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Autore: Towards The Sun    18/06/2014    1 recensioni
Non hai mai letto una storia del genere. Taylor Swift è in Giappone, impegnata con la parte finale del "Red Tour". Qualcuno farà un attentato alla sua vita, così la CIA manderà il suo più valido elemento per salvarla. Ben presto la cantante statunitense si troverà coinvolta in qualcosa più grande di se stessa.
Genere: Azione, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Con uno scatto presi la mano di Taylor, e corsi più velocemente possibile trascinandomi la ragazza con me attraverso la porta che si stava chiudendo. Quel veleno gas che era stato emanato dalla bomba lanciata dal nostro nemico purtroppo era molto potente, e la peggior cosa era che si espandeva con una velocità incredibile, tanto da ricoprire quasi l’intera stanza in pochi secondi. Con una mano trascinai la ragazza con me, mentre con l’altra prima raccolsi la pistola che giaceva a terra accanto ad uno dei loro corpi, e successivamente cercai di coprirmi il naso e la bocca il più possibile. Riuscii a passare attraverso la porta che si stava chiudendo per un attimo, praticamente lanciando la ragazza prima di me per poi infilarmi, e dare un ultima occhiata ai 4 uomini che giacevano per terra svenuti, che avrebbero quindi respirato inevitabilmente il gas velenoso da loro lanciato. Non capivo come mai, chiunque fosse a capo dei controlli della strutta, abbia deciso di chiudere la porta lasciando i propri 4 uomini a morire per un veleno gas lanciato proprio da loro. La nostra morte era forse più importante della loro vita?

Una volta usciti dalla stanza ci ritrovammo in un corridoio con pavimento e mura bianche, così come le varie porte che vi erano in entrambi i lati. Entrambi cademmo a terra stremati per lo scatto compiuto, e sentivo Taylor, che era tornata ad essere in panico, tossire forte a causa della tossina.

”che cos’era?” mi chiese con agitazione.

”probabilmente un gas velenoso. Uno molto potente direi” risposi, sincero. La ragazza andò in panico, come giusto che sia, aveva rischiato la vita troppe volte negli ultimi giorni. Cercai dunque di calmarla.

”Rilassati. Se sono forniti di bombe a gas velenoso hanno sicuramente anche un antidoto, non possono rischiare che l’arma gli si ritorci contro. Sicuramente è qua, da qualche parte.” dissi, caricando la pistola che avevo raccolto dal corpo dell’uomo che aveva appena cercato di uccidermi. Questa mia affermazione la calmò leggermente, ma non poi cosi tanto. Infondo era vero, sicuramente avevano l’antidoto al veleno, ma ci trovavamo sempre in una struttura a noi sconosciuta, in due, un agente ed una civile, contro tutti. Ma non mi persi d’animo, ed iniziai ad incamminarmi per il corridoio facendole segno di seguirmi, prima di venire interrotto da lei.

”Aspetta, ma..”

Era ancora seduta per terra, e non sapeva cosa dire, era ancora sotto shock. La capivo, quindi non mi arrabbiai. Tornai indietro da lei e mi chinai alla sua altezza, e le dissi, guardandola fissa negli occhi:

”Ti salverò, te lo prometto.”

Mi alzai nuovamente, tendendole una mano che l’avrebbe aiutata ad alzarsi. Sembrò che queste 5 parole le fermarono il pianto, lasciando spazio nel suo viso addirittura ad un sorriso, mentre si asciugava le lacrime con la mano destra. Con la sinistra invece prese la mia, e si rialzò. Camminavo lento, attaccato al muro per non avere punti deboli, con la pistola in mano che puntavo dritto davanti a me. Taylor era dietro di me, e seguiva ogni passo che facevo. Notai ad un certo punto che addirittura mi quasi abbracciò da dietro mentre camminava. Era terrorizzata ed era come se usasse me come scudo. Appena lo vidi sorrisi velocemente, notai che finalmente si fidava di me. Un ulteriore ragione per mantenere la mia promessa che l’avrei salvata. Le porte erano tutte chiuse, ma mentre avanzai notai che una di esse era socchiusa, e si poteva intravedere l’interno. Mi fermai, per precauzione, e a mia sorpresa sentii una voce molto familiare che mi invitò ad entrare.

Tirai un calcio alla porta per spalancarla completamente, sempre puntando la pistola dritto davanti a me, e a mia grande sorpresa trovai il mio compagno di missioni, il mio migliore amico, Eden. Vederlo li, davanti a me, dietro ad una scrivania con il logo della Sapphire Family, l’organizzazione colpevole della creazione del virus e tutto il seguirsi di eventi a causa di esso. In quel momento mi venne in mente per un secondo il mio ultimo ricordo alla base della CIA, prima di essere stato trasportato in questa struttura, mentre proprio lui mi aveva colpito in testa con la pistola e fatto svenire. La mia mente continuava a negare quel ricordo, ma vederlo, li davanti a me, purtroppo era la prova definitiva. Subito mi rivolsi a lui, con tono minaccioso, mentre Taylor ancora mi abbracciava da dietro e mi stringeva, usandomi quasi come scudo.

”Eden. Allora i miei ricordi purtroppo non erano falsi. Così sei un agente corrotto. Non l’avrei mai detto, tu.” non potevo ancora crederci, il mio cuore era in frantumi in quel momento. Non avrei mai e poi mai dubitato del mio migliore amico.

”Solo una domanda. Perché?” gli chiesi, attendendo una sua risposta.

” Mi dispiace amico mio. Non posso spiegarti il perché. Ascolta, la nostra amicizia era vera, non ho mai mentito su quello. E te lo dimostro subito. Qui con me ho una sola dose dell’antidoto che cerchi. Tieni, prendilo. Usalo su di te e scappa di qui il più lontano possibile, ti lascerò via libera e mi prenderò le mie responsabilità per averti fatto scappare. Non dirò neanche niente riguardo al fatto che anche tu hai il virus, adesso. Lascia la ragazza qui, e scappa amico mio.” concluse, per poi lanciarmi una piccola bottiglietta con un liquido trasparente, apparentemente l’antidoto che tanto cercavo.

Passai qualche secondo a fissare l’antidoto, e poi a fissare il mio amico. Non sapevo cosa pensare. Potevo fidarmi di lui? evidentemente no, in quanto era un agente corrotto chissà da quanto tempo. Ma il suo sguardo era innocente, nei suoi occhi vedevo il ragazzo con il quale ho sempre lavorato e non solo, il mio migliore amico. Decisi di fidarmi di lui, ma purtroppo le cose non potevano andare così. Nonostante fosse il mio migliore amico non potevo scappare di fronte alla mia missione, di fronte ad un’organizzazione criminale così potente da poter creare un virus di tale potenza. E in più, avevo fatto una promessa a questa innocente ragazza che stava dietro di me, che a causa della mia missione era entrata nella mia vita in maniera così veloce e travolgente. Non potevo certo romperla. Mi girai, e mi rivolsi a Taylor, prendendole la mano e mettendoci in essa la piccola bottiglietta.

”Tieni, prendi questo. Ti salverai.”

Subito rifiutò, chiedendomi cosa avrei fatto io, agitandosi. La calmai, mettendole una mano sulla spalla, e chiedendole di fidarsi di me. La convinsi, e buttò giù il liquido velocemente, mentre sullo sfondo Eden urlò un potente “no”. Mi girai nuovamente, avevo il mio amico di fronte a me adesso. Mi tirai su le maniche per poi rivolgermi a lui.

”Non so per quale motivo sei coinvolto in tutto questo, non so neanche se lo voglio sapere. Ma non posso neanche ucciderti, sei il mio migliore amico. Risolviamola da uomini.” dissi, per poi rivolgermi nuovamente a Taylor, tendendole la pistola.

” Tieni, prendi questa. Prosegui per il corridoio, ho visto un’uscita di sicurezza infondo. Tieni la pistola per le emergenze. Appena uscita vai nel primo posto pubblico: un bar, un supermercato, o il primo nascondiglio che trovi. Aspettami li, se non torno in 15 minuti, scappa.”

stava per ribattere, ma la fermai ancora prima che aprisse la bocca mettendole un dito davanti alle labbra in segno di silenzio.

”Fai quello che ti dico. Fidati. Hai fatto un ottimo lavoro, ora vai”.

Stava quasi per piangere di nuovo, dalla gravità della situazione, ma cercò di fermare le lacrime ed annuì. Eden ovviamente voleva fermarla, in quanto quella era la sua missione, ma c’ero io di mezzo. Non glielo avrei permesso, e lui lo sapeva. Proprio per questo non ci provò nemmeno, ma si limitò semplicemente a togliersi la giacca elegante che portava, per poi tirarsi su le maniche della camicia che aveva sotto.

”Ti ho dato una possibilità di salvarti, Adam. Ci tenevo davvero a te, volevo davvero salvarti. Ma vuoi sempre fare nella maniera più difficile. Cosa credi? che la lascerò andare così? fuori da quella porta di sicurezza ci sono due uomini ad aspettarla, appena aprirà la porta sarà nelle mie mani. Riguardo a te.. ti ho dato una possibilità, ma l’hai sprecata” concluse, per poi saltarmi addosso.

Normalmente ero più forte io di Eden, in passato avevamo già lottato per divertimento, tra amici, e mai e poi mai avrei pensato che un giorno lo avremo fatto seriamente. Purtroppo però in questo caso ero debole, molto debole. Come prima cosa ero stato colpito alla testa e svenuto per chissà quanto tempo, poi avevo ricevuto il virus empyrean, per poi lottare e stendere quei 4 uomini che volevano la mia testa. Inoltre, per concludere avevo respirato un fortissimo gas velenoso che mi stava indebolendo sempre di piu. In queste condizione non avrei mai sopraffatto il mio avversario, ecco perché speravo solamente ad una reazione da parte del virus, come accaduto precedentemente. Non mi piaceva affatto quello che succedeva quando esso si attivava: in quei momenti infatti non avevo provato alcuna emozione, era come se mi fossi trasformato in un robot. Allo stesso tempo però mi donava una forza ed una velocità e prontezza di riflessi unica al mondo, ed era proprio quello che mi serviva per poterne uscire vivo da questa situazione. Quello che mi preoccupava di più però era il fatto che perdevo appunto il controllo delle mie azioni e delle mie emozioni, e avrei finito dunque per ucciderlo, e questo non lo volevo. Eden mi saltò addosso lanciandomi per terra, e mi tirò un pugno forte nello zigomo. Aspettai con ansia che il virus prenda il controllo di me, ma non accadeva, e non mi spiegavo il motivo. Eden continuò a colpirmi ripetitivamente, per poi intervenire.

”Il virus non si attiva, eh? è stato creato per le spie, come me e te. Il virus si attiva quando non vi sono emozioni in gioco. So che non vuoi uccidermi, so che non vuoi combattere con me. Per questo non si attiva”.

Questo spiegava tutto. Contro i 4 uomini prima le mie emozioni non avevano interferito, ma in questo caso si. Da una parte questa notizia mi sollevò, ma dall’altra mi metteva nei guai. Potevo contare ora solo delle mie forze. Con tutte le energie che mi rimanevano misi entrambi i piedi sul suo stomaco, per poi farlo volare all’indietro contro il muro. Sentii il suo gemito di dolore, ma non feci in tempo ad alzarmi che era già pronto ad attaccarmi di nuovo. Mi tirò un calcio in pancia potentissimo, tanto da farmi scaraventare contro la scrivania e far cadere tutto quello che vi era sopra.

Nel mentre, al di fuori della stanza, Taylor, camminava velocemente con la pistola in mano verso la fine del corridoio per prendere l’uscita di sicurezza, dove l’avrebbe attesa due uomini della Sapphire family, solo che lei ancora non lo sapeva. Sentì il forte rumore proveniente dalla nostra stanza, sopratutto l’ultimo, quando venni scaraventato contro la scrivania. Proprio quest’ultimo la fece fermare, e decise di tornare indietro per non lasciarmi solo. Questo suo gesto di coraggio, a sua insaputa, gli aveva salvato la vita.

Ero per terra e tutto mi faceva male. Eden si avvicinò ancora, e mi prese per il collo della maglia e mi “appese” al muro.

”Mi avresti dovuto ascoltare, amico mio.”

Mi disse, per poi prepararsi a darmi il colpo finale. Ma proprio in quel momento reagii riuscendomi a liberare dalla sua presa e riuscendo con uno scatto ad arrivargli dietro. Lo girai velocemente con un colpo alla spalla, per poi colpirlo ripetitivamente al volto e allo stomaco con dei pugni. Subii alcuni colpi, per poi bloccarmene uno e ribaltare la situazione, e bloccarmi con una mossa di sottomissione.

”Adam, ti do l’ultima possibilità. Scappa adesso.”

Ero molto fortunato ad avere un amico così, che nonostante la situazione ancora mi offriva di lasciarmi andare. Ma non potevo accettare. Dovevo liberarmi velocemente di lui, salvare nuovamente la ragazza, e portarmi sia lei che Eden fuori da questa struttura. Era un piano molto complicato ora che ci pensavo, ma non potevo permettermi di perdere ne l’uno ne l’altra.

”Mi dispiace amico. Devo andare in fondo” gli dissi, per scatenare definitivamente la sua ira.

Mi scaraventò per terra, il che mi fece sbattere la schiena contro uno degli oggetti caduti nella scrivania, provocandomi un dolore molto forte. Successivamente si sedette letteralmente sopra di me, e prese una statuetta di bronzo che vi era per terra vicino a me, per sbattermelo addosso, in testa. Era pronto a concluderla. Mi aveva offerto una via d’uscita più volte, ma l’avevo rifiutata. Era dunque la sua missione uccidermi. Ma nonostante tutto, ancora non credevo che ne era capace. Ma continuò a sbattermi forte la statuetta in faccia, fortissimo, tanto che stavo perdendo i sensi. Se mi avesse sbattuto quell’oggetto in faccia ancora poche volte sarei svenuto, e poche volte ancora probabilmente sarei anche morto. Ma ecco che proprio mentre stavo per chiudere gli occhi per svenire, che sentii uno sparo.

Quel forte sordo rumore che mi fece quasi male alle orecchie. E poi il nulla. Eden si era fermato, e la sua espressione era cambiata. Vidi del sangue uscire dal suo petto, e lui cadere a terra vicino a me. Guardai dritto davanti a me, e vidi Taylor con ancora la pistola fumante in mano. La sua faccia era più terrorizzata che mai, e guardò me con la bocca spalancata. Era tornata, era tornata per non lasciarmi solo. Era entrata nel momento sbagliato, e vedendo quello che mi stava facendo, gli aveva sparato per salvarmi la vita. Ma io, sotto sotto, ancora ero convinto che non mi avrebbe ucciso, non poteva. Il migliore amico di una vita non è capace di un gesto simile. Non l'avrebbe fatto, ne ero sicuro. Ma ora non lo potrò mai sapere.

Non potevo credere a quello che avevo appena visto, non avevo parole. Ci fu qualche secondo di silenzio, che per me durò un’eternità. Di scatto usando le ultime energie a me disponibili mi accucciai verso il mio amico, iniziando a piangere istericamente.

”No! no!!! NOOO!!! Eden!!!”

Continuai ad urlare istericamente, per poi controllargli il battito cardiaco. Il cuore batteva ancora, ma era in un evidente stato estremamente grave. Continuai ancora a gridare, quando sentii la sua voce, lieve e sottile come un fantasma.

”Adam, salvala, ti prego."

”Di cosa stai parlando?? salva chi?”

"Selena, mia moglie. Ti ricordi quando l’anno scorso ti dissi che era morta in un incidente? mi dispiace amico, ho mentito”

Si interruppe per tossire, era in evidenti condizioni gravi. Continuò con la voce sempre più lieve.

”È stata catturata dalla Sapphire Family. Dovevo solo compiere questa missione, e l’avrebbero lasciata libera. Mi dispiace amico. Non ti ho detto niente perché non volevo coinvolgerti in tutto questo. Non avevo idea che avrebbero dato questa missione proprio a te. Ho cercato di proteggerti fino alla fine. "

Non capivo. Non potevo capire. Non era corrotto allora. Stava solo giocando a questo psicopatico gioco di questa organizzazione, per avere sua moglie indietro.

”Perché non me l’hai detto?? perché?? l’avremmo salvata insieme! l’avrei fatto per te amico! avremmo potuto buttarli giù insieme, come abbiamo sempre fatto, io e te!!”

Stava morendo, li davanti a me. Riuscii a dire solo le sue ultime parole.

”Mi dispiace, mi dispiace per tutto.”

Vidi nei suoi occhi il rimorso. Forse solo ora si era reso conto che non gli avrebbero dato indietro sua moglie in ogni caso, che avrebbe dovuto coinvolgermi, e avremmo vinto, come sempre. Continuai a piangere ed urlare “no” mentre gli tenevo la testa, e vidi i suoi occhi chiudersi di fronte a me.

Il suo cuore non emetteva più alcun battito, la sua bocca non alcun respiro. Ma nonostante quello non mi ero ancora rassegnato, mi alzai, e Dio solo sa dove trovai la forza di caricarmelo in spalla. Feci qualche passo, quando il veleno che mi stava mangiando da dentro sempre di più mi fece perdere in sensi. Caddi dunque all’indietro, con Eden senza vita ancora in spalla, perdendo completamente i sensi.


”È occupata questa sedia? hey, che ti succede?”

”Lasciami solo. Sono solo al primo anno di questo stupido college e già sono qua al bar depresso.”

”Eddai, con me puoi parlare. Anche io sono al primo anno. Che succede? famiglia? voti a scuola? donne?”

”…”

”Bingo. Che succede, ti sei appena lasciato?”

”…”

”Bingo ancora. Che era, la distanza??”

”La smetteresti di ricordarmi tutto? grazie.”

”Mi dispiace amico. Solo che succede sempre così. Tu cambi città per il college, e lei ti dimentica.”

”Anche a te è successo così?”

”A me? naah. Io sono più furbo di te. Niente fidanzata alla partenza. Però una volta arrivato qui ne ho conosciute mai tante! dovresti fare lo stesso. Che ne dici di conoscere qualcuna qui? dai ti aiuto io”

”Come mai vuoi aiutarmi così tanto? manco mi conosci.”

”Semplicemente non voglio vedere nessuno col viso lungo già al primo anno… e poi non ho di meglio da fare! dai, che ne dici di quella laggiù? è una amica mia, ed è single. Si chiama Selena. Che ne dici?”

”Beh.. carina..”

”Pefetto! dai tirati su, stasera è la sera che volti pagina. Dai andiamo che ti presento io a lei!”

”Dai okay, ci sto! come hai detto che ti chiami?”

”Mi chiamo Adam Shaw, siamo insieme nella classe di biologia!”

”Piacere di conoscerti Adam, io mi chiamo Eden.”
  
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