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Autore: Allyn    27/06/2014    8 recensioni
Capelli in fiamme e l'anima già bruciata. Gaara vive ai margini del mondo e di se stesso, perso nell'oblio di un dolore di cui non ricorda neanche il nome, destinato a bruciare prematuramente, a divenire cenere sul ciglio della strada. Naruto, apparentemente felice, sorriso allegro sul viso abbronzato, l'anima e il cuore a brandelli. Un "Put*an tour" finito male, un incontro inaspettato, un ladro dai mille problemi e i capelli in fiamme. Una confessione azzardata, un tentativo, disperato, di raggiungere insieme la felicità. Credo NaruGaaraNaru, accenni SasuNaruSasu
Avvertimento: Tematiche forti etc etc
***
Naruto non avrebbe voluto, tutto era iniziato come uno scherzo, "puttan tour" avevano urlato gli amici, Kiba, e poi quell'altro cretino con le sopracciglia folte.
"No"
"Andate voi"
"Mi rifiuto"
Ora era in quell'auto, con il finestrino abbassato, due ragazze da marciapiede e gli occhi verde banconota a fissarlo. divertite.
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sabaku no Gaara, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Gaara, Naruto/Sasuke, Sasuke/Sakura
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo 3

Insieme nella solitudine

Avvertimenti: come sempre, lettura non indicata a chi odia l’utilizzo di un linguaggio scurrile, tematiche forti, sesso, droga e rock and roll, no quello non c’è…

 

Non si era addormentato sul banco, si era limitato a fissare il testo del compito con sguardo vacuo e indifferente.

Un’ora e mezza dopo era passato dal piccolo negozio sotto casa, aveva comprato spaghetti di soia, brodo vegetale, qualche carota e del pesce surgelato.

Aveva salito le scale di corsa, si era fatto cadere le chiavi di mano un paio di volte prima di centrare la toppa.

“Sono a casa” Naruto si sentiva un po’ stupido ad annunciarlo così, dopo anni di solitudine avvertire qualcuno della sua presenza gli pareva strano.

Un mugolio giunse dal divano.

“Stai ancora dormendo?!” Esclamò gettando la busta della spesa e lo zaino sopra il piccolissimo tavolo della cucina.

“Tu, puttana irriconoscente, alzati!” Tirò via la coperta di pile dal ragazzo, che si rannicchiò in posizione fetale e grugnì qualcosa, probabilmente un insulto al quale seguì una risata.

“Come mi hai chiamato?” E scoppiò a ridere di nuovo. “Ah, fa male” Aggiunse Gaara.

 “E’ perché hai due costole rotte, imbecille. La testa?” Chiese Naruto con premura, guardandolo alzarsi dal divano.

“Beh, fa più male di quella volta in cui mi sono fatto di...”

“Non continuare...” Lo pregò il biondo, tornando ai pensili della cucina.

“Perché l’hai fatto? I tuoi non ti uccideranno?” Chiese Gaara raggiungendolo. Zoppicava.

“No, non credo”

“Non voglio rogne, se arrivano e sparano urla ovunque sono cazzi tuoi” Afferrò una carota dal tavolo e cominciò a giocarci.

“Naruto...” Lo chiamò.

Il biondo si voltò, brandiva una padella enorme nella mano destra e un mestolo nella sinistra.

Gaara aveva preso a leccare la carota in un modo che a Naruto parve...no, osceno non era la parola adatta, il rosso lo guardava dritto negli occhi, e nonostante volesse ostentare sicurezza, le sue iridi parevano velate di una tristezza vecchissima.

“O la rimetti sul tavolo o la peli, scegli” Disse Uzumaki, cercando di ignorare l’erezione compressa dai pantaloni della divisa scolastica.

“Oppure potremmo giocarci” Gaara si passò la carota vicino alle labbra dischiuse.

“Non devi sdebitarti in nessun modo, lo faccio con piacere” Rispose Naruto, voltandosi di nuovo, poggiando la padella sui fornelli e cominciando a pulire il resto delle verdure.

Gaara lasciò cadere la carota sul tavolo e filò in bagno sbuffando.

*°*°*°*°*

“Era una vita che non guardavo la Tv”  Sedeva sul tappeto, la tuta di Naruto gli stava decisamente troppo larga con quei polsi esili e le gambe magre.

“Dio, ma dove vivevi?” Chiese Naruto fissandogli le spalle ossute e la chioma in fiamme.

“Dove non vivevo, vorrai dire. Mica tutti hanno una vita facile come la tua, una bella casa, genitori, amici, scuola...ci si arrangia come si può” Gaara si portò alle labbra un biscotto.

“Sì, ci si arrangia come si può” Gli fece eco Naruto.

“Dai, cosa vuoi in cambio?” Questa volta gli occhi chiari del ragazzo parvero farsi di ghiaccio, era serio. “Mi hai praticamente salvato il culo da un massacro, quei tizi mi avrebbero pesato ancora, devi volere qualcosa in cambio, per forza!”

Naruto gli sorrise, incrociò le braccia e lo guardò quasi divertito. Cominciava a capire. Il mondo di Gaara si basava su dinamiche ben precise, sopravvivere, barattare, fuggire dai pericoli, sopportare il dolore e andare avanti.

“Quanti anni hai?” Chiese il biondo.

“Eh? Ma sei fuori? Che te ne frega...dai, mi spoglio” Diede le spalle alla Tv e si sfilò felpa e maglietta.

Era magrissimo, la pelle chiara screziata da ecchimosi, ferite, qualche vecchia cicatrice, eppure era armonioso, proporzionato.

Naruto deglutì a vuoto, poi ripeté la domanda: “Gaara, quanti anni hai?”

Gaara sbuffò un “abbastanza”, poi gattonò fino a ritrovarsi con il viso tra le gambe di Naruto, che sedeva immobile sul divano.

“Abbastanza sarebbe a dire?” Chiese ancora, cercando di indovinare nella sua testa: sedici, diciassette, diciotto...

“Abbastanza per fare questo”.

Gaara gli mise una mano sull’addome, scendendo con le dita ossute fino sotto l’elastico del pigiama, incontrando il vincolo dei boxer e massaggiando la sagoma di un’erezione dura, innegabile.

Sorrise vittorioso.

“Non negarlo, una parte di te chiede qualcosa in cambio del servizio offerto. Il ruolo del buon samaritano non ti si addice”

Naruto strinse i denti e cercò di allontanarlo, senza riuscirci, la volontà delle sue mani era debole, gli occhi e le dita di Gaara lo avevano stregato.

“Quanti anni hai?” Si forzò di chiedere ancora, come se quella domanda innocente potesse salvarlo dal movimento della mano dell’altro, dalla sua carne ora esposta all’aria tiepida della stanza.

“Tu, Naruto, quanti anni hai?” Chiese Gaara prima di leccarlo dalla punta fino alla base, baciando solo con le labbra la pelle tesa e calda.

“Diciotto”

“Allora avremmo potuto frequentare la stessa scuola, essere compagni, essere amici, se le nostre vite non fossero state tanto diverse” Sussurrò, prima di aprire la bocca e chiudere gli occhi.

Naruto non lo toccò mai, non gli infilò mai le dita tra le ciocche corte e scomposte, quasi potessero davvero bruciare come il colore lasciava intendere. Aveva paura, tremava dentro, godeva e si sentiva in colpa allo stesso tempo.

Non avrebbe voluto e avrebbe voluto, e sapeva dentro di sé che l’aveva desiderato fin dal momento in cui quelle labbra l’avevano proposto.

La prima volta che Sasuke glielo aveva preso in bocca si era sentito al settimo cielo, vincitore tra tutti i vincitori, per poi cadere sconfitto dal suo sguardo, dal suo deriderlo.

Adesso era diverso, Gaara muoveva la testa lentamente, scendeva e risaliva con le labbra seguendo un ritmo tutto suo, sballato, con le mani a sfiorargli ogni tanto l’interno delle cosce, ad afferrare, a carezzare, con una sorta di gratitudine, ripagava la gentilezza di Naruto nell’unico modo che conosceva, vendendosi.

“Smettila...” Balbettò Naruto, arpionando con le dita un cuscino.

“Gaara ti prego...smettila”

Il rosso si staccò da lui e lo guardò con aria interrogativa.

“Non ti piace?” Chiese.

“A te piace farlo?” Chiese di rimando Naruto, tra l’interdetto e l’arrabbiato.

Il rosso gli poggiò le mani sulle ginocchia, lo guardò, cercò qualcosa nel suo viso che Naruto non riuscì a capire, poi, prima di riabbassare la testa, sottovoce, disse: “Vieni quando vuoi”.

*°*°*°*°*

Naruto non riusciva a dormire, ogni volta che chiudeva gli occhi rivedeva le labbra sporche di Gaara, la sua lingua rossa uscire, sfiorare i denti e poi leccare.

Non sarebbe dovuta andare così, lui avrebbe dovuto aiutarlo, non usarlo.

Erano soli entrambi, dopotutto, anche se Gaara lo ignorava. Naruto avrebbe voluto curare ogni sua ferita, e tramite quella guarigione curare se stesso. Sì, forse lo stava usando, ma in un modo nobile, che avrebbe giovato ad entrambi, che avrebbe fatto sentire lui un po’ meno solo e un po’ meno sbagliato e che forse avrebbe salvato Gaara da quella strada che lo voleva con le ossa spezzate e l’anima venduta.

*°*°*°*°*

 

Gaara mi ha fatto quasi tenerezza in questo capitolo, il suo tentativo di sdebitarsi è paradossalmente innocente, per uno che conosce solo quella moneta di scambio…ahhh, scusate l’attimo di riflessione. Povero Naruto, sì, il buon samaritano corrotto…

Allora, questo da cui scrivo è un pc precario…a breve Allynchannel tornerà a trasmettere le regole…intanto ecco il terzo capitolo di questa fic, che beh, spero vi piaccia, anche se la tematica non è tra le più leggere. Come sempre vi mando un bacio <3

Spero di leggere i vostri commenti, o di raccogliere i pomodori che mi lancerete.

Gaara intraprendente eh? Sasuke non sarà da meno nel prossimo capitolo, con le dovute differenze caratteriali…

Povero Naruto, non dico altro.

Alla prossima! Vi aspetto

Ps: grazie a chi ha avuto la voglia di commentare e mettere questa storia tra le seguite/preferite/ricordate

Allyn

   
 
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