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Autore: Michan_Valentine    21/06/2014    5 recensioni
Marlene compie gli anni e c'è una festa da preparare. Ma le cose non vanno propriamente come Tifa ha programmato...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Tifa Lockheart, Un po' tutti, Vincent Valentine, Yuffie Kisaragi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Advent Children, Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Materia Arancione'
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Yuffie aprì gli occhi e osservò il soffitto, sdraiata sul letto di qualcuno a braccia e gambe aperte. N-O-I-A. Al quadrato. Quasi rimpiangeva i palloncini/materia e la sedia/kyaktus. Perlomeno al piano di sotto avrebbe potuto prendere Cloud per il culo. E deriderlo, anche, costretto com’era fra le braccia di Barret! Il tutto internamente. Altrimenti addio Vincentezza!

Ciò le riportò alla memoria il motivo che l’aveva portata lì, a scavare solchi sul pavimento prima –camminando sopra e sotto con le sue nuove scarpine metalliche da gnomo/bigfoot- e a spaparanzarsi sul materasso poi. Il tutto si riassumeva in: Stupido-sexy-Valentine!

Balzò giù dal letto e ricominciò a muoversi freneticamente per la stanza, incapace di starsene ferma per più di cinque minuti consecutivi. E il cuscino e le coperte ne sapevano qualcosa, ormai malamente gettati a terra. Chissà che stava facendo il depresso cronico di sotto…

…beh, di certo non stava pensando a lei! Non con le prosperose bocce di Tifa a fargli da davanzale. Dopotutto anche lui restava un maschio. O forse no?

Si fermò nel bel mezzo della stanza e rifletté attentamente sull’ultimo punto. In effetti Vincent Valentine non aveva mai espresso apprezzamenti sul gentil sesso. Peggio! Non l’aveva nemmeno mai colto in flagrante a sbirciare le curve di qualche ignara e gentil donzella. In più, non si era mai permesso di fare battute poco opportune assieme a Stupi-Higwind e co –e le lacrime versate per lei non si contavano come manifestazione di testosterone.

Diavolo, in pratica aveva la sessualità di Cait Sith –il robot- e Red XIII messi assieme –e il felino apparteneva pure a una specie che agonizzava da anni sull’orlo dell’estinzione! Cosa che avrebbero fatto di buon grado anche i geni di Valentine –in un allegro suicidio di massa- se solo lui medesimo non fosse stato… eterno.

Per caso sollevò lo sguardo e incappò nello specchio a muro che stava di fianco all’armadio. Di conseguenza l’immagine del diretto interessato la fissò di rimando, stagliandosi lì di fronte in tutta la sua Stoccafissorossosità. Aggrottò le sopracciglia: che spreco! E coi nuvoloni neri nel cervello, quello scemo nemmeno se ne rendeva conto!

Si avvicinò alla superficie riflettente e analizzò attentamente i tratti di Vincent Valentine. Le labbra morbide, eppure perennemente serrate in una linea muta e severa. L’incarnato pallido e le occhiaie scure, caratteristiche che contribuivano a renderlo più tenebroso. E quegli occhi dalle lunghe, folte ciglia scure. Profondi e rossi come il sangue. O come il peccato. Deglutì, in contemplazione; poi si portò il lembo del mantello davanti alla faccia e improvvisò una posa ad effetto.

-Sono il campione della sfiga e del tormento! Sono il conquistatore della tristezza e dei musi lunghi! L’unico Stoccafissorosso di Nibelheim –più precisamente dei sotterranei o delle bare annesse! Lo strano ma vero Vincent Valentine!- recitò.

Con una presentazione adeguata, in stile Rosa Bianca di Wutai, sarebbe stato perfetto come supereroe. Avrebbero potuto fare un duetto, altroché! Gliel’avrebbe proposto, magari evitando di accennare al fatto che aveva sperimentato col suo corpo davanti allo specchio.  Soprattutto, evitando di usare “sperimentare” e “corpo” nella stessa frase. Si prese il tempo necessario per assimilare la trovata, dopodiché decise che i preliminari erano già durati abbastanza. Per cui si palpò il sedere con ambo le mani; e le dita incapparono nella consistenza del marmo.

Spalancò la bocca. Delle signore chiappe! Tant’è che si concesse una seconda strizzatina senza nessun rimorso. Senza contare che un’occasione d’oro come quella non le sarebbe più ricapitata. Tuttavia lo sconforto tornò a punzecchiarla. Oh, accidenti! Perché quel gran tocco di manzo doveva essere così stupidamente Valentine?

Accantonò l’impulso di strillarlo ai quattro venti, comunque: dopotutto se quell’imbranato di Cloud era riuscito a saltare addosso a Tifa, c’era ancora speranza da buttare! Per tutti.

Perciò tornò ai lineamenti di Valentine, che si disegnavano impassibili sullo specchio. Chissà come… Inclinò il capo, accennò un sorriso malizioso e si fissò con estrema intensità, dritta in quegli occhi rossi.

-Ehi, Yuffie.- si disse; e la voce di Vincent le scivolò addosso come velluto.

Era figo. Eccome. Però c’era qualcosa che non quadrava nel pistolero che le si rivolgeva in forma così audace. Semplicemente non era Vincent, realizzò. E non le piaceva -anche se pronunciava il suo nome in modo stramaledettamente sexy. Istintivamente cercò di richiamare alla memoria la maniera in cui lui la chiamava…

Scrollò il capo, le spalle e si profuse in un lungo, profondo sospiro. Poi si adocchiò attraverso lo specchio e soggiunse: -Yuffie…-

Il suono sfumò nella rassegnazione. Un po’ come se stesse rimproverando una bambina capricciosa, colta a far marachelle. Eppure c’era una nota calda in quella voce. Genuina preoccupazione, ad esempio. E, forse, un pizzico di tenerezza…

Scosse furiosamente la testa e ricacciò quel pensiero. Non erano di certo quelli i sentimenti che avrebbe voluto suscitare in lui! Non era né una seccatura, né una bambina bisognosa di protezione. Era una donna! Eppure l’altro sembrava ignorarlo. Beh, a questo punto tanto valeva togliersi lo sfizio –cioè palpare il palpabile a sua insaputa- e smetterla di arrovellarsi con quella storia! Stop. Caput. The end. Che a perderci la testa fosse qualcun’altra! Marlene, coi suoi sogni di bamboccia romantica, il fantasma di Lucrecia o una perfetta estranea venuta da chissà dove, coi modi affabili, delicati ed estremamente femminili  che –bleah- piacevano tanto a lui! Lei aveva chiuso. CHIUSO. Eccetto che per la parte riguardante l’entrata in scena di coppia –con le battute giuste sarebbe stata figa, coreografica e ad effetto. Anche troppo, per quello Stoccafissorosso dagli ormoni defunti. Dopotutto potevano sgobbare per quello schiavista di Reeve anche con stile! E brio.

Tuttavia c’era ancora una cosa che voleva appurare. Tornò con lo sguardo allo specchio, agli occhi di Vincent e a quella bocca ben disegnata. Chissà che sapore aveva… se era fredda. O calda e morbida come la sognava. Poggiò la mano sul muro adiacente, socchiuse le palpebre e s’avvicinò lentamente al riflesso, illudendosi che quelle dall’altra parte fossero proprio le labbra di Vincent Valentine. Di rimando il cuore prese a batterle più impetuosamente nel petto…

Uno scricchiolio improvviso la costrinse a raddrizzarsi di scatto e a puntare la porta della stanza da letto. Cid Higwind stava sulla soglia, occhi sgranati, spalle curve e braccia penzoloni lungo i fianchi. In poche parole: il ritratto dello sgomento. Come al rallentatore, vide la linea delle sue labbra schiudersi man mano, finché la sigaretta gli scivolò giù dalla bocca. La cicca gli finì fra le pieghe della maglia. Accesa.

La successiva e prevedibile imprecazione del pilota infranse la staticità del momento e la costrinse a scendere a patti con l’accaduto. Aveva lasciato la porta aperta e l’altro… da quant’è che stava lì? Da troppo; in ogni caso. Si grattò la testa e sfoderò una risatina imbarazzata.

-Senti, Highwind… non è come pensi…- cominciò; ma l’altro l’interruppe subito.

-Porca pupattola, Valentine! Manco lo so che cazzo sto pensando in questo momento!- sbraitò Cid, arruffandosi la testa bionda –Oh, santo buon senso martire! Lo sapevo che avevi dei problemi, ma non mi sarei mai aspettato niente del genere! Credo che avrò dei fottuti incubi! Ma –per la miseria bastarda- non potevi chiudere la cazzo di porta? E mi sono pure bruciato la maglia!-

Scuotendo il capo Cid se ne andò, lasciandola praticamente congelata davanti allo specchio. Subito dopo riacquistò il controllò di sé e l’inseguì lungo il corridoio. Non poteva permettere che se ne andasse di sotto a spifferare tutto! Barret l’avrebbe uccisa. In modo gorillesco –cioè brutale. E il vero Vincent… nemmeno voleva pensare all’ennesimo sguardo di disapprovazione.

In definitiva compì solo pochi passi, perché ritrovò Cid poco più in là, fermo davanti all’uscio della stanza di Denzel e Marlene. Aggrottò le sopracciglia. Embé? Non stava scappando di sotto in preda al totale delirio? L’altro la ignorò, continuò a fissare l’interno e si passò la mano sulla faccia. Quasi gli sembrò che vacillasse. Intanto era sbiancato. Poi Highwind riprese la marcia; se possibile più sconvolto di prima.

-Ho sempre pensato che questa fosse una gabbia di matti e fenomeni da baraccone, ma questo è troppo! Non c’è altra, fottuta spiegazione! Devono essere gli effetti collaterali dell’intossicazione da Mako. Sì, cazzo! Perché io non sono pazzo!- lo sentì blaterare, quasi il pilota stesse cercando di convincere se stesso –Lockheart, preparami un bicchiere! Lo voglio doppio. E liscio! Devo rimuovere dalla mia cazzo di testa queste brutte –ma davvero brutte- immagini! E tutto perché dovevo nascondere una cazzo di biciletta rosa!- urlò infine, imboccando le scale.

Non colse il riferimento. Tuttavia raggiunse la soglia della cameretta dei bambini e gettò uno sguardo all’interno. Cloud –cioè Marlene- le dava le spalle e se ne stava seduto sul tappeto, attorniato da una serie di bambole e peluche. In mano teneva un orsacchiotto, che muoveva nei pressi del servizio da tè giocattolo.

-Allora Signora Rossella, come lo prende il tè?- fece la bambina, ignara d’essere osservata –Con un goccio di miele, grazie. A proposito com’è andata la festa della Signora Celeste? Spero che il rinfresco fosse pieno di dolcetti al cioccolato…- soggiunse, sforzandosi anche di interpretare i vari personaggi.

Si grattò nuovamente la testa: ora capiva perché Stupi-Highwind aveva reagito in quella maniera così… morigerata. Avrebbe dovuto ringraziare Marlene per aver distratto il pilota dallo scenario che vedeva Vincent Valentine intento a baciarsi allo specchio. Tuttavia a Cloud non doveva nulla. Perciò recuperò il cellulare di Vincent e scattò un paio di foto, approfittandone per immortalare la scena dell’exSoldier che giocava a “tè e signore”. Gli aveva pur detto di stare in guardia, no? Ora avrebbe dovuto cederle le Materia!

Non fece in tempo a crogiolarsi nella sensazione di vittoria, che il mondo attorno sembrò improvvisamente perdere di consistenza e sbiadirle innanzi agli occhi. Solo poi si accorse che non era ciò che la circondava a svanire, ma la sua coscienza. Come in un vortice di luce accecante. Distinse appena la sagoma di Cloud accasciarsi sul tappeto lì di fronte. Poi sentì le ginocchia farsi molli. Suo malgrado precipitò con un tonfo, incapace perfino di proferire suono. Infine non sentì più nulla e tutto divenne ombra.
 
Questo capitolo è un po' corto. Sorry. >-< Lo so che qualcuno si aspettava una Yuffie più intraprendente, ma dato il raiting giallo le mutande del Signor Valentine restano Off-limits! xD Intanto il povero Cid ha avuto agghiaccianti visioni. ùù' Questo insegna che bisogna sempre controllare di aver chiuso la porta! Prima di fare cose imbarazzanti, almeno. xP Comunque sì, ormai la follia dilaga. oo Nel mio cervello soprattutto. Non vogliatemene. E se lo state pensando... sì, l'effetto della Materia si è esaurito! xD Che cosa succederà nella prossima, avvincente(?) puntata?
CompaH
   
 
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