Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Ellery    23/06/2014    0 recensioni
"Uno sconnesso sentiero si snodava dall’ingresso, correndo lungo il perimetro di un campo rettangolare, costellato di numerose lapidi bianche. Non erano delle vere e proprie tombe, ma semplicemente delle lastre di marmo bianco, ciascuna recante un simbolo: uno scudo, sormontato da una coppia di rose o di spade, da un paio d’ali o dal profilo di un unicorno. Lo stemma dei quattro reparti capeggiava su ogni pietra, spesso accompagnato dal nome del soldato che vi era seppellito sotto." - Ho provato ad immaginare come potrebbero svolgersi gli ultimi capitoli di SNK, tracciando ipotesi e cercando un finale a questa serie, che apprezzo davvero tantissimo. Quanto scritto è tutto frutto dell'immaginazione di chi scrive, ovviamente, è solo un "come penso potrebbe finire".
Genere: Guerra, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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Ymir spronò il cavallo, piantandogli i talloni nei fianchi. Si sentiva esausta eppure doveva resistere. L’ultima trasformazione in titano l’aveva sfinita, prosciugando quasi completamente le sue energie. Era un miracolo che non fosse svenuta! Dopo tutto, concedersi tali debolezze non era da lei! Cos’era? Una inutile donzella incapace di sopportare la fatica, pronta a cadere incosciente tra le braccia del primo bell’imbusto che passava? Niente affatto! Non si sarebbe lasciata soggiogare così dalla stanchezza e dal torpore che aveva agguantato le sue membra, dopo l’ultima mutazione. Quando si era ritrovata nuovamente nel suo corpo umano, si era costretta a recuperare un cavallo ed a montarci sopra, frustando la povera bestia per farla scattare in un galoppo veloce. Rischiava di travolgere qualcuno? Non le importava affatto: gigante o soldato, chiunque avesse osato bloccare la sua strada, sarebbe perito sotto gli zoccoli del cavallo o i colpi della sua spada.
Una sgradevole sensazione le attanagliava la bocca dello stomaco, impedendole di pensare lucidamente. Non era nausea, no…solo una sorta di presentimento, che le contraeva i muscoli dell’addome, costringendola a cavalcare piegata sul collo del destriero. Un presentimento terribile, che pregava di poter presto scacciare: dove era Historia? L’aveva persa subito, all’inizio della battaglia! Due Titani le avevano separate, obbligando Ymir alla trasformazione. Li aveva uccisi, quei bastardi! Aveva strappato le loro teste come fossero bambole di pezza, gettandole lontano, sembrando i loro inutili corpi flaccidi. Si era girata, poi…pensava che l’amica fosse ancora lì, nei paraggi…invece non c’era! Era scomparsa, forse travolta dall’impeto della battaglia stessa, forse trascinata via da qualche soldato zelante, desideroso quanto lei di proteggerla.

“Stupidi umani” si era ritrovata a pensare, sconcertata da quella rivelazione. La sua piccola Historia era sparita nel nulla! Non poteva essere stata divorata da un titano, no…l’avrebbe sentita urlare e combattere! Doveva essere da qualche parte! Frastornata e sconvolta, era partita alla sua ricerca, incurante delle grida degli altri militari, che cercavano di indirizzarla verso i Titani più imponenti. Tutte quelle persone erano davvero una gran seccatura: cosa volevano saperne, loro? Essere sia umano che titano non era facile! Quando sfoggiava il suo aspetto femminile era temuta e rispettata; forse, per colpa del suo carattere spigoloso, la gente si guardava bene dall’avvicinarsi troppo a lei…però, quando era in forma di Titano, allora tutti smaniavano per darle ordini! Vai a destra, vai a sinistra…quando l’avrebbero capito che non era un burattino? Non si sarebbe lasciata comandare da quelle zucche vuote! Avrebbe agito come sempre, secondo i dettami del suo istinto.  Quando tre giganti le si erano parati davanti, poi, li aveva superati senza nessuna difficoltà, balzando oltre le loro squallide teste quadrate. Era finita addosso ad un quarto Titano, ma non era stato un grosso problema: a parte il fastidio causato dai denti affilati che le scalfivano la pelle, Ymir era riuscita a ridurlo in alcuni semplici pezzi, prima di scaraventarsi sul nemico successivo. Aveva collezionato una serie di rapide vittorie che, tuttavia, avevano richiesto un prezzo piuttosto alto. A corto di energie, si era ritrovata a sciogliere la trasformazione, costretta nuovamente nella sua forma umana. Il suo corpo, ancora caldo e fumante e intento a rigenerare le ferite superficiali, si era lanciato immediatamente su un cavallo nero senza guida. La ragazza era balzata in sella, agguantando le redini e partendo come una furia. Non le importava di niente, ormai: le lamentele dei suoi muscoli, esausti per il combattimento, erano niente confronto al martellare della testa, entro cui rimbombava un solo pensiero: Historia. Doveva trovarla subito, prima che le succedesse qualcosa: poteva essere già troppo tardi, lo sapeva, ma non voleva ancora abbandonarsi alla disperazione. La sua amica era ancora viva, lo sentiva…ma probabilmente non lo sarebbe stata ancora per molto! Recuperarla era diventata, ormai, la sua priorità.

Strattonò le redini a destra, costringendo l’equino a scansare il piede di un gigante intento a calpestare un paio di soldati, piegando rapidamente per tornare sulla giusta traiettoria.
“Merda!” imprecò tra sé e sé, guardandosi attorno con foga, alla ricerca di una testolina bionda ed una divisa della Legione Esplorativa. In mezzo a quel baccano, però, non riusciva a distinguere niente: solo un mulinare di braccia e di spade, sotto un cielo cupo e coperto da nuvole scure. Le voci concitate dei soldati ed i versi grotteschi dei Titani riempivano l’aria, rendendola sempre più pesante e fastidiosa: tutti quei rumori graffiavano la mente della ragazza, appesantendola.
“Historia, dove cazzo sei?!” sussurrò, tirando le briglie per rallentare l’andatura: ormai era giunta quasi nel centro della formazione, dove il chiasso sembrava addirittura amplificato. Attorno a sé, non vedeva altro che duelli e scontri, contornati da arti mozzati e brandelli di carne che giacevano sul terreno, ormai pregno di sangue. Qui e là, i corpi dei titani abbattuti giacevano tra sottili spire di fumo, pronti ad evaporare come sempre. Ad un tratto, si sentì afferrare per un braccio; trasalì infastidita, abbassando immediatamente lo sguardo: un soldato si era aggrappato al suo cavallo, il volto trasfigurato in una maschera di terrore ed una gamba ridotta ad un moncherino sanguinante.
“Aiutami…ti-ti prego”  la pregò, congiungendo le mani in una supplica disperata.
Ymir lo osservò per qualche istante, prima di allontanarlo con un gesto secco. Non aveva tempo per quelle cose! Historia la stava aspettando! Quell’uomo le stava solo facendo perdere tempo. Non vedeva che aveva fretta? Cosa gli faceva credere che l’avrebbe davvero soccorso? Scosse il capo, montando una smorfia seccata sul viso lentigginoso, prima di replicare con una nota asciutta.
“Non posso, spiacente!” disse, ma quelle parole non parvero avere alcun effetto sul soldato: l’uomo si aggrappò alle zampe anteriori del cavallo, ignorando il suo sbuffare irritato.
“Ti prego, ti preg…” Ymir non gli diede tempo di finire la frase: spronò nuovamente l’equino, battendo i talloni contro i fianchi, spingendolo a partire ad un trotto leggero.
“Ho detto che non posso!” ringhiò nuovamente, ignorando l’uomo che ora si torceva a terra dalla disperazione. Patetico, ecco cos’era. Si aspettava davvero di ricevere aiuto da lei? Allora, oltre che patetico era un illuso: non poteva concedersi certo il lusso di mettersi in mezzo, tra lei ed Historia! Non si sarebbe fermata per nessuno, nemmeno se sulla sua strada vi fosse stato Armin o Connie o Jean; figurarsi, dunque, se poteva sprecare tempo dietro ad un anonimo della Legione Esplorativa. Gettò una occhiata alle proprie spalle, abbracciando un’ultima volta il profilo del soldato: era caduto a terra, incapace di reggersi ulteriormente sull’unica gamba che gli rimaneva; i pugni stringevano disperatamente dei ciuffi d’erba umida, le nocche bianche per lo sforzo. Il suo volto era rigato dalle lacrime che, correndo lungo le guance scavate, lasciavano bianchi solchi tra i segni della polvere.
Ymir tirò nuovamente le redini, frenando il cavallo una seconda volta. Malgrado la sua mente la spingesse a proseguire, non riusciva a staccare lo sguardo dal ferito. In fondo, era un suo compagno…non un compagno particolarmente importante, ma era parte dello stesso esercito in cui combatteva anche lei. La sua vita valeva quanto quella di chiunque altro, a conti fatti; si era messo in gioco per salvare quegli ideali che la Legione portava avanti, per donare una speranza all’umanità. “E se vi fossi stata io, al suo posto?” si chiese, in un lampo di lucidità. Lei avrebbe voluto che qualcuno si fermasse a soccorrerla, anche se non l’avrebbe mai ammesso. In fondo, bastava poco: tornare indietro ed aiutarlo a montare sul suo cavallo, per permettergli di scappare. Perchè , allora, si ritrovava costretta a negare la salvezza a quell’uomo?
“Per Historia” si sussurrò, rivedendo per un attimo l’espressione dell’amica davanti a sé. La vide sorridere serena e tendere le braccia verso di lei. La ragazzina la stava chiamando, muovendo le mani per cercare di afferrarla e stringerla in un delicato abbraccio. Il volto di Historia, però, mutava all’improvviso, dopo qualche attimo: le sue spalle tornavano ad abbassarsi e le mani si abbandonavano lungo i fianchi, mentre la delusione si faceva strada negli occhi azzurri.
“Perché non lo hai aiutato, Ymir?” ripeteva ora la regina, scuotendo il capo con disapprovazione “Io l’avrei fatto, Ymir, lo sai. Perché sei così egoista? Come posso fidarmi, se ti comporti così? Pensi solo a te stessa, gli altri non contano mai niente”
“Non è vero! Non è vero! Gli altri contano moltissimo per me, solo non sono brava ad esprimere i miei sentimenti!” Ymir spinse nuovamente gli stivali nei fianchi dell’equino, obbligandolo a muoversi in un passo lento, studiato, ripercorrendo la strada precedente “Gli altri contano moltissimo! Tu conti moltissimo per me!” mormorò, mentre nella sua mente l’immagine di Historia si dipanava, sfocandosi e mescolandosi con i grigi colori della realtà. Tornò a vedere il soldato che si agitava al suolo, puntellando le braccia a terra per riuscire a rialzarsi. La ragazza gli arrivò vicino, smontando dalla sella con un leggero balzello.
“Prendi il mio cavallo” disse solo, chinandosi accanto al soldato e passandogli un braccio sotto le ascelle. Bloccò gli stivali a terra, cercando di non scivolare, mentre distendeva le gambe per sollevare il peso del ferito. Lo sentì aggrapparsi ai suoi vestiti, come se fossero un’ancora di salvezza. “Grazie, grazie” andava ripetendo l’uomo, mentre lei lo aiutava a montare.
“Seh, seh…ora sbrigati, prima che cambi idea!” ringhiò quando lo vide impigliarsi con le braccia nelle redini “Fila via, capito? Il più lontano possibile” concluse, caricando il suo peso sulla sella ed assicurandogli l’unica gamba nella staffa destra.
“Come potrò ripagarti, benedetta ragazza?” singhiozzò il soldato, ormai saldamente seduto in sella “Qualunque cosa, qualunque…”
“Non c’è niente che voglio da te!” Ymir sbuffò indispettita, picchiettando nervosamente la suola a terra. Ecco fatto! Aveva appena perso il suo utilissimo destriero! Avrebbe dovuto proseguire le ricerche a piedi. Il suo corpo protestava già all’ idea di quell’impresa! Le gambe e la schiena le dolevano ancora e non si sentiva affatto pronta ad affrontare una lunga camminata alla ricerca di Historia. Inoltre, senza cavallo era molto più vulnerabile agli attacchi dei Titani. Si sforzò di non pensarci: doveva rimanere concentrata sulla sua missione; solo così avrebbe potuto superare la stanchezza e ritrovare la compagna. Anche se…”Forse c’è una cosa che voglio, ripensandoci!” esclamò, raccogliendo immediatamente l’attenzione del soldato “Hai visto una ragazza bionda? È bassa…così circa!” mimò l’altezza di Historia con una mano, prima di proseguire “Ha dei capelli color del grano e dei grandi occhi azzurri. È della Legione Esplorativa, come me!”
L’uomo parve riflettere qualche attimo, prima di annuire ed indicare un tratto di terreno poco distante. “Sì, ho visto una ragazza così!” il cuore di Ymir ebbe un sussulto, che lei si sforzò di tralasciare “Ma è morta, ormai. Un Titano le ha staccato la testa di netto. Mi dispiace”
La giovane annuì, serrando i pugni e sforzandosi di trattenere le lacrime: Historia…morta? No, non era possibile! Quell’uomo si sbagliava…si doveva sbagliare! La sua testa si rifiutava di abbracciare quell’ipotesi, per quanto probabile fosse. Se lo sentiva dentro le ossa: l’amica era da qualche parte, in quella maledetta pianura, ma viva! L’avrebbe ritrovata ad ogni costo! L’avrebbe salvata da quell’orribile battaglia e sarebbero tornate insieme in città ad aspettare l’arrivo degli altri compagni. Poi si sarebbero rintanati in qualche squallida taverna, tirando il mattino con storie inutili e boccali di birra. Sì, quello era il finale giusto.
Salutò il soldato con un cenno, prendendo a correre attraverso il vasto spiazzo; dal cielo iniziavano già a cadere grosse gocce di pioggia, come a preannunciare l’arrivo di un acquazzone estivo. Scansò un paio di Titani troppo intenti a divorare altrettanti soldati per badare a lei, scivolando sul manto erboso. Via via che proseguiva, sentiva i muscoli delle gambe e del tronco farsi sempre più pesanti, poco desiderosi di rispondere ulteriormente ai suoi capricci. Eppure doveva tenere duro, per Historia e tutti gli altri. Serrò i denti, affondandoli nel labbro inferiore e costringendosi ad avanzare. Oltrepassò un gruppo di Esploratori, intenti a trascinarsi via dal centro dello scontro e, ad un tratto, la vide: una testa bionda riversa a terra, staccata da un corpo femminile che giaceva a qualche passo.
“No! NO!” Ymir accelerò l’andatura, mantenendo a fatica l’equilibrio “Fa che non sia lei, ti prego! Non lei!” mormorò, barcollando ancora per alcuni metri, prima di gettarsi in ginocchio accanto al capo mozzato. Le sue mani tremanti si chiusero attorno alle tempie del cadavere, girando lentamente il volto in sua direzione. Un sibilo sollevato gli sfuggì dalle labbra, mentre un singhiozzo scappava al suo autocontrollo. La testa decapitata non apparteneva ad Historia! Le assomigliava, ma non era lei: i capelli biondi, incrostati di sangue e fango, incorniciavano un viso sottile ed allegro, dove spiccavano degli occhi color nocciola, contornati da una costellazione di piccoli nei.
“Grazie…gazie!” sussurrò, riappoggiando il capo mozzato accanto al rispettivo corpo. Agguantò un lembo del mantello del cadavere, ma non riuscì a sollevarlo per coprire quel macabro spettacolo che un alto grido arrivò a ferirle le orecchie.
“Historia!” urlò, scattando in piedi e dimenticandosi di tutto il resto. Il suo sguardo corse velocemente tutto attorno, cercando di individuare la fonte di quella richiesta d’aiuto e, dopo qualche attimo, la vide: ad una decina di metri di distanza, Historia giaceva stretta tra le grassocce dita di un Titano! Le spade si erano spezzate e la ragazza cercava disperatamente di liberarsi, tentando di ferire le braccia del gigante con quei semplici cocci.
“Non toccarla, bastardo!” Ymir non si rese nemmeno conto di ciò che stava facendo: si morse con forza il labbro inferiore, sino a farlo sanguinare. Immediatamente, un sapore metallico le riempì la bocca, scivolando rapidamente giù, lungo la gola, e scatenando la trasformazione. Chiuse gli occhi, lasciandosi avvolgere dall’improvviso calore del Titano che giaceva dentro di lei. Sapeva che forma avrebbe assunto: grottesca, animalesca, deforme. Non le importava! Il suo corpo scivolò lentamente dentro al nuovo guscio protettivo, una massa di carne e muscoli completamente diversa da quello che era: le spalle curve del Titano andarono a racchiuderla, fermandola all’altezza della collottola, mentre il nuovo corpo veniva modellato. Le braccia da gigante si allungarono, mentre i piedi nudi andavano a graffiare la superficie del terreno. Il volto adunco si aprì in labbra sottili, schiuse a mostrare la doppia fila di denti aguzzi. Con un urlo sordo, Ymir si gettò in avanti, lanciandosi verso il Titano che ancora tratteneva Historia.
 
Historia la vide arrivare e si riparò istintivamente il capo con le braccia. Ymir era giunta a salvarla, alla fine! La sua Ymir non l’aveva abbandonata, come aveva temuto all’inizio. Credeva che la trasformazione in titano l’avesse completamente assorbita, deviandola dalla sua promessa di proteggerla sempre. Invece lei era lì, fedele a quel giuramento che si erano scambiate.
“Ymir! Fai attenzione” gridò per farsi sentire sopra il baccano generale, ma l’amica non parve sentirla. Historia la vide scagliarsi contro il suo nemico, mulinando le mani artigliate. Con un colpo secco, Ymir tranciò entrambe le braccia al suo avversario, che ruggì per lo sgomento. Historia ruzzolò lungo le gambe del gigante, finendo con lo schiantarsi a terra. L’impatto le mozzò il fiato, costringendola a respirare affannosamente per lunghi attimi. Indietreggiò rapidamente, mettendo maggior distanza tra sé ed il Titano che l’aveva catturata: doveva correre via per lasciare spazio a Ymir. L’amica non poteva badare ancora a lei, no… doveva concentrarsi e combattere per poter sconfiggere quell’orribile gigante che l’aveva quasi divorata. Gettò una occhiata alle proprie spalle: il Titano di Ymir era ancora là, aggrappato al volto mostruoso dell’altro. Quest’ultimo, però, non sembrava cedere: i suoi denti massicci arrivavano a graffiare la pelle di Ymir, ferendola con forza e costringendola a divincolarsi per poter sfuggire alla loro stretta micidiale. Ymir, dal canto proprio, sembrava più impegnata a cavare gli occhi al suo avversario, riducendoli ad una poltiglia gelatinosa ed appiccicosa, che andava impastandosi sui suoi capelli e sulle sue mani.
Historia rimase in silenzio, le mani giunte, ad osservare quello spettacolo: Ymir era indiscutibilmente potente. Potente, coraggiosa..se non fosse stata tanto introversa e scontrosa, sarebbe stata amata e benvoluta da tutti. Ma lei era così: faceva la cosa giusta sempre all’ultimo minuto, come se il bene fosse una risorsa tanto preziosa da non poter essere sprecata prima..o come se temesse di dispensarlo. Soltanto lei la conosceva fino in fondo, però: i suoi punti di forza, le sue debolezze erano un segreto che Historia custodiva gelosamente. Ora, guardandola nella sua forma titana, non poteva fare a meno di ammirarla: tutta la determinazione di Ymir, la sua rabbia ed il suo controllo spietato si riversavano nei gesti di quell’orribile burattino di carne che si ritrovava a gestire.
Con uno schiocco secco, infine, Ymir ruppe il collo ad il suo avversario. La collottola del gigante venne tranciata di netto, mentre il capo rotolava per terra, appeso al resto del corpo per un sottile lembo di carne. Historia trattenne un grido a quella vista, sforzandosi di non fissare oltre la scena: il suo sguardo rimase puntato su Ymir che, con un gesto frettoloso, saltellò verso di lei.
“Ymir! Sei la migliore! ‘’ Esclamò, tendendo le mani per poter sfregare la pelle ruvida del suo braccio. Per un istante, Historia si beò di quel contatto, sorridendo al sentire le proprie dita correre per le scanalature impercettibili del cute del Titano. Fu, tuttavia, un attimo…un attimo di quiete e di assoluto silenzio, interrotto bruscamente da un sordo ruggire. Historia si ritrovò sbalzata all’indietro, coperta da un liquido rossastro e viscoso; lo sguardo tremante corse immediatamente verso Ymir e la bocca si schiuse in un muto urlo spaventato: due titani si erano avventati sulla sua amica e la stavano facendo a pezzi.
 
Ymir rotolò su un fianco, barcollando al sentire la spinta che l’aveva schiacciata a terra. I suoi occhi scuri incrociarono immediatamente il volto ghignante di due Titani…due Titani veri che l’avevano appena riconosciuta come nemico. La stavano divorando! Sentiva le loro bocche chine sul proprio corpo, intente a sbranare le sue carni. Sollevò le braccia, cercando di ripararsi e di scacciare quei due mostri, ma fu tutto inutile: ogni colpo che lei cercava di lanciare veniva prontamente bloccato dal corpo dei giganti, che la premevano contro il suolo. Non aveva abbastanza spazio per indietreggiare! Non riusciva nemmeno a spostarsi scivolando sulla schiena. Le gambe erano costretta a terra dalla mole dei due, che si erano praticamente accomodati sopra le sue ginocchia, mentre le braccia erano schiacciate contro ai loro toraci.. Ymir ringhiò, mostrando i denti aguzzi, prima di affondarli nella mano di un titano. Questi, però, non parve particolarmente impressionato. Con un morso secco le tranciò una spalla, prima di dilaniare la ferita, espandendola sino alla metà del petto. L’altro gigante fece lo stesso, eccitato dal sangue e dalla paura della sua vittima, che ora riempiva l’aria.
 
“Ymir, no! YMIR!” Historia gridava, ma le sue parole non potevano raggiungere l’amica, persa nella collottola del titano “Devo tirarla fuori, devo!” si disse la bionda, scattando in avanti e controllando le lame delle proprie spade. Le cambiò, sostituendo quelle spaccate con un paio nuovo. “No, no…Ymir ti prego!” singhiozzò, sganciando le cinghie della manovra tridimensionale, ancorando gli arpioni alle spalle di Ymir per raggiungerla più rapidamente. Non le importava degli altri due titani! Che provassero pure a divorarla, se ci tenevano…lei doveva tirare fuori Ymir da quel maledetto corpo, doveva salvarla! Si ancorò alla collottola, aggrappandosi ai capelli del fantoccio per poter mantenere l’equilibrio, sforzandosi di non cadere, malgrado i colpi che i due giganti andavano portando sul corpo dell’avversario, ormai quasi completamente dilaniato. Historia roteò le spade, andando a scavare un solco profondo all’altezza della nuca: allungò le mani, agguantando le spalle di Ymir e strattonandole con forza
“Andiamo! Andiamo!” ripeté disperatamente, tentando di strappare l’amica all’agglomerato di pelle e sangue che la circondava. Chiuse gli occhi, tirando con tutte le proprie forze. Ad un tratto, un secco schioccò la catapultò all’indietro, mandandola a ruzzolare sull’erba, il corpo della compagna ancora stretto tra le mani. Un liquido rossastro ed appiccicoso le bagnò l’addome e le gambe, mentre il suo sguardo sconcertato realizzava: uno dei giganti aveva staccato di netto la testa del Titano di Ymir,  nell’esatto momento in cui lei cercava di liberare l’amica dalle connessioni con il fantoccio. Il corpo di Ymir era finito in mezzo ai denti dell’avversario, tranciato di netto dalla vita in giù ed era stato sbalzato all’indietro, insieme alla regina.
Historia si accasciò accanto al busto dell’amica, mentre le lacrime gli inondavano gli occhi e rigavano il volto. Là dove un tempo c’erano le gambe di Ymir, ora non rimaneva che un moncherino sanguinante ed un tetro spazio vuoto. La ragazza si tolse la giacca, buttandola sul ventre della compagna: non voleva vedere quell’oscenità, ma soltanto colmare quel nulla tetro, come a nascondere la mancanza completa degli arti inferiori. Si chinò, poi, sul viso di Ymir: la giovane respirava ancora, a fatica, il sibilo dell’aria più simile ad un risucchio grottesco, contornato da rumori gorgoglianti. Historia prese quel volto tra le mani, stringendolo con  affetto.
“Mi dispiace! Ymir, mi dispiace…perdonami, ti prego!” pianse, mentre l’amica si sforzava di sorriderle indulgente e clemente, come se compiangesse quelle lacrime amare che andava versando.
 
Non piangere, Historia! Non farlo! Non serve a niente, rendi solo più difficili le cose.
Ecco le parole che Ymir avrebbe voluto dirle. Avrebbe voluto aggiungere che le voleva bene, che era la sua migliore amica; che quello non era altro che un assurdo incubo e quando si sarebbero svegliate, sarebbero corse a far colazione nella migliore pasticceria della città. Invece, dalle sue labbra non uscì alcuna sillaba. Provò a guarirsi, concentrandosi sul proprio bacino fratturato, sperando di riuscire a ricreare almeno parte degli arti mancanti; fu tutto inutile: le energie che le rimanevano erano insufficienti, troppo scarse perché potessero proseguire nel processo di rigenerazione. Dalla ferita si alzò soltanto un debole filo di fumo, che si spense immediatamente. Ymir abbandonò quell’idea, respirando a fatica, come se quel tentativo fosse al pari di un inutile e fastidioso compito. Riuscì solo a sollevare una mano, dopo uno sforzo che le parve immenso; delicatamente, le dita affusolate accarezzarono per un istante il volto pallido e sfinito di Historia, prima di ricadere inerti sul terreno umido. Ymir sorrise sentendo la pioggia bagnarle il volto, mescolandosi alle lacrime che andavano scivolando, incontrollate, oltre il bordo delle sue palpebre; chiuse gli occhi, godendo un’ultima volta della freschezza dell’acqua sulla pelle, prima di scivolare nell’oblio della  morte.
 
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Eren raddrizzò la schiena, rassettando velocemente le maniche della camicia ed i pantaloni, prima di riprendere in braccio il cestino di fiori. In fondo, non possedeva un vero e proprio legame con  Ymir. Aveva avuto modo di scambiarci qualche parola, soprattutto quando era stato catturato da Berthold e Reiner , ma nulla di più. Non era unito a lei da chissà quale profondo sentimento, ma quando aveva scoperto della sua morte gli era dispiaciuto parecchio. Historia gli aveva raccontato gli ultimi istanti della sua amica, di come l’avesse salvata da quell’orribile Titano, prima di morire.
Si rammaricava, ora, di non averla potuta conoscere meglio: ricordava Ymir come una ragazza introversa ed egoista, la tipica persona che mette sé stessa al centro della propria vita, lasciando che gli altri siano liberi di gravitarle attorno come piccoli pianeti o di prendere la loro via; tutto le sembrava assolutamente indifferente. A parte le sue battutine sarcastiche, non c’era niente che Eren ricordasse di lei con particolare affetto: l’ironia di Ymir lo disturbava la maggior parte delle volte, erano soltanto uno scudo; una sorta di invisibile barriera che la ragazza alzava per tenere gli altri lontani dalla sua vita o per comunicare con loro quando qualcosa non andava. Peccato l’avesse, ovviamente, capito troppo tardi…Non solo lui, però: l’unica che sembrava davvero comprendere Ymir era, naturalmente, Historia. Il legame che c’era tra quelle due era quasi impareggiabile: non era una semplice amicizia, come quella che univa lui ad Armin, ma c’era qualcosa di più. Qualcosa che non riusciva a comprendere o ad afferrare pienamente, qualcosa che aveva spinto la solitaria Ymir a sacrificarsi per l’amica, salvandola a costo della propria vita. Una cosa che nessuno, nemmeno lui, si sarebbe mai aspettato da una così.

Accantonò quei pensieri, riprendendo a camminare e lasciandosi la lapide bianca alle spalle. Proseguì sino alla fine del sentiero, svoltando poi a sinistra per incamminarsi a ridosso della terza fila del cimitero. Avanzò in silenzio, nuovamente contando i numeri dei tumuli che superava. Alla fine, si fermò a metà del vialetto, trovandosi a fissare due pietre chiare, di due tombe che giacevano l’una accanto all’altra, tanto strette da potersi quasi toccare. La prima era anonima: non recava alcun nome, ma soltanto il simbolo della Legione  Esplorativa. Sulla terra secca erano cresciuti dei fiori bianchi, simili a delle grosse campanelle, accompagnate da un centro di un vivido colore giallo. Lo stelo verde era coperto da sottili filamenti chiari, mentre alla base si apriva la pianticella vera e propria, accompagnata da spesse foglie rotondeggianti.
Eren riuscì a contare quattro fiori, compreso quello che timidamente andava allungandosi oltre il bordo, protendendosi come una mano a sfiorare il terreno brullo della tomba accanto. Spostò lo sguardo su quest’ultima, notando sulla lapide bianca il simbolo della Legione Esplorativa, sormontato da un nome quasi eroso dal tempo: Connie Springer.


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Angolino muffoso dell'autrice:

Buona sera! Se siete arrivati sin qui, vi porgo i miei complimenti più sentiti! Spero non vi siate annoiati troppo (o forse sì, ma nel caso...mi scuso con voi). Non ho molto da dire, in realtà: ho scelto di pubblicare i due capitoli insieme, nella speranza potessero piacere e per spronarmi a trovare un ritmo costante di stesura della storia. Essendo la mia seconda ff in assoluto, vi chiedo d'essere pazienti: sono decisamente nuova nel campo, ma dopo aver letto tante ff - in tanti ambiti diversi - alla fine mi è venuta voglia di scriverne una tutta mia, che spero di poter proseguire e pubblicare, se a voi piace; la ff si incentra sui diversi personaggi di SNK, manga che adoro, semplicemente. Personaggi che, ovviamente, andranno tutti incontro al loro destino - che a loro piaccia oppure no u.u L'idea base della ff è molto semplice e di nessuna pretesa: è frutto di una ipotesi, nata da una chiacchierata con un'amica...non è uno spoiler vero e proprio (anche se per sicurezza l'ho indicato nelle avvertenze), ma soltanto un "Pensa se finisse così..." Non so dirvi quanto i personaggi della ff ricalchino quelli della storia reale, poichè ho scritto tutto di getto. Ho cercato di immaginarli in quella specifica situazione, pensando a come ciascuno di loro potrebbe aver agito. Nel caso, la mia casellina di posta è libera per commenti e consigli. Grazie e lieta serata ^^
  
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