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Autore: Fradale91    01/07/2014    19 recensioni
“Mi stai dicendo che due mesi fa ti sei iscritto ad una chat per ragazzi omosessuali e che lì sopra hai conosciuto questo Harvey” - “Harry…” lo sentii puntualizzare a mezza bocca- “e che adesso lui ti ha chiesto di poterti vedere in webcam?”.
[...]
“Farai tu le videochiamate al posto mio.” mi spiegò risoluto, sicuro come non lo avevo mai visto essere su niente da quando lo conoscevo.
[Larry/Ziall, Catfish!AU.]
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note inziali: mi vergogno talmente tanto di tornare qui sopra dopo quasi sette mesi di assenza che non so neanche da dove cominciare queste note. Voglio solo dirvi un paio di cose perché chi mi segue su Twitter si è sorbito mesi e mesi di lamentele e tweet riguardanti questa storia e mi sembra giusto specificare qualcosa, anche perché è la prima OS (minilong, in realtà) che posto dopo un blocco durato secoli. E ho un’ansia incredibile.
“Looked” è quella fanfiction che per tutto questo tempo ho chiamato “catfish” (alcuni di voi si erano anche convinti che questo sarebbe stato il titolo). L’idea mi è nata a gennaio, in un periodo in cui MTV mandava ininterrottamente puntate del programma Catfish che, spero, voi conosciate. In realtà, non è indispensabile sapere di cosa tratta il programma televisivo, ma chi ha visto almeno una puntata potrà capire in che senso ha ispirato questa storia.
Non voglio dilungarmi troppo (anche perché le note iniziali non le legge mai nessuno) ma vi faccio il mio solito elenco puntato per riassumervi tutto quello che sento di dover specificare su “Looked”.
  1. In definitiva, nonostante gli intrecci assurdi, questa storia sarà, di fatto, una Larry con side-pairing (“side” mica tanto) Ziall.
  2. Il rating è arancione perché non ci saranno delle scene di sesso slash esplicite. La trama, come capirete, impedirà dei rapporti del tutto “fisici” tra i personaggi.
  3. I capitoli saranno tre.
  4. Il banner è opera di Maria Grazia che ha letto la storia in anteprima e che non finirò mai di ringraziare abbastanza per le bellezze che crea. In più, in un suo momento di noia (testuali parole), ha creato anche queste altre due meraviglie che vi linko qui, sui cuori.  ♥
  5. Il betaggio, invece, è opera di Pia che ha rigirato questo primo capitolo come un calzino per scovare virgole fuori posto e altre oscenità di questo genere. Grazie per la pazienza.
  6. Un grazie va anche a tutte quelle persone che mi hanno coccolata su Twitter, su whatsapp (la Zenzera, Medusa, Fede e Vita), e su Ask mentre io non facevo che lamentarmi per questa storia. Siete tenere, tutte quante.
  7. Infine, altro grazie esclusivo a Medusa che ha creato questa bellezza per farmi sentire coccolata.  



Buona lettura.







 

 





 
A Medusa, che nuota nei miei stessi abissi rischiarandoli con i suoi tentacoli.
Una storia pescegatto, “marina” come noi.
Buon compleanno, anche se in ritardo di quasi sette mesi.



 



Louis
 
Alla fine del suo racconto, Niall aveva le guance chiazzate di rosso: vermiglio e carminio insieme.
Ridacchiai per l’imbarazzo del mio coinquilino ma tossicchiai in un pugno per evitare che se ne accorgesse: prenderlo in giro dopo ciò che mi aveva appena confessato avrebbe fatto perdere punti alla nostra amicizia e alla nostra – fino a quel momento civile – convivenza.
Controllai un sorriso che, dispettoso, cercò di farsi spazio a tutti i costi sul mio viso e “Vediamo se ho capito bene.” esordii tentando di ricapitolare ciò di cui il mio amico mi aveva parlato fino a qualche secondo prima.
Lui annuì per farmi continuare abbassando lo sguardo sulle proprie mani: osservandolo attentamente riuscivo quasi a sentire la voce nella sua testa che, come un mantra, non faceva che ripetergli “smettila di arrossire, santo cielo!”.
Smisi di prestargli attenzione per lasciarlo da solo con la sua lotta interiore e mi alzai dalla poltrona del salotto iniziando a misurare la stanza con grandi falcate.
“Mi stai dicendo che due mesi fa ti sei iscritto ad una chat per ragazzi omosessuali e che lì sopra hai conosciuto questo Harvey” - “Harry…” lo sentii puntualizzare a mezza bocca- “e che adesso lui ti ha chiesto di poterti vedere in webcam?”.
Esposi il mio riassunto tutto d’un fiato e mi fermai di fronte alla grande libreria posizionata dalla parte opposta al divano su cui era seduto Niall.
Tornai a guardarlo per ottenere la conferma che il mio resoconto fosse esatto e lo vidi annuire senza ricambiare il mio sguardo.
Non seppi esattamente cosa lo stesse imbarazzando così tanto: non l’avrei certo giudicato per aver iniziato una relazione online con una persona di cui non conosceva praticamente nulla. La vita era la sua ed io al massimo gli avrei semplicemente consigliato di stare attento e di non fidarsi troppo.
“E’ con Harry” ripresi, ancora incerto sul nome, “che parli quando passi le ore a mandare messaggi con il cellulare?”.
Annuì di nuovo ma questa volta alzò gli occhi per fissarli nei miei, forse per scrutare davvero la mia reazione a tutto quello.
Scrollai le spalle, probabilmente deludendo le sue aspettative, e “Ok.” dissi soltanto, senza entusiasmo.
Si alzò anche lui dal divano per venirmi incontro.
“Non hai nient’altro da dire, Lou?” mi chiese con le guance leggermente più chiare di qualche secondo prima: stava vincendo la sua lotta interiore.
No, non avevo altro da dirgli. Non ero neanche sicuro di sapere quale fosse il reale motivo di quella conversazione.
Così, “Mmm…” feci finta di pensarci su, “mettiti una maglia carina per il vostro primo videoappuntamento.”.
Uno sbuffo fuoriuscì dalla sua bocca ma non ci feci molto caso, troppo occupato a recuperare la mia felpa dalla poltrona per tornare nella mia stanza e troncare lì il discorso.
Non mi fu concesso, ovviamente, perché Niall mi prese per un braccio e “Devi farlo tu al posto mio.” disse agitatissimo, quasi con gli occhi azzurrissimi fuori dalle orbite.
Mi ritrovai a scrutarlo confuso e a sbattere le palpebre più volte sperando che quel lieve spostamento d’aria mi mandasse ossigeno al cervello e mi permettesse di capire cosa il mio coinquilino stesse cercando di dirmi.
“Come dici?” gli chiesi infine, rinunciando all’idea di arrivarci da solo.
Lui prese fiato, ignorando totalmente quel senso di smarrimento che, ero sicuro, stesse caratterizzando i miei occhi in quel momento.
“Farai tu le videochiamate al posto mio.” mi spiegò risoluto, sicuro come non lo avevo mai visto essere su niente da quando lo conoscevo.
Lo fissai per qualche secondo di troppo prima di scoppiargli a ridere in faccia e avviarmi veramente nella mia stanza sperando che la mia improvvisa ilarità fosse una risposta abbastanza esaustiva per lui.
 
La speranza che quel discorso non riuscisse più fuori morì circa due giorni dopo quando Niall entrò in cucina senza – inizialmente - rivolgermi la parola.
Lo vidi aggirarsi nervoso, destreggiarsi tra il frigorifero e il piano cottura per poi aprire il forno e richiuderlo con la stessa espressione insofferente sul viso.
Mi gustai la scena comodamente seduto a tavolino e solo quando iniziai a temere di vedere del fumo uscire dalle sue orecchie mi arrischiai a chiedergli “Tutto ok, Nialler?” sperando che in risposta non decidesse di sfamarsi con me.
“Non sento Harry da ieri a pranzo.” mi informò invece con voce calma e flebile, nemmeno si vergognasse di dirlo con un tono più alto.
Mi presi qualche momento per fare mente locale e ricollegare il nome “Harry” a qualcuno che potessi conoscere e, solo quando mi tornò in mente la conversazione di qualche giorno prima, annuii e lo lasciai continuare.
“Si sarà stancato di me,” si lamentò raggiungendomi al tavolo, “sono già due volte che metto su scuse per non usare la webcam.”.
Lo fissai per qualche secondo cercando di capire cosa potesse trovare di così sbagliato nel suo aspetto tanto da aver paura di farsi vedere da qualcuno. Perché sì, sapevo che fosse la sua bassa autostima a frenarlo in tutta quella situazione. L’avevo capito nel momento esatto in cui aveva chiesto a me di farmi vedere al posto suo.
“Niall” lo richiamai allora, sedendomi più vicino a lui, “non dovresti farti tutti questi problemi.”
Tra di noi non era mai stato così e, in tutta onestà, non sapevo da dove iniziare quel discorso o come tirarlo su di morale. Tra i due era sempre stato lui quello con la battuta pronta, il più chiacchierone, quello capace di risolvere tutto con uno scherzo o una barzelletta detta per smorzare le tensioni.
A ruoli capovolti, probabilmente avrebbe trovato con facilità il modo di convincermi a mostrarmi per quello che ero senza farmi troppe paranoie.
Ma io non ero lui e lui non era me e in quel momento non mi venne in mente niente di utile per poterlo aiutare in qualche modo.
“Io l’ho visto, Lou.” mi rispose affranto, ignorando completamente il mio incoraggiamento e decidendo, invece, di mettermi al corrente di quel particolare “Lui non sa che faccia ho mentre io ho avuto la possibilità di vedere alcune sue foto.”.
Lo lasciai spiegare di come avesse sempre evitato di mettere sue immagini personali in quella chat preferendo, invece, foto di alcuni suoi artisti preferiti. Mi confessò che fu proprio per commentare un’immagine di John Mayer che Harry l’aveva contattato per la prima volta. 
Da lì si erano sentiti per poco più di due mesi, fino a quel momento.
Potevo capire perché a quell’Harry stessero iniziando a venire dei dubbi sulle buone intenzioni di Niall. Nessuno poteva biasimarlo se dopo tutto quel tempo stesse pretendendo di dare un volto al ragazzo con cui parlava ormai ventiquattro ore su ventiquattro da più di sessanta giorni.
Harry, a detta del mio coinquilino, era oggettivamente bello: moro, spettinato – “Ma un tempo era riccio, l’ha addirittura giurato!”- occhi grandi e chiari – “Il colore non so dirtelo: sembrerebbero verdi ma forse sono grigi.”- e gambe da far invidia ad una donna. Lasciai Niall libero di sfogarsi, tanto da arrivare a dirmi che su quelle gambe ci aveva già fantasticato in tutti i modi possibili e immaginabili.
“Ok ok” lo fermai, “credo di avere un quadro completo sia della situazione che di Harry, Niall.”.
Ridacchiò, finalmente un po’ più rilassato, ma vidi i suoi occhi rabbuiarsi subito dopo come se in un attimo fosse tornato con i piedi per terra e la consapevolezza di doversi mostrare a quel ragazzo avesse ripreso ad angosciarlo.
Allora lo anticipai, riprendendo a parlare di nuovo: “Ha parlato con te per più di due mesi.” gli feci notare, sfiorando il suo ginocchio con il mio, “Gli piaci già. Pensi che ti lascerebbe perdere se il tuo aspetto non dovesse soddisfarlo abbastanza?”.
Scrollò le spalle e “Non lo so. Due mesi non sono poi così tanti per conoscere una persona.” mi disse, sputando fuori quella verità come se nulla fosse.
I suoi timori, in fondo, non erano poi così scontati: sembrava tenerci davvero a quella storia e forse stavo sottovalutando le sue paure.
“E non credi che mentirgli possa deluderlo ancora di più?” mi ritrovai a chiedergli nuovamente.
Ma a quello non rispose.
Non seppi esattamente cosa della mia domanda lo fece scattare in piedi in modo quasi euforico. Ma lo fece e, parandomisi davanti, “Ti prego Lou, dimmi che hai ripensato alla mia richiesta e che ti farai vedere al posto mio. Se rifiuterà te non ci resterò tanto male.” snocciolò tutto d’un fiato.
Boccheggiai per qualche secondo prima di scrollarmelo da davanti e liquidarlo con un “Grazie tante!” parecchio sarcastico.
Poi tornai serio, “Comunque no, non ho ripensato ad un bel niente e sono ancora dell’idea che non dovresti mentirgli.” lo informai, scendendo a mia volta dal tavolo.
Mi seguì fino al frigo da dove tirai fuori una bottiglietta d’acqua: sapevo si sarebbe trasformato nel Niall petulante che tanto detestavo.
Gli avevo forse dato speranza di aver rivalutato la sua supplica di qualche giorno prima con quell’ultima mia domanda?
Mi prese per le spalle, scuotendomi e risvegliandomi dai miei pensieri, e poi mi disse ciò che da lì a qualche secondo mi avrebbe convinto ad accontentarlo.
“Lou,” iniziò serio, “ti assicuro che gli dirò tutto. Non dovrai farlo per molto tempo ma soltanto fino a quando non troverò la forza di fargli vedere chi sono. E lo so che hai tutti i motivi per pensare che questa cosa potrebbe richiedere secoli di tempo ma so che non è così, fidati.”.
E decisi di fidarmi.
Mi lasciai prendere dalla sincerità dei suoi occhi chiari nel pronunciare quelle poche frasi sconnesse e accettai di farmi vedere in webcam al posto suo.
Non saprei tuttora dire se con il tempo me ne pentii oppure no.
 
 
 
Niall
 
Sequestrai Louis per la restante parte del pomeriggio.
Lo convinsi a fare la prima videochiamata quella sera stessa e non solo perché ero impaziente di sentire la voce di Harry - anche se, di fatto, non avrebbe parlato con me – ma anche perché non vedevo l’ora di scrivergli, e quella di informarlo della chiamata sarebbe stata un’ottima scusa da sfruttare.
Dovevo mettere al corrente Louis di moltissime cose su Harry. L’idea di dover addirittura studiare per poter fare una chiamata non entusiasmava molto il mio coinquilino ma non potevamo rischiare di essere scoperti prima del tempo.
Avrebbe mantenuto la conversazione sul vago, senza scendere troppo sul personale e, dal momento che, per ovvie ragioni, io sarei stato nella stessa stanza con lui ad ascoltare, avremmo trovato il modo di comunicare nel caso in cui si fosse trovato in difficoltà.
Lo informai delle passioni di Harry: della musica che preferiva, della sua mania per le macchine d’epoca e per le bandane da incastrare tra i capelli, dei suoi tatuaggi più belli e di quelli che per lui non avevano più significato e che, pertanto, stava cercando di coprire con altri. Gli parlai di quasi tutto quello che ci eravamo confidati tenendo per me i momenti che continuavo a ricordare con più affetto, come la prima volta che Harry mi aveva detto di essersi addormentato pensando a me.
Mi venne da riderci su, riflettendoci: come poteva aver preso sonno grazie a me se non mi aveva mai neanche visto in faccia? Mi domandai in che modo avesse immaginato il mio viso.
Louis sbuffò un considerevole numero di volte quel pomeriggio e probabilmente si perse almeno la metà delle informazioni che gli diedi ma ero troppo euforico per potermi curare sul serio di lui e delle sue disattenzioni.
“Niall,” mi fermò dopo circa un’ora di chiacchiere incessanti su Harry, “non mi sottoporrà ad un test e non si porrà il problema di verificare che io sia a conoscenza di queste cose per il semplice fatto che sarà convinto di star parlando con te.”.
Alzai gli occhi al cielo, più per essere stato interrotto nel bel mezzo del mio sproloquio che per quella precisazione in sé.
“Lo so, Lou,” gli risposi seccato, “ti sto dicendo queste cose solo per non farti trovare impreparato nel caso in cui lui dovesse uscirsene con uno di questi argomenti di cui abbiamo già parlato in chat.”.
Si passò una mano sul viso e “Ok, sono abbastanza preparato.” mi liquidò prima di scomparire dalla mia vista.
Non lo fermai: era meglio non tirare troppo la corda con lui. La sua mente era in grado di cambiare idea da un momento all’altro se sottoposta a troppo stress, e non mi sembrò il caso di rischiare quella sera. 
Per di più, avevo un messaggio da scrivere ad Harry e restare solo non mi dispiaceva affatto.
La chat non la usavamo più da un po’ di tempo - più o meno da quando avevamo deciso di scambiarci i numeri di telefono - quindi optai per un semplice sms.
Non sapevo con esattezza cosa avrei dovuto dirgli e il fatto che non ci stessimo sentendo da più di dodici ore non stava aiutando per niente il mio stato d’ansia. Non sapevo se fosse seccato o arrabbiato con me per le scuse che avevo tentato di rifilargli ad ogni sua proposta di accendere la webcam, ma la certezza che ciò che stavo per dirgli avrebbe potuto sistemare le cose mi diede il coraggio necessario per prendere il cellulare in mano e digitare un semplice “Videochiamata stasera? .x” con la speranza che rispondesse presto.
In contrasto con i miei auspici e improvvisamente spaventato dall’idea di ricevere un rifiuto lanciai il cellulare sulla scrivania come se fosse, in un attimo, diventato bollente.
Iniziai a chiedermi in che modo avrei reagito se Harry mi avesse comunicato di aver cambiato idea. Cosa avrei fatto se mi avesse risposto di aver trovato qualcun altro con cui parlare perché troppo seccato dal mio continuo rimandare?
Non ero innamorato di lui, ovviamente, ma forse ci sarei rimasto male lo stesso.
Mi buttai sul letto della mia stanza, dove poco prima era seduto Louis, e schiacciai i palmi delle mani sugli occhi, neanche temessi che il cervello potesse uscire fuori dalle mie cavità per i troppi pensieri.
Mi riscossi solo quando sentii la vibrazione del telefono generare un suono quasi gracchiante con la superfice della scrivania.
Sbarrai le palpebre ma rimasi a fissare il soffitto per qualche secondo senza accennare minimamente a muovermi, l’euforia di qualche minuto prima totalmente scomparsa nel nulla. O nella paura.
Dopo diversi minuti mi costrinsi a fare un respiro profondo e ad alzarmi per raggiungere il tavolo a pochi metri da me. Le mani sudate per il nervosismo presero a tremarmi mentre afferravo il telefono per sbloccarlo e leggere il messaggio in arrivo.
Recitava soltanto “Va bene. .x” e prima di riuscire a tirare un sospiro di sollievo ne arrivò un altro. Stesso mittente, stessa punteggiatura quasi troppo corretta per un semplice sms: “Non vedo l’ora.”.
 
Mi precipitai fuori dalla stanza urlando il nome del mio coinquilino a gran voce, facendolo rimbombare nel corridoio tra le camere e la cucina.
Quando raggiunsi il salotto, però, l’eccitazione e il rossore sulle mie guance scomparvero all’istante.
Accanto al mio migliore amico c’era il suo migliore amico.
Alto, magro come nessun ragazzo sano dovrebbe essere, capelli scuri come la notte e con l’immancabile Malboro incastrata sull’orecchio destro.
Se avessi dovuto descrivere Zayn Malik con una sola parola, avrei scelto “irritante”.
 
 
 
Zayn
 
Lo zerbino fuori l’appartamento di Louis riportava la scritta “You again?”.
“L’ha sicuramente comprato lui.” mi ritrovavo a pensare ogni volta che, sorridendo, leggevo a mente quelle parole con lo stesso tono di voce con cui le avrebbe lette il mio migliore amico.
Ci strofinai sopra le suole delle mie Dr. Martens e bussai come mio solito, ignorando di proposito il campanello.
Una cosa che io e Louis avevamo in comune era l’odio nei confronti di tutto ciò che fosse particolarmente squillante, e il campanello di quella casa rientrava di certo tra quelle cose.
“Ah, sei tu.” constatò proprio lui quando aprì la porta quel tanto sufficiente a lanciare un’occhiata fuori.
“Lo zerbino è proprio suo. Appunto.” pensai ancora una volta per poi alzare il mento a mo’ di saluto ed entrare nel suo salotto senza neanche aspettare un invito.
“Come sono andate le lezioni del pomeriggio?” mi chiese, chiudendo la porta con un tonfo.
Scrollai le spalle e “Vorrei una birra.” risposi come se quelle parole fossero pertinenti alla sua domanda.
Mi tolsi la giacca poggiandola sul bracciolo del suo divano e guardandolo avviarsi verso il frigo della cucina, probabilmente per soddisfare la mia richiesta.
Quando tornò mi parve dieci volte più stanco di quanto mi fosse sembrato qualche secondo prima.
“Qualcosa non va, Tommo?” indagai allora, sfilandogli la mia birra dalle mani per poi prenderne un lungo sorso.
Si passò la mano sul viso, come per scacciare via una fatica incredibile, e “Niall mi ha costretto…” iniziò a raccontare per poi fermarsi quando le urla della persona appena nominata invasero la stanza con una violenza tale da farmi trasalire.
Quando il biondo arrivò in salotto il suo sguardo mi sembrò raggiante ma si rabbuiò in un attimo alla mia vista.
I suoi denti perfettamente allineati erano messi in mostra da un sorriso luminoso; le sue guance erano arrossate per l’eccitazione e, forse, anche per la corsa che aveva fatto per raggiungere Louis dalla sua camera. E i suoi pozzi azzurri, infine, erano quasi totalmente scomparsi dietro le lunghe ciglia chiare, apparendo come due piccole gocce di acqua oceanica, invisibili per un qualsiasi occhio distratto. Non certo per il mio.
Se avessi dovuto descrivere Niall Horan con una sola parola, avrei optato per il semplice, ma pur sempre efficace, “bellissimo”.
 
Mi mise a fuoco, non aspettandosi di trovarmi lì, e tornò serio come se il mio arrivo gli avesse in un attimo rovinato la giornata.
“Pensavo fossi solo.” disse glacialmente in direzione di Louis.
Distolsi lo sguardo prima di rimanere scottato dal suo e “Ciao, Niall.” lo salutai, non aspettandomi di ricevere risposta.
Cosa che, infatti, non accadde.
Forse, un giorno, qualcuno sarebbe stato in grado di spiegarmi il motivo del suo odio nei miei confronti.
A detta di Louis, però, quel motivo non l’avrei trovato mai perché del tutto inesistente.
 
“Niall vive di sensazioni.” mi aveva spiegato la volta che, trovando il coraggio chissà dove, gli avevo chiesto chiarimenti riguardo il comportamento del suo coinquilino, “Se gli resti antipatico è difficile che cambi idea su di te.”
Non mi ero più arrischiato a chiederli altro sulla faccenda. E tanto meno ero riuscito a confessargli il mio interesse per il biondo dal momento che, dalle sue parole, mi era parso chiaro che per me non ci sarebbe stata neanche una misera occasione di conquistarlo.
 
“E invece è arrivato Zayn.” gli rispose Louis con un sorriso. Apprezzai il suo tentativo di smorzare la tensione venutasi a creare ma Niall non sembrò intenzionato a mantenere le cose tranquille.
“E perché è qui?” continuò, come se io non fossi presente nella stanza.
Il mio migliore amico si girò verso di me, inclinò la testa da un lato e “Perché sei qui, Zay?” mi chiese con espressione sinceramente curiosa.
Scrollai le spalle e bevvi un po’ della mia birra. Non c’era un vero motivo per giustificare la mia presenza lì. La mia vita si divideva tra università, appartamento di Louis e casa mia. In tutta onestà, non avevo mai pensato di dover trovare ragioni per poter andare a trovare il mio migliore amico.
Niall borbottò un “Loquace.” del tutto sarcastico e, tornando ad ignorarmi, si stampò di nuovo il suo sorriso smagliante in faccia, come se la parentesi di qualche secondo prima non fosse mai avvenuta.
“Ho avvisato Harry.” riprese con quel tono di voce che gli sentivo usare solo con i suoi compagni di corso o con chiunque gli stesse simpatico. Quello stesso tono che, quindi, non aveva -e non avrebbe- mai usato con me.
“Ah sì?” replicò Louis scocciato. Solo in quel momento mi ricordai del fatto che stesse cercando di raccontarmi qualcosa prima dell’arrivo di Niall.
“Per stasera è tutto confermato. Ceniamo e lo chiamiamo.” andò avanti il biondo per poi ruotare su se stesso e lasciarci di nuovo soli.
Rimasi un attimo impietrito.
Poggiai la mia birra sul tavolinetto da caffè di fronte al divano e, con un filo di voce, chiesi “Harry?” pentendomene subito dopo. Non ero sicuro di voler sapere.
Louis fece qualche passo per raggiungere la sua poltrona e ci si buttò sopra a peso morto.
“Sì, Harry.” rispose enfatizzando quel nome con aria annoiata.
Si sistemò un cuscino sulla pancia e “È quello che stavo cercando di raccontarti prima che arrivasse quel rompipa-.” riprese.
Ma “Louis, parla.” lo interruppi in modo brusco, improvvisamente impaziente di capire chi fosse il ragazzo tanto fortunato da essere stato nominato dalla bocca rosea di Niall.
Patetico, ecco quello che ero.
Il mio migliore amico mi guardò stralunato per i miei modi rudi e mi spiegò tutto per filo e per segno, non prima di aver bofonchiato “Qualcuno ha le palle girate.” con voce neanche troppo bassa.
Alla fine del suo racconto le mie mani erano rosse per la tortura che si erano inflitte a vicenda.
Non dissi niente. Non potevo confessargli quanto mi stesse ferendo il fatto che si fosse prestato ad aiutare Niall ad approfondire la conoscenza di quel ragazzo. Anche perché, in tal caso, avrei dovuto spiegargli il motivo del mio risentimento. E non avevo alcuna intenzione di farlo.
Recuperai la mia giacca e, con occhi vacui, annunciai “Io vado.” dirigendomi verso l’uscita.
“È stato un piacere anche per me, Zay!” mi rispose sarcasticamente Louis prima di urlare un “Westside” come saluto definitivo.
Mi chiusi la sua porta alle spalle, la sigaretta già tra le labbra.
 
 
 
Louis
 
“Ho anche sistemato la tavola al posto tuo, Lou!” mi rinfacciò Niall vedendomi comodamente seduto in poltrona, esattamente come mi aveva trovato dopo l’uscita di scena di Zayn.
“E lo farai anche per le sere a venire, Nialler.” gli risposi con un sorrisino irriverente “È il minimo, considerando quello che sto per fare per te.”.
Non ebbe il coraggio di rispondermi a tono. Sbuffò soltanto e si sedette sul divano afferrando la bottiglia di birra poggiata sul tavolino da caffè, ne prese un sorso e restai lì a godermi la scena fin quando non lo vidi deglutire.
Sorrisi ancora, strafottente, per poi “Era la birra di Zayn, quella.” metterlo al corrente pronto a godermi la sua reazione.
Lo osservai farsi paonazzo, storcere la bocca e poggiare in malo modo la bottiglia sul tavolino.
“Grazie tante per avermi avvisato in tempo.”.
Risi, questa volta di cuore, e solo quando riuscii a tornare di nuovo calmo introdussi l’argomento.
“So già come risponderai,” iniziai incerto, “ma come mai ce l’hai tanto con il mio migliore amico?”.
Lui alzò gli occhi al cielo, infastidito.
“Sensazioni.” disse poi, esattamente come mi aspettavo.
Fortunatamente continuò a parlare prima ancora che potessi interromperlo con altre domande.
“Ha quell’aria di superiorità perennemente stampata in faccia, puzza come una ciminiera e porta l’erba in casa nostra.” elencò per poi chiedere, saccentemente, “Ti basta come spiegazione?”.
Non che fossi nella posizione di smentirlo, vista la veridicità di quelle affermazioni sul mio migliore amico, ma mi sembrò comunque giusto accertarmi “Sai che, nonostante tutto questo è una bravissima persona, vero?” cercando di sembrare serio.
Niall alzò le spalle e chiuse la conversazione sussurrando “Tanto che differenza fa se mi è simpatico o no?” e accasciandosi sul divano alle sue spalle.
Non gli dissi che avevo il sospetto che a Zayn potesse interessare la sua simpatia; non volevo rovinargli la serata e soprattutto non volevo parlare a sproposito: in fondo era solo una mia considerazione e c’era la possibilità che avessi frainteso le reazioni del mio migliore amico in circostanze riguardanti Niall. Come quella di qualche ora prima, quando, dopo avergli raccontato di Harry, si era alzato con sguardo triste senza neanche dire una parola sulla questione.
Lo conoscevo abbastanza da poter scommettere che se la situazione avesse riguardato qualcun altro, un commento sprezzante dei suoi l’avrebbe speso sicuramente.
 
A distogliermi dai miei pensieri fu la vibrazione del telefono di Niall.
Il biondo scattò in piedi come una molla e “Ci siamo.” annunciò euforico leggendo il messaggio, “Harry dice di essere pronto.”.
Da lui dovevano essere le undici visto che noi avevamo da poco finito di mangiare. Da quando ci eravamo trasferiti a Chicago avevamo preso l’abitudine di cenare presto come tutti gli americani; erano da poco passate le cinque. 
Si avvicinò alla poltrona e, tirandomi per le mie braccia, mi costrinse ad alzarmi e seguirlo nella sua camera dove il pc era già pronto sul letto.
L’ansia iniziò ad assalirmi proprio in quel momento. Non l’avrei mai ammesso ad alta voce, non dopo essermi atteggiato da indifferente per tutto il giorno.
Non conoscevo quell’Harry, non avevo mai avuto a che fare con lui e non ero io la persona che nel futuro avrebbe approfondito la sua conoscenza, eppure non potei non sentirmi un po’ protagonista in quella situazione.
Nonostante Niall mi avesse convinto a farmi vedere al posto suo per una questione di autostima e per il fatto che, se Harry avesse rifiutato me, non ci sarebbe stato molto male, non avevo avuto modo di chiedermi, fino a quel momento, in che modo avrei potuto reagire io ad un no.
Sarebbe stato comunque un rifiuto, anche se da uno sconosciuto?
Tentai di prendere dei respiri profondi mentre Niall avviava la richiesta di videochiamata da Skype e continuai a ripetermi che non mi sarebbe importato niente se il ragazzo che stava per apparire sullo schermo di fronte a me mi avesse riso in faccia chiudendo il collegamento.
Ebbi a malapena il tempo di vedere Niall scomparire dal mio fianco e iniziare a passeggiare nervosamente in quella parte della stanza invisibile alla telecamera, che un viso enorme prese spazio su tutto lo schermo del pc.
 
Dovetti sbattere le palpebre per una, due, forse anche dieci volte, la bocca improvvisamente secca e incapace di articolare anche le parole più stupide.
La prima cosa che pensai fu: “Ragazzi così non esistono realmente.”.
E, probabilmente, sarei rimasto di quell’idea per sempre se solo Harry, con voce un po’ metallica, non avesse dato inizio alla conversazione con un “Ciao.” tanto splendente da fargli nascere due profonde indentazioni sulle guance.
Tossii in un pugno.
“Ehi, ciao.” risposi come se lo conoscessi da una vita e quella non fosse affatto la nostra prima videochiamata. O meglio, la prima videochiamata sua e di Niall.
Sorrisi, anche se in ritardo. Probabilmente il mio coinquilino si era descritto come una persona solare e spigliata e dovevo dare l’impressione di essere tale.
Harry si sistemò la manica della t-shirt nera che stava indossando e per un attimo mi sembrò davvero in imbarazzo.
“E così tu sei Niall.” riprese, come realizzandolo in quel momento.
Mi irrigidii appena in un movimento che lui non avrebbe mai potuto scorgere attraverso un computer. Vidi il biondo seduto sul letto di fronte a me ma “dietro” ad Harry annuire con vigore, come a volermi ricordare la versione dei fatti.
Lo ignorai per non distogliere lo sguardo dalla webcam e “Già…” risposi vago, quasi spaventato dal fatto che una parola di troppo da parte mia avrebbe potuto insospettirlo.
Ci guardammo per qualche secondo senza dire niente.
Riuscivo a sentire l’insofferenza di Niall nonostante mi stessi imponendo di non guardarlo. Lui, al posto mio, avrebbe già intavolato una discussione su qualche artista o su qualsiasi altro argomento: era un genio in quanto a chiacchiere inutili.
Per un attimo mi pentii di non averlo ascoltato con attenzione quel pomeriggio. Forse non aveva tutti i torti: qualche dritta su possibili conversazioni da intavolare mi avrebbe potuto far comodo in quel momento.
“Pensavo avessi i capelli più chiari…” parlò di nuovo Harry, salvandomi dalla voglia di sotterrarmi per l’imbarazzo.
Come per riflesso mi passai una mano tra le ciocche più lunghe che mi ricadevano sulla fronte e “Forse sembrano più scuri con questa luce.” improvvisai non sapendo davvero cos’altro dire. Ogni minuto che passava mi pentivo sempre più di essermi messo in quella pessima situazione.
Niall alzò gli occhi al cielo e mosse le mani in modo frenetico per spronarmi a dire qualcosa, a non interrompere la conversazione un’altra volta.
Mi grattai il filo di barba che mi ricopriva le guance e “Spero che gli occhi siano abbastanza azzurri.” scherzai, cercando di risultare simpatico.
Purtroppo mi resi conto proprio in quel momento che parole del genere sarebbero parse divertenti solo se dette da tipi come Niall. Con il mio tono di voce sembrarono sfrontate, acide e accattivanti insieme.
Mi pentii all’istante di averle pronunciate.
Harry comunque ci rise su. Per un attimo pensai di essergli passato del tutto inosservato ma, dopo essersi ripreso, disse “Stai già cercando di flirtare con me, Niall?”.
La maniera in cui avvampai fu quasi indecente.
Il mio coinquilino si affondò le mani nei capelli e scosse la testa in modo sconsolato.
Non stava andando affatto bene e avevo la sensazione che la situazione sarebbe soltanto potuta peggiorare.
Aprii bocca per rispondere ma lui mi interruppe di nuovo, probabilmente cogliendo il mio imbarazzo, e mi tranquillizzò.
“Sto scherzando.” sussurrò. Forse in un attimo si era ribaltata la situazione, trasformando lui in quello che aveva osato troppo. Abbassò lo sguardo sulle sue mani e prese a torturarle.
Non seppi esattamente perché ma mi piacque quel suo cambio repentino di umore.
Ebbi la sensazione di avere di fronte una persona all’apparenza affascinante e senza scrupoli ma dentro dieci volte più insicura.
Mi schiarii la gola e accontentai Niall cercando di introdurre un argomento innocuo.
“Allora,” iniziai con un sorriso “come è andata la tua giornata?”.
E da lì fu tutto più semplice.
Mi parlò delle sue lezioni all’università, del suo ultimo appuntamento dal tatuatore e di Liam, il suo migliore amico.
Il mio coinquilino prendeva a dondolarsi sul letto con aria sognante ad ogni sua parola.
L’avrei trovato ridicolo se solo non avessi ritenuto piacevole anche io il suono della voce di Harry. Era calmo, misurato, basso e –per mia grande gioia- per niente squillante.
Ascoltarlo non richiedeva alcuno sforzo e per un attimo mi balenò nella mente l’idea che mi sarebbe piaciuto continuare a farlo per molto, molto tempo.
Il mio amico si batté una mano sulla fronte quando si rese conto di non avermi nominato per niente Liam. Ma fortunatamente non dovetti intervenire in nessun caso nel monologo di Harry. Parlò a ruota libera per quelli che mi parvero secoli e secondi insieme, finché non fu il mio turno.
“Tu invece? Hai qualche novità da raccontarmi?” mi chiese “In fondo è più di un giorno che non ci sentiamo.”. E rise.
Fu facile e quasi spontaneo, per un attimo, lasciare che l’istinto di raccontargli la mia giornata – e non quella di Niall – prendesse il sopravvento.
Ignorando per l’ennesima volta i suggerimenti del biondo presi a parlare inventando di sana pianta ogni cosa. Tanto, come aveva detto anche Harry, non si sentivano da più di un giorno e la possibilità di dire qualcosa incongruente con la versione di Niall era pressoché inesistente, visto che non c’era nessuna “versione di Niall”.
Parlai anche io del più e del meno, di una normale giornata passata in facoltà, nonostante il mio coinquilino fosse stato tutto il giorno in casa, e conclusi con una frase che, sapevo, mi avrebbe portato a discutere con il biondo.
“E alla fine è arrivato Zayn, l’amico del mio fantastico coinquilino Louis. Ti ho detto che ultimamente mi sembra persino più simpatico?”.
Niall diventò paonazzo di fronte a me e mi sembrò quasi buttare fuori fumo dalle narici per la rabbia.
Repressi un risolino: da lì in poi avrebbe dovuto mantenere quella versione dei fatti riguardo Zayn.
Harry annuì con un sorriso gentile stampato in faccia dandomi conferma del fatto che il mio coinquilino gli avesse parlato del mio migliore amico e del suo odio nei suoi confronti.  
“Sono contento.” disse infine. E lo fece con una tale delicatezza che mi diede la sensazione di essere un ragazzo totalmente incapace di provare antipatia o rancore verso qualcuno, come se fosse del tutto fiducioso nella bontà dell’essere umano.
Mi sentii quasi in colpa: avrei dovuto dirgli che al mondo c’erano anche persone disoneste? Io e Niall, per esempio, lo stavamo ingannando proprio in quel momento. Avrebbe mai provato rancore verso di noi una volta scoperta la verità?
Mi rabbuiai con quei pensieri e mi resi conto che non sarei stato in grado di portare avanti la videochiamata ancora per molto.
Come prima volta poteva bastare.
Lo salutai mettendo su la scusa di dover uscire per incontrare degli amici in un pub e guardai con la coda dell’occhio il biondo annuire, come per dirmi “Ok, per oggi può andare.”.
La frase con cui Harry decise di salutarmi, invece, fu “Quando vuoi, possiamo rifarlo.” con un tono che era un misto tra speranza e preghiera.
 
 
 
Harry
 
Interruppi la videochiamata a malincuore.
Parlare con Niall mi era piaciuto fin troppo e onestamente non riuscivo a pensare ad un motivo valido per cui avesse rimandato così a lungo la possibilità di vederci.
Lui mi era sembrato semplicemente straordinario. Quei capelli, molto più lunghi di quanto li avessi immaginati, ricadevano sulla sua fronte scomposti e nascondevano a tratti i suoi occhi chiari e leggermente gonfi.
La sua carnagione era più scura di come me l’aveva descritta la volta in cui mi aveva confessato di essere uno incline ad arrossire facilmente.
Nonostante ciò niente di lui aveva deluso le mie aspettative e non l’avrei scambiato con nessun altro ragazzo al mondo, neanche se me ne avessero dato la possibilità. 
Con che coraggio avrei potuto preferire una qualsiasi altra persona a lui dopo aver visto la stoffa di cui era fatto il suo sorriso?
Sentivo il bisogno di avviare una nuova chiamata ma l’idea che sarei potuto risultargli strano mi terrorizzò. Per di più mi aveva già detto di dover uscire.
Mi resi conto che parlare “faccia a faccia” con lui era stata una cosa totalmente diversa dal parlargli attraverso qualche sms. Mi era sembrato subito tutto più reale, come se il passo successivo sarebbe stato toccarlo. E magari, con un po’ di fortuna, sarebbe successo presto.
Come potevo già sentire la sua mancanza? Era totalmente assurdo.
Prima della videochiamata ero riuscito a stare un intero giorno senza contattarlo. Ma dopo averlo visto e dopo aver sentito la sua voce era cambiato tutto. Quella sera avrei potuto finalmente addormentarmi con il suo volto stampato nella mente.
All’improvviso mi ricordai di aver fotografato lo schermo del pc durante la chiamata per ricavarne uno stamp.
Lo recuperai con Paint sperando di aver colto un bel momento e, in un attimo, il volto di Niall mi apparve occupando l’intera pagina.
Non so, di preciso, quale divinità ringraziai per avermi permesso di cogliere un momento di totale fermezza: il suo volto immortalato era sorridente e per niente sgranato. Poteva sembrare una fotografia.
Tagliai via la parte comprendente anche il mio volto e la impostai come sfondo del desktop senza preoccuparmi di sembrare ridicolo perfino a me stesso.
Ogni volta che avrei acceso il pc mi sarei ritrovato a flirtare con l’alta possibilità di avere un attacco cardiaco ma la gioia di quella sera non poteva, per nessun motivo al mondo, essere smorzata da cattivi pensieri.
 
La serratura della porta scattò quando ancora ero seduto sul divano del salotto con il computer poggiato in grembo.
Il mio migliore amico fece il suo ingresso con due buste della spesa in mano che avevano l’aria di essere parecchio pesanti. O forse era la sua aria stanca da “post turno serale” a farle sembrare più difficili da trasportare.
Mi alzai a malincuore per andare ad aiutarlo e “Ho appena finito di parlare con Niall.” gli riferii eccitato. In fondo una gioia non è davvero una gioia se non condivisa con qualcuno d’importante.
Lui mi guardò per un breve secondo prima di “Mh mh,” mugolare, “e qual è la novità? Non fai altro, praticamente.”.
Poggiai la busta che avevo in mano sul tavolo della cucina, un piccolo angolo cottura che il proprietario del nostro appartamento ci aveva spacciato per “quinta stanza” insieme al salotto, le due camere da letto e l’unico bagno che eravamo costretti a condividere.
In ogni caso, io e Liam eravamo stati troppo eccitati dall’idea di trasferirci insieme a Londra – “prendere casa con il proprio migliore amico” e tutto il resto – per fare i problematici con il proprietario quando fu l’ora di firmare il contratto. La prima casa a basso prezzo ci era andata più che bene.
“Intendo dire che l’ho visto e che ho sentito la sua voce.” ribattei, stizzito, alla sua constatazione.
Il mio amico buttò quasi la sua busta a terra e, con occhi sbarrati, “Oddio, è qui?” disse passandosi le mani nei capelli.
Sbuffai, riconoscendo una delle sue perfette scene teatrali, una di quelle che metteva su ogni volta che gli parlavo di Niall.
“Tramite Skype, imbecille.” sussurrai in imbarazzo.
La sua espressione tornò in un attimo normale, esattamente come mi aspettavo.
“Ah ecco…” commentò, “quindi non l’hai né veramente visto né veramente sentito.”.
Il suo tono da saccente era una delle poche cose che detestavo di lui. Mi fece innervosire ma tentai di rimanere calmo per non rovinarmi la serata.
“So come la pensi sul conoscere gente in rete ma sarebbe carino se mostrassi un po’ di gioia per una cosa bella che mi è capitata.” risposi seccato “Per me è importante.”.
Lui prese un respiro profondo e si mise a sedere a tavolino, improvvisamente con un aspetto molto più stanco di qualche secondo prima.
“Non voglio darti l’impressione di non essere felice per te, Haz,” mi spiegò “ma non capisco perché tu ti stia fissando così tanto con questo ragazzo!”.
Aprii bocca per ribattere ma lui non me ne diede la possibilità.
“Potresti uscire e incontrare qualcuno qui. Siamo a Londra, cavolo! E tu… ti sei visto? Potresti avere chiunque.”.
Sapevo esattamente cosa stesse facendo ma adularmi per farsi perdonare non avrebbe funzionato: non quella sera, non quando tutto ciò che avevo sperato da parte sua era stato un semplice sorriso, anche finto, che però non era riuscito ad arrivare.
Scrollai le spalle fingendo indifferenza e “Non ho più fame.” dissi abbattuto mentre uscivo dalla cucina per restarmene un po’ da solo.
Passai in salotto per recuperare il pc, la foto di Niall a troneggiare sul mio sfondo, e mi chiusi in camera sbattendo la porta con un calcio.
La verità era che odiavo sentire quelle cose da Liam perché da una parte non potevo fare a meno di pensare che avesse ragione.
Dove mi avrebbe portato quel rapporto che stavo cercando di vivere a tutti i costi? E potevo davvero definirlo “rapporto”?
Quelle domande tornavano a martellarmi nella testa ogni volta che affrontavo il discorso con il mio migliore amico, ogni volte che lui tentava di riportarmi con i piedi per terra.
Non avevo mai avvertito in modo così pressante come in quel momento la paura che non sarei mai riuscito a toccare Niall
 
 
 
Liam
 
Sbuffai frustrato quando sentii la porta della camera di Harry sbattere con violenza.
Mi pentii di essere stato brusco e di avergli rovinato la serata, ma renderlo partecipe dei miei pensieri era stato più forte di me.
Ogni volta che mi parlava di Niall non potevo fare a meno di dargli il mio parere. Non avevo nulla contro quel ragazzo e non mettevo in dubbio il fatto che fosse una bravissima persona in grado di mettere di buon umore il mio migliore amico. Tuttavia non riuscivo a non pensare al fatto che tutto quello non li avrebbe portati da nessuna parte.
Erano mesi che si sentivano eppure ritenevo lontana, se non addirittura improbabile, la possibilità che sarebbero riusciti ad incontrarsi presto.
Harry ovviamente non la pensava come me: Niall stava frequentando l’università in America ma aveva origini irlandesi, e il mio migliore amico era convinto che prima o poi sarebbe tornato. E a quel punto vedersi non sarebbe stato così complicato.
Ma quando sarebbe successo? E, soprattutto, sarebbe davvero successo?
Non volevo che Harry si facesse false speranze e non volevo neanche che sprecasse l’opportunità di farsi una storia “vera” qui con persone in grado di farlo sorridere toccandolo, piuttosto che raccontandogli una barzelletta dall’altra parte di uno schermo.
Sapevo che mettere becco sulla sua vita privata fosse sbagliato ma era del mio migliore amico che si stava parlando, della persona che conoscevo di più al mondo e restarmene con le mani in mano non era un’opzione nemmeno da prendere in considerazione.
 
Decisi, in ogni caso, di ingoiare il rospo per quella sera.
Avevo già fatto un danno distruggendo l’umore di Harry e continuare a parlare di quella storia sarebbe stato controproducente.
Quindi, dopo aver mangiato da solo a quell’orario improponibile, mi stampai in viso l’espressione più dispiaciuta che potessi improvvisare e con un piatto di verdure troppo cotte e un hamburger freddo e secco mi diressi verso la sua camera. Sapevo che non aveva ancora mangiato: mi aspettava sempre quando avevo i turni serali al negozio in cui lavoravo.
Bussai un paio di volte prima di sentire un “Vattene.” brusco dall’altra parte.
Alzai gli occhi al cielo nel constatare quanto Harry fosse ancora un bambino in fatto di liti.
Aprii la porta, certo che non volesse davvero mandarmi via, e infatti quando entrai, non disse assolutamente niente.
Era allungato sul letto a pancia in su con il pc acceso ai suoi piedi ma totalmente abbandonato: come sfondo del desktop l’immagine di un ragazzo sorridente che non avevo mai visto prima.
Niall.
Presi un respiro profondo e con tono gentile pronunciai “E’ lui?” sicuro che avrebbe di certo capito a chi mi stessi riferendo.
Lanciò anche lui un’occhiata allo schermo ma non si bevve il mio tono interessato: sapeva che mi stavo sforzando solo per fargli un favore.
Mi tenne il broncio e borbottò un “Sì.” quasi privo di emozioni, tanto che per un attimo pensai non stesse parlando del suo Niall.
Non mi scomposi più di tanto, era quasi inevitabile che mantenesse quella faccia arrabbiata per un po’ di tempo. L’avevo previsto.
Pensai di buttarmi su un argomento del tutto diverso per smorzare un po’ la tensione.
“Ti ho portato la cena.” gli feci notare dal nulla.
Guardò il piatto che avevo appena poggiato sul suo comodino ma poi decise di tornare al soffitto come se niente fosse.
Forse quella sera avevo davvero esagerato.
Sbuffai: l’unica cosa che potevo fare era scusarmi, anche se nella mia testa sentivo di non aver fatto niente di male.
“Voleva essere un segno di pace.” spiegai “E vorrei che tu la mangiassi.”.
Rise.
“E’ avvelenata?” mi chiese “Visto che l’hai cucinata tu...”.
Sorrisi: fare dell’ironia era il primo segno che stesse cedendo.
Mi avvicinai al letto e mi allungai al suo fianco dandogli dei piccoli colpi con l’anca affinché mi facesse spazio sul materasso.
Mi assecondò e, quando mi sentii abbastanza comodo, allungai un braccio sulla sua pancia per abbracciarlo. Lo sentii rilassarsi sotto il mio tocco e capii che il peggio era passato.
“Parlami della videochiamata.” gli soffiai sul collo per poi poggiare il viso sulla sua spalla.
Per un attimo s’irrigidì di nuovo.
“Non devi chiedermelo per forza.” rispose con voce sottilissima.
“Se te l’ho chiesto è perché voglio davvero saperlo, Haz.” ribattei.
Ed era vero. Da un lato, anche se quella storia non mi convinceva totalmente, volevo comunque continuare ad essere il suo confidente; eravamo diventati l’uno la famiglia dell’altro da quando vivevamo soli e niente doveva mettersi tra noi.
Lui sospirò e prese a raccontare.
Lo lasciai spiegare di quanto fosse rimasto sorpreso dal sentir parlare Niall, come se fino a qualche ora prima avesse dubitato del fatto che anche lui potesse avere una voce. Mi spiegò che capiva perfettamente i miei dubbi riguardo quella storia ma che lui la percepiva comunque vera, esattamente come la nostra amicizia o come il rapporto stretto che aveva con sua madre e sua sorella.
Mi fece notare quanto, anche lui, non avesse ritenuto del tutto opportuna la relazione a distanza tra me e Danielle subito dopo il nostro trasferimento ma di come, allo stesso tempo, mi avesse appoggiato comunque fin dall’inizio sapendomi felice.
Si arrestò dopo un bel po’ e solo per controllare che non stessi dormendo.
Mi passò una mano sui capelli, “Mi piace davvero, Lee.” confessò in un mormorio.
Annuii contro la sua spalla, privo di forze per tentare qualsiasi altra cosa.
“Non so dove mi porterà tutto questo ma voglio scoprirlo.” aggiunse.
E tutto quello che mi sentii di dire prima di addormentarmi su di lui fu “Ti appoggerò finché non lo scoprirai, allora.”.
 
 
 
 
Zayn
 
“Sono passati dieci giorni e Niall non si decide a voler dire a Harry la verità.” si lamentò Louis al mio fianco.
L’aria del giardino del campus era troppo fredda per poter stare all’aperto ma non sarei stato in grado di seguire le lezioni del pomeriggio senza prima fumarmi una sigaretta.
Stavo giusto per ringraziare il mio migliore amico per avermi accompagnato nonostante non toccasse più la nicotina da un po’, quando lui introdusse quell’argomento.
Non volevo parlarne, non volevo sentire quanto Niall fosse preso da quel ragazzo, quanto, a detta di Louis, si eccitasse ogni volta che tramite chat fissavano l’orario di una nuova videochiamata.
E non volevo neanche sorbirmi il mio amico lamentarsene perché, in fondo, lui aveva accettato di partecipare a quell’inganno e stava assecondando Niall in tutto e per tutto.
Repressi il desiderio di urlargli in faccia che era anche colpa sua se da quando mi aveva parlato di quella storia facevo addirittura fatica a dormire la notte.
Ciò che avrei dovuto invece fare era semplicemente togliermi dalla testa il suo coinquilino e accettare l’idea che non avrebbe mai fatto parte della mia vita. O almeno, non nel modo in cui avrei voluto io.
Stavo per rispondere con uno dei miei mugolii, uno di quelli che utilizzavo quando volevo far credere al mio interlocutore di star seguendo il suo discorso o di non esserne particolarmente preso, ma Louis non me ne diede occasione perché pronunciò una frase che mi seccò letteralmente la gola.
“E la cosa peggiore, Zay,” disse quasi in un sussurro, come se non volesse farsi sentire, “è che a me sta bene così.”.
Si strinse nelle spalle quando mi voltai per guardarlo nella speranza di aver capito male. Mi sembrò molto più piccolo di quanto fosse in realtà: si stava vergognando di quella confessione.
Eppure non potei fare a meno di pensare che, vergogna o meno, si era dimostrato più coraggioso di me nel pronunciare quelle parole e nell’ammettere di provare piacere da una cosa oggettivamente sbagliata.
“Non credo di aver capito bene, Lou.” ammisi a mia volta, “In che senso ti sta bene così?”. Visto che non potevo più fingere di non provare interesse per quell’argomento, tanto valeva approfondire la questione.
Louis sbuffò frustrato, come se sapesse che rispondermi gli avrebbe procurato problemi e fatica.
Si sedette sulla panchina alle nostre spalle in attesa che lo raggiungessi.
Aspirai la Malboro e trattenni il fumo il più possibile fino a sentire i polmoni bruciare. Mi avvicinai a lui e mi posizionai al suo fianco.
“Ho capito sai?” mi disse, “So perché Niall non è riuscito a staccarsi dal suo cellulare per due mesi.”.
Rabbrividii al solo pensiero: quante volte l’avevo visto incollato al suo smartphone durante la pausa pranzo nel campus?       Quei sorrisi dolci rivolti allo schermo erano per Harry. Era per merito suo che le labbra del biondo s’incurvavano verso l’alto tanto da rendere i suoi occhi ancora più luminosi e accesi.
“Parlare con Harry,” mi confermò Louis, “è semplice, divertente… naturale.”.
Altra fitta allo stomaco, ma non intervenni. Aspirai di nuovo.
“Parla in modo talmente lento da essere quasi rilassante e il suo inglese è così perfetto che potrebbe essere usato per un doppiaggio.” continuò per poi aggiungere, senza neanche rifletterci, “Mi manca l’accento inglese.”.
Soffiai fuori il fumo in uno sbuffo.
“So che è sbagliato.” concluse, forse in attesa che dicessi qualcosa a riguardo anche io.
E non riuscii proprio a trattenermi dal dire “Sì, Lou, è del tutto sbagliato.” con più acidità di quanto avrei voluto.
Quanto poteva essere assurda quella situazione?
Il mio migliore amico si stava interessando al “ragazzo” di Niall per cui io, a mio volta, avevo una cotta.
Dovevo esserne contento? Per un secondo pensai che magari Louis avrebbe potuto allontanarli e questo, egoisticamente parlando, sarebbe stato un bene per me.
Scossi la testa, già pentito di aver anche solo formulato quel pensiero.
Mi alzai di scatto per tornare a lezione. Non avrei sopportato neanche per un minuto in più l’idea di portare avanti quella conversazione.
“Dovresti tirartene fuori prima di combinare qualche casino dei tuoi.” sputai ancora, pieno di veleno.
Ma quella volta lui reagì, improvvisamente spoglio della vergogna di qualche minuto prima.
“E tu, non dovresti accusarmi di niente, tanto meno di disonestà, dal momento che non riesci neanche ad essere sincero con me.” mi rispose con un tono ricco di insinuazioni, abbandonando la panchina per fronteggiarmi.
Ebbi, per un attimo, la sensazione che l’aria fredda di Chicago mi avesse congelato lì sul posto.
Era impossibile che avesse capito qualcosa riguardo ai miei sentimenti per Niall. Ero stato ben attento a non far trapelare nessuna emozione.
Eppure dovetti ricredermi. I migliori amici, forse, erano davvero quelli in grado di leggere tra le righe.
“Di che parli?” trovai il coraggio di chiedere, seppur con un filo di voce.
Lui sorrise, amaro, e “Della tua evidente cotta per il mio coinquilino, Zay.” disse naturale, come se avesse appena fatto una constatazione sul tempo o sull’ultima notizia di gossip.
Si allontanò lasciandomi lì con il cuore a mille e da lontano urlò “Quando sarai pronto a parlarne sai dove trovarmi.”.
Non risposi. Mi sentivo come schiacciato da un treno.
 
 
 
Niall
 
Mi sentivo benissimo.
Erano giorni che non riuscivo a smettere di sorridere. Sentivo gli zigomi del mio viso quasi doloranti, come se in ogni istante cercassero di rilassarsi ma la mia mente e il mio stato d’animo gli impedissero di farlo.
Raggiunsi Louis in cucina per poggiare il piatto della mia cena nel lavandino.
Quella sera lo vedevo pensieroso ma non mi sembrò il momento adatto per indagare, dato che da lì a qualche minuto Harry avrebbe avviato una videochiamata.
Piuttosto, mi sentivo assolutamente in vena di comunicargli un pensiero che avevo maturato nei giorni appena passati.
“Ehi Lou,” iniziai “stavo pensando una cosa.”.
Lui mi rivolse un’occhiata, giusto per farmi sapere che avevo la sua attenzione e per spronarmi ad andare avanti.
Tossii in un pugno prima di continuare.
“Ho pensato” ripresi “che oggi potrei farmi vedere in webcam.”.
S’irrigidì in maniera quasi spaventosa e mi affrettai a chiarire: “Non come Niall, ma come Louis.” spiegai cercando di non risultare contorto.
Si rilassò e mi guardò stranito, le sopracciglia quasi totalmente nascoste dietro la sua frangia troppo lunga.
Presi un respiro profondo cercando di reprimere la vergogna nel confessare.
“Mi sono reso conto che io continuo a non vedere mai Harry, visto che non mi mostro in webcam. E vorrei… dare un’occhiata anch’io, ecco.”.
Mi sentii subito meglio dopo aver esposto la mia idea. Tuttavia non potei fare a meno di risultare nervoso quando aggiunsi “Altrimenti che senso ha?” ridacchiando subito dopo.
Lui annuì, un movimento con la testa quasi impercettibile che non avrei colto se solo non avessi tenuto lo sguardo fisso su di lui per non perdermi neanche una minima reazione.
“Sì, forse hai ragione.” disse dopo averci riflettuto un po’, “puoi dire di essere me e farti vedere.”.
Non sembrava molto entusiasta all’idea e, onestamente, non riuscivo a capire perché. Era un mio diritto guardare Harry, no? Forse era solo infastidito dal fatto che stessi per “rubare” la sua identità, seppur con il suo permesso. Non si poteva parlare proprio di furto.
O forse, esattamente come avevo fatto anch’io, stava pensando che quella situazione si stesse spingendo troppo oltre ciò che avevamo programmato all’inizio.
“Sei sicuro che per te vada bene?” mi accertai ancora, più per risultare gentile che per mettere in discussione l’idea che avevo avuto.
Lui annuì di nuovo e “Certo.” sussurrò, abbozzando addirittura un sorriso.
Solo allora mi resi conto che quella sera avrei visto Harry e lui, anche se inconsapevolmente, avrebbe visto il mio vero volto.
 
La videochiamata andò avanti per una decina di minuti senza di me.  
Il mio coinquilino aveva imparato fin troppo bene a parlare a ruota libera del nulla o, quanto meno, ormai sembrava abbastanza a suo agio nel farlo.
Aveva parlato ad Harry della cena che avevamo appena consumato in salotto, dell’ultimo disco che avevo comprato un paio di giorni prima e del gatto del vicino che ancora faceva fatica a riconoscere il suo pianerottolo.
A quel punto trovò il modo di introdurmi nella conversazione per farmi finalmente passare dall’altro lato del pc.
“Ehi” disse tranquillamente guardando il riccio nello schermo, “c’è il mio coinquilino Louis qui… vuoi conoscerlo?”.
Dalle casse poggiate sul letto sentii dei rumori provenire dal computer: Harry doveva essersi sistemato meglio sulle lenzuola.
Certo!” bofonchiò subito dopo mettendosi in bocca quella che sembrava essere una patatina.
Arrossii senza neanche rendermene conto, come se tra qualche secondo lui avrebbe scoperto il nostro imbroglio. Però, non c’era da preoccuparsi: perché mai avrebbe dovuto capire tutto?
Mi alzai dal letto e lentamente mi avvicinai a Louis. Mi ritrovai Harry di fronte: bandana in testa, occhi tanto liquidi da sembrare ancora più chiari rispetto alle poche foto che avevo visto sul suo profilo e tatuaggi lasciati in vista da una maglietta dal collo troppo slargato.
Mi sentii la bocca impastata ed ebbi paura di non riuscire neanche a dire una parola.
“Ciao.” sussurrai infine, abbozzando un risolino.
Louis, al mio fianco, scosse la testa per il tono ridicolo con cui la mia voce aveva tirato fuori quel semplice saluto.
Ciao!” ricambiò lui con un sorriso tutto fossette.
Quante volte mi ero perso quell’espressione sul suo volto? Quante volte avrei potuto godere di quella vista che invece continuavo a regalare gratuitamente al mio amico?
L’imbarazzo si fece palese in un attimo ma poi fu di nuovo lui a parlare.
“Niall crea molti casini in casa?” scherzò spostando il suo sguardo su Louis. Non potei fare a meno di pensare che, se solo fossi stato più coraggioso, ora mi sarei ritrovato io a subire quell’occhiata piena d’affetto, come rivolta ad un bambino dispettoso.
Il mio coinquilino si esibì in un “Ehi!” sdegnato, ma solo per gioco, “Sono un perfetto uomo di casa.”.
Harry rise, dolcissimo, prima di annaspare “Non lo metto in dubbio!” e annuire per far contento Louis. Per far contento me.
Quella conversazione iniziò subito a sembrarmi strana. Decisi di averlo osservato abbastanza anche se non mi ero pronunciato quasi per niente: dovevo andare via da lì davanti il prima possibile.
Interruppi il loro battibecco e mi dileguai salutandoli entrambi.
“Io beh… vi lascio alle vostre cose, allora.” dissi con difficoltà scoccando un’occhiata di sottecchi al mio amico. Lui mi guardò a sua volta, come a chiedersi cosa stessi facendo e perché avessi cambiato improvvisamente idea sul voler vedere il riccio.
“E’ stato un piacere conoscerti Harry.” conclusi e mi avviai verso la porta per uscire dalla mia stessa stanza e lasciarli soli.
Feci a malapena in tempo a sentire Harry dire “Anche per me, Louis!” che un nodo mi si strinse intorno allo stomaco.
Era stato tutto decisamente troppo strano.
 
 
 
Louis
 
Niall tornò in stanza nel momento esatto in cui chiusi la chiamata con Harry. Mi invitò ad uscire dalla sua camera per lasciarlo riposare. Non era arrabbiato o altro: mi sembrò solo veramente molto stanco.
Avevo visto il suo entusiasmo smorzarsi dopo essersi fatto vedere in webcam: sul suo viso avevo notato come una sorta di cambiamento in quelle che pensavo fossero le sue aspettative riguardo l’idea che aveva avuto del mostrarsi in videochiamata.
Mi trascinai in salotto e mi buttai sulla mia poltrona dal rivestimento quasi totalmente strappato.
Se non fosse stato per il silenzio che mi avvolse subito dopo non avrei mai potuto sentire i colpi leggeri battuti sulla porta dell’ingresso.
In un qualsiasi altro momento avrei riconosciuto il tocco di Zayn ma, di fatto, sarebbe potuto essere chiunque.
Mi appellai a tutta la mia forza di volontà per rialzarmi dalla poltrona ma alla fine lo feci e mi diressi verso la porta.
Aprii il tanto che mi bastò per riconoscere il profilo del mio migliore amico: sembrava ancora più tenebroso del solito in quell’oscurità della sera.
Non mi ero sbagliato, quindi: era davvero lui.
Ne rimasi un po’ sorpreso. Non mi sarei mai aspettato di rivederlo dopo così poche ore dalla nostra discussione. Ammesso che quella avuta nel pomeriggio potesse essere definita tale.
Ma Zayn restava comunque una persona molto orgogliosa e bisognosa dei suoi tempi, quindi la cosa mi stupì lo stesso nonostante non avessimo esattamente litigato.
“Se non te ne parlo,” iniziò prima ancora che potessi accoglierlo in casa, “non dormirò neanche stanotte.”.
E solo allora, anche se il suo viso era rivolto verso la punta delle sue scarpe, mi resi conto delle occhiaie pronunciate sotto le sue lunghe ciglia.
Mi feci da parte per farlo entrare ma lui scosse la testa facendomi cenno di seguirlo fuori.
Non sapeva che Niall fosse chiuso in camera e, dal momento che mi avrebbe parlato di lui, farlo in casa non doveva essergli sembrata una buona idea.
Presi al volo una felpa appesa vicino l’ingresso e la infilai per uscire.
 
Iniziammo a camminare nei dintorni dello stabile in cui vivevo e mi pentii subito di non aver preso un indumento più pesante per coprirmi.
Lui restò in silenzio al mio fianco, l’unico rumore ad accompagnarci era costituito dalle boccate che aspirava da una delle sue fedelissime Malboro.
Allungai una mano nella sua direzione ma ci mise un po’ a capire che volevo fare un tiro anche io.
Mi guardò per qualche secondo come a chiedermi “Sei sicuro?” ma alla fine me la lasciò prendere.
Dopo attimi che mi parvero secoli si decise a parlare: gli avevo appena sottratto di mano la scusa che stava tenendo la sua bocca occupata.
“Sono uscito con Perrie qualche giorno fa.” mi comunicò tranquillo, come se fossimo lì per confessioni come quella e per farci le treccine a vicenda come due adolescenti.
Stava prendendo il discorso partendo da parecchio lontano ma lui sapeva che una delle qualità che più apprezzavo in lui era la sua schiettezza. Non gli avrei permesso di girarci intorno ancora a lungo.
“Pensavo che avremmo saltato la parte in cui mi confessi di essere gay e di non apprezzare più le ragazze come facevi una volta.” lo stuzzicai.
Lui, in ogni caso, non si scompose. Non prese quella frase come un commento acido o sprezzante: in fondo, detto da me sarebbe stato un controsenso.
S’infilò le mani nelle tasche scavando a fondo: pensai stesse cercando qualcosa da mostrarmi ma in realtà stava solo cercando di scaldarsi.
“Non sono gay, Lou.” sussurrò poi. Mi parve tranquillo e sincero mentre lo diceva e non avrei dubitato di quell’affermazione neanche se una macchina della verità l’avesse dichiarata falsa. In un attimo mi sentii confuso: forse avevo davvero frainteso i suoi comportamenti immaginandomi tutto.
Ma poi alzò lo sguardo su di me: mi fissò intensamente e non potei fare a meno di notare la confusione presente nell’oscurità delle sue iridi.
“Non mi piacciono i ragazzi.” ripeté serio “A me piace solo Niall.”.
 
La confessione non mi parve per niente assurda, fatta da lui.
Zayn aveva sempre avuto una concezione dell’amore come di una cosa assolutamente libera. L’avevo sempre saputo.
Eravamo cresciuti insieme e avevo intuito sin da quando eravamo bambini quale fosse la sua visione di quel sentimento tanto complicato.
Lo capii esattamente il giorno in cui, entrambi undicenni, mi disse “Ti amo un sacco, Lou.” abbracciandomi prima di dividersi da me per tornare a casa da scuola.
Beh, in realtà, non lo capii proprio in quel momento. Mi ci volle qualche ora di riflessione per rendermi conto che con quelle parole non aveva voluto dirmi di essersi “innamorato” di me ma soltanto di provare per me un affetto tale che non gli avrebbe mai permesso di lasciarmi.
Fu lui la prima persona a cui confessai la mia omosessualità. E lo feci perché sapevo che non mi avrebbe mai fatto sentire sbagliato o difettoso per le mie preferenze sessuali.
 
“Ho capito.” dissi dopo qualche minuto di silenzio.
Ero sincero.
E ne era consapevole anche lui perché annuì sorridendomi, come se si fosse appena tolto un enorme peso dal petto e fosse contento che io l’avessi presa così.
“Hai intenzione di fare qualcosa a riguardo?” chiesi.
Lui per un attimo sembrò non capire ma poi realizzò cosa gli avevo appena domandato.
Scosse la testa tanto energicamente che temetti potesse staccarglisi dal collo.
“No, io… no.” balbettò. Aveva l’espressione spaventata, come quella di un bambino che sta per assaggiare per la prima volta lo sciroppo e ne è terrorizzato.
“Non ho intenzione di fare niente, Lou.” riprese con un po’ più di convinzione “Lui mi odia e poi c’è Harry di mezzo adesso…”.
Nel sentire quel nome, m’irrigidii.
Mi tornò in mente il fatto che eravamo lì non solo per le sue confessioni ma anche per le mie.
Lui si accorse della mia reazione: non avrebbe mai potuto non farlo.
Sorrise e, bastardo com’era, non si lasciò sfuggire l’opportunità di cambiare discorso.
“A proposito di Harry…” iniziò. Ma io lo interruppi subito con un “Già…” dal sapore strano. Non sapevo neanche io come avrei affrontato quel discorso.
Zayn si sedette sul marciapiede sotto i nostri piedi e allungò la mano verso di me per riappropriarsi della sigaretta. Sembrò rinascere alla prima boccata.
“Ti piace.” asserì con convinzione.
Mi presi tempo per immagazzinare quell’informazione. Non avevo avuto il coraggio di ammetterlo neanche a me stesso e il mio migliore amico, invece, aveva sputato fuori quella frase come se niente fosse.
Ma sì, era arrivata l’ora di ammetterlo: Harry mi aveva colpito già dalla prima videochiamata, nel momento in cui avevo pensato che ragazzi così non potevano esistere davvero.
“L’ho capito dal modo in cui me ne hai parlato oggi.” continuò il moro “Avevi lo sguardo.”.
E rise.
Lo sguardo’ era quello che, a detta sua, usavo per fantasticare sui ragazzi per cui mi prendevo  una cotta.
Scossi la testa: rifiutavo l’idea di essermi già invaghito di Harry tanto da parlare di cotta.
Lo trovavo bello e una persona piacevole con cui parlare, niente di più, ma in ogni caso non lo contraddissi.
“Tanto devo togliermelo dalla testa.” dissi invece “Non posso fare questo a Niall e non ho nessun diritto di iniziare a provare qualcosa per lui.”.
Sperai che imponendomi di non provare niente sarei riuscito a farlo davvero.
Zayn mi guardò ancora e “Non sono cose che si possono controllare.” mi fece notare con tono quasi paterno “Pensi che se avessi avuto voce in capitolo avrei scelto di innamorarmi di un ragazzo che si ostina ad odiarmi senza un apparente motivo?”.
E a quell’”innamorarmi” arrossì violentemente. Si era lasciato andare anche troppo, conoscendolo.
Non glielo feci notare, però. Non aveva bisogno di qualcuno che lo facesse sentire ancora più vittima di quel sentimento schiacciante che stava provando.
“Giuro che riuscirò a rimanere distaccato.” ripetei solennemente.
Ma, di fatto, ero quasi certo che non ci sarei riuscito.

















Note finali: grazie a chiunque sia arrivato alla fine e alle persone che, nonostante io non mi spieghi il perché, hanno aspettato questo primo capitolo. Spero non vi abbia deluso troppo, i blocchi sono difficili da combattere. Abbiate pietà di me.
In ogni caso, vi lascio il mio Twitter e il mio Ask per qualsiasi domanda o anche solo per ricevere insulti random. Il secondo capitolo arriverà presto! Baciiiiiiiiii.

 
 






   
  
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