Time after time
8-I didn't mean to kiss you,
You didn't mean to fall in love,
I never meant to hurt you,
We never meant for it to mean this much.
Hush hush, now.
Quattordici
Febbraio e un Dormitorio invaso di smancerie. Fidanzati vicini e
lontani, avevano manifestato il loro amore nei confronti delle
rispettive ragazze con dolci e fiori di ogni specie e dimensione e lo
sconcertante spettacolo mi indusse a nascondermi sotto le coperte.
Già dopo pochi secondi di veglia ero certa di aver visto
abbastanza.
Restai con la testa nascosta sotto il cuscino finchè la maggior
parte delle ragazze con cui condividevo il Dormitorio non fu scesa a
colazione e quando lo scostai leggermente per assicurarmi di avere via
libera quello mi ripiombò addosso, più pesante e irruento.
-Sei zitella e acida dentro, tu!- mi rimproverò Lily che era
piombata senza alcuna grazia sul mio letto, già vestita e
pettinata.
-Mai detto il contrario, Lils! Non raggiungi il tuo consorte?- chiesi
speranzosa. Era Domenica e non avevo alcuna intenzione di alzarmi da
quel letto per vedere stupidi cuori ovunque.
-Per la barba di Merlino, speravo che Sirius fosse riuscito ad addolcirti almeno un po’ e invece..-
-Sono una causa persa, amica mia. Neanche Gilderoy Allock potrebbe..-
-Chi?-
Mi resi conto che l’avvenente e altrettanto stupido scrittore
doveva essere ancora un perfetto signor nessuno in quell’epoca e
sperai che la rossa non volesse davvero approfondire.
-Nessuno. E allora? Non vai da James?-
-Si che vado da James, devo ancora dargli il suo regalo! E’
incredibile.. sei anni passati a sfuggirgli per poi capitolare
così, come una sciocca qualsiasi!-
Risi, intenerita, mettendomi a sedere. –Mica una sciocca qualunque, tu sei LA sciocca!-
Strinse le labbra trattenendo un sorriso e afferrò un cuscino dal suo letto, vicino al mio, per colpirmi.
-Senti chi parla! Ti lascio alla tua solitudine e vado a cercare il mio
fidanzato prima che venga sommerso dai dolcetti delle sue spasimanti.
Se dovessi sentire delle urla vorrà dire che ne ho affatturate
un paio.- brontolò alzandosi. –E fossi in te darei anche
un’occhiata a Sirius. Non è di certo uno che passa
inosservato.-
Uscì dal Dormitorio mentre le sue parole si insinuavano nel mio
cervello come un tarlo nel legno. Provai a soffocare la gelosia e a
riaddormentarmi ma ogni sforzo si dimostrò vano. Ringhiai
scalciando le lenzuola per poi alzarmi.
-Maledetto Black!-
-Hey tu, straniera!-
Quel che vidi confermò i miei timori e fece guadagnare una serie
di tacite e, fortunatamente per loro mentali, maledizioni ad un paio di
ochette che si aggiravano nei paraggi.
-Pensi di potermi fare un autografo, Black? Mh, hai le mani troppo
impegnate anche per una maledetta piuma.- sbottai acida mentre mi si
accostava, con le mani piene di dolci.
-Qualcuno è geloso, da queste parti?- chiese gongolante come se la mia fosse esattamente la reazione che aveva sperato.
-Figurati!- sbuffai liquidandolo con uno sbrigativo movimento della mano e prendendo a camminare a passo svelto.
-Miss Gelosia, avrei una proposta.- disse senza smettere di gongolare, camminandomi accanto.
-Sentiamo. Vuoi che ti aiuti a smistare i tuoi regali o a rispondere alle lettere delle tue fans?-
-E piantala! Non hai visto James!-
Povera Lily, probabilmente anche lei era immersa nel bollente brodo di
ormoni che i nostri rispettivi ragazzi sembravano causare tra le
più giovani.
Faticavo a definirlo il mio “ragazzo” ma in fondo,
continuava a sottolineare la mia coscienza, era proprio così.
Passavamo il nostro tempo insieme più di quanto non facessimo
prima ed i nostri amici si erano abituati ai nostri battibecchi ormai
molto più maliziosi.
-Potremmo passare la giornata ad Hogsmeade e tornare per la festa di
stasera.- disse circondandomi le spalle con un braccio dopo aver
depositato i suoi regalini nella sacca sotto il mio sguardo
indispettito.
Gli studenti avevano organizzato una specie di party nella Sala Grande
e gli insegnanti, nonostante la strenua opposizione della McGranitt,
non avevano potuto negare loro un evento che sarebbe stato, a detta del
Professor Silente, una magnifica occasione per festeggiare la pace
prima che iniziasse il countdown per i M.A.G.O.
-Oh ti prego! Non vorrai andare a quella stupida festa?- mi lamentai, buttando la testa indietro.
-Gli altri ci andranno e.. beh, dopotutto sarebbe la nostra prima festa
insieme.- sembrava tenerci davvero tanto e mi sentii cattiva ed
insensibile a non essere altrettanto emozionata all’idea. Non lo
facevo affatto tipo da amare le feste, soprattutto quelle piene di
fiori e cuoricini, ma alla fine acconsentii.
-D’accordo, Black. Anche se dopo il colpo basso dell’altro
giorno dovrei proprio mandartici da solo.- ridacchiò, cogliendo
il mio riferimento all’esito della nostra fuga da Storia della
Magia.
Ad Hogsmeade passeggiammo per i negozi e grazie al cielo non mi propose né dolci né fiori.
-So che non è il tuo genere.- si giustificò.
-Jales, ho notato una cosa strana. Praticamente tutti qui a scuola
hanno un Gufo o una Civetta mentre tu continui ad usare quelli della
Guferia.- disse mentre un Barbagianni planava sulle nostre teste, come
se avesse desiderato chiedermelo da molto tempo.
-Io.. avevo una Civetta, una volta.- mi costava tantissimo parlare del
mio passato e la voce, normalmente decisa e ferma, mi tremò alla
sola idea di dovergli raccontare di me. Mi guardava, in attesa e mi
costrinsi a continuare. –Si chiamava Penelope, un animale
intelligente come pochi altri.-
-Che fine ha fatto?- chiese mentre continuavamo a passeggiare, sul sentiero che portava alla Stamberga Strillante.
-E’ morta durante una delle mie consegne.- non potevo di certo
spiegargli che stava portando un messaggio al Ministero quando quegli
abominevoli Mangiamorte l’avevano colpita.-non potrei mai
sostituirla, era.. è stata un regalo dei miei genitori.-
Poggiò la schiena alla staccionata e mi attirò a sé. –Non mi hai mai parlato di loro.-
Non aveva mai fatto domande, sempre discreto e paziente ogni volta che,
toccando argomenti troppo personali, mi irrigidivo e cambiavo
bruscamente argomento.
-Loro sono morti quando ero una bambina, un mese prima che entrassi a scuola.-
Mi guardò, serio e con gli occhi pieni di dolcezza;
probabilmente quell’ammissione rispondeva alle milioni di domande
che la mia ritrosia doveva aver scatenato in lui.
-Deve essere stata dura per te.- sospirò, quando capì che
non avrei approfondito l’argomento, accarezzandomi i capelli
delicato come solo lui sapeva essere.
-Ognuno di noi ha la sua parte di dolore. Neanche tu hai avuto
un’infanzia semplice, dopotutto.- cercai di darmi un contegno ma
a lui non la diedi a bere e mi strinse.
Mi baciò il capo senza allentare la stretta che io ricambiai,
sentendomi al sicuro. Era come un incastro, due parti di un
marchingegno che potevano funzionare solo insieme, rappresentando da
sole solo capolavori di una tecnologia fredda e praticamente inutile.
Mi sentivo come se le mie emozioni si stessero legando alle sue,
annodandosi strette come le nostre mani intrecciate e mi scostai quanto
bastava per posare le mie labbra sulle sue.
-Romantica una camicia zuppa di lacrime, eh?- ironizzai asciugandomi gli occhi.
-Lo hai fatto solo perché speravi che la togliessi. Sei la
solita.- rispose, indossando di nuovo la sua espressione presuntuosa.
-Mi hai scoperta.- dissi ridendo e piangendo allo stesso tempo.
Fortunatamente lo stile della festa, seppure molto più rosa, fu
meno formale della festa di inizio anno e potei evitare un
abbigliamento troppo elegante. Quando ero arrivata, o meglio piombata,
nella Hogwarts degli anni ottanta, Silente mi aveva procurato un baule
con un po’ dell’abbigliamento necessario, mostrando un
gusto impeccabile e discreto.
Indossavo un vestito molto semplice, nero, che accendeva i miei capelli
come una lampadina ma Sirius mi guardava come se avessi portato
l’abito più elegante del mondo o, sospettai, come se fossi
stata nuda.
Mi cinse i fianchi con fare possessivo mentre ci univamo ai nostri
amici. Lo scorno con Peter continuava a lasciare strascichi non
indifferenti e i due non si rivolgevano la parola fatta eccezione per
piccoli scambi di pura cortesia.
-Black.
-Minus.
Si guardarono torvi finchè Peter non decretò di aver
voglia di bere e si avvicinò al buffet, lanciandoci occhiate
inquietanti. Mi sorprese molto vederlo chiacchierare con dei
Serpeverde, uno dei quali riconobbi come il degno compare di Rosier e
Piton. Marchiato anche lui, con ogni probabilità.
-Se continui a guardarlo finirà per illudersi.-mi riprese Remus
quando Sirius si fu allontanato per prendere da bere per entrambi.
-Secondo te che ci fa con gente come quella?- speravo di indurlo a
riflettere, di metterlo in guardia come potevo senza avere il permesso
di essere esplicita. Dopotutto io sapevo perfettamente cosa
c’entrasse con loro, cosa sarebbe diventato nel giro di pochi
anni. Il più viscido e vile dei traditori, il più
meschino e codardo dei maghi.
-Non lo so, li frequenta spesso per ora, quando non è con noi.-
Non potei che sentirmi in colpa. –Mi dispiace, Rem. Ho fatto un casino.-
-Smettila. Non hai fatto proprio niente. Non decidiamo noi di chi innamorarci.-
Ricambiai il sorriso che mi aveva rivolto e allungai la mano per
stringergli il braccio, grata. Aveva ragione. L’amore non era
qualcosa che potessi scegliere, non era una decisione da prendere. Ti
ci ritrovavi dentro senza neanche sapere come e ogni resistenza
è perfettamente inutile.
-Cerca di non esagerare, non ho intenzione di portarti in braccio al Dormitorio.- mi avvertì Sirius.
-No?- chiesi, improvvisamente maliziosa.
-Non giocare con il fuoco, Carter. – mi riprese, cogliendo la
tacita proposta che i miei occhi gli avevano rivolto, prendendomi il
mento tra le dita e sollevandomi il viso verso il suo.
-Signorina Carter, avrei bisogno di scambiare due parole con te.
La voce di Silente mi raggiunse interrompendo l’idillio del momento e facendomi sobbalzare.
-Certo, professore.- risposi, seria, temendo già cosa avrebbe avuto da dirmi. -Arrivo.-
Afferrai la giacca e seguii il preside che mi fece strada, fuori dal castello.
-Una notte incantevole, non credi?- disse, vago, guardando il cielo scuro e pieno di stelle.
-Cosa deve dirmi, professore? Non serve indorare la pillola.- lo
incoraggiai tenendo lo sguardo basso e torcendomi ferocemente le mani.
-Fino a qualche mese fa l’avrei definita una buona notizia ma
adesso.. forse è semplicemente qualcosa che devi sapere. I maghi
cui mi sono rivolto forse hanno trovato un modo per aggiustare la
giratempo. Ci vorrà del tempo, è ovvio, ma tornerai nella
tua epoca.-
Mi fermai, turbata, e lui mi assecondò, aspettando la mia
reazione. –E se io non volessi? Se volessi... restare qui e..-
-Sai meglio di me che non è possibile. Non puoi alterare il corso degli eventi.-
-Ma l’ho già fatto!- replicai più irruenta di quanto avessi voluto, passandomi le mani tra i capelli.
Silente sospirò, riprendendo a camminare e invitandomi a seguirlo mentre costeggiava il lago.
-Capisco quanto sia difficile ma tutto avrà un senso, vedrai. Niente è come sembra.-
Quella frase continuò ad echeggiare nella mia testa mentre il
mio cuore avrebbe davvero voluto che tutto fosse stato esattamente come
sembrava.
-Per favore, ragazzi.- James ci rivolse un’occhiata a metà
tra il divertito e lo scocciato. –Spero non abbiate intenzione di
tubare per tutta la sera.
Tornata dai miei amici mi ero stretta a Sirius, anche se con la mente
ero ancora bloccata alla mia conversazione con il preside: volevo
vivere al massimo gli ultimi momenti che mi erano concessi ma il
pensiero di lasciare tutto mi terrorizzava a tal punto da togliermi il
respiro.
Sirius mi stava accarezzando il braccio, mentre stavo seduta sulle sue
gambe, vicino al buffet, davanti a James e Lily che ci guardavano
inteneriti.
-Hai perso credibilità, Jales.- mi schernì Lily, ridendo,
felice e spensierata come ogni ragazza della sua età.
-Dissero Romeo e Giulietta.- risposi guardandoli di sbieco prima che il respiro del mio ragazzo sul collo mi distraesse.
-Credi che potremmo accelerare i tempi? Che so.. finisci il drink, ti
fingi ubriaca e così posso portarti in braccio fino al settimo
piano?-
Quel tono di voce avrebbe dovuto essere dichiarato illegale e ancora
più esilarante era il fatto che non fosse la prima volta che mi
ritrovavo a pensarlo.
-Bene, ragazzi. Oggi Tonks ha pensato
bene di darci buca e Mr. Latitanza ha deciso di offrirsi volontario per
gli addestramenti.-
Mancavano poche settimane
all’inizio dell’anno scolastico quando Harry Potter era
arrivato al numero dodici di Grimmuld Place e date le circostanze non
esattamente rosee l’Ordine aveva deciso di integrare il suo
programma di protezione con una sorta di addestramento.
I miei impegni con il Ministero non
si conciliavano bene con il ruolo di scorta del ragazzo e non mettevo
piede a casa mia da giorni, ormai, ma sentivo la responsabilità
della sua incolumità molto più di quanto avrei voluto.
Anche lui era orfano, proprio come me, e se per me era stata dura,
sopravvivere, per lui lo era indubbiamente molto di più.
-So che alcuni di voi si sono
già trovati coinvolti in situazioni critiche e non mi riferisco
solo ad Harry.- continuai rivolta ai fratelli Weasley e ad Hermione che
mi guardavano, attenti. –ma adesso dovete essere pronti a
duellare, la vostra bacchetta deve essere più veloce dei vostri
pensieri, niente tentennamenti.-
-Adesso Carter ed io vi mostreremo
ciò che intende dirvi.- intervenne l’uomo posizionandosi
ad una decina di metri da me.
Afferrai la bacchetta e la strinsi,
pronta a difendermi e ad attaccare. Sapevo che era un mago molto abile
e furbo e soprattutto che quella simulazione sarebbe stata molto
interessante.
-Expelliarmus!
-Scudo!- con energia rigettai il suo
incantesimo e con la bacchetta ancora stretta in mano mi portai qualche
passo avanti. –Più veloce, la prossima volta. Vedete
ragazzi? La velocità è tutto, non crediate di..-
Dovetti interrompere la mia spiegazione per scansare velocemente un getto di luce che mi volò sul capo.
-Stupeficium!- risposi
d’istinto ma il mio colpo andò a vuoto perché
Sirius Black non era più nel punto in cui lo avevo lasciato.
Prima che potessi guardarmi intorno sentii un braccio bloccarmi alle spalle e la punta di una bacchetta puntata alla gola.
-Vedete ragazzi?-mi citò,-chiacchierare è proprio ciò che non dovete fare mentre duellate-
Potevo avvertire il suo sorriso vittorioso anche dandogli le spalle, con la schiena premuta con forza contro il suo petto.
-Cerca di non abbassare la guardia,
la prossima volta. Un Mangiamorte di certo non ti avrebbe abbracciata
così.- mormorò, basso e roco, in modo che solo io potessi
sentirlo, soffiando dritto sul mio collo e procurandomi una
intollerabile sensazione di debolezza.
Sorrisi a mia volta, tornando con i piedi per terra.–Se proponessi di saltare anche il drink mi riterresti una depravata?
Avevo bisogno di lui, avevo bisogno di fissare ogni istante nella mia
memoria per non dimenticare neanche il più minuscolo dettaglio,
il suo odore, il suo sguardo.
Non mi avrebbe mai più guardata in quel modo e non gli sarei stata mai più così vicina.
-Ragazzi, noi facciamo un giro. Ci vediamo.. più tardi?- propose
immediatamente agli altri, scattando in piedi e trascinando anche me,
senza staccare gli occhi dai miei.
-Si, ovvio.- commentò James con l’aria di chi la sapeva lunga, con un sorriso malizioso stampato sul volto.
Salutammo velocemente i nostri amici e raggiungemmo i Dormitori Maschili, vuoti.
-Qui stanno solo James, Remus, Peter e Frank e non credo che si offenderanno se strego la serratura per qualche ora.
Mentre lui si occupava della porta mi avvicinai alla finestra. Il
panorama era diverso da quello che si vedeva dalla finestra del mio
Dormitorio e feci vagare lo sguardo sul lago nero come la pece,
affascinata.
Sentii le sue braccia circondarmi la vita mentre posava il meno sulla
mia spalla. Sembrava che la frenesia di qualche istante prima ci avesse
abbandonati lasciando il posto ad una incredibile tenerezza.
Non avrei saputo descrivere cosa provai in quel momento, quando
voltandomi gli presi il viso tra le mani, serena, appagata anche solo
dalle sue braccia che mi stringevano, salde, e dai suoi occhi persi nei
miei.
-Libido e scherzi a parte, Jales, non ti ho portata qui per.. quello.-
sorrise, inclinando il capo come a voler imprimere il contatto della
mia mano sulla sua guancia. –Mi basta poterti tenere così,
vicina.. Per la barba di Merlino quanto sono patetico.-
Strizzò gli occhi, imbarazzato, con una smorfia delle labbra che
senza potermi trattenere mi ritrovai a baciare, sollevandomi
leggermente sulle punte dei piedi.
Quando ci separammo notai che mi stava guardando con un’espressione improvvisamente troppo seria stampata sul volto.
-Io ti amo, Jales Carter. Questi mesi hanno cambiato tutto, mi hanno..
fatto capire quanto in realtà fossi incompleto, prima.-
Lo guardai, le labbra dischiuse per lo stupore senza riuscire ad emettere alcun suono.
-Anche quando ci limitavamo a battibeccare e criticarci io.. sentivo il
bisogno di vederti, sempre. Sapevo che c’era qualcosa di speciale
in te, qualcosa che mi attirava come una calamita ogni giorno, ogni ora
di più. Il punto è che ho sempre l’impressione che
tu mi nasconda qualcosa. So che non è diventato tutto semplice,
all’improvviso, te lo leggo negli occhi quando ti bacio e sembri
allontanarti, istintivamente, a volte sembra quasi che cerchi di
sfuggirmi, sembri altrove, sembri.. spaventata. Ma è davvero
solo una mia impressione, Jal? Vorrei che tu mi dicessi
cos’è che rende tutto complicato perché.. comincio
a temere che qualsiasi cosa sia possa dividerci.-
Come avevo potuto credere che quel momento non sarebbe arrivato? Lo
avevo davvero sottovalutato a tal punto? Era troppo intelligente per
non notare quei particolari e aveva imparato a conoscermi davvero
troppo a fondo per non accorgersi di nulla.
Cosa avrei potuto dirgli? Che prima o poi sarei tornata in un futuro
che lo vedeva a pezzi? Che innamorarmi di lui era stato un errore, che
non avrei mai dovuto neanche incrociare il suo sguardo?
Avrei davvero voluto che fosse tutto più semplice ma era ogni istante più complicato.
-Ti prego..- mi supplicò, in attesa di risposte.
-Fai l’amore con me. Adesso e.. non chiedermi niente.-
Lo sguardo che mi rivolse mi ferì a morte. Sembrava deluso,
sconfitto. Gli circondai il collo con le braccia e non replicò
neanche quando lo baciai, disperata, cercando di trasmettergli tutta la
mia frustrazione.
-Ti amo anche io, Sirius e questo non dovrai dimenticarlo mai. Qualunque cosa accada.-
Lo vedevo, in bilico tra i suoi dubbi e il desiderio di lasciarsi
andare, di amarmi nell’unico modo che non gli era stato ancora
concesso e il cuore quasi mi scoppiò nel petto quando lo sentii
rispondere ai miei baci, quando mi afferrò, irruento, e mi
sollevò così che allacciassi le mie gambe ai suoi fianchi
e mi adagiò sul letto, senza pesarmi addosso.
Il suo viso incorniciato dalla ribelle e lunga chioma scura, già
un po’ accaldato ma non dimentico delle bugie che ci dividevano,
quel viso era qualcosa che non avrei mai potuto dimenticare.
Posò la fronte sulla mia mentre le mani correvano lungo la mia
schiena per tirare giù la cerniera del vestito in sincronia con
le mie che gli slacciavano la camicia.
-Mentimi, Jales ma.. non lasciarmi. Ti sento scivolare via e non lo sopporto.-
-Non sarà mai davvero un addio, per noi.-
I nostri corpi che entravano a contatto per la prima volta sembravano
conoscersi da sempre, sembrava che il mio cominciasse esattamente dove
finivano le sue mani e che i palmi delle mie che scorrevano lenti sul
suo torace fossero stati concepiti solo per quella funzione. Sfiorava
con le labbra i miei punti più sensibili come se li conoscesse
già ed io rabbrividivo, istintivamente, stringendomi ancora di
più a lui le cui braccia mi circondavano la vita. Gli occhi
grigi erano liquidi e le labbra dischiuse emanavano una
sensualità incredibile ed io gliele sfiorai con la punta delle
dita mentre con lo sguardo percorreva adorante ogni millimetro della
mia pelle che mostravo senza alcun imbarazzo, consapevole che in quel
momento non avrei voluto essere in nessun altro posto se non lì.
Gettai il capo indietro mentre le sue labbra lo lambivano e lui fece
scorrere le dita oltre le scapole, accarezzando lieve l’intera
lunghezza della mia schiena e facendomi inarcare ancora di più
contro il suo torace con il quale mi scontrai dolcemente prima di
riposare la mia bocca sulla sua come se fosse la mia unica fonte di
ossigeno, il cuore a mille ed il respiro rotto dall’emozione.
-Sirius..-
Ero certa che non sarei mai più riuscita a sospirare nessun
altro nome, che mai niente e nessuno avrebbe potuto eguagliare quel
momento né lui. Non avrebbe avuto alcuna importanza quanto tempo
sarebbe trascorso, quanto le cose sarebbero cambiate prima di poter di
nuovo averlo per me, nel mio tempo, ma non mi sarei mai pentita di
essermi innamorata di lui
Song: Hush hush - Avril Lavigne
Artwork: JeyCholties