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Autore: Rayon_    02/07/2014    4 recensioni
Capelli neri, occhi dello stesso colore con qualche tonalità di bianco in più, viso pallido come il resto del corpo minuto. Tante paure e tanti complessi. Tanta solitudine e un forte bisogno di un faro per salvarsi.
Capelli neri, occhi color nocciola e profondi da far paura. Tanta ingenuità e tanta voglia di conoscere. Tanta determinazione e un forte istinto nell'avvicinarsi alle persone.
Shannon White Wood, Zayn Jawaad Malik.
La vita non è una favola, se non è vissuta come la loro.
Dal capitolo 7.
«Qual è il problema, Shannon?» Senza aprire gli occhi mi vennero in mente decine di parole, di frasi, che avrei voluto urlare a quella domanda.
"Tutto. Fa tutto schifo. Ho paura. Sto male. Non sono nessuno. Ho perso la mia vita. Ho perso me stessa. Dolore. Non provo più niente se non quello. Solitudine. Voglia di scappare. Desiderio di arrendersi. Scomparire. Tutto non va nella mia vita."
Presi un forte respiro che somigliava più ad un singhiozzo ma non piansi, nè parlai per i primi secondi.
«Quand'è la verifica di fisica?» Riaprii gli occhi prima di chiederlo, li sentivo umidi e gonfi.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 5- Faint hope.
 
La sveglia quella mattina non suonò, mi svegliai alle undici dopo aver dormito per chissà quante ore. Era sabato. Ci misi un po' ad alzarmi e come prima cosa mi feci una doccia rilassante. Asciugai i capelli svogliatamente e mi vestii con un nuovo paio di leggins e un maglione di lana nera con dei disegni bianchi, lungo fin sotto il  sedere e con le maniche che oltrepassavano le dita. Infilai un elastico al polso in caso fosse servito, poi tornai in camera per prendere lo zaino con il libro di fisica e qualche foglio. Visto che il giorno prima non ero riuscita a studiare sarei  andata in biblioteca. Mentre scendevo le scale la mia pancia fece uno strano rumore; non ingerivo niente da più di un giorno, sapevo che non andava bene, ma non ne sentivo il bisogno. Sospirai e mi infilai le solite scarpe prima di uscire con una sigaretta in bocca ancora spenta. Amavo la sensazione che quel misto di tabacco e altri elementi mi faceva provare, mi sentivo rilassata.
Camminai fino a Waverlay road passando per la strada principale, passai davanti al negozio di fiori e dopo pochi minuti mi trovai davanti alla porta in legno marrone scuro della biblioteca.
Passai una mano tra i capelli e la spinsi. L'anziana donna all'entrata non mi degnò di uno sguardo, troppo immersa nel libro che stava leggendo, così seguii le indcazioni sui fogli attaccati al muro per arrivare alla stanza con i computer. Mi fermai all'entrata pregando di trovare un posto vuoto, e sospirai quando notai una postazione libera, l'unica, nell'angolo opposto alla finestra. Probabilmente con c'era nessuno perché c'era meno luce, ma a me così andava anche meglio. Non appena accesi il computer e tirai fuori le scartoffie la ragazza vicino a me ritirò la sua roba lasciando il posto vuoto, così ci appoggiai un quaderno e lo zaino tirandoli su dal pavimento.
Avevo appena iniziato la ricerca su google quando una voce mi bloccò.
«Scusa, posso sedermi?» Alzai lo sguardo in fretta senza nemmeno guardare chi fosse per la sorpresa, annuii e raccolsi la mia roba per poi lasciarla a terra dall'altra parte della sedia.
Mi ricordavo quella voce, e non appena si sedette lo vidi con la coda dell'occhio: era il ragazzo che per due volte aveva cacciato Travis.
Quel pensiero mi fecee irrigidire ma cercai di non darci peso e cominciai a concentrarmi sulla mia ricerca. 
Dopo mezzora in cui mi ero completamente scollegata dal mondo per riuscire a costruire qualcosa di decente il ragazzo era ancora lì, e mi bastò un'occhiata alle immagini che stava guardando  per capire che anche lui stava facendo la mia stessa ricerca. Dovette  accorgersi che lo avevo guardato perché mentre mi giravo lui mi guardò. Come fanno due ragazzini, come facevo io.
«Scusa sai dirmi quando abbiamo la verifica?» Lo sentii sussurrare nel completo silenzio della stanza. Capii che stava parlando con me quando mi voltai e mi stava guardando. Voltai un paio di pagine del libro per arrivar a quella in cui avevo segnato la data.
«Giovedì.» Lui annuì e tornò a concentrarsi mentre ancora lo fissavo agitata.
La sua presenza mi agitava, perché lui sapeva troppo, lui aveva iniziato a conoscere quella parte di me che nessuno doveva vedere, e questo mi spaventava.
Scossi la testa e tornai anch'io a concentrarmi sulla mia relazione.

Aspettai che i sette fogli uscissero dalla stampante, li misi in ordine, li attaccai con la pinzatrice a disposizione e tirai un sospiro. Avevo finito, e il risultato a parer mio era ottimo.
Tornai alla postazione dove avevo lasciato la roba per chiudere tutto, raccogliere libri e robe varie, ed uscire da quel silenzio.
Presi il cellulare per vedere l'ora. 
«Cazzo!» Sussurrai tirandomi uno schiaffo in fronte. Il ragazzo moro accanto a me, di cui al momento mi sfuggiva il nome, si girò per un attimo e poi tornò agli affari suoi.
Erano le due meno dieci e alle due dovevo trovarmi al negozio di Victoria.
Buttai tutto nello zaino tenendo la ricerca in mano perché non si stropicciasse, scesi le scale di corsa, uscii e camminai, per quanto riuscissi, a passo svelto verso il negozio. Non potevo arrivare all'ultimo secondo già il primo giorno.
Alle due meno tre minuti ero lì, entrai, Victoria era alle prese con un foglio.
«Ciao.» Le sorrisi quando alzò lo sguardo.
«Shannon.» Mi sorrise anche lei per poi tornare a scrivere.
«Io starò di là a fare delle composizioni, tu stai pure qui, se hai bisogno chiama. Tra poco dovrebbe arrivare un ragazzo di nome Rob, per un mazzo di fiori da anniversario, trattamelo bene.» Sorrisi e lei ricambiò per poi sparire nella stanza dietro al bancone, lasciando la sua agenda. Mi avvicinai per leggere, in quel pomeriggio c'erano sei appuntamenti. Un anniversario, una richiesta di matrimonio, un mazzo per scusarsi, due compleanni e un'altro anniversario.
«Shannon!» La voce di Victoria rimbombò nella stanza, mi avvicinai ma fu lei ad affacciarsi. «Il té è qui pronto, quando arriva vieni.»
Presi il quaderno e andai a sedermi al tavolino, segnai la data del giorno e il nome del primo cliente. Tirai un sospiro e me ne pentii subito quando il profumo dolciastro dei fiori mi provocò una lieve nausea.
Sentii la campanella trillare e mi alzai.
«Buongiorno.» Mi salutò il ragazzo, sui venticinque anni, i capelli color miele e gli occhi scuri quanto limpidi.
«Buongiorno. Io sono Shannon, la nuova assunta da Victoria.» Lui sembrò ricordarsi di qualcosa e annuì sorridendo per poi stringermi la mano.
«Io sono Rob, Victoria mi aveva avvisato che aveva assunto una nuova ragazza per gli incontri.» Gli sorrisi e lo accompagnai per farlo sedere.
«Vuole del té?» Accosnentì e ringraziò mentre si levava la giacca, così andai a cercare il vassoio nella stanza.
Era la prima volta che ci entravo: era come un grande salone, con un lungo tavolo in metallo grigio davanti al quale si trovava una grande vetrata che faceva trasparire la luce naturale. Lì Victoria stava lavorando con qualcosa che non capivo bene.
«E' tutto lì su quel tavolo, anche il fornello a gas per fare dell'altro té se ne hai bisogno.»
Misi una tazza sul vassoio con un cucchiaino, il contenitore dello zucchero e quello delle bustine di té. Riempii di acqua calda e tornai all'entrata.
«Eccomi.» Mi seguì con lo sguardo fino quando non posai la tazza e tutto il resto davanti a lui.
«Possiamo iniziare.» Mi sedetti di fronte a lui e impugnai la penna.
Mentre zitto mescolava il liquido mi trovai a pensare che lì dentro, in mezzo a persone più adulte che non mi giudicavano, mi sentivo particolarmente sicura. 
«Si tratta di un anniversaio, giusto?» Lui annuì e io scrissi.
«Vuoi una composizione importante o semplice?»
«Una via di mezzo.»
«Con un vaso o incartata?» Chiesi riportando l'ultima domanda che Victoria aveva fatto al cliente del giorno precedente.
«Incartata.» Segnai anche quello.
«Bene, ora tocca a te.» mi sorrise e cercai di ricambiare in modo spontaneo.
«Ricordo.» disse convinto. Se avessero regalato un ricordo a una persona come me gliel'avrei tirato in faccia, con quello che avevo passato.
«Voglio che si ricordi di tutto quello che abbiamo passato. Di quando ci siamo conosciuti, dei litigi, delle confessioni.» Segnai tutto schematizzando.
«Poi vorrei esprimere qualcosa che duri a lungo. Forza.» Segnai le parole chiave e le frasi fatte che mi venivano in mente per riassumere tutti i sentimenti.

L'ultimo appuntameno finì alle sei meno venti, andai nel salone per assicurarmi che potessi andare.
«Hai bisogno?» Chiese Victoria senza nemmeno voltarsi.
«Gli incontri di oggi sono finiti, c'è qualcos'altro da fare?»
Si voltò verso di me appoggiandosi al bancone, con dei guanti verdi infilati nelle mani.
«Ti ho sentita di là, impari in fretta.» Sorrisi senza sapere cosa rispondere.
«Vieni qui un attimo.» si girò di spalle e io la raggiunsi nel momento in cui si girò di nuovo.
«Tieni, l'ho avanzato.» Afferrai l'insieme di steli, uniti da un nastrino bianco, che mi stava porgendo. I fiori erano grandi un po' di più che una moneta e avevano piccoli petali bianchi e rotondi.
«E' biancospino, ti si addice.» Subito pensai al colore bianco ma poi mi ricordai che non sapeva il mio secondo nome, probabilmente si riferiva al significato del fiore.
«Potrebbe servirti.» Lo guardai, poi spostai lo sguardo sui suoi occhi scuri e sorrisi.
«Grazie.» Anche se non conoscevo il significato qualcosa mi diceva che la personalità di Victoria fosse abbastanza scaltra da captare qualcosa dai miei modi di fare.
«Va pure, ci vediamo lunedì.» Disse tornando a darmi le spalle.
«D'accordo.» Andai all'entrata per raccogliere la mia roba ed uscire.
«Ciao!» Salutai affacciandomi.
Lei ricambiò girando di poco la testa, poi uscii facendo trillare la campanella.
Subito girai verso destra per andare a casa, ma poi guardai i fiori che avevo in mano insieme alla ricerca, e mi venne un'idea. Ero curiosa di trovare il significato che aveva ritenuto utile per me, e l'unico posto dove potevo trovarlo era la biblioteca. Cambiai direzione e camminai velocemente verso la bibliteca, mentre fumavo una sigaretta, di cui già sentivo la mancanza dopo tutto il giorno. Quando arrivai guardai di sfuggita gli orari, chiudeva alle sei, ed erano le sei e qualche minuto. Era ancora aperto così aprii la porta, questa volta la donna si accorse di me.
«Mi scusi, stiamo chiudendo.» Mi morsi il labbro pensando.
«Per favore, devo solo controllare una cosa, due minuti.»
La donna ci pensò un attimo su e poi sospirò.
«I computer sono già spenti, per il resto è tutto aperto.»
«Dove posso trovare qualcosa riguardante la botanica?»
«Nella sezione nord, tra gli ultimi scaffali.» Sorrisi riconoscente e mi incamminai verso la stanza.
Passai in rassegna qualche scaffale prima di trovarne uno colmo di libri i cui titoli volavano dal "Segreti per il tuo orto" al "Proteggi un fiore". Ne presi due i cui titoli erano "Dillo con un fiore" e "Il linguaggio segreto dei fiori" e andai su un tavolo.
Il secondo era un romanzo così lo lasciai perdere mentre il primo era una specie di enciclopedia. Cercai la lettera B e con il dito scesi metà della prima pagina.
Biancospino: timida speranza.



 
Buonasera.
Inizio questo spazio autrice con delle immense scuse per il ritardo. E' che sono andata in vacanza, sto al centro estivo come animatrice e passo ore in palestra e a camminare.
Spero ci sia ancora qualcuno a cui interessa questa storia.
Allora, non succede molto di speciale, lo so, ma si scopre qualcosa in più di Victoria, personaggio che in futuro sarà abbastanza presente, per motivi a voi sconosciuti ma intuibili. (?)
Comunque, commentate, insultatemi, correggetemi ogni minimo errore, basta che mi diate qualche vostra impressione perché non ho la minima idea di come stia andando questa fan fiction.
Non parlo del concerto sia perchè non è un forum dove arlare di qualsiasi cosa (?) sia perché qualcuno leggendo potrebbe rimanerci male.
Non ricordo se l'ho già detto, vorrei sottolineare che con la storia di questo negozio di fiori non intendo assolutamente copiare dal romanzo Il linguaggio segreto dei fiori, ho semplicemente preso spunto per qualcosa di particolare di cui mi sono innamorata. Sì, sono fissata con il linguaggio dei fiori, e vi consiglio vivamente di leggere il romanzo di Vanessa Diffenbaugh, resta impresso.
Penso di non aver altro da dire, grazie per le recensioni nello scorso capitolo, mi hanno fatto piacere.
Se volete contattarmi mi trovate su tumblr, facebook, twitter e ask, cliccate sopra e vi apre la pagina.

 
Baci, Rayon.


Ah sì, mi dimenticavo, questo è il mio amato biancospino.

 
 
  
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