastidita.

“Chi è?” chiese curiosa Ariel, mentre Becky rifletteva seriamente se fosse il caso che anche lei si sgranchisse un po’.

“Sir Pimplebottom, un’armatura magica che ama combattere; state pronte, vi sfiderà presto.” Spiegò Morgana facendo cadere Gyns dal divano.

“Non c’è problema!” rispose sicura Becky con un ghigno, prima di dirigersi verso l’armatura.

“Lo sapevo…” sospirò Ariel sconsolata guardando l’amica che fissava famelica l’avversario.

Gyns e Morgana fecero partire dei cori d’incitamento mentre i ragazzi si scostavano per farla passare curiosi. Cosa voleva quel tappo?

“Sir Pimplebottom? Le spiacerebbe combattere con me?” chiese cercando di mascherare un piccolo sogghigno.

“Ma certo Madame…”

“Rebecca Luxaeris” si presentò Becky, per poi aggiungere, “Le dispiace se non combatto con la spada? Non so maneggiarla bene, credo.” Spiegò con un mezzo sorriso.

“Per me non ci sono problemi, ma sarebbe pericoloso e…”

“Non si preoccupi per me. Combattiamo.” Rispose, mentre il sogghigno si trasformava in un’espressione concentrata.

“Ehi! La sua spada è affilata!” l’avvisò Morgana, ma Ariel scosse la testa.

“Non è un problema per lei.” Spiegò con un sorrisino misterioso.

“Bene allora!” accettò impettito il cavaliere, prima di puntare la spada. Becky spostò un piede indietro in modo da essere in posizione laterale. Sir Pimplebottom attaccò.

Per i primi secondi Becky si limitò a schivare, sempre all’ultimo momento, spostandosi agile ma di pochi passi o perfino rimanendo ferma, la guardia alta.

Poi sorrise.

Con uno scatto schivò l’affondo del cavaliere spostandosi lateralmente e portandosi alle sue spalle; a questo punto con un calcio laterale lo colpì all’altezza del bacino. Il cavaliere si sbilanciò ma quella a ringhiare fu Becky: quanto era dura quell’armatura?! Decise quindi passare a una strategia più raffinata: schivando un altro affondo si abbassò e colpì la giuntura del ginocchio, mandandolo in ginocchio; poi con un calcio lo disarmò e prese al volo la spada che punto dove dovrebbe esserci il collo.

“Ti arrendi?” chiese con il fiatone e il sudore che le imperlava la fronte.

“Avete vinto. Per questa volta!” rispose Sir Pimplebottom e lei con una risata leggera ridiede la spada; nella sala scoppiò un applauso.

“Fa arti marziali da quando era piccola, vi sconsiglio un corpo a corpo con lei.” Rise Ariel battendo le mani insieme a Morgana e Gyns, scioccate.

Becky arrossì imbarazzata, non voleva attirare tutta quella attenzione, e si rifugiò tra le sue amiche, che si complimentarono con lei.

Dopo alcuni minuti si ritrovarono tutte raggomitolate sul divano.

“Dov’è Max?” chiese ad un certo punto Ariel, non vedendo il ragazzo da nessuna parte.

“Dal suo drago.” Rispose con uno sbadiglio Gyns.

“Dal suo drago?!” esplosero le due stupite guardandoli con gli occhi spalancati.

“Sì, non ve l’avevamo detto? Max fa parte della squadra dei Cavalieri dei draghi di IgnisDraco…” spiegò Morgana con una punta d’orgoglio.

“Ma come…?” iniziò a chiedere la ragazza curiosa, ma Morgana le fece cenno con la mano di lasciar perdere.

“Ne parlerete domani con lui, tanto adora parlarne…Ora andiamo a letto che sto morendo di sonno” mormorò sbadigliando Gyns.

“Sempre che riusciate a salire…” aggiunse malefica Morgana prima di alzarsi e guidare le due perplesse ragazze nella torretta del dormitorio: al centro c’era una stretta e piccola torre circolare con in mezzo un tubo di ottone che saliva fino al soffitto delle line più scure dividevano quella torretta in piani e per ogni piano c’era una porta rossa; accanto c’era una corda spessa. In poche parole, Ariel osservò che la loro torretta era uguale a una ciambella: ora loro erano nel buco.

“Voi siete al terzo piano!” le avvisò Gyns prima di saltare sulla corda e arrampicarsi a una velocità impressionante seguita da Morgana. Dopo alcuni istanti arrivarono al quarto anno e con uno slancio si lanciarono contro la porta socchiusa che si aprì e loro rotolarono nella stanza ridendo.

Ariel e Becky si guardarono.

“Prima tu!” disse Becky con un sorriso che significava “sai cosa voglio fare”.

“Capito!” rispose infatti Ariel che si appese alla corda e rapida e leggera iniziò a salire senza alcun problema e dopo pochi istanti raggiunse il terzo piano e oscillò fino alla porta così da poterla aprire e lanciarcisi dentro.

“Vieni!” chiamò poi spalancando la porta e prendendo la rincorsa.

Becky sorrise si appiattì contro il muro, poi scattò contro quello opposto con un salto e rimbalzò un metro più in alto sul muro da cui si era lanciata. Di salto in salto finì per saltare dentro la porta.

Il dormitorio era davvero a ciambella, con le stesse fiamme magiche che c’erano in sala Comune ma messe sul soffitto e uno a fianco all’altro otto baldacchini rossi con il proprio comodi.

Le due individuarono i loro letti vicini con rispettivi bauli e mici e si lanciarono sui morbidi materassi. Ce l’avevano fatta. Erano a casa.

 

 

 

Informazioni inutili

 

·         Questa è una rappresentazione simile alla nostra idea di Leroy e Happy, solo che hanno la testa rossa:  

·         Queste sono simili e in piccolo a Dragon e Flame: 

         Abbiamo suddiviso le diverse Case nelle diverse Torri con questa logica: Sud -> caldo -> IgnisDraco; Nord -> freddo -> GlacieiLynx; Est -> dove nasce il sole, vita -> VentiChelidon; Ovest -> dove muore il sole e nasce la notte e l’ombra -> LupusUmbrae

·         Jo Lancaster è ancora vivo; non illeso, ma vivo. Non disperate.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: ShiningCrowStelladelLeone