Fanfic su artisti musicali > Demi Lovato
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Autore: RedDisposition    02/07/2014    1 recensioni
- Hei, Demetria mi passeresti la mia penna?- mi girai e guardai Abbie, quasi mi ero dimenticata che era li -S-si- gli passai la penna, perchè ha voluto farmi sedere vicino a lei? non so, forse per prendermi in giro. è la prima persona nella mattinata che mi chiama con il mio nome e non con i stupidi soprannomi, cos'ha ? forse non sa che io sono nella zona degli "intoccabili" ? no è impossibile, del resto è l'ex capo delle chearleaders. La ammiro sin dal primo anno, non mi ha mai preso in giro ne altro, ma mi chiedo perchè sia cosi? - Hei, tu ci hai capito qualcosa di quello che sta dicendo?- mi risveglió dinuovo- Eh?- sembravo una stupida, ecco lo sapevo ora mi sputtana - hai capito qualcosa di quello che sta dicendo la prof?- mi lanció un lungo sorriso, non era come pensavo; una smorfiosa, vanitosa e prepotente. - Ehm... no- iniziò a ridere - neanche io- mi sorrise dinuovo.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demi Lovato
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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(Demi’s POV)
-la lezione di oggi è stata davvero noiosa - Mich fece uno sbadiglio e si fermò davanti al suo armadietto –si infatti- le risposi distrattamente – per il resto della giornata abbiamo le lezioni sospese, che fortuna- annuii, in realtà non stavo ascoltando, avevo troppi pensieri, dovevo trovare quella ragazza che faceva del male alla mia migliore amica, dovevo dirgliene quattro, non doveva passarla liscia. Il rumore di un armadietto sbattuto violentemente mi fece voltare. Da lontano vidi una ragazza bionda sbattere contro un armadietto un’altra ragazza, quest’ultima cercava di difendersi ma era stata accerchiata da altre ragazze. Riconobbi la ragazza quando iniziò a sclerare, mi scusai con Mich e andai verso la ragazza. Proprio come pensavo, Savanna era stata aggredita di nuovo da quel gruppo di ballerine –stai bene?- le diedi una mano e si alzò, annuì leggermente. Quando Michele si avvicinò a noi andai alla ricerca di quella ragazza bionda.
Dopo aver corso per i corridoi ed aver chiesto a qualche studente la trovai nella sala da ballo senza le sue compagne di avventura. Mi appoggiai allo stipite della porta, osservandola, era sicura di se, tanto da diventare egocentrica, se sbagliava o cadeva dava la colpa alle ballerine e non a se stessa, solo quando finì di ballare si rese conto che qualcuno la stava osservando, che io la stavo osservando –cos’hai da guardare?- mi chiese in tono acido, mi sfilai la felpa –sei pessima nei movimenti, continui a cadere e credi così tanto di essere brava che non ti rendi neanche conto di quanto faccia pena a ballare, sarai entrata qui dentro per la tua voce, sarai ballerina pure, ma quando esci di qui, senza quel tutù e quelle scarpette, tu cosa sei?- mi posizionai alla sbarra e iniziai a fare qualche esercizio –scusami? Come osi?- la guardai con un sopracciglio alzato –Demi Lovato- le tesi una mano che non accettò – tu come osi fare del male a qualcuno ?- la ragazza spalancò gli occhi traumatizzata, mi girai e sorrisi malignamente verso lo specchio, continuai i miei esercizi alla sbarra – cosa vuoi da me?- mi si avvicinò – che tu la smetta- iniziò a fare anche lei degli esercizi –decido io quello che devo smettere di fare, non una ragazzina di qualche città venuta qui credendo di meritarselo- quello era uno dei punti di forza di quella ragazza, riusciva a demolire le persone solo parlando, ci sarebbe riuscita con chiunque non con me, io che ormai a quelle offese ci ero abituata – ti ho detto che devi smetterla- sbattei un piede a terra –mi stai minacciando? Vuoi risolverla con le maniere forti?- la ragazza smise di fare i suoi esercizi –non mi intimidiscono i spintoni e i pugni- mi guardai allo specchio –intendevo risolverla come si risolve da queste parti- si allontanò dalla sbarra e si avvicinò allo stereo. Diede il via ad una canzone ed iniziò ad improvvisare alla meglio, voleva sfidarmi nella danza? Davvero? La consideravo già sconfitta allora. Quando finì il suo pezzo iniziai io, feci le mosse migliori che mi avevano insegnato e nonostante fossi solo una matricola la ragazza bionda diede cenni di stupore.
Quando la canzone finì la vincitrice ero io –ora la lasci in pace- scossi i capelli e feci per uscire, la ragazza mi venne dietro e mi spinse contro un muro, in quell’istante capii, aveva picchiato Sav dopo averla vista ballare, non l’aveva sfidata perché sapeva che avrebbe perso –sei una codarda- mi scoccai il collo – e tu sei morta- mi venne vicino con aria minacciosa –prova a demolirmi- incrociai le braccia al petto, vide la mia indifferenza e ci rimase di stucco –lascia in pace la mia migliore amica- mi avvicinai e dicendole questo le diedi uno spintone così forte da gettarla a terra, mi rimisi la felpa ed andai via, lasciando quella strana ragazza lì, pensai immediatamente che fosse psicopatica –Hei, ciao scusa- un ragazzo mi si piombò davanti all’improvviso –ciao, scusami?- gli chiesi –Jonathan Colins, sono un amico di Savanna, volevo sapere come sta e mi chiedevo se ti andava di , ehm, andare a cena qualche volta- lo guardai, era carino, dannatamente carino, non lo conoscevo, però se era un amico di Savanna forse dovevo provarci –Demi- gli strinsi la mano –Savanna starà bene- gli sorrisi –ho visto quello che hai fatto per lei e woow sei formidabile, dico sul serio, mi hai fatto rimanere col fiato sospeso, sei una ballerina eccezionale e io..- lo bloccai prima che continuasse a parlare a mitraglietta –uoo calma, calma, grazie mille- gli sorrisi –per me sarebbe un vero onore venire a cena con te che ne dici domani sera alle otto? la mia stanza è la 108, scusami ma devo andare- mi sorrise ed annuì, mi salutò con un cenno della mano. Subito dopo mi recai nella mia stanza. Vi trovai Sav che si preparava le valige –dove stai andando?- chiusi la porta facendola scattare –da Brid, dovevamo vederci tre giorni fa, ma non mi andava di farmi vedere in quello stato, almeno devo andarci prima che mi risucceda- mi avvicinai a lei e la aiutai a preparare le valige –non ti risuccederà- le sorrisi e lei alzò gli occhi spalancando la bocca –quella barbie ha avuto una bella lezione- mi abbracciò o meglio, mi saltò addosso –oddio Demi, Grazie, grazie ,grazie! Ti ho mai detto che sei la mia vita?- mi riempì di baci per tutto il viso e mi strinse –smettila Savanna- la allontanai ridendo –oh, ehm, si hai ragione scusa- ritornò al suo stato di acidità perenne e continuò a preparare la valigia –ti preferivo prima- scoppiammo a ridere –va bene splendiriso, ho l’aereo alle 5 oggi e tu mi accompagnerai – feci il gesto del soldato e andai a sdraiarmi sul letto.
Alle quattro e mezza la latina mi svegliò con un acuto nelle orecchie, rompendomi decisamente i timpani –devo partire, dai sbrigati!- mi alzai e sbadigliai –hai così tanta fretta di scappare via da me eh?- scoppiai a ridere –non me ne andrei mai se non fosse per Brid- mi sorrise e ricambiai –per quanto rimarrai lì?- le chiesi –credo di tornare lunedì- le accennai un sorriso. Mi alzai e andai a farmi una doccia, quando uscii Savanna era pronta, munita di occhiali da sole e Jeans super attillati –allora andiamo?- mi domandò, annuii e l’aiutai a portare le valige, una volta arrivate accanto alla sua macchina entrammo e mettemmo in moto, Savanna salutò il campus come facevano le bambine che abbandonano un luogo che le mancherà – domani ho un appuntamento- le dissi tutto d’un botto –cosa? Tu e ?- rimase a fissarmi –Jonathan Colins- la guardai –oh lo conosco, abbiamo alcuni corsi insieme, è un bravo ragazzo, ma deve sapere solo una cosa- la guardai interrogativa –tu sei di mia proprietà- scoppiai a ridere, assecondandola –mi stai prendendo in giro Lovato?- alzò un sopracciglio –Martines è meglio che chiudi il becco e muovi quelle chiappe da Cheerleader siamo arrivate all’aeroporto- tolsi le chiavi e scesi, Sav mi seguì e prendemmo le valige. Il tempo di salutarla che lei era già andata via, mi sentii già sola, era brutto vederla partire, ma almeno per un po’ non avrebbe visto quella ragazza e io mi sarei goduta una serata senza le sue battutine.
 

(Savanna’s POV)
-Martines!- sentii la voce della mia migliore amica venirmi incontro –Hall!- la raggiunsi e l’abbracciai –dov’è Brid?- chiesi delusa nel non vederla –non sa che saresti venuta, non le ho detto niente- accennai un sorriso e ci dirigemmo verso la sua macchina – Allora come vanno le cose lì? Demi come sta?- mi chiese Abbie, non le avrei detto che ero stata vittima di bullismo per qualche settimana, quindi mi limitai a sorridere e a risponderle banalmente –tutto bene, Demi è la prima di tutti i corsi, sta andando davvero bene, e anche fra di noi anche se non smette mai di parlare di quello che avresti fatto tu se fossi stata con lei- sbuffai, ma notai un sorriso comparire sul suo viso –come va a voi qui?- le chiesi –qui va bene, Tresh ed io stiamo ancora insieme, la cricetina di Brid sta bene e abbiamo un coinquilino per qualche settimana- mi sorrise – ho saputo che Demi ha un’amica, Michele- Abbie strinse forte il volante –oh si, Mich e Paul, sono due ragazzi formidabili, stavano nel vecchio liceo di Demi sai?- Abbie annuì un po’ sconfitta, la nostra conversazione fu interrotta dal mio cellulare –Demi scusami mi sono dimenticata di avvisarti che sono arrivata, stiamo andando a casa, sto con Abbie- Abbie mi guardò con un velo di tristezza negli occhi –Oh salutamela e digli che mi manca- disse malinconica –Perché non glielo dici tu?- sentii un attimo di silenzio –lo sai che non posso, ora devo andare ciao Sav- Demi chiuse la telefonata appena avevamo iniziato a parlare della sua migliore amica, non si parlavano da tempo, non la capivo, non capivo perché si ostinasse ad abituarsi ad una vita in cui non ci fosse la sua migliore amica –non parlate tanto ultimamente vero?- Abbie mi guardò e annuì –mi dispiace sta solo cercando di crearsi una vita in cui non senta la tua mancanza- Abbie fece gli occhi lucidi e poi sorrise –lo so, ma io non riesco a capire, perché non posso far parte della sua vita?- spense il motore e scese dall’auto, la seguii, guardai la casa davanti a me, non era affatto cambiata, era rimasta uguale da quando ero partita, sapevo bene che una parte di me faceva parte di quelle mura –non lo so Abbie- le risposi dopo un po’ –entriamo, Bridget e Carlos mi staranno aspettando- alzai un sopracciglio –Carlos è il nuovo coinquilino, non preoccuparti lui è…- non sentii l’ultima parola perché ero in casa, con la bocca spalancata e gli occhi sbarrati, la visione davanti a me mi faceva venire la nausea, non riuscii a parlare, ne a battere ciglio, nel entrare mi era caduta la valigia di mano, facendo un botto a terra, la mia ragazza, se così la potevo ancora definire, si girò di scatto sorpresa da chi si ritrovava davanti, accanto a lei c’era un ragazzo, pelle scura e capelli neri, la mia perfetta copia al maschile, i due stavano abbracciati e il ragazzo le dava dei baci sulla guancia diciamo ogni secondo –Savanna- la bionda avanti a me sciolse l’abbraccio e si alzò, con un ghigno sul viso che era il risultato di un sorriso felice e di un’espressione imbarazzata –Che succede ragazzi?- Abbie entrò con le chiavi della macchina, notando subito la tensione che c’era in quel momento, mi guardò con aria interrogativa, notando che ormai avevo gli occhi lucidi - Abbie creo que es mejor dejarlos solos- (=Abbie credo sia meglio lasciarle sole) il ragazzo si alzò e prese la mia migliore amica sotto braccio –No! Me ne vado io- finalmente riuscii a parlare, ripresi la mia valigia caduta e mi girai per andarmene –Sav aspetta- sentii Bridget seguirmi, ma fu troppo tardi, avevo già fermato un taxi e gli avevo dato la direzione, mi sentivo male, mi girava la testa e il cuore batteva troppo forte, non potevo crederci, la mia ragazza del liceo stava in quella situazione compromettente, con un ragazzo, neanche con una ragazza, mi ripassò quel momento nella mente, mi diedi della cretina perché non le avevo dato neanche il tempo di parlare. Mi stavo torturando in quel momento, non riuscivo a smettere di chiedermi perché stesse in quella posizione, si era vero, non ero tornata per due settimane di seguito, ma cosa avrei dovuto dirle? Ero stata presa a pugni da una ragazza, non mi andava di farmi vedere così –siamo arrivati, sono 30 dollari signorina- l’uomo mi aiutò a prendere la valigia e gli pagai il viaggio. Andai a sedermi in aeroporto, aspettando l’aereo per tornare a casa, il prossimo per New York era fra qualche ora, quindi sarei arrivata abbastanza tardi a casa.


(Demi’s POV)
Jonathan arrivò alla mia stanza alle 8.00 in punto, dopo la chiamata di Savanna avevo iniziato a prepararmi, avevo indossato un pantalone di pelle e una maglia a giro maniche sopra, i capelli li avevo rimasti sciolti e avevo i tacchi che mi allungavano di almeno cinque centimetri, lui aveva una semplice maglia con un giubbotto di belle e un jeans. Quando lo vidi gli sorrisi e   notai che aveva un cestino da picnic , mi invitò ad uscire. Mi portò in un’aula della scuola che non avevo mai visto, era grande il doppio dell’aula di danza e le pareti erano blu notte, con il soffitto ricco di punti bianchi –sembrano stelle- rimasi a fissare il cielo per qualche secondo –lo sono- lo fissai – questa è l’aula di astronomia, quello è un grande finestrone quasi invisibile, quest’aula non la usiamo mai, viene sfruttata da noi studenti per rilassarci e guardare le stelle- lo guardai con la bocca spalancata –è bellissimo- lui mi sorrise –hai fame?- io annuii leggermente, mi porse un tramezzino ed iniziammo a mangiare –allora parlami un po’ di te- finii di mangiare ed incrociai le gambe – vengo dalla california, i miei genitori sono separati, ho un fratello ma non ci vediamo molto, avevo una migliore amica lì, con diversi problemi, odio i prepotenti e soprattutto li omofobi, e amo le belle ragazze che difendono qualcuno pur di farsi picchiare- sorrisi –so cosa si prova tutto qua- Jonathan si avvicinò a me –raccontami la tua storia Demi, giuro che non scapperò- mi sorrise e mi prese la mano –va bene- feci una pausa –vengo da Dallas ma poi mi sono trasferita in un paesino vicino Los Angeles a causa del bullismo, ero bulimica e autolesionista, il mio migliore amico si è suicidato e sono dovuta andare dallo psicologo per molto tempo, ho scoperto di essere bipolare, ma questa è la parte brutta della mia vita, dove abitavo prima avevo una migliore amica , si chiamava Abbie, mi aiutò in tutto nonostante fosse una popolare, mi fece conoscere Savanna e Bridget, la ragazza di Savanna, e da quando l’ho conosciuta ho smesso di vomitare e di tagliarmi, insomma lei mi ha salvato la vita- mi accorsi di come avevo parlato di Abbie dallo sguardo di Jonathan, mi accorsi che stavo sbagliando a tagliarla dalla mia vita –avrei scommesso che tu fossi una cheerleader- si avvicinò –davvero?- mi avvicinai anch’io –si, sei perfetta- sorrisi prima di sentire le sue labbra sulle mie, ricambiai subito, lo conoscevo da poco, ma era come se lo conoscessi da sempre, era così dolce, passai le braccia dietro il suo collo e lui mi strinse –Demi?- lo guardai –credo che il cellulare ti stia vibrando nei pantaloni- scoppiammo a ridere –torno subito è Savanna- mi allontanai –hei tesoro- sentii un sospiro –Demi vienimi a prendere ti prego- spalancai gli occhi –che succede dove sei?- la sentii singhiozzare –all’aereoporto, ti prego vieni, mi dispiace lo so che sei all’appuntamento, ma non ce la faccio- mi girai e guardai Jonathan –arrivo subito- staccai la chiamata ed andai verso il ragazzo –devo andare Savanna ha bisogno di me, scusami- mi chinai e gli diedi un altro bacio –non fa niente, ci rivedremo?- lo baciai di nuovo –puoi scommetterci, ciao- andai via da quella stanza e iniziai a correre verso l’auto nel parcheggio.
Il viaggio fu silenzioso, infatti Savanna non disse niente finchè non arrivammo nella nostra stanza, chiusi la porta e la vidi seduta sul letto con la testa sulle gambe che piangeva –hei mi spieghi che succede?- proprio non riusciva a smettere di singhiozzare –cosa c’è?- le presi il viso fra le mani e notai quei suoi occhi neri di solito brillanti che erano spenti –Bri…Brid stava con …con- scoppiò di nuovo a piangere –hei, con chi stava?- Savanna si calmò –con un ragazzo- mi abbracciò e scoppiò a piangere, pensai che era leggermente impossibile, ci doveva essere una spiegazione, sentimmo il cellulare di Savanna vibrare –rispondi tu- lo presi e senza vedere chi fosse risposi.


(Abbie’s POV)      
Da quando Savanna se ne era andata Bridget non faceva altro che piangere, cosa devo fare? Non posso vederle così, è solo un maliteso, Savanna come al solito si è fatta un film mentale, c’è solo una cosa da fare, sarà doloroso ma devo farlo; chiamai Savanna sperando che rispondesse Demi –chi è?- proprio come speravo –sono Abbie, fermati non chiudere, sto chiamando solo per Brid e Sav, non mi interessa se hai deciso di tagliarmi fuori dalla tua vita, c’è stato un malinteso, Carlos è gay, non sta con Brid- il mio tono non era deciso –non voglio tagliarti fuori dalla mia vita- sentii la sua voce tremare –parleremo dopo di questo, ora dobbiamo aiutare queste due, domani siamo a New York dobbiamo trovare un modo per farle tornare insieme- sentii una pausa –io cel’ho, domani c’è un aereo per New York da Los Angeles alle sei di mattina, quindi per le otto sarete qui, vi passo a prendere poi vi spiego in macchina, ora devo andare, rassicura Brid, ci vediamo domani- stavo per staccare quando sentii che mi chiamava, rimisi il cellulare vicino l’orecchio – mi dispiace, io non volevo allontanarti, ma stavo cercando di crearmi una vita senza bisogno di essere salvata, ma ho capito che io senza te non mi salvo, perché sei la mia ancora, ho bisogno di te Abbie, ne ho sempre avuto bisogno, ma ora mi sono persa, poi ho ritrovato la via, sei la mia migliore amica, e lo sarai sempre- sorrisi –ti voglio bene piccolina, sei la mia famiglia- sono sicura che la sentii ridere –buona notte allora, ci vediamo domani- la salutai e chiusi la chiamata, aiutai Brid ad addormentarsi ed andai a dormire anche io, domani avrei incontrato la mia migliore amica dopo tanti mesi e avrei aiutato l’altra a fare pace con la sua ragazza, ditemi voi se non siamo una famiglia di matte.
  
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