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Autore: Placebogirl_Black Stones    02/07/2014    11 recensioni
Vi è mai capitato di inabissarvi nella cultura giapponese e scoprire che la maggior parte delle leggende di questo popolo sono macabre all'inverosimile?
Bene, adesso prendete Zoro e Nami e catapultateli dentro a queste leggende!
Lo sentite questo ticchettio?
Sono i vostri denti che battono!
(ATTENZIONE: la fic può essere letta anche da coloro che odiano lo zonami dal momento che in questa raccolta non saranno una coppia ma semplicemente i personaggi che interpretano le storie!)
* Raccolta di One-Shot *
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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CHIMEI - TEKINA JOKYAKU

(PASSEGGERO FATALE)

 


Con la coda dell’occhio guardò l’orario riportato sull’orologio digitale del cruscotto del taxi: mezzanotte e tre quarti.

A quell’ora gli unici passeggeri che poteva incontrare erano ragazzi ubriachi incapaci di tornare a casa con mezzi propri (causa la sbronza presa in qualche locale), e uomini d’affari in compagnia di qualche escort.

Storse le labbra a quel pensiero: non sapeva se preferire il vomito di un ubriaco su tappetini  e sedili o lo schioccare di lingue del riccone e della prostituta che amoreggiavano alle sue spalle.

Era un lavoro del cavolo, ma gli serviva per sopravvivere.

A volte poteva essere piacevole, se aveva la fortuna di incontrare un personaggio simpatico o interessante, ma il più delle volte era un vero schifo.

Meno male che presto non avrebbe più dovuto appoggiare il suo sedere su quel vecchio sedile.

Già, perché la competizione che aveva vinto il mese scorso gli aveva concesso l’opportunità di diventare maestro di kendo in una delle più prestigiose scuole di tutto il Giappone.

Un sogno che diventava realtà.

Amava il kendo da quando era un bambino, e i soldi che era riuscito a racimolare con quel lavoro di tassista gli avevano permesso di pagarsi corsi e allenamenti costanti.

Sospirò, immettendosi in una stradina che percorreva spesso nei suoi viaggi notturni, dal momento che poco lontano si trovava un night club, il che voleva dire clienti sicuri.

Non era il massimo all’apparenza.

Più stretta delle altre, buia per la mancanza di un’adeguata illuminazione, spoglia e senza attrattive di nessun genere.

Più che una strada che portava a un night club sembrava uno di quei vicoli tipici dei film dell’orrore.

Ma lui non era il tipo che si lasciava impressionare per così poco, sapeva mantenere il sangue freddo in ogni situazione.

Immerso nei suoi pensieri, non si era accorto che i fari del taxi avevano illuminato una figura sul marciapiede a lato della strada.

Una donna, per la precisione.

Capelli rossi, carnagione lattea e un’espressione seria sul volto.

Avvolta in un lungo cappotto nero, camminava tenendo le mani nelle tasche.

Non aveva di certo l’aspetto di una delle donne che si esibivano al night club, quelle i cappotti non sapevano nemmeno cosa fossero: per questo si stupì di vederla in quella strada deserta, frequentata solo da donne di quel genere.

Quando fu a pochi metri da lei, la vide estrarre dalla tasca una mano, facendogli segno di fermarsi.

Sarebbe stata lei la prima cliente della sua lunga nottata.

Accostò, fermando il taxi e attendendo che la donna salisse.

Sentì la porta posteriore aprirsi, per poi richiudersi subito dopo.

Aggiustò lo specchietto retrovisore, per osservare meglio la donna.

Solo allora si accorse che doveva avere all’incirca la sua età, perciò era parecchio giovane.

E soprattutto, era bellissima.

Il genere di incontri che vorresti fare sempre in un mestiere così!

Peccato per la sua espressione che restava impassibile e seria come quelle che si vedono ai funerali.

 

- Dove desidera andare?- le chiese, come imposto dal suo lavoro.

- Via Sonzai Sezu per favore- rispose la ragazza, che aveva un timbro squillante ma fermo al tempo stesso.

- Sonzai Sezu?- ripeté lui, per accertarsi di aver ben compreso.

 

Va bene che non era un genio in fatto di orientamento, e che più di una volta si era visto costretto a chiedere agli stessi passeggeri che trasportava indicazioni sul luogo di destinazione, ma quello davvero non lo aveva mai sentito.

L’azienda di trasporti gli aveva persino fatto dono di un navigatore di ultima generazione, per evitare le lamentele dei clienti sull’incompetenza degli autisti.

Anche quella volta, si sarebbe fatto aiutare da quel benevolo computer.

 

- - confermò la ragazza.

 

Un tipo di poche parole.

Sentiva già che si sarebbe annoiato.

 

- D’accordo, andiamo subito- impostò il navigatore su quella località.

 

Ci provò, per lo meno.

Ma quel dannato aggeggio sembrava non voler funzionare.

Digitò la località per ben sette volte, e per sette volte la scritta sullo schermo fu sempre la stessa: “LOCALITÀ NON TROVATA”.

Ci mancava solo questa!

E adesso?!

 

- Allora? Parte o no?- lo incitò la rossa.

- Mi scusi…è che questo affare non vuol saperne di funzionare stasera!- se lo rigirò fra le mani per capire il problema.

- Non importa, le do io le indicazioni se non sa la strada- si offrì.

- Dice sul serio? Non le dispiace?- si stupì.

- No, basta che metta in moto questo taxi…-

 

Carina era carina, ma quel modo di fare un po’ arrogante non gli piaceva per niente.

Se il navigatore non funzionava e lei voleva andare nell’unico luogo del Giappone che nessun giapponese oltre a lei conosceva, non era colpa sua!

Un po’ seccato per quelle parole, diede gas al taxi, uscendo dalla stradina.

 

- Adesso vada sempre dritto fino al secondo incrocio, poi svolti a destra e poi ancora alla prima a sinistra- spiegò la giovane.

 

Ascoltò attentamente le indicazioni, sperando di non commettere sbagli.

Certo che poteva anche segnalargli le svolte una ad una, in modo da creargli meno confusione in testa!

Sperava in un incontro piacevole con una bella ragazza e si era ritrovato a farsi guidare come un idiota da una snob.

Quanto desiderava iniziare quel lavoro alla palestra di kendo…

 

- Ora vada dritto fino al semaforo e poi svolti a destra, poi ancora a destra e poi la terza a sinistra-

 

Eseguì tutte le indicazioni attentamente, nonostante diventassero sempre più difficili e necessitasse di farsele ripetere un paio di volte prima di comprenderle a pieno.

Iniziava a stufarsi.

Ma dove diavolo stava andando quella tizia?!

Abitava forse in Cina?!

Proseguì così, per mezz’ora circa.

Dopo 40 minuti di viaggio, l’esasperazione si tramutò in preoccupazione.

Si erano allontanati di parecchio dal centro di Tokyo, anzi, ne erano completamente fuori.

Mai in tutto il tempo che aveva lavorato come tassista gli era capitato di fare un viaggio del genere.

Se doveva andare così lontano perché non aveva preso il treno o un bus?

 

- Svolti a sinistra alla prossima-

 

Di nuovo.

La pazienza stava per esaurirsi, così come la preoccupazione cresceva.

Si guardava intorno stralunato, notando che il paesaggio fatto di strade trafficate e grattacieli illuminati aveva lasciato spazio alla desolata campagna giapponese.

Se voleva andare a giocare alla contadina poteva evitare di salire sul suo taxi!

Ormai non sapeva nemmeno più dove si trovava, aveva perso la cognizione del tempo e dello spazio.

Stanco per quella “gita” estenuante, si voltò indietro per chiedere alla donna il punto preciso in cui si trovavano.

Sgranò gli occhi quando si accorse che il sedile posteriore era completamente vuoto.

Della misteriosa ragazza dai capelli rossi non vi era nemmeno l’ombra.

Di certo non poteva essersi nascosta sotto i sedili, e se si fosse buttata fuori dalla vettura si sarebbe accorto della portiera che si apriva.

Non gli era capitato di avere paura molte volte nella vita, quasi sempre era lui a far paura agli altri, ma quella era un’altra storia.

Impossibile non essere spaventati da una simile situazione.

A volte, però, le paure più grandi sono quelle che arrivano alle spalle, quando meno te lo aspetti.

Così come le tragedie che portano con sé.

Si girò verso la strada, per controllare l’andatura del veicolo.

Troppo tardi.

L’ultima cosa che vide fu il gard rail che si avvicinava sempre più al vetro del taxi.

Anche una manovra di emergenza sarebbe stata inutile.

E mentre il taxi cadeva in quel profondo dirupo con lui intrappolato dentro, non poté fare a meno di immaginarsi per un attimo nella palestra di kendo dei suoi sogni, con la divisa da maestro, mentre insegnava agli aspiranti schermitori i segreti delle spade.

 

 

………..

 

 

- Peccato, sarebbe stato un ottimo insegnate…Era il miglior allievo della scuola…- commentò Toshiro, l’uomo che per anni era stato suo maestro.

 

La perdita di quel ragazzo che considerava un figlio lo aveva scioccato.

 

-Lo avevo notato quando ero venuto ad assistere ad un incontro in incognito. Sarebbe stato un onore averlo nel nostro team- replicò il proprietario della prestigiosa palestra nella quale doveva andare a insegnare se avesse vinto il concorso.

 

Erano rimasti solo loro sulla lapide a dare l’ultimo saluto a quel ragazzo dai capelli verdi che in molti conoscevano.

Fu allora che sopraggiunse una terza persona.

Si avvicinò a loro silenziosamente, fermandosi accanto al maestro del ragazzo e fissando la lapide.

Una ragazza che doveva avere più o meno la sua età, con i capelli rossi  e la pelle lattea, avvolta in un lungo cappotto nero.

 

- Anche lei conosceva Zoro?- chiese Toshiro.

- Solo di vista- rispose semplicemente, senza aggiungere particolari.

- Era una delle sue clienti? Con il lavoro di tassista che faceva conosceva molte persone, anche se solo di vista…- precisò.

- No. Non sono solita prendere taxi- replicò secca la fanciulla, girando i tacchi e uscendo dal cimitero.

 

 

 

ANGOLO DELL’AUTORE

Ed ecco a voi la seconda leggenda metropolitana giapponese! State ancora tremando? Allora è il momento di leggere le note riguardanti la storia!

 

Da Wikipedia:

“La leggenda racconta di un autista solitario che percorre col suo taxi una strada buia durante la notte. All'improvviso appare una persona che chiede di salire. La persona si siede sempre e solamente nei sedili posteriori dell’autovettura e chiede di essere portato in un luogo di cui il tassista non ha mai sentito parlare. Quando chiede informazioni al passeggero, quest’ultimo gli fornirà indicazioni sempre più complesse fino a portarlo in vicoli e strade sconosciuti di campagna. Dopo aver percorso questa distanza il conducente incomincia a sentirsi a disagio. Si gira verso il sedile posteriore per chiedere al passeggero il luogo esatto in cui si trovano, ma a quel punto si accorge che egli è svanito nel nulla. Il tassista si rigira verso il volante giusto in tempo per rendersi conto che la sua vettura sta precipitando dal bordo di un precipizio”.

 

Insomma, direi che non necessita di ulteriori spiegazioni!
Aggiungo anche una piccola nota: la strada indicata da Nami non esiste, l'ho inventata io. Le parole "Sonzai Sezu" significano infatti "senza esistenza". Volevo dal nome della via far già capire le intenzioni di Nami, ovvero condurlo in un luogo che non esiste. Ma può essere interpretato anche come la morte di Zoro, ovvero "l'assenza di vita".
Spero che anche questa storia vi sia piaciuta e ringrazio tutti quelli che hanno recensito la volta scorsa (siete stati sorprendentemente in tanti per essere solo l’inizio!), ma anche i lettori silenziosi!
Alla prossima storia dell’orrore!
Baci
Place

 



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