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Autore: Hypnotic Poison    23/06/2014    7 recensioni
Il Dipartimento Speciale di Investigazione era un reparto riservato dell'Agenzia di Intelligence per la Pubblica Sicurezza. Dislocato lontano dal palazzo del quartier generale, era uno di quei reparti di cui tutti sapevano, ma che nessuno conosceva davvero.
Genere: Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish, Ryo Shirogane/Ryan, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo due: God has given you one face, and you make yourself another



Ichigo non aveva capito bene come fosse passata da dolce ed imbranata ragazzina con un'ironica passione per il rosa e le fragole, a stoica ed intrepida agente speciale. Non sapeva nemmeno di essere così brava a mentire.
Eppure adesso era lì, una matita a tenere fermi in una crocchia i capelli a caschetto, a terminare di scrivere un rapporto preliminare sul Pure Water, con un distintivo ed una pistola nel cassetto.
A volte, se ci si soffermava, la faceva ridere tanto le sembrava surreale, anche dopo tre anni. Forse era il fatto che, a guardarle, lei e le sue compagne non sembravano per nulla degli agenti – ed anche quello era uno dei loro motivi forti, dopotutto; e forse, era anche il fatto che ben pochi sapevano cosa facesse lei veramente, visto che davanti a tutti lei si spacciava vagamente come impiegata in uno dei tanti uffici del palazzo.
Io ho finito, Ichigo-chan,” alzò lo sguardo verso Retasu, che si stava infilando il cappotto “Vuoi che ti aspetti per darti un passaggio?”
Lei scosse la testa con un sorriso: “No, grazie, Retasu-chan, vai pure. Io devo completare questi documenti prima di andarmene, altrimenti poi chi lo sente Shirogane.”
L'altra sorrise: “A domani, allora.”
Rimasta sola, Ichigo si allungò sulla sedia per sgranchire i muscoli indolenziti dall'essere rimasta ferma la maggior parte della giornata. Non vedeva l'ora di andarsene a casa ed infilarsi il pigiama.
Cliccò sull'icona di stampa, aspettando il rumore della macchina per sincerarsi che fosse partita, per poi spegnere il computer e raccogliere le sue cose.
Una volta raccolti i fogli, bussò alla porta dell'unico ufficio con la luce ancora accesa.
Shirogane-kun?” domandò, infilando la testa nello spiraglio della porta “Sto andando via, sono venuta prima a darti questi.”
Ryo le andò incontro a metà stanza, studiando brevemente ciò che lei aveva scritto: “D'accordo, grazie. Li leggerò prima di tornare a casa.”
Shirogane-kun, sono quasi le otto, lascia perdere e fallo domani.”
Lui scosse la testa: “Mai rimandare, Ichigo.”
La rossa sospirò: “Il solito testardo. Io me ne vado.”
Ryo abbozzò un sorriso, avvicinandosi a lei: “Non credi di starti dimenticando qualcosa, Momomiya?”
Ichigo non fece in tempo a rispondere che lui le stava gentilmente togliendo la matita dai capelli, lasciandoli ricadere attorno al viso e arruffandole la frangetta.
Grazie,” sussurrò lei, prendendo la matita così sfiorandogli le dita “A domani, Ryo.”
A domani, Ichigo.”
Mentre lasciava l'edificio in direzione della metropolitana, Ichigo non poté non soffermarsi a pensare all'ennesima svolta imprevista che la sua vita aveva preso circa sei mesi prima, e che lei, colpevolmente lo ammetteva, non aveva fatto nulla per fermare.


Ovviamente, di tutti i giorni in cui lei decideva di mettersi i tacchi, i tecnici del laboratorio balistico avevano scelto quello per dimenticarsi di consegnare i risultati. Ovviamente, il tecnico che gliele aveva portate aveva già finito il turno, e visto che Ichigo era ancora lì, non poteva per caso portarle lei a Shirogane, che le aveva chieste con urgenza?
Come se lei avesse voglia di scarpinare fino all'appartamento del suo capo. Ma non voleva nemmeno subirne la sua ira. Così, mugugnando tra sé e sé e sognando il comodo divano e le pantofole, aveva avvisato il ragazzo e si era incamminata verso l'indirizzo che le era stato dato.
Doveva ammettere di essere un po' nervosa all'idea di presentarsi così brutalmente a casa di chi era a tutti gli effetti un suo superiore, e soprattutto uno come Shirogane. Anche perché ancora non aveva capito bene come fosse Shirogane.
Arrivata all'alto complesso di appartamenti, digitò sul citofono il codice che lui le aveva dato per telefono.
Shirogane-kun, sono Ichigo.”
Lo so, ti vedo,” rispose lui con una risatina “Sali, è al dodicesimo piano.”
Quasi non si stupì quando vide che al dodicesimo piano c'era solo un appartamento.
Shirogane la stava aspettando sulla porta, con i pantaloni della tuta ed una maglietta della sua precedente agenzia, ed Ichigo dovette ammettere che forse stava meglio così che con gli eleganti ma formali completi neri che lei era abituata a vederlo indossare.
Scusa l'intrusione,” esclamò lei, leggermente a disagio “Ma ero ancora in ufficio e mi hanno detto che erano urgenti e che dovevo assolutamente consegnarteli. Forse se la smettessi di terrorizzare l'intero dipartimento, avrei anche io meno problemi.”
Ryo rise, una risata profonda e roca che le fece tingere piacevolmente le guance: “Grazie, Ichigo, e tranquilla, non mi hai disturbato. Vuoi entrare? Dopo tutto questo terrore, ti devo almeno un bicchiere d'acqua.”
Ichigo tentennò; da quando avevano iniziato a lavorare insieme, più di un anno e mezzo prima, lei aveva capito che Shirogane aveva uno strano effetto su di lei, e si era ritrovata a pensare che non le dispiacesse poi così tanto; ciò era molto, molto pericoloso.
Ma quei tacchi la stavano uccidendo.
Sì, grazie. Prometto di non infastidirti ulteriormente, poi.”
Il ragazzo si fece da parte, permettendole di entrare nell'appartamento ben illuminato, e pervaso da un dolce odore.
Stavo cucinando,” rispose alla muta domanda di lei, vedendola arricciare contenta il naso, e si diresse verso la cucina, un lungo spazio aperto diviso dal resto della sala da un bancone con degli sgabelli.
Gli occhi di Ichigo si illuminarono nel notare ciò che vi era appoggiato sopra: “Tu fai... dolci?”
Ryo si strofinò il collo, tossicchiando: “Ehm, sì. Mi rilassa. Non sono un campione, però... ho una laurea in chimica, e cucinare è quello.”
La rossa lo guardò con la coda dell'occhio: “Credevo fossi laureato in legge.”
Tra le altre cose,” lui rise di nuovo “Ne vuoi un pezzo?”
Fu in quel momento che lo stomaco della ragazza decise di dare la sua opinione della situazione, rispondendo in breve per lei e facendo sogghignare il ragazzo.
Lo prenderò come un sì.”
Ichigo si sedette su uno degli sgabelli mentre Shirogane apriva varie ante e cassetti per prelevarne piatti e forchette, e lo osservò di sottecchi, catturando ogni movimento misurato.
Le mise davanti anche un bicchiere di latte, poi si sedette in fronte a lei. “Su, forza. Aspetto il tuo parere.”
Inforcò decisa un pezzo di torta al cioccolato, morbida sotto la pressione della forchetta, e senza indugiò se la portò alle labbra, chiudendo gli occhi per un istante. “E' buonissima,” commentò poi.
Ryo sorrise: “Lo so.”
Lei gli fece una smorfia, continuando imperterrita a mangiare, ed accettando una seconda fetta pochi minuti dopo, commentando solo che dopotutto era da quella mattina che non metteva qualcosa sotto i denti, “grazie anche ai ritmi da schiavista a cui tu ci sottoponi, Shirogane-kun.”
Si stupì non poco della quantità di volte in cui lo stava facendo ridere: “Sono lusingato da tutti questi complimenti, Ichigo.”
La rossa notò ancora come lui si ostinasse a chiamarla per nome. Forse solo all'inizio della loro conoscenza lui aveva usato il suo cognome, ma era durato per poco. Sapeva che faceva lo stesso anche con le altre ragazze, ma il suo nome suonava strano sulla bocca di lui.
A proposito,” si piegò a prendere dalla sua borsa la busta beige dei risultati “Prima che me ne scordi.”
Ryo ne tirò fuori i fogli, studiandoli attentamente, ed Ichigo, concentrata sulla ruga che gli si formava tra gli occhi, non udì quello che le aveva detto. “Come, scusa?”
Ho detto che sono diversi da quelli dell'ultima volta.”
Lei annuì, scendendo dallo sgabello e aggirando il bancone per andargli a fianco e poter leggere: “Questi sono proiettili per il Dragunov, chiaramente russo. Quelli dell'altra volta erano di un AK-105.”
Lui si alzò con un sospiro: “Ho i file della balistica qua, vado a prenderli.”
Finirono seduti sul tappeto del salotto, circondati di fogli e fotografie, mangiucchiando torta e patatine che Ichigo aveva recuperato dalla credenza, senza accorgersi che il tempo stava passando molto velocemente, finché la rossa non sbadigliò all'improvviso.
Ryo lanciò un'occhiata all'orologio: “Però, sono già le dieci e mezza. Mi dispiace averti trattenuta di venerdì sera.”
Ichigo si strinse nelle spalle: “Non avevo nessun programma particolare. Avevo, uhm, avvertito che avrei fatto tardi al lavoro.”
Capisco,” il ragazzo spostò lo sguardo su di lei e rise, confondendola.
Cosa c'è?” domandò arrossendo.
Hai i baffi di cioccolata.”
Lei si portò istintivamente una mano sul viso, sfregandosi imbarazzata.
Aspetta,” Ryo le si avvicinò e le passò il pollice sull'angolo delle labbra, appoggiandole la mano sulla guancia.
Ichigo le sentì andare in fiamme mentre la torta al cioccolato le ballava nello stomaco.
Shirogane-kun?” sussurrò, incerta su come continuare. C'erano giusto due o tre cose che avrebbe dovuto dirgli, e tra tutte, scelse “Lo sai di essere il mio capo?”
Lui annuì, senza staccare gli occhi dalla sua bocca: “A te importa?”
Ichigo deglutì. Le importava? No, decisamente era l'ultima delle sue preoccupazioni. Tutto quello a cui riusciva a pensare era quanto naturale le sembrasse stare seduta sul pavimento accanto a lui, quanto le piacesse sentire la sua risata profonda quando lei faceva o diceva qualcosa di sciocco, e quanto tremendamente volesse sentire il suo sapore.
Anche se non avrebbe dovuto. Anche se avrebbe dovuto dirgli molto di più.
Ma non si dissero nulla, non fino al mattino dopo, e le due bocche in quella stanza finirono cucite insieme, l'una sull'altra, senza ulteriore spiegazione.


Il leggero stridere dei freni la risvegliò dai suoi pensieri appena in tempo perché scendesse alla sua fermata. Doveva ammettere che aveva un debole per il complicarsi la vita.
La distanza tra la metro e il suo appartamento era breve, e fu con un sospiro di sollievo che si chiuse la porta alle spalle, calciando via le ballerine con un gesto esperto.
Le bruciavano gli occhi per tutto il tempo passato al computer ed aveva il collo indolenzito per l'aver tenuto il telefono tra l'orecchio e la spalla la maggior parte della giornata. Quella era decisamente la parte che le piaceva di meno del suo lavoro.
Non le importava nemmeno che fossero solo le otto e mezza; voleva mangiare un boccone, infilarsi il pigiama e dormire undici ore.
Strascicando i piedi fino alla camera da letto, inspirò a fondo il familiare odore di cannella del suo appartamento; ci viveva ormai da dieci anni, da quando aveva iniziato l'università, e non l'avrebbe cambiato per niente al mondo. Dopo tutto quel tempo, era diventato l'unico posto che potesse chiamare casa e dove si sentiva totalmente a suo agio. Ogni cosa era posta esattamente dove e come la voleva lei, anche se un po' disordinata; e lì, già addormentato nella sua cesta, c'era il suo piccolo gattino nero, Masha, l'unico con cui desiderava condividere l'alloggio.
A dire il vero, qualcun altro che voleva venire a vivere con lei esisteva, e c'erano tracce in molti angoli della casa, tra fotografie e magliette dimenticate.
Masaya Aoyama faceva parte della sua vita tanto quanto quell'appartamento; si erano conosciuti i primi di università, nonostante lei studiasse criminologia e lui biologia. Erano stati presentati da amici comuni, ed in due anni la loro amicizia si era trasformata in una relazione. Masaya era tutto quello che sua madre adorava: educato, intelligente, gentile, con due genitori anziani che l'avevano cresciuto con amore ma senza viziarlo troppo; appassionato di sport e dell'ecologia, sempre in cerca di nuove fonti alternative non inquinanti e amante degli animali. Andava d'accordo con la sua famiglia, con le sue amiche, non si dimenticava mai un appuntamento o un compleanno. A detta degli altri, era l'uomo perfetto, che Ichigo doveva tenersi assolutamente stretta perché non ve ne erano molti così. E lei, per un po', ci aveva creduto.
Ironicamente, Shirogane era arrivato durante il loro settimo anno insieme. Non che fosse stata tutta colpa sua, anzi; Ichigo era stata la prima a mettere dei seri freni alla loro relazione. Dopo tutto quel tempo, molti si sarebbero aspettati come minimo la convivenza, e Masaya aveva suggerito la cosa più di una volta, ma lei era stata irremovibile; oltretutto, le risultava già abbastanza difficile nascondergli la sua vera occupazione senza averlo in giro per casa.
Anche quello era uno dei fattori che la illuminavano sul loro rapporto: il suo fidanzato non aveva idea di che cosa lei facesse davvero, e lei non aveva la minima intenzione di dirglielo. Sapeva che era sbagliato, e rimaneva molte volte sveglia a pensare a quanto in realtà lei fosse egoista, ma era un'altra di quelle complicazioni da cui non sapeva come uscire.
Masaya era quasi da sempre una presenza costante, ed il pensiero di doverlo lasciare andare la spaventava.
Masha aprì un occhietto verde quando la sentì sospirare mentre si infilava il pigiama, e le rivolse un lento miagolio.
Lo so, lo so,” con in mano un bicchiere di latte ed una fetta di torta, Ichigo si stese a letto ed accese la televisione “Qualcosa farò, non preoccuparti.”
Il gatto lasciò la sua cesta per accoccolarsi vicino a lei, che prese ad accarezzargli dolcemente la testa. Come faceva spesso, decise di mettere da parte ancora per un po' i suoi problemi personali; almeno finché quella missione non fosse conclusa. Quando avrebbe dovuto smettere di fingere di essere qualcun'altra perché sotto copertura, allora avrebbe smesso anche di mentire a se stessa.

§§

La sala delle riunioni mormorava di pagine sfogliate, sorsi di caffè e delle dolci noti provenienti da un cellulare. Era stata un'idea di Purin quella di mettere un po' di musica in sottofondo, ma dopo solo tre canzoni un po' troppo heavy metal per la loro concentrazione, Minto aveva preso il controllo scegliendo il più rilassante Chopin.
Non era propriamente secondo il regolamento, ma erano chiuse lì dentro dalla mattina e l'ufficio si stava lentamente svuotando; la porta chiusa attutiva un po' il suono, ed il volume era abbastanza basso perché nessuno fosse disturbato.
Certo che così è un po' una noia.” commentò la biondina, giocherellando con la matita mentre per l'ennesima volta leggeva un fascicolo.
Retasu sorrise senza alzare gli occhi dalla pianta del Pure Water, di cui stava memorizzando i dettagli: “Preferiresti le canzoni francesi con cui Minto-chan ci aveva minacciato?”
Guarda che ti sento, Retasu,” l'ammonì la ragazza in causa.
L'altra rise, tentando di concentrarsi sui disegni davanti a lei ma con la mente da tutt'altra parte.
Erano ormai due giorni che pianificavano l'incursione al locale, prevista per quel sabato, e Shirogane stava loro con il fiato sul collo, accertandosi che tutto fosse organizzato nel più insignificante particolare. Non era la prima volta, ma questa si prospettava più difficile del previsto; e Retasu aveva tutta l'intenzione di parteciparvi.
Non sapeva da dove spuntasse tutto quello spirito d'avventura, lei così timida e restia a mettersi in gioco più del previsto nonostante il grande altruismo. Forse finalmente aveva deciso che era tempo di farsi valere davanti agli occhi di tutti.
Sapeva che le sue amiche e colleghe conoscevano il suo valore, e lo stesso faceva Shirogane; più di una volta li aveva piacevolmente stupiti con le sue abilità al computer e la facilità con cui ricordava cose lette anche solo una volta. Se proprio poteva dirlo, ogni tanto le sembrava essere più capace persino del suo superiore dai capelli biondi, nonostante il famigerato quoziente intellettivo maggiore di 180. Tuttavia, fremeva di poter partecipare ancora più attivamente, invece che solo dietro lo schermo di un computer, voleva entrare nel gioco e mostrarsi abile a tutto tondo.
La spaventava, certo, ma al tempo stesso era una spinta a crescere.
Vi lascio mezz'ora e qui dentro diventa l'Opera,” Shirogane entrò in quel momento, guardandole con un'aria tra il contrariato ed il divertito.
Zakuro sorrise, attorcigliando una lunga ciocca corvina attorno ad un dito: “L'alternativa era un concerto metal.”
L'americano scosse la testa: “Farò finta di non sapere nulla. A che punto siete?”
Minto sfogliò le pagine gialle di un blocco per gli appunti, contando sulle dita: “Taruto sta finendo di procurarci tutto il necessario, soprattutto telecamere ad alta risoluzione da aggiungere a quelle del locale. La squadra tecnica è pronta a sistemarle domani, ma bisogna che tu chiami il capo del Pure ed usi la tua voce grossa per essere certi che vada tutto bene. Un paio di ragazzi della squadra kappa si sono offerti di lavorare insieme ai buttafuori per assicurarsi che tutto sia a posto. Le mappe sono memorizzate e caricate sul computer, Ichigo ha già dato disposizione per i documenti falsi. Manca solo la parte più importante, ovvero il piano.”
Dobbiamo solo decidere chi dovrà avvicinare i soggetti,” Ryo passò lo sguardo su ognuna di loro “Cosa dite?”
Retasu fece un respiro profondo, tossicchiando, ed alzò la mano: “Ehm, io... io vorrei farlo.”
Cinque paia di occhi curiosi si spostarono su di lei, poi le ragazze le sorrisero incoraggianti.
E' un po' che volevo, uhm, lavorare in attivo sul campo, e quindi...” aggiunse intimidita.
D'accordo allora,” anche Shirogane le sorrise, e lei arrossì piacevolmente “Sono più che sicuro che farai un ottimo lavoro, Retasu.”
Inarcò un sopracciglio verso le altre quattro: “Volete che ci vada io in drag?”
Oh, non me lo perderei per niente al mondo,” commentò sarcastica Minto con un sorrisetto cattivo “Andrò io con Retasu-chan. Conosco il locale, sarà più facile.”
E' sempre un onore vederti prendere l'iniziativa, Minto,” replicò di rimando il biondo “Finiamola qua, per oggi, e andate a casa. Ci vediamo domani.”
Sarai bravissima, Retasu!” Purin le circondò le spalle con un saltello, facendole cedere un po' le ginocchia, una volta che furono uscite dalla sala “Non vedo l'ora!”
La ragazza sorrise, sentendosi molto più leggera dopo l'evidente supporto dell'intera squadra. Raccolse le sue cose, lanciò un'ultima occhiata a Shirogane che dall'uscio della sala sembrava osservarle tutte, e si avviò con Purin e Zakuro verso l'ascensore.




















Beh, state aggiornando tutti, quindi aggiorno anche io :D Anche se il capitolo terzo non è finito, il quarto è appena abbozzato, e il quinto ha solo il titolo e via dicendo (LOL). Ma in questo momento non posso pensare ad altro che la tesi, che deve essere completata, stampata e impacchettata - spero di essere libera tra una settimana al massimo, e dopo proverò a scrivere qualcosa :) Lo so che questo capitolo è molto corto, però è estremamente rivelatore.
Minto: Ichigo che se la fa col capo, sai che novità...
Oh, vabbè, insomma, mi conoscete! xD La parte in corsivo, giusto per chiarire, è un flashback; il titolo viene dall'Amleto, atto III, Scena Uno.
Grazie a tutti coloro che hanno commentato e seguito/favorito, siete troppo grandi :)
Bacioni,  à bientôt! 
 


   
 
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