JUUCHI FUYU: LA
LEGGENDA DELLA
SPADA MALEDETTA
- Perché
questa spada
è maledetta…-
Alzò
un
sopracciglio a quelle parole, più per lo scetticismo che per
la sorpresa.
Sapeva
dell’esistenza di spade maledette, lui stesso ne possedeva
una, ma era sempre
stato restio a credere troppo a quelle leggende.
Anche
a
Logue Town, quando il proprietario del negozio lo aveva avvisato della
sfortuna
che incombeva sulla Sandai Kitetsu, lui aveva comunque voluto testare
la sorte.
Era
convinto
che fossero le spade a scegliere il proprio padrone, al quale sarebbero
sempre
state fedeli.
-
Sono tutte sciocchezze!- rispose
convinto al negoziante.
-
Vorrei che lo fossero figliuolo…-
replicò sconsolato l’anziano signore - A
quest’ora quella spada sarebbe già uscita da un
pezzo dal mio negozio…-
-
Forse nessuno la compra perché la
mette qui
in mezzo a questo mucchio di ferri vecchi- gli fece notare.
-
No, non è così. Un tempo
questa spada era
esposta in vetrina insieme alle altre di alto valore. Ma
quest’isola è la
patria delle lame, e qui tutti conoscono alla perfezione la storia che
sta
dietro ogni singola spada. Qui sono nati e morti i migliori fabbri del
mondo.
Tutti sanno di questa spada maledetta, e i pochi visitatori che non lo
sanno vengono
subito persuasi dalle parole della gente del posto. Mi è
capitato parecchie volte
di riuscire a venderla a sconosciuti, per lo più pirati, ma
appena venivano a
sapere della maledizione riportavano indietro la spada infuriati,
minacciandomi
di morte. Così, dopo anni che la tenevo esposta in vetrina,
ho capito che
l’ultima speranza che avevo di liberarmene era confonderla in
mezzo alle spade
di poco valore. Ed ecco spiegato il perché l’hai
trovata lì - concluse.
Non
gli
sfuggì l’espressione addolorata che si era dipinta
sul suo volto, segno che il
fatto di avere quella spada nel suo negozio lo preoccupava non poco.
Forse
lui
stesso temeva di essere vittima della maledizione.
Scemenze.
Si
chiedeva
come potesse la gente credere a tali assurdità, a leggende
raccontate ai
bambini per spaventarli.
Ma
forse era
il suo cinismo a fare di lui un uomo incapace di credere a tutto
ciò che i suoi
occhi non vedevano.
-
E quale sarebbe la maledizione che incombe
su questa spada?-
Si
voltò
stupito, aspettandosi tutto meno che questo.
Nami
era
davvero interessata ad ascoltare le cialtronerie di un nonnetto, per di
più su
una spada?!
Ma
cosa
diavolo le era preso tutt’ad un tratto?!
Perché
era
così interessata?
Che
stesse
tramando qualcosa?
In
fondo
quella spada valeva parecchi berry nel suo prezzo originale, e lui
sapeva
quanto Nami diventasse calcolatrice se c’era di mezzo il
denaro.
-
Vedi, molti anni fa su quest’isola
era
attivo un fabbro fra i più abili che si fossero mai visti:
il suo nome era
Muramasa Sengu. Le
sue spade erano
insuperabili in fatto di qualità della lama, potevano
tagliare qualsiasi cosa.
Ma il problema era che Muramasa era un tipo piuttosto violento, con una
vena di
follia che si diceva trasmettesse alle sue spade, tanto da imprimere
nel
guerriero che la brandiva un’insaziabile sete di sangue.
Qualcuno
affermava addirittura
che lo stesso
Muramasa pregasse gli dei affinché le sue spade fossero
portatrici di
distruzione, e questi imprimessero nelle armi uno spirito sanguinario
che
poteva essere placato solo con l’omicidio o il suicidio di
colui che la
impugnava. Numerose sono le storie di guerrieri caduti vittima della
maledizione delle spade di Muramasa, tanto che furono bandite.
Tuttavia,
continuarono a restare in circolo sotto falsi nomi, o venivano prodotte
in
segreto da chi ne faceva richiesta. Le spade rimaste fino ad oggi sono
tutte
invendibili, perché la maledizione si è
tramandata nei secoli. E questo è tutto
- si strinse nelle spalle.
-
Quindi sta dicendo che questa spada vale un
sacco di soldi perché è opera di un fabbro
leggendario ma che non può venderla
al suo prezzo perché nessuno la comprerebbe a causa della
presunta maledizione?-
volle essere sicura di aver capito bene Nami.
-
Esattamente- confermò il
venditore.
Ecco,
come
non detto.
Non
le
importava nulla della storia, voleva solo delucidazioni sui quattrini.
Quella
storia
lo stava annoiando, era sceso dalla nave per vedere delle spade e non
per
ascoltare le favole di un vecchietto.
-
Sono solo un mucchio di sciocchezze-
intervenne serio.
-
Perché dici così
figliuolo? Come ti dicevo
sono molti i guerrieri caduti per mano delle spade di Muramasa-
insistette
l’anziano.
-
Glielo spiego subito-
ghignò
soddisfatto, pronto ad esporre la sua teoria.
Sotto
lo
sguardo attento del negoziante e della stessa navigatrice, estrasse dal
fodero
la Sandai Kitetsu, mettendola in bella mostra davanti ai loro occhi.
L’anziano
signore sgranò gli occhi, rendendosi subito conto di cosa si
trattasse.
-
La vede questa? Credo sia una spada molto
simile alla sua. Anch’essa è stata forgiata da un
fabbro le cui spade venivano
considerate maledette. Io combatto con quest’arma da anni
ormai, e non ho perso
un solo scontro. Devo ammettere che all’inizio è
stato difficile
padroneggiarla, ma con tanta pratica ci sono riuscito alla perfezione.
Direi
che è sufficiente come prova per dimostrare che le storie di
spade maledette
sono tutte fandonie - concluse soddisfatto, riponendo la
Sandai Kitetsu nel
fodero.
-
Sei…davvero in grado…di
padroneggiare quella
lama…?!- faticò a parlare il venditore,
ancora scioccato.
-
Vuole una dimostrazione?- lo
fissò
serio, mettendolo in soggezione.
-
N-no, no, ti credo sulla parola ragazzo! Se
sei qui a parlarne è perché stai dicendo il vero!-
scosse le mani
intimorito.
-
Bene. Se non c’è altro
noi andiamo-
porse nuovamente la spada in mezzo al mucchio, dando le spalle
all’anziano.
-
Aspetta un attimo!- lo
fermò
quest’ultimo.
-
Che c’è ancora?-
-
Non saresti intenzionato a comprare questa
spada? Visto che sei già riuscito a maneggiarne una, deduco
che tu sia un
ottimo spadaccino e che possa arrivare a maneggiarne anche due!-
-
Mi spiace, ma la tua offerta non mi
interessa. Io combatto con tre spade, non saprei che farmene di una
quarta-
-
Te la vendo per ancora meno del prezzo che
vedi ora!- insistette, ma la sua suonava più come
una supplica che come
desiderio di denaro.
-
Ti ho già detto che non mi interessa-
ripeté.
-
La compriamo!- intervenne decisa
Nami,
lasciando muti entrambi.
Ora
non
aveva più dubbi: era uscita fuori di senno.
Lei
che
comprava una spada?!
Lei
che
scialacquava il suo prezioso denaro in un arma che non era nemmeno
capace di
usare?!
Ma
le aveva
dato di volta il cervello?!
-
Che cosa?!- esclamò
inebetito - Ma
perché la vuoi comprare?!-
-
Perché è un affare-
rispose come se
fosse la cosa più naturale del mondo.
-
Ma che stai blaterando?!-
-
Ci sta offrendo una spada che vale milioni a
una somma ridicola. È un occasione da non perdere!-
-
E cosa dovremmo farcene poi?-
-
Semplice: la rivendiamo- sorrise con
aria furbetta.
-
Ma allora non hai capito niente di quello
che ti ha detto! Qui tutti sanno che quella spada porta sfortuna,
nessuno vorrà
comprarla solo perché gliela vendi tu!-
-
Infatti non voglio rivenderla qui. Rifletti:
noi non staremo su quest’isola per sempre, appena si
sarà magnetizzato il logue
pose ripartiremo. Sulle altre isole è difficile che qualcuno
sappia per filo e
per segno la storia di ogni spada, e abbiamo maggiori
possibilità di poter
rifilare la spada a qualcuno per una cifra più alta di
quella con cui l’abbiamo
acquistata. A meno che tu non decida di tenerla…-
-
Immaginavo che dietro a tutta questa tua
voglia di comprarla ci fosse di mezzo il denaro. Figurarsi se tu spendi
soldi
per una spada!- incrociò le braccia, assumendo
un’aria da sapiente.
-
Gli affari sono affari, che si tratti di
spade o di qualsiasi altra cosa- lo snobbò,
voltandosi in direzione del
proprietario del negozio - Allora? Che ne
dice? Si può fare? Lei si libera di questa spada e anche noi
ci guadagniamo
qualcosa- gli fece l’occhiolino.
-
Va bene! Accetto!- sorrise felice,
finalmente sollevato di non avere più quell’arma
fra i piedi.
-
Però voglio un piccolo sconticino,
altrimenti non se ne fa nulla!- precisò.
-
Tutto quello che vuole!-
-
La voglio alla metà del prezzo di
adesso.
Anzi no! Me la dia per 50 berry!- sorrise fiera della sua
avarizia.
- 50 berry…?! Ma sono un po’
pochi…- osò
lamentarsi il vecchietto.
-
50 o se la tiene!-
affermò decisa-
-
No, no! Va bene, e 50 sia!-
accettò.
-
Perfetto!-
Fu
così che
arrivarono ad entrare in possesso della presunta spada maledetta.
Dopo
averla
avvolta in un drappo color porpora per evitare loro le occhiatacce
della gente,
l’anziano proprietario li osservò uscire dal
negozio, riversandosi nelle strade
della città.
-
Non credevo te ne saresti mai liberato,
invece mi hai sorpreso!- esclamò una voce alle sua
spalle.
-
Oh, cara, sei tu- si
voltò a salutare la
consorte, che era solita restare dietro nel ripostiglio del negozio ma
sempre
vigile e attenta a ogni vendita - Sì,
finalmente. Però mi dispiace per quei due giovani, in parte
gliel’ho venduta
con l’inganno…- abbassò la
testa.
-
Ma quale inganno e inganno!- lo
rimproverò la donna - Tu gli hai
raccontato le cose come stavano, e la ragazza ha insistito per
comprarla lo
stesso! È stata una sua decisione, tu non l’hai di
certo obbligata!-
-
Sì ma…-
-
Ma niente! Di che ti preoccupi?! Sono solo
due pirati che si spacciavano per turisti!-
-
Sono così giovani…E se
succedesse loro
qualcosa?-
-
Adesso non farti prendere dai rimorsi! Hai
fatto quello che dovevi fare! Se gli avessi detto che quella spada
è la più
pericolosa fra tutte quelle forgiate da Muramasa, a quest’ora
l’avresti ancora
nel negozio!- fece la voce grossa, sparendo di nuovo nel
ripostiglio.
Con
i
rimorsi sulla coscienza e un groppo alla gola che non voleva saperne di
sciogliersi, rimase a fissare quello spazio ormai vuoto
nell’angolo in cui
giaceva la spada.
“Non gli ho nemmeno detto il nome…”
pensò
fra sé e sé.
Juuchi
Fuyu.
Questo
era
il nome della spada.
“Diecimila
Inverni”…
Proprio
come
il gelo che stava per cadere lento e inesorabile su coloro che ne erano
appena
entrati in possesso.
ANGOLO
DELL’AUTORE
Eccomi,
procedo a rilento ma non mi sono dimenticata di nessuna delle storie
che ho in
corso!
Metto alcune
note come è giusto che sia.
La storia
che ho raccontato di Muramasa e tutto quello che il vecchietto del
negozio ha
detto a Zoro e Nami è realtà, per quanto reale
possa essere. Nel senso che è
una leggenda che esiste veramente in Giappone, e quindi non frutto
della mia
fantasia. Io l’ho solo usata per creare questa fic
ricamandoci intorno.
Anche il
nome della spada è reale, la Juuchi Fuyu fu davvero creata
da Muramasa. Poi nei
prossimi capitoli narrerò una leggenda che riguarda
quest’ultima direttamente.
L’unica cosa
non reale ma di mia invenzione è il fatto che fosse la spada
più potente mai
creata da Muramasa. In realtà tutte le spade di questo
fabbro avevano lo stesso
valore e lo stesso “grado di maledizione”.
Passando al
capitolo…Credo sia la prima volta che mi piace discretamente
quello che ho
scritto. Credo sia il capitolo più riuscito fin ora, forse
per merito della
leggenda. Spero sia piaciuto anche a voi, se volete lasciarmi un
piccolo
commento è sempre gradito!
Baci
Place
P.S. Ho cambiato la mia bio sul
profilo onde evitare di fare
nuovamente angoli autore stratosferici. Sarei grata se andaste a dare
un’occhiata.
Grazie in anticipo.