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Autore: Lice_n_Catz    01/07/2014    3 recensioni
OPA è una bella ragazza: bionda, occhi azzurri, pelle chiarissima, erre moscia. C'è solo un problema: è nata in Grecia, e non assomiglia per niente ai suoi genitori. Un giorno, OPA ottiene la possibilità di emigrare, andarsene in Inghilterra per studiare alla prestigiosa università di Kingston upon Hull. Giunta nel nuovo Paese, decide di affittare una casa con spese comuni, ma mai si sarebbe immaginata di ritrovarsi a vivere con il gruppo al completo degli One Direction, sotto copertura per un periodo di riposo dalle fatiche del tour! La vita con cinque ragazzi così belli e famosi potrebbe essere divertente... oppure no..
Genere: Demenziale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I. I Greci non son fatti per volare..


"E' proprio strana, quella ragazza."
"E' molto agitata, sì."
"Secondo me ha la coda di paglia."
"Non dire sciocchezze, Denise."
"Sì sì, secondo me nasconde qualcosa. Metti caso.. metti caso che.. oddio, oddio, Elissa, e se.. se fosse una kamikaze!?"
"Denise, calmati! E abbassa la voce, che ti sentono tutti. Vuoi che i passeggeri impazziscano per una sciocchezza? Calmati."
La donna rimproverata, una francese bassa e magra, col fazzoletto da hostess arrotolato con civetteria attorno al collo, lanciò l'ennesima occhiata sospettosa alla bionda ragazza seduta tra le ultime file dell'aereo, decollato da circa un'ora. Aveva qualcosa di strano, lo vedeva benissimo. Era nervosa. Ma non nervosa come accade a tutti, la prima volta di volare, nossignore! Si vedeva benissimo che dietro c'era qualcosa di molto più profondo e importante. Probabilmente.. una bomba. 
L'assistente di viaggio seduta sullo sgabellino al suo fianco, una greca dal generoso davanzale, mal contenuto nell'immacolata camicetta lavorativa, sospirò rumorosamente e scosse con decisione la testa.
"Denise, smettila. Quella ragazza è nervosa per una semplicissima ragione."
"Ovverosia!?"
"E' un'isolana. Non è mai salita su un aereo."
La francese si voltò verso di lei, stupita. Dopodiché riportò gli occhi sulla biondina, e sussurrò: "Isolana!? Greca? Semmai è una turista. Impossibile che sia greca."
"Ho letto il suo nome nella prenotazione, per curiosità, prima. E' greca esattamente come me. Probabilmente sua madre è inglese o olandese."
Denise non le distolse gli occhi di dosso, poco convinta. 
"Secondo me ha qualcosa che non va. Non è così semplice. Non può essere così semplice."
"Solo perché sei la solita complottara che grida al lupo! per niente. Vediamo subito se c'è qualcosa che non va."
E dicendo così, Elissa si alzò, iniziando a marciare verso la giovane, seguita dai sibili isterici di Denise, che continuava a dire: "Elissa, torna quiiii! Torna qui, immediiiiatamente!"
La donna la ignorò e si piantò al fianco della vittima dei loro pettegolezzi.
"Va tutto bene, cara? La vedo un po' pallida. Desidera un caffé, o un goccio d'acqua?"
OPA aveva i nervi a fior di pelle da quando l'aereo si era staccato da terra. Anzi, diciamo anche da quando avevo appoggiato il piede sul primo scalino per salire su quel dannato aggeggio volante nell'areoporto di Santorini, il più vicino della zona. Era la sua prima volta, e sapeva di farlo notare benissimo, dato che aveva piantato le unghie nei poggioli del suo sedile e manteneva sul suo bel viso un colorito tendente ormai al cianotico. Perciò fece un salto vero e proprio dallo spavento quando una delle hostess, quella maggiorata e abbronzata, le si avvicinò e addirittura le poggiò una mano sulla spalla. 
"Scusi.. scusi.. può ripetere?" chiese, balbettando, e sudando freddo. Evitava di guardare da qualunque finestrino, ma quei maledetti oblò sembravano aprirsi lungo tutto l'aereo. L'assistente di viaggio le fece un sorriso rassicurante, e disse: "Cara, ti ho chiesto se vuoi bere qualcosa. Mi sembri molto agitata."
"Lo sono." confermò OPA "Odio volare."
"Dovrai pazientare solo altre due ore, per arrivare all'Humberside Airport. Intanto ti consiglio di dormire."
"Non ci riesco.."
"Allora tieniti impegnata. Io ora ti porto qualcosa di caldo. Dimenticati di essere su un aereo."
OPA annuì, e la guardò allontanarsi ancheggiando sui tacchi. Si chiese come fosse possibile camminare su degli spilli così alti mentre si volava. Lei avrebbe voluto solo appiattirsi in un angolo e nascondere la testa tra le braccia, un po' come faceva Dadou quando a casa temporaleggiava. 
Casa.. oddio, le mancava da morire. Era lontana da Chora da meno di dodici ore e già ne sentiva la mancanza. Ovviamente non ancora di tutto il parentado - figurarsi, era talmente intossicata dalla sua famiglia che avrebbe potuto vivere lontana da lei per almeno un mese! - ma di mamma e papà di sicuro. Era la prima volta che si allontava tanto da loro in diciannove anni di vita. E non sarebbe stata una gitarella di una settimana, oh no. Sarebbe stata via almeno sei mesi, tutto il primo semestre di università.
Sì. Di università. Perché OPA era stata accettata, finalmente. E non in una comune università greca, ma all'estero, in Inghilterra! Certo, come aveva pronosticato non si trattava di Oxford.. e nemmeno Londra.. ma poco importava! Kingston upon Hull sarebbe andata benissimo comunque.
La lettera di conferma era giunta due giorni prima. Aaron Alexopoulos, il figlio più piccolo del postino, era stato spedito direttamente a casa Vasilakis con la busta ben chiusa in mano. Tutta la città sapeva di OPA, e tutti facevano il tifo per lei. Per questo Amaranthos Alexopoulos aveva mandato il suo ambasciatore più pié veloce.
"OPA! OPA! E' ARRIVATA, E' ARRIVATA!"
Lei stava ordinando la sala da pranzo dell'hotel con mamma, e aveva avuto un mezzo infarto quando il ragazzino si era gettato al suo interno sventolando la lettera, con un sorriso a quarantacinque denti. La mamma gli aveva regalato un paio di biscotti e poi, tutte eccitate, avevano chiamato anche papà, per leggerla assieme.
"Viene dall'Inghilterra! Viene dall'Inghilterra!" non riusciva a smettere di ripetere Delphina, fuori di sé dalla gioia "Da un posto che si chiama Kingston qualcosa! La mia bambina va in Europa!"
E OPA si era ritrovata orgogliosamente immatricolata.
Ovviamente la notizia si era diffusa alla velocità della luce tra tutti i parenti Vasilakis: quella stessa sera tutti quanti, anche gli zii abitanti sulla costa opposta di Anafi, ne erano al corrente. E in breve fu organizzata una festa per celebrare il grande evento, con tutta, tutta, tutta la famiglia, sempre nel tipico luogo di ritrovo vasilakisiano: l'hotel. Tanto che alla festa si ritrovò imbucata anche una fedelissima coppia di anziani turisti tedeschi, che avevano visto crescere la piccola biondina. Vennero trattati esattamente come se fossero parenti.  
OPA sorrise senza volerlo al ricordo dei tre brindisi - perché i Greci non si accontentano di uno solo - indetti a suo nome, nel vero senso della parola.
"Per OPA!" aveva urlato zio Kleophas, alzando il bicchierino colmo di ouzo, il tipico liquore greco ad altissima gradazione alcolica. Tutti avevano risposto: "OPA!" ed erano scoppiati a ridere, per il gioco di parole. Un OPA! per OPA!, sì sì. Anche la ragazza si era divertita, nonostante si sentisse addosso almeno cinquanta persone, tutte pronte ad afferrarla per le braccia per abbracciarla, baciarla, farle gli auguri, ricordarle di pregare i santi ogni sera e raccomandarla al Signore Onnipotente.
Il top era stata, come al solito, bisnonna Xanthippe. Le aveva ordinato di sedersi di fianco a lei, le aveva ghermito una mano e lasciato scivolare al suo polso un braccialettino blu di pietruzze tonde tonde. Dopodiché le aveva agguantato la testa per darle un bacio in fronte.
"Stai bene attenta, Melitta. Porta onore alla tua famiglia. Nessuno ti attaccherà il matiasma con questo bracciale. L'ho fatto benedire dal Pastore in persona."
Il matiasma era il malocchio. Bisnonna Xanthippe era un'esperta nell'evitarlo. 
"Grazie, ya-ya." aveva risposto OPA, cercando di guardarla nonostante le tenesse saldamente la testa. La donnetta le aveva alzato il viso e aveva sputato tre volte su di lei in maniera simbolica, dicendo ftu ftu ftu. OPA non si era stupita più di tanto: anche quello era un modo per augurare buona fortuna. Decisamente strano per un turista, ma aveva vissuto abbastanza in quella famiglia per non sorprendersi più di nulla. Aveva pensato che la bisnonna avesse finito, ma si sbagliava: venne infatti afferrata per un braccio e in un sussurro, la vecchia disse al suo orecchio: "E ricordati: hai gli occhi azzurri. Puoi lanciarlo tu il malocchio, se necessario."
"Ma, ya-ya!"
Bisnonna Xanthippe si era stretta nelle sue ossute spalle scure. "Non si sa mai. Sii sempre pronta. Bisogna anticipare le mosse dei nemici. Anche ai miei tempi, per accaparrarsi i ragazzi più belli del paese, bisognava fare il malocchio alle avversarie prima che quelle lo facessero a te. Non sai che magie ho dovuto fare per avere il tuo bisnonno, Zosimos come tuo padre, pace all'anima sua!"
"Va bene, ya-ya, lo terrò a mente."
"Brava, brava ragazza. E ricordati di star attenta a quei barbari. Quando noi.."
"Quando noi insegnavamo Filosofia nell'Accademia, loro stavano ancora a spulciarsi. Lo so."
Xanthippe aveva sorriso con la sua bocca sdentata e aveva detto: "Non sembri una Greca fuori, ma dentro lo sei di certo."
E questo era il più bel ricordo della sua grande festa di addio.
"Ecco qui, cara."
OPA si voltò giusto in tempo per vedere l'hostess di poco prima tornare da lei con un'elegante mug bianca. Gliela porse.
"Grazie, è stata davvero molto gentile." disse, notando che era cioccolata. La donna sorrise.
"Mi sembri molto più calma di prima." 
"Lo sono. Ho seguito il suo consiglio: ho pensato un po' ad altro."
"Brava. Quanti anni hai?"
"Diciannove. Sto andando in Inghilterra per studiare."
"Oh, che bello. Hai dei parenti che ti ospiteranno?"
OPA scosse la testa, tutta la sua massa di lisci capelli biondi ondeggiò con lei.
"No. Ma mio padre ha delle conoscenze. Ho l'indirizzo di una casa in affitto. Sa.. una di quelle per universitari, con le spese in comune con altri studenti. Diciamo che vivrò da coinquilina."
"E sai già parlar bene l'Inglese?"
"Abbastanza. I miei gestiscono un hotel."
L'hostess sorrise. OPA pensò che fosse giusto un poco più giovane di sua madre. Le assomigliava anche. Come tutti i Greci per eccellenza era infatti piccola, scura e abbronzata. La salutò con garbo quando se ne tornò al suo sgabello, vicino all'altra assistente di viaggio, bionda e nervosa, e si mise a sorseggiare la propria cioccolata, dimentica dell'aereo.
"Cosa ti avevo detto, Denise?"
"A me sembra comunque strana. E' più bionda di me, e sembra anche naturale. Solo che lei è Greca. E non dovrebbe essere bionda."
"Stereotipi, stereotipi da tutte le parti. Ma ti senti? Esistono Greci biondi."
"Sì, ma io di Greci con l'erre moscia, non ne avevo mai sentiti."
"Per questo fai l'hostess. Non si finisce mai di conoscere il Mondo."
"Già. Ma che Mondo strano." 
Elissa smise di ascoltare i borbottii della sua collega e lanciò uno sguardo al finestrino più vicino. Il continente era ormai sotto di loro. Gettò quindi un'occhiata alla ragazza bionda intenta a bere e pensò: Benvenuta in Europa.
     

 

 

Angolo Autrici  

Eccoci finalmente al primo vero capitolo delle avventure di OPA! Non vi anticipiamo nulla - bisogna saper pazientare un poco, no? - ma vi vogliamo comunque dire che dal prossimo episodio la nostra protagonista comincerà ad avere a che fare con certe persone.. che sicuramente voi conoscete. Vi promettiamo che sarà divertente. Detto questo, un avviso personale dalla nostra Catz: presto saranno aggiunte delle illustrazioni alla storia! Buona lettura, Ellenici!

Ecco la prima: Image and video hosting by TinyPic Lice&Catz

 
   
 
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