CHIMEI
- TEKINA JOKYAKU
(PASSEGGERO
FATALE)
Con la coda
dell’occhio guardò l’orario riportato
sull’orologio digitale del cruscotto del
taxi: mezzanotte e tre quarti.
A
quell’ora
gli unici passeggeri che poteva incontrare erano ragazzi ubriachi
incapaci di
tornare a casa con mezzi propri (causa la sbronza presa in qualche
locale), e
uomini d’affari in compagnia di qualche escort.
Storse
le
labbra a quel pensiero: non sapeva se preferire il vomito di un ubriaco
su
tappetini e sedili
o lo schioccare di
lingue del riccone e della prostituta che amoreggiavano alle sue
spalle.
Era
un
lavoro del cavolo, ma gli serviva per sopravvivere.
A
volte
poteva essere piacevole, se aveva la fortuna di incontrare un
personaggio
simpatico o interessante, ma il più delle volte era un vero
schifo.
Meno
male
che presto non avrebbe più dovuto appoggiare il suo sedere
su quel vecchio
sedile.
Già,
perché
la competizione che aveva vinto il mese scorso gli aveva concesso
l’opportunità
di diventare maestro di kendo in una delle più prestigiose
scuole di tutto il
Giappone.
Un
sogno che
diventava realtà.
Amava
il
kendo da quando era un bambino, e i soldi che era riuscito a racimolare
con
quel lavoro di tassista gli avevano permesso di pagarsi corsi e
allenamenti
costanti.
Sospirò,
immettendosi in una stradina che percorreva spesso nei suoi viaggi
notturni,
dal momento che poco lontano si trovava un night club, il che voleva
dire
clienti sicuri.
Non
era il
massimo all’apparenza.
Più
stretta
delle altre, buia per la mancanza di un’adeguata
illuminazione, spoglia e senza
attrattive di nessun genere.
Più
che una
strada che portava a un night club sembrava uno di quei vicoli tipici
dei film
dell’orrore.
Ma
lui non
era il tipo che si lasciava impressionare per così poco,
sapeva mantenere il sangue
freddo in ogni situazione.
Immerso
nei
suoi pensieri, non si era accorto che i fari del taxi avevano
illuminato una
figura sul marciapiede a lato della strada.
Una
donna,
per la precisione.
Capelli
rossi, carnagione lattea e un’espressione seria sul volto.
Avvolta
in
un lungo cappotto nero, camminava tenendo le mani nelle tasche.
Non
aveva di
certo l’aspetto di una delle donne che si esibivano al night
club, quelle i
cappotti non sapevano nemmeno cosa fossero: per questo si
stupì di vederla in
quella strada deserta, frequentata solo da donne di quel genere.
Quando
fu a
pochi metri da lei, la vide estrarre dalla tasca una mano, facendogli
segno di
fermarsi.
Sarebbe
stata lei la prima cliente della sua lunga nottata.
Accostò,
fermando il taxi e attendendo che la donna salisse.
Sentì
la
porta posteriore aprirsi, per poi richiudersi subito dopo.
Aggiustò
lo
specchietto retrovisore, per osservare meglio la donna.
Solo
allora
si accorse che doveva avere all’incirca la sua
età, perciò era parecchio
giovane.
E
soprattutto,
era bellissima.
Il
genere di
incontri che vorresti fare sempre in un mestiere così!
Peccato
per
la sua espressione che restava impassibile e seria come quelle che si
vedono ai
funerali.
-
Dove desidera andare?- le chiese,
come
imposto dal suo lavoro.
-
Via Sonzai Sezu per favore- rispose
la
ragazza, che aveva un timbro squillante ma fermo al tempo stesso.
-
Sonzai Sezu?- ripeté lui,
per accertarsi
di aver ben compreso.
Va
bene che
non era un genio in fatto di orientamento, e che più di una
volta si era visto
costretto a chiedere agli stessi passeggeri che trasportava indicazioni
sul
luogo di destinazione, ma quello davvero non lo aveva mai sentito.
L’azienda
di
trasporti gli aveva persino fatto dono di un navigatore di ultima
generazione,
per evitare le lamentele dei clienti sull’incompetenza degli
autisti.
Anche
quella
volta, si sarebbe fatto aiutare da quel benevolo computer.
-
Sì- confermò
la ragazza.
Un
tipo di
poche parole.
Sentiva
già
che si sarebbe annoiato.
-
D’accordo, andiamo subito-
impostò il
navigatore su quella località.
Ci
provò,
per lo meno.
Ma
quel
dannato aggeggio sembrava non voler funzionare.
Digitò
la
località per ben sette volte, e per sette volte la scritta
sullo schermo fu
sempre la stessa: “LOCALITÀ
NON TROVATA”.
Ci
mancava
solo questa!
E
adesso?!
-
Allora? Parte o no?- lo
incitò la rossa.
-
Mi scusi…è che questo
affare non vuol
saperne di funzionare stasera!- se lo rigirò fra
le mani per capire il
problema.
-
Non importa, le do io le indicazioni se non
sa la strada- si offrì.
-
Dice sul serio? Non le dispiace?- si
stupì.
-
No, basta che metta in moto questo
taxi…-
Carina
era
carina, ma quel modo di fare un po’ arrogante non gli piaceva
per niente.
Se
il
navigatore non funzionava e lei voleva andare nell’unico
luogo del Giappone che
nessun giapponese oltre a lei conosceva, non era colpa sua!
Un
po’
seccato per quelle parole, diede gas al taxi, uscendo dalla stradina.
-
Adesso vada sempre dritto fino al secondo
incrocio, poi svolti a destra e poi ancora alla prima a sinistra-
spiegò la
giovane.
Ascoltò
attentamente le indicazioni, sperando di non commettere sbagli.
Certo
che
poteva anche segnalargli le svolte una ad una, in modo da creargli meno
confusione in testa!
Sperava
in
un incontro piacevole con una bella ragazza e si era ritrovato a farsi
guidare
come un idiota da una snob.
Quanto
desiderava iniziare quel lavoro alla palestra di kendo…
-
Ora vada dritto fino al semaforo e poi
svolti a destra, poi ancora a destra e poi la terza a sinistra-
Eseguì
tutte
le indicazioni attentamente, nonostante diventassero sempre
più difficili e
necessitasse di farsele ripetere un paio di volte prima di comprenderle
a
pieno.
Iniziava
a
stufarsi.
Ma
dove
diavolo stava andando quella tizia?!
Abitava
forse in Cina?!
Proseguì
così,
per mezz’ora circa.
Dopo
40
minuti di viaggio, l’esasperazione si tramutò in
preoccupazione.
Si
erano
allontanati di parecchio dal centro di Tokyo, anzi, ne erano
completamente
fuori.
Mai
in tutto
il tempo che aveva lavorato come tassista gli era capitato di fare un
viaggio
del genere.
Se
doveva
andare così lontano perché non aveva preso il
treno o un bus?
-
Svolti a sinistra alla prossima-
Di
nuovo.
La
pazienza
stava per esaurirsi, così come la preoccupazione cresceva.
Si
guardava
intorno stralunato, notando che il paesaggio fatto di strade trafficate
e
grattacieli illuminati aveva lasciato spazio alla desolata campagna
giapponese.
Se
voleva
andare a giocare alla contadina poteva evitare di salire sul suo taxi!
Ormai
non
sapeva nemmeno più dove si trovava, aveva perso la
cognizione del tempo e dello
spazio.
Stanco
per
quella “gita” estenuante, si voltò
indietro per chiedere alla donna il punto
preciso in cui si trovavano.
Sgranò
gli
occhi quando si accorse che il sedile posteriore era completamente
vuoto.
Della
misteriosa ragazza dai capelli rossi non vi era nemmeno
l’ombra.
Di
certo non
poteva essersi nascosta sotto i sedili, e se si fosse buttata fuori
dalla
vettura si sarebbe accorto della portiera che si apriva.
Non
gli era
capitato di avere paura molte volte nella vita, quasi sempre era lui a
far
paura agli altri, ma quella era un’altra storia.
Impossibile
non essere spaventati da una simile situazione.
A
volte,
però, le paure più grandi sono quelle che
arrivano alle spalle, quando meno te
lo aspetti.
Così
come le
tragedie che portano con sé.
Si
girò
verso la strada, per controllare l’andatura del veicolo.
Troppo
tardi.
L’ultima
cosa che vide fu il gard rail che si avvicinava sempre più
al vetro del taxi.
Anche
una
manovra di emergenza sarebbe stata inutile.
E
mentre il
taxi cadeva in quel profondo dirupo con lui intrappolato dentro, non
poté fare
a meno di immaginarsi per un attimo nella palestra di kendo dei suoi
sogni, con
la divisa da maestro, mentre insegnava agli aspiranti schermitori i
segreti
delle spade.
………..
-
Peccato, sarebbe stato un ottimo
insegnate…Era il miglior allievo della scuola…-
commentò Toshiro, l’uomo
che per anni era stato suo maestro.
La
perdita
di quel ragazzo che considerava un figlio lo aveva scioccato.
-Lo avevo notato quando ero venuto ad
assistere ad un incontro in incognito. Sarebbe stato un onore averlo
nel nostro
team- replicò il proprietario della prestigiosa
palestra nella quale doveva
andare a insegnare se avesse vinto il concorso.
Erano
rimasti solo loro sulla lapide a dare l’ultimo saluto a quel
ragazzo dai
capelli verdi che in molti conoscevano.
Fu
allora
che sopraggiunse una terza persona.
Si
avvicinò
a loro silenziosamente, fermandosi accanto al maestro del ragazzo e
fissando la
lapide.
Una
ragazza
che doveva avere più o meno la sua età, con i
capelli rossi e la
pelle lattea, avvolta in un lungo
cappotto nero.
-
Anche lei conosceva Zoro?- chiese
Toshiro.
-
Solo di vista- rispose
semplicemente,
senza aggiungere particolari.
-
Era una delle sue clienti? Con il lavoro di
tassista che faceva conosceva molte persone, anche se solo di
vista…-
precisò.
-
No. Non sono solita prendere taxi-
replicò secca la fanciulla, girando i tacchi e uscendo dal
cimitero.
ANGOLO
DELL’AUTORE
Ed
ecco a
voi la seconda leggenda metropolitana giapponese! State ancora
tremando? Allora
è il momento di leggere le note riguardanti la storia!
Da
Wikipedia:
“La leggenda
racconta di
un autista solitario che percorre col suo taxi una strada buia durante la
notte. All'improvviso appare una persona che chiede di salire. La
persona si
siede sempre e solamente nei sedili posteriori
dell’autovettura e chiede di
essere portato in un luogo di cui il tassista non ha mai sentito
parlare.
Quando chiede informazioni al passeggero, quest’ultimo gli
fornirà indicazioni
sempre più complesse fino a portarlo in vicoli e strade
sconosciuti di
campagna. Dopo aver percorso questa distanza il conducente incomincia a
sentirsi a disagio. Si gira verso il sedile posteriore per chiedere al
passeggero il luogo esatto in cui si trovano, ma a quel punto si
accorge che
egli è svanito nel nulla. Il tassista si rigira verso il
volante giusto in
tempo per rendersi conto che la sua vettura sta precipitando dal bordo
di un
precipizio”.
Insomma, direi che non
necessita di ulteriori spiegazioni!
Aggiungo anche una piccola nota: la strada indicata da Nami non esiste, l'ho inventata io. Le parole "Sonzai Sezu" significano infatti "senza esistenza". Volevo dal nome della via far già capire le intenzioni di Nami, ovvero condurlo in un luogo che non esiste. Ma può essere interpretato anche come la morte di Zoro, ovvero "l'assenza di vita".
Spero che anche questa
storia vi sia piaciuta e ringrazio tutti quelli che hanno recensito la
volta
scorsa (siete stati sorprendentemente in tanti per essere solo
l’inizio!), ma
anche i lettori silenziosi!
Alla prossima storia
dell’orrore!
Baci
Place
Ehi?
Sì, dico a
te!
Vuoi
rileggere tutte le mie storie e trovare molte altre cose che mi
piacciono come
manga, musica e disegno?
Perfetto, ho
il posto che fa per te!
Vieni a visitare il
mio portfolio, non costa nulla e
potresti trovare cose che appassionano anche te!