Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Newtmasinmyveins    05/07/2014    4 recensioni
IO SALVAVO ELIJAH, MA JAMES SALVAVA ME.
--Tratto dal 5° capitolo--
-Vampiri,Jane. - scandì da farmi ibernare.
- No...non è possibile.Non esistono.- scossi il capo di continuo a destra e a sinistra indicando un no incredulo.
- Se loro non esistono...Non esistiamo neanche noi. Angeli dannati, demoni, vampiri e noi? Noi li vediamo, Jane.-
-Tratto dall' 14° capitolo--
Quella sensazione sbarrò il mio stomaco.
Simile a quella di quando si dorme e poi. . . POUFF, si cade nel vuoto svegliandosi col fiatone.
Ahimè, quello non era un sogno.
Ricordavo solo che mentre cadevo nel vuoto e nel buio delle tenebre , James mi urlava stanco,
- Promettimi che ce la farai. Combatti , Jane. -
Erano dolci parole che sentivo a rallentatore.
Stavolta,sarei morta per davvero.
A bassa voce, con il poco fiato che mi rimaneva, prima di toccare il fondo e chiudere definitivamente gli occhi, gli risposi...
- Si. . . James, te lo prometto.- Sperando che potesse ancora sentirmi.
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo quindicesimo

Io salvavo Elijah, ma James salvava me.
 
 
Ero sicura di essere all’inferno. Dopotutto, è quella  la destinazione riservata ai vampiri, no?

Aprii gli occhi e sicuramente riportavo ferite gravissime al cranio. Ero morta di nuovo?  La confusione occupava la mia mente. Non distinguevo nulla. Zero orientamento. Provai ad alzarmi, ma con scarsi risultati.

Cercavo di sorreggermi ad un  ramo a pochi passi da me ; Era ricoperto da ghiaccio e neve. Tentai ad alzarmi  e applicai ciò che avevo pensato , ma le mani divennero ghiacciate al punto di lasciare la presa. Caddi di nuovo , mi  raggomitolai , non avevo né la forza di chiedere aiuto, né di piangere. Ero cadaverica, uno scheletro con la pelle trasparente e le vene blu sulla fronte e le mani. Sembrava che accanto a me fosse scoppiata una bomba. Suoni assenti, voci lontane, la vista annebbiata, il buio sempre più vivo, e il dolore che mi spezzava le gambe e mi faceva crollare su una superficie sconosciuta.
 Non so quando aprii decisamente gli occhi, ma non avrei mai voluto farlo. Li chiusi di sbotto.

- Ti rimetterai. – Molto probabilmente ero su un letto, le pareti erano nere e la stanza era infestata da un puzzo disgustante. Malkfoc era seduto accanto a me.

Mi alzai di scatto senza tener conto delle vertigini che avessi potuto provare. Mi allontanai da lui.

- Almeno tu. . . – sospirò.

Avrei voluto fargli altre domande del tipo: “Cosa ci faccio?” ,”Cos è accaduto?”, ma tutta me stessa era abbastanza traumatizzata da essersi fermata sulla frase pronunciata dall’uomo malvagio.
Toccai la testa, scostai i capelli appiccicati sulla fronte. In che senso? “Almeno tu. ..“

Ero curiosa e al tempo stesso spaventata da quell’orribile frase. Decisi di mettere da parte le divergenze con Malkfoc e gli chiesi:

- In che senso almeno io?. . .-  Un nodo mi stringeva in gola , lo stomaco si contraeva.Non osavo pensare al peggio. Scrocchiai le dita dal nervosismo. Non poteva essere vero. Nella mia mente, si facevano vive immagini impensabili, disastrose;  Non avevo perso la memoria. Forse, non tutto era perduto: Ero ancora viva ( in un certo senso).

- Il tuo amico non ha avuto abbastanza fortuna. – con tono naturale , un po’ a voce bassa enunciò quelle parole che mi perforarono il cuore. Rimasi bloccata, scioccata per alcuni minuti, il mio cervello non connetteva.

-  Quale amico? – domandai a tratti balbettando. Non poteva essere vero.

- Il biondo che ha trascorso gli ultimi istanti della sua vita con te. – sorrise beffardo e quel sorriso lasciava a pensare a qualcosa di sconcio. Non gli diedi retta. Il cuore sembrò spaccarsi in mille pezzi, ad ogni pezzo che si frantuma volevo urlare grida di dolore che però , erano  soffocate dal mio orgoglio.

Caddi nelle mie stesse gambe. Avevo uno strano dolore al petto, mi importava così tanto di James? Ecco, la disastrosa verità : apprezzi qualcuno solo quando lo perdi.  Lo avevo perso per sempre ?
No! Non poteva essere morto. Era una bugia! Malkfoc godeva a vedere quella scena dolorosa. Me a terra  con le mani congiunte al petto. Il cuore non era solo l’organo vitale che avevo perso dopo la trasformazione in vampira, adesso era vivo e pulsava battiti di panico per la notizia di James.

- Se lo è meritato. – affermò accennando un lieve sorriso; Mi alzai di scatto e lo colpii con sdegno, schivò facilmente.

-  Mi ha messo i bastoni tra le ruote.- affermò adirato e dopo una pausa enunciò,

-Ha permesso che diventassi di nuovo umana. – digrignò i denti e io . . non potevo crederci.

- Io? Umana? – sbarrai gli occhi e spalancai la bocca.

- Cosa non si fa per amore.  Adesso grazie a lui, sei umana.–  digrignò con rabbia” umana”.

Ignorai la frase “ Cosa non si fa per amore” semplicemente perché reputavo impossibile che James provasse quel sentimento per me. Andai all’attacco,

- James non è morto, e io non sono un’umana. – Guardai attentamente il mio corpo: le mani, le braccia, le gambe , non erano diverse. Identiche alla maledetta vampira di sempre.

- Guarda qui.- prese uno specchio abbastanza polveroso . Mi specchiai e. . .Aveva ragione; Qualcosa in me era cambiato. Il mio riflesso era diverso. I canini non vi erano più e le pupille non erano dilatate.

ERO  NORMALE. Quanto mi suonava strano la parola: NORMALE.

Deglutii un po’ spaventata da quel cambiamento radicale. Avevo un misto di emozioni: incazzata e triste per James, felice per essere ritornata umana e spaventata per essere nell’ultimo posto al mondo in cui volevo essere.

- Avete  fatto fallire tutti i miei piani. Se fossi in te mi sentirei in colpa, piccola Jane. – col suo tono pungente mi fece trasalire, adesso a cosa si riferiva?

- Non capisco, cosa ho fatto? – domandai impaurita. Indietreggiavo , lui avanzava.

- Il tuo biondo è morto per te. Ancora non lo capisci? Tu nutrendoti da lui gli hai dato la morte certa .Gli angeli hanno animi buoni , noi no. A tua volta lo hai reso una creatura del male e  al tempo stesso  lui ti ha convertito nella tua vera natura: umana.- incurvò le sopracciglia. Il concetto era abbastanza complicato e con la testa che mi ritrovavo non ero  in vena di capirlo. Temevo me stessa. Mi sentivo un mostro, avevo permesso io la morte di James. 

- Questo è l’amore che non esiste più. Sembra una favola , vero Jane? – Confusa. Ero sconnessa come sempre. Non capivo. Non volevo capire. Come era possibile che James provava sentimenti talmente forti da perdere la sua stessa vita per farmi ritornare quella che ero?

- Povero James …  Bah  James, è un nome che piaceva a lui, non si chiamava così. – continuò Malkfoc. Il biondo era morto e io volevo conoscerlo. Non era lo stronzo che si prospettava inizialmente. Era diverso e forse migliore di tutti. Peccato che me ne ero accorta tardi. Stetti in silenzio. Delusa per  tutte quelle volte che l’avevo trattato male. Mi odiavo. Ero tornata umana perdendo una persona che. . .

Non ho mai saputo quanto valesse per me. James era importante, oh sì che lo era. Volevo piangere ,ma non davanti all'uomo che gli aveva tolto la vita.

- Da ora in poi Jane, tu combatterai contro il bene nonostante sei una stupida umana, ma provvederò . Hai una stanza sul ponte, è un piccolo castello. . .Spero che ti troverai bene almeno lì non c’è questo puzzo. –  

Il cattivo mi distolse dall’odio profondo che provavo per me stessa. Adesso, ero un’umana e mi odiavo lo stesso. Avrei preferito una stupida succhia sangue , ma l’importante  è che potessi contare su James. Le anime buone tra cui  Alyson , Elijah e tutti mi avrebbero dato la caccia appena saputo che ero stata io a condurre James alla morte. Il più grande dubbio : James sapeva che se mi nutrivo da lui sarebbe morto? Volevo affondare e non riemergere mai più. Mi dimenticai del mondo esterno , Malkfoc   notò il mio sguardo assente, ripeté la domanda , ma io  non avevo la minima intenzione di accettare.

- Te lo scordi, io non combatto contro il bene. Ora che non sono una tua cattiva creatura, posso fare quello che voglio. – Corsi, ma era vero. Il vampiro che c’era in me poche ore prima, adesso . . .Era inesistente.  Malkfoc con un colpo secco mi prese, cercavo di divincolarmi, ma era forte.

- Tu rimani qui che ti piaccia o no. Va’ nella stanza che ti ho detto e troverai tutti i vestiti che DEVI indossare, se non fai come ti ho detto fuori uno. . .fuori due. Ucciderò anche l’altro. – Trasalii al pensiero della seconda morte. Anche Elijah , no! Che gioco sporco, era l’unico modo per tenermi in pugno. Il mio punto debole. Abbassai il capo segno che avevo acconsentito, ma non sarebbe stato per troppo. Uscii dalla stanza, sarei voluta scappare, ma c’erano un sacco di guardie che  inoltre, non erano di bello aspetto. Avevano gli elmi, ma dalla fascia degli occhi scoperti scrutavo la loro bruttezza; Altre guardie, invece, erano  simili a degli zombie ( solo un po’ più svegli ), indossavano tuniche bianche e nere. Pensandoci, non mi interessa dove ero finita. Il nemico non era Malkfoc o il suo esercito né tanto meno Alyson e il mondo dei buoni, il nemico ero IO.IO NEMICA DI ME STESSA. Che vita di inferno! Ero stordita, ma le parole di James suonavano come rintocchi di campane di una processione. Gli  avevo promesso che avrei combattuto, lui me lo aveva chiesto. Non potevo tornare indietro, eppure. . . Ero flebile. Un misto di emozioni tutte con fascio negativo :dolore, angoscia, debolezza, mancanza, sfiducia in me stessa, malinconia, stordimento.

- Stai attenta! –  Urtai contro qualcuno. Non chiesi scusa.

Alzai gli occhi.

- J … James? –

- Che dici? – il ragazzo incurvò le sopracciglia e spalancò gli occhi.

- James sei tu . – Era lui, ne ero sicura. Non stavo delirando. Non ero impazzita.

- Il mio nome è Sirius e hai dei gravi problemi, fanciulla.- Dopo questa frase non ricordo più nulla, forse ero svenuta.

Al mio ennesimo risveglio, mi trovai in una stanza, probabilmente la mia. Non puzzava. Una ragazza mi era vicino. Ero sicura di conoscerla. L’avevo vista da qualche parte, mai suoi occhi non erano umani. Non era della Terra. Adesso, c’era il misto di confusione tra: Sì la conosco e no, è solo impressione.

- Va tutto bene.- mi rassicurava. Era dolce, una sua copertura? O anche lei vittima del male? Mi sfiorò la mano e stranamente il mio impulso non mi fece allontanare. Stavo bene con lei. Potevo fidarmi.

- Ti ha portata qui il guardiano di turno. . . Hai la febbre, sei svenuta. –

- Ti prego. Io sento che di te posso fidarmi, fammi andare via. – le scongiurai a cuore aperto, piangevo.

- Non posso mi dispiace. Hai la febbre molto alta, morirai di sicuro. – con tono flebile, abbassò lo sguardo , si alzò dalla sedia e prese una tazza contenente un liquido.

- Tieni, è una tisana allevierà i dolori.- me la porse delicatamente, mi alzai lentamente e mi sedetti sul letto, presi la tisana e la portai alla bocca.

- Sei umana? – domandò accennando un lieve sorriso.

- Adesso si. Beh sono nata umana, poi Malkfoc mi ha resa vampira e adesso di nuovo umana. – era un grattacapo, ma raccolsi i punti basi per farlo capire alla ragazza.

Era : alta qualche cm in più rispetto a me, fisico esile, gli occhi strani, ma belli, capelli non tanto lunghi, ma neanche corti di tonalità rame. . .Mi suscitava ricordi. La mia mente scavava nel passato.

- Beh sei davvero speciale. .  .Dopo il vampirismo è quasi impossibile diventare umani a meno che Malkfoc non lo permetta. –

- No, a me non è stato Malkfoc. –sbottai sicura. Quella tisana faceva miracoli, mi sentivo meglio.

- Beh, qualcuno della sua specie. . .- non si mostrò insicura. Era determinata su ciò che stava dicendo.

- Mi dispiace deluderti, ma a me ha salvato una persona sicuramente non appartenente a Malkfoc. – eravamo entrambe sicure su contrapposte teorie.

- Ci ha rimesso la vita. – abbassai il capo e l’angoscia m’invase. Una lacrime cadde fredda sulla guancia calda.

- Credimi, in qualche modo anche lontano appartiene a Malkfoc , non sapendo di avere questo potere e non sapendolo gestire … -fece una pausa temeva di pronunciare quello che sentivo,

- E’ impossibile che sia morto davvero! – esclamai, strinsi i pugni e  li sbattei con tanta rabbia sul letto.

- Fanciulla, sono Sirius. –  Una voce inaspettata parlò. Si rivolse a me. Era il tizio che avevo scambiato per James, ne riconobbi la voce.

Guardandolo attentamente constatai di aver delirato abbastanza . Non assomigliava minimamente  al biondo. Il suo fisico robusto portava a dei sicuri pettorali che sarebbero stati anche belli se non per le brutti espressioni del suo volto; Rigido, ma giovane. I suoi occhi color grigiastro come i suoi capelli. La chioma abbastanza folta e piccoli boccoli scendevano sulle spalle racchiusi in un fermaglio.

Lo fissai, ma non accennai nessun segno di saluto.

- Ha detto il capo che devi indossare gli abiti che ti saranno dati e poi devo accompagnarti da lui. – serio e con tono duro mi fece tremare. Acconsentii con il capo meccanicamente; Uscì, lasciando nella stanza un odore maschile. Un profumo che mi fece starnutire.

- Non si bussa, qui? Siamo donne e un uomo che entra senza bussare. . . – sbottai adirata, mentre la fanciulla che mi aveva “ salvata” scoppiò a ridere . Una risata familiare, allegra e piena di gioia.
- Sono fatti così e non puoi ribellarti.- ridivenne seria.

- Io non riesco a capire come una ragazza buona come te sia finita qui. –

Cercavo di eliminare il tasto James, avrei pianto di sicuro. I misteri iniziavano ad ingigantirsi  e non volevo fermarmi su quelli che mi straziavano. Il mio cuore che grazie a James era ritornato a battere, sapeva che il mio salvatore era vivo.

- E’ iniziato tutto anni fa , ma non riesco a parlartene. Tu piuttosto sei fortunatissima e amatissima. – sorrise e notai benissimo che aveva cambiato argomento. Non volevo insistere, forse aveva brutti ricordi, ma seguendo il suo filo logico adesso stava per toccare i miei flashback e la stoppai,

- Non riesco neanche io. – feci una smorfia rattristita e si stoppò subito.

- Vi amavate? – Avrei voluto rimproverarla, ma era buona d’animo e poi. .  .Quella domanda mi aveva spiazzato.

Non volevo rispondere, ma qualcosa dentro me mi obbligò a farlo.

- Beh. . . Ci odiavamo , ma soprattutto MI ODIA!  L’ho condotto alla morte. Ricordo che quando l’ho conosciuto  mi sentivo la classica ragazza normale. La mia vita è cambiata radicalmente da un ladro che in un vicolo stava fregando un’auto , ho dato l’allarme , in quell’istante la paura era alle calcagna . Ero impacciata e allo stesso tempo mi sentivo  la salvatrice della città, poi James. . .Mi ha salvata e mi ha fatto capire che quell’uomo lo vedevo soltanto io. Ho iniziato a vedere tutto sotto un’altra prospettiva, ho conosciuto persone speciali, storie diverse e anche stronzi come James. –

- Stronzo che ti ha permesso di riavere la tua vita. – mi corresse, le lacrime facevano tutto loro. Piangevo ,singhiozzavo . Quanto  è brutto ricordare. E’ più brutto ricordare i bei momenti che quelli difficili. I difficili nel momento in cui li hai affrontati sono stati una piccola vittoria, ma. . . ricordare quelli belli fa male; Sai che non ritorneranno più e questo basta per rovinarti metà vita con rimpianti e rimorsi.

- Non credo che ti odia, nonostante appartiene  all’ordine di metà angeli rimane comunque umano. . .Avrebbe potuto benissimo non aiutarti .Se lo ha fatto è perché lo voleva, e a questo punto cara umana, ti dirò di più: NON TI HA MAI ODIATA. –

Ingoiai, da sempre mi aveva spaventata l’idea di me e James racchiusi nella parola NOI, preferivo analizzare singolarmente JANE E JAMES. Due persone separate. Ultimamente però, i dubbi erano più vivi che mai. Sentivo che James mi appartenesse e se non andavamo d’accordo era per il semplicemente motivo che forse, eravamo più simili che mai. Con il polso della maglia asciugai le lacrime che interrottamente scivolavano sulle mie guance paffute.

- No, James non è in grado di amare. – le sbottai, ma non ne ero tanto sicura.

- Tutti sono capaci di amare, però. . . A causa di delusioni fingono che non gli importa più nulla.- affermò calma, con un altissimo tasso di determinazione.

- Beh, forse è ora di prepararmi … Malkfoc si adirà e ha già un’altra vittima nel mirino.- mi alzai lentamente dal letto.

- Come ti sentivi con James? – quando pronunciò il suo nome il mio cuore iniziò a battere all’impazzata. I battiti erano talmente assordanti da rimbombare nelle orecchie e amplificare il loro pulsare.


FLASHBACK

- Mi sento strana. – confessai.

- Ti senti bene. – sbottò sicuro. Era molto determinato.

- Si.  . .Forse. Ultimamente è cosi strano sentirmi bene. –


RETURN

-Tutto bene ?- domandò con tono preoccupato la ragazza che mi aveva sostenuto.

- Sì, sto bene. – accennai un sorriso finto  e come sempre finsi di stare bene.

- Ancora non mi hai detto il tuo nome. –cercai di cambiare discorso.

- Mi chiamo Nicole. – sorrise e strizzò l’occhio.

- Hai un nome familiare. –  Incurvai le sopracciglia, cercando di sfogliare nella mia mente.In effetti il suo nome lo avevo già sentito in famiglia e se non erro soprattutto quando avevo 5 anni. I miei litigavano spesso e ogni tanto saltava fuori il  nome Nicole. Beh, nella mia famiglia non è sempre andato tutto liscio come l’olio, ma l’importante è che i brutti momenti passino.

Lei tacque. Io aprii l’armadio. Vi erano abiti pomposi e uno che mi piacque fu uno bianco.

-Se metti questo sembri una sposa. – sorrise e mi aiutò a prenderlo.

- Devo trovare un modo per scappare, il problema è che non so orientarmi. –

- E’ difficile scappare, Jane. Ho provato un sacco di volte, ma senza nessun risultato. –

- Come sai il mio nome?. . .- domandai perplessa e con aria circospetta.

- L’ho intuito.- sorrise maliziosamente. Mi nascondeva qualcosa. Finsi di crederle. Affermai,

- Beh…questo abito pesa, non mi sarà di aiuto. – un’ottima riflessione. Dovevo tornare a Micenesis, anche se non mi volevano. Dovevo permettere il ritorno di James. Non doveva finire così.
- Non pensarci, anzi meglio. . .Può camuffarti di più. In questo piccolo stanzino, -

 Nicole indicò con l’indice una porta

- c’è il bagno , lavati e poi ti aiuto con il corsetto. – sorrise e la stetti a sentire. Aprii la porta del bagno, era abbastanza piccolo rispetto a quello di Micenesis. Mi denudai degli abiti sporchi e mi immersi nella vasca di legno. Sulle pareti vi erano disegnati teschi che mettevano profonda soggezione a una stanza come il bagno. Come facevano a fare i bisogni con quei disegni sul muro(?) Provai a non pensarci e così, i miei pensieri caddero puntualmente su James. Dov’ era? Non era morto. Volevo stringerlo tra le braccia. Gli ero riconoscente, ma non ero egoista. Se lui doveva rinunciare alla sua vita per far sì che ritornassi umana, non ci stavo.

[…]

Fuori dal bagno sentivo che Nicole stava parlando con qualcuno molto probabilmente Sirius soprannominato da me “il vecchio” per i capelli argentati. Uscii veloce dalla vasca  come un fulmine e chiamai Nicole .
La fanciulla subito interruppe la conversazione con il vecchio e venne da me con l’abito prescelto.
Mi cambiai dietro ad una tendina, la giovane fanciulla mi aiutò solo con il corsetto. Mi mancava l’aria, era da pochi secondi che indossavo il corsetto e già mi sentivo un pesce fuor d’acqua; Per non parlare delle scarpe.

Nicole mi aggiustò i capelli, sembrava che dovessi sposarmi. Che pagliacciata! Uscii dal bagno e a pochi passi c’era Sirius. La sua età poteva essere 20 massimo 25. Lo guardai meglio negli occhi e non aveva nulla di James.

-Sta meglio?- domandò e non ero diventata cretina, ma mi aveva dato del lei.

- Dici a me ? – sgranai gli occhi.

- Si ,dico a lei. – perseverò il vecchio.

- Si. Andiamo.- Non so perché dissi “ andiamo” , forse per incoraggiamento a  me stessa. Sentivo l’adrenalina scorrere nelle vene.

L’uomo mi precedeva, io lo seguivo.

La stanza in cui ero , era una delle tante che formavano  il castello. Attraversammo il ponte e se quello non fosse stata la dimora dei cattivi, avrebbe anche potuto piacermi. C’erano molti alberi neri, ma comunque. . . La natura c’era.

Il castello dov’ ero stata con Nicole non era niente rispetto  a quello che i miei occhi stavano scrutando. Era lì che eravamo diretti. Sirius ogni tanto era costretto a fermarsi, rallentavo tutto con quelle maledette scarpe. La dimora dove ci stavamo recando era di sicuro un palazzo. Un palazzo spaventoso. C’erano animali volatili come civette, corvi e ogni piccola cosa metteva i  brividi. Entrammo e vi erano tante sale. Sirius con passo deciso avanzava , lo seguivo senza guardare attentamente cosa mi circondava. Tutto  incuorava terrore.
Mi aveva portata da Malkfoc. L’uomo crudele mi attendeva al centro della sala. Sirius dopo un inchino sparì nel nulla e  l’enorme porta venne chiusa .Malkfoc ed io rimanemmo da soli.

-Piccola Jane, sono onorato che non hai ancora tentato di evadere. – sorrise beffardo.

-Il pensiero di perdere anche Elijah ha messo a freno la tua ribellione, vedi. . .Devo minacciarti. – era ipocrita. Sapevo benissimo che poteva fare del male ad Elijah nonostante facessi tutto quello che mi dicesse.

- Ho voluto chiamarti perché adesso hai 16 anni e. . .Sei abbastanza cresciuta per sapere la verità.-

- Di che verità stai parlando?-  mi irrigidii.

La stanza dov’eravamo ,era illuminata da una leggera luce fioca, il sole su quel pianeta non splendeva e,la notte non si distingueva dal giorno. La maledizione predominava su tutti.

-Guarda  quanti   libri.- la luce illuminò la parte indicata da Malkfoc e notai scaffali strapieni e colmi di libri.

- Visto? Questa è la storia delle mie origini.- indicò migliaia di scaffali. Era impossibile.

- Si parla di me, delle mie origini, delle dinastie  , dei miei posteri. Non meravigliarti. . . Il bello deve ancora venire. – Si avvicinò e mi toccò le spalle. Volevo scrollarlo, ma dovevo stare attenta. Sapeva il mio punto debole.

- Tu sei una dei posteri. – affermò  sorridendo. Sbarrai gli occhi.

- Io non centro nulla! – esclamai adirata. Mi allontanai.

- Da dove pensi che Alyson abbia preso il tuo ritratto? O meglio “il vostro “? – sorrise e mi tolse l’anello che stesso lui, tempo fa mi aveva dato.

- Ti riferisci a quello di cui i soggetti sembravamo io e James? – domandai perplessa. Questo filava.

- Esatto, ma credo che ti scioccherebbe sapere questa triste verità. . . Quindi aspettiamo. – sorrise. Mi stuzzicava. Gli avrei voluto spaccare la faccia. Intanto, i miei piedi mi maledicevano per le scarpe.


- Cosa devo sapere? Malkfoc parla. – con tono deciso lo implicavo a parlarmi di tutto. Volevo sapere la verità.

- Per ora, preferisco la suspance. Puoi far ritorno nella tua camera. – Non potevo insistere e finsi di dargli retta. Volevo “ recarmi da sola in camera”, non volevo guardie .Volevo provare la fuga , d’altronde se non tenti non sai mai come finirà. Abbassai il capo spaventata , ma allo stesso tempo  felice , mi illudevo di scappare.

Stavo lottando per James. Non dovevo darmi per vinta.

Come immaginato , accanto alla porta vi era Sirius, mi fece cenno di seguirlo; Stavolta, mi guardavo intorno, alla ricerca di un oggetto o arma per difendermi quando ci saremo allontanati dagli zombie. Dovevo scappare. Dovevo trovare James, qualcosa mi diceva che era vivo e aveva bisogno di aiuto.  La guardia cambiò il tragitto o più normale pensare, mi stava conducendo a tutt’altra parte. Era una foresta, con una vegetazione abbastanza sviluppata nonostante il sole non ci fosse mai, sicuramente usavano luce artificiale con qualche incantesimo. Temevo che Sirius mi stesse conducendo alla morte senza che neanche Malkfoc lo sapesse. Senza dare nell’occhio tolsi le scarpe, adesso i piedi respiravano e avrei avuto più possibilità di darmela a gambe. Eravamo coperti da oscurità , neve e ghiaccio. L’umidità mi ricordava poche ore prima, quando ero atterrata su una superficie a me sconosciuta. Lì, da qualche parte c’era un portale che mi avrebbe condotto in Nord Carolina, ma dove ?Mi guardavo intorno sempre di sfuggita, interrotta dalle improvvise occhiate  di Sirius , preoccupato che scappassi. Il furbacchione aveva capito bene. Lo avrei fatto fuori. Poco distante vi era un ramo , il piano era pronto.

-  Ai. . .- creai un gemito abbastanza convincente e mi toccai la pancia.

Sirius si girò di scatto, io assunsi un’espressione abbastanza malandata, sofferente.

- Cos avete? – domandò sbigottito.

- Ho bisogno di un bagno. – enfatizzai bagno.

- Mi dispiace, ma qui non vi è. Problemi di pancia? –

- Si, che domanda. Sto male. Posso farla dietro un albero. –

- Dietro un albero? – guardò sbigottito. La scena sembrava divertente.

- Una principessa che fa i suoi bisogni dietro un albero? – ripeté  e  rise. A me non era chiaro “ principessa”.

- Grazie per avermi dato della principessa, ma sono una comune mortale. – specificai.

- La figlia del mio capo è una principessa. –

Cosa?

Figlia del capo?

Io principessa, figlia di Malkfoc?

Come è possibile?

 E’ uno scherzo.

Sono terrorizzata.

Il panico mi sta travolgendo.

Non può essere vero. Anche adesso devo fingere che va tutto bene e continuare il piano.

- Si,  che c è di strano. Sorvegliami. - Cercai di mantenere la calma, al resto avrei pensato dopo.

- No, potreste tentare di scappare.-

- Ma cosa ? Sto benissimo qui.- sorrisi.

- Ah, davvero? –

-  Ovvio, sorvegliami.- avanzai lentamente, l’enorme vestito gonfio e bianco nascondeva i piedi che sprofondavano nella neve. Sirius accettò. Non potevo sbagliare. Mi recai all’albero più lontano e fitto. Il guardiano era distante pochi metri, mi tolsi l’enorme vestito bianco , lo appoggiai all’albero  così  in qualsiasi momento Sirius si sarebbe voltato avrebbe creduto che io fossi lì. Ecco il momento cruente: SCAPPARE. Mi guardai intorno , una volta immaginato il mio cammino mi diedi alla fuga. Inizialmente strusciavo, avrebbero potuto vedermi. Sentivo di non farcela. Qualcosa sarebbe andato storto. Scappare, va bene , ma non sapere dove andare? Che stupidaggine! Il mio orientamento era -1, mi sarei ritrovata di nuovo nella tana del lupo. Il freddo era cruciale. Il mio corpo era coperto solo da una sottoveste, ero scalza e avevo fame. Il  cuore batteva all’impazzata, da non lontano sentii qualcuno urlare e dare l’allarme. Sirius si era accorto di tutto. Io ero ancora vicina.
Correvo, ma adesso ero umana. Non potevo andare lontano. Quanti orrori. James che forse era morto ed io come una pazza mi spingevo a cercarlo nel nulla, e Malkfoc che forse era mio padre. Era impossibile. Io ero  figlia di Kassy e Carl. Umani. Non potevo  appartenere al male. Avanzavo con cautela, mi giravo spesso su me stessa. Temevo un attacco  alle spalle. Mi rifugiai dentro una piccola caverna. Il buio ostacolava la mia fuga. Il respiro era affannato, se qualcuno fosse passato per di lì mi avrebbe scoperta. Pregavo il Cielo di trovare qualcuno che potesse aiutarmi, ma non potevo fidarmi di nessuno. Volevo James più di ogni altra cosa. Mi accovacciai,mi stringevo in me stessa, tremavo. Scoppiai a piangere, abbattei così la mia corazza. La forte, la coraggiosa, la spavalda non valeva niente se James era morto. Mi odiavo. Dovevo morire io, non lui. Quanti sensi di colpa, quanti rimpianti. Sapeva di morire facendo una cosa stupida come quella? Io cretina che l’avevo morso. Come avevo potuto(?) Il freddo mi stava ibernando. Sarei morta. Era quello che volevo. Per quanto ne sapevo avevo ancora la febbre e il mio corpo da umana non sarebbe riuscito a passare qualche ora. Una cosa mi rasserenava: Avrei raggiunto mr. Antipatia. Cercavo di  dormire sperando di  passare dal sonno naturale a quello eterno, senza percepire una spada che mi trafiggesse il petto o la sottoposizione al patibolo. Tutta me stessa desiderava ardentemente raggiungere JAMES. Chiusi gli occhi e rivissi tutti i momenti con lui.
L’inizio di tutto: Il vicolo, lui sul mio letto, nella mia stanza, la partenza per Micenesis, l’amicizia di Elijah, James nel pub a salvarmi la vita per la millesima volta, l’attacco a Micenesis e come sempre l’aiuto di James. L’aiuto di Alyson per far sì che diventassi di nuovo umana, e le dolci parole di James nel dire: Jane non deve fare cose che non si sente, o una cosa del genere.
Le lacrime scendevano interrottamente e mai come allora avevo paura: del buio, del rumore di passi che non sarei mai riuscita a scrutare e  di qualsiasi animale.

Mi rannicchiai , mi strinsi le gambe al petto ricordando ogni piccolo particolare , mi scesero delle lacrime che sulla guancia si immobilizzarono forse, l’indomani non avrei aperto gli occhi.


Chiusi gli occhi, dormivo. . .O forse, ero morta. Vedevo una luce bianca e candida come la neve che si posa sulle fredde foglie a Dicembre. Ero felice e qualcuno con delle ali avanzava verso me. Un angelo, senza dubbi. Era impossibile intravedere il suo volto, la luce me lo impediva, ma quando conosci e tieni a una persona la riconosci anche se fosse uguale ad altri cento. La sua voce suonò  nel mio cuore come le parole della mia canzone preferita. Era James. L’avevo raggiunto?
Appena sicura che fosse lui , iniziai a correre più veloce per raggiungerlo. Nn capivo, ma ad alcuni tratti si avvicinava e altri si allontanava. Urlavo cercando di farlo tornare indietro.
Si fermò e si voltò verso me, in un attimo fu vicino e notai il suo bellissimo volto angelico, sorridente, felice.

- Jane, - sussurrò. Partirono i brividi.

- Nonostante è accaduto tutto questo, ti sarò vicino e volevo che sapessi che quando hai morso Elijah. . . Il ragazzo che ti ha frenato sono stato io. – Rise.

- Non sono tanto stronzo, vedi? – Cercavo di non piangere, ma dentro scoppiavo. La sua voce candida e profonda mi attivò il cuore facendolo battere più forte che mai. Mi accarezzò la guancia, glielo lasciai fare perché con lui. . .
MI SENTIVO PROTETTA.

Spazio Autrice:
Non uccidetemi, doveva andare così! Quello di Jane, non è nient'altro che un sogno di incoraggiamento. James nonostante non può essere lì con lei, le è vicino. Prendetela per una morale ;) Ho cambiato scrittura per il discorso tra Jane e James perché la reputavo più adatta. Fatevi sentire!^^
 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Newtmasinmyveins