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Autore: zaynsjawbone    05/07/2014    7 recensioni
Credo che tutti abbiamo delle passioni nascoste, e la mia è quella di scrivere. Devo ringraziare anche la mia amica che mi ha supportata e aiutata, accelerando i tempi di scrittura!
Niall è un ragazzo che sta per avere successo dopo aver inciso il suo primo album. Viene chiamato in Germania per lavorarci meglio ed è lì che fa esperienze importanti, ma è anche lì che trova l'amore. Una ragazza semplice che nega la sua esistenza da sempre, ma anche una ragazza decisa e debole allo stesso tempo. Gli ostacoli non mancheranno. Il problema sarà scoprire se li affronteranno con successo o falliranno. Un amore coinvolgente ricco di alti e bassi, di gioie e di delusioni. Spero che vi piaccia e che non vi aiuti a vedere Niall sotto un altro, e completamente diverso, punto di vista.
Volevamo essere coerenti alla sua personalità. Speriamo di esserci riuscite! Buona Lettura c:
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: AU, Cross-over, Lemon | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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~~Accaldata per l’imbarazzo, mi sentii avvampare le guance. Pregai che quel rossore fosse invisibile agli occhi di Niall che, nel frattempo, non mi aveva tolto gli occhi d’addosso.
Un senso d’inquietudine, più forte probabilmente della paura, mi spinse  a puntare lo sguardo verso il soffitto; mi sembrò l’unica cosa intelligente o tanto meno fattibile pur di non sopportare il peso dei suoi occhi.
Ero nervosa perché il tempo passava ma nessuno di noi si proponeva di rompere quel silenzio che per me stava diventando opprimente e insostenibile come un pugno dritto nello stomaco.

Tremavo  in tutto il corpo a causa di brividi impalpabili e invisibili all’esterno, di quelli che senti nelle ossa, che mettono fuori uso tutte le parti dell’organismo, che ti fanno accelerare il battito del cuore che, di conseguenza, batte contro le costole con violenza, come se volesse volare via e non subire più quell’attesa che lo stava divorando. Non era facile, per me, controllarsi: io, che ero sempre stata quella ragazza, che issava ,con le sue sole forze, muri di cemento per non essere conosciuta davvero per paura di soffrire; io che non dicevo mai ad alta voce quel che davvero provavo per non essere vista come un essere debole, ma preferivo essere giudicata come una persona forte per la quale i sentimenti erano sempre l’ultima cosa a cui pensare.
Stavo impazzendo. Dovevo dire qualcosa, ma tutto ciò che mi venne in mente fu:

“Sei rimasto senza parole, eh?”

Non mi aspettavo niente di chè: ero talmente tesa e imbarazzata che tutto ciò di cui avevo bisogno era una sua reazione. Una qualsiasi reazione. Un qualcosa che mi facesse capire che tutte quelle parole, per cui avevo lavorato su per molto tempo, non risultassero improduttive e vane.
Poi arrivò, finalmente, un segno di vita dal ragazzo capelli oro.

“No, dai, dopotutto me l’aspettavo un discorso così…”, si fermò un attimo e in quell’attimo mi strinsi le labbra, desiderosa di sapere come sarebbe finita la frase, “ chi non mi ama del resto? Sono irresistibile!” Lo guardai con aria interrogativa, inarcai il sopracciglio e mi immersi in una risata forzata.

“Ma per favore, non scherziamo su certe cose!”

“Come, come, come? Non sono irresistibile? Eppure qualche minuto fa mi è sembrato di capire qualcosa del genere detto dalla qui presente Miss acidella!”, precisò Niall,divertito, punzecchiandomi per farmi ammettere la mia incoerenza.

“ Ho l’impressione che ti stia sbagliando!”, replicai con fare spocchioso.

Iniziò, dunque, a farmi il solletico: voleva che gli dessi ragione perché sapeva di averla. E lo sapevo anch’io.

“Ammettilo!! Ammettilo!!”, ripetè, mettendosi a cavalcioni su di me e così  avendo il pieno controllo del mio corpo ricalcitrante.

“Okay, okay”, convenni io.

Al mio segnale di resa, Niall si placò e si rimise accanto a me , in attesa di assaporare la sua dolce vittoria.

“Mettiamola così”, continuai, “ io non ho detto che ti amo poiché sei irresistibile … quello che volevo dire è che sei così pessimo da farmi sembrare una persona migliore. Ecco perché ti amo.”, terminai con un tono provocante, giusto per farlo reagire e per continuare quel gioco che mi stava piacendo; però lui non fece altro che sorridere, senza nascondere il suo compiacimento riguardo la mia abilità di capovolgere la situazione a mio favore.

“Scherzi a parte,”, esordì. Il sorriso gli era sparito dalla faccia.” Non credevo che fossi capace di dire qualcosa del genere”, annuì, impressionato.

“Già!”, sospirai, riflettendo sul fatto che neanche la Emily di qualche mese fa lo avrebbe mai immaginato. “Ah!”, esultai trionfante.

Ora ritornò il silenzio e non avevo l’intenzione di fare nuovamente il primo passo io.
Diversamente da prima, forse, quel silenzio mi stava a genio, non so il motivo preciso, ma avevo un sesto senso che mi sussurrava che nel giro di pochi istanti, io e Niall, avremmo avuto la nostra intimità. E questa volta non mi sarei tirata indietro … Avevo un irrefrenabile desiderio di lui: volevo sentirlo dappertutto; volevo che, a fine giornata, tornando in camera dopo una giornata infernale di lavoro, e guardandomi allo specchio, vedessi le sue tracce ravvisabili. Desideravo avere le labbra color fuoco ma non grazie al nuovo rossetto di Chanel, ma ai suoi morsi, che gli servivano per appagare la fame che aveva di me. Sì! Volevo qualcuno che avesse fame di me e che non si saziasse mai. Qualcuno che mi spogliasse anche della paura di essere sempre quella sbagliata. Qualcuno che anche nel letto sbagliato, nel momento sbagliato, mi facesse sentire unica, permettendogli di avere non solo gli occhi pieni di me ma anche il cuore. Volevo tutto questo e credetemi se vi dico che quel qualcuno era lui. Non avevo mai avuto il minimo dubbio.
Volevo farlo. In quel momento. In quel posto. Ci tenevo che accadesse lì. Lì, dove tutto, per me, è iniziato, perché, infondo, quelle mura mi avevano vista crescere, inventare giochi con le bambole e lasciarle nell’adolescenza. Erano presenti allo sgorgare delle prime lacrime e non quelle dovuto alla sbucciatura del ginocchio, ma quelle causate dalle prime delusioni. Sono state testimoni di tutte le varie importanti tappe della mia vita e anche quel giorno, quelle mura, avrebbero scoperto una nuova Emily.



                     
Come se Niall avesse percepito i miei desideri, lo ritrovai sopra di me e il suo bacino premeva sul mio. In quel momento pensai che eravamo come Venere e Marte, come pioggia e fuoco, come giorno e notte: irrimediabilmente diversi ma senza uno, l’altro non avrebbe avuto la possibilità di esistere.
Tanto stretti da sfiorare uno le guance dell’altra, tanto stretti da non poter più mollare e andar via.
Lasciò dei lievi baci lungo il volto per poi arrivare alla mandibola. Là dove questa finisce e c’è l’orecchio. Là, dove quelle labbra sottili e rosee si posarono, dando inizio a quel turbine di emozioni.
Accennai un sorriso e lui continuò. In quella stanza che sapeva di chiuso e d’infanzia, c’era un silenzio innato, e forse il tempo si era fermato. Sembrava come se tutto fosse scomparso o che ci fossimo nascosti nel più impensabile angolo dell’universo. Tutto immobile, tutto in silenzio. Tutto tranne noi. Noi che, per la prima volta, stavamo mettendo in pratica quello che i nostri sentimenti ci consigliavano da tempo; noi che ci stavamo amando, baciandoci come mai prima perché in quei baci c’era tutto. La lingua. La passione. Il bisogno di sentirci completi.
Ero presa, forse troppo, poiché di mia iniziativa, ruppi l’abbraccio che ci legava per mettermi sul suo corpo imponente. Mi strinsi a lui, i piedi intorno alle caviglie, le mani a fasciare le spalle, per il timore che potesse volar via, che fosse un sogno e in quanto tale capace di volatilizzarsi e di lasciare l’amaro in bocca.
Mi sfiorò il collo e poi scese fino a fianchi, poi risalì e afferrò il gancio del reggiseno e me lo sfilò. Si alzò sui gomiti, dandomi, a mia volta, la possibilità si spogliarlo, ma approfittò per riprendere le redini della situazione. Si staccò un attimo dalle mie labbra per riprendere fiato, ma gli strinsi dolcemente i capelli ancora umidi e lo spinsi giù, per ricongiungersi alla mia bocca. Ero insaziabile. Volevo di più, volevo lui e non avevo bisogno di respirare dopo quell’apnea di dolci baci: se stava lui accanto a me, bastava così. La sua mano scivolò sui miei slip che si abbassarono leggermente; avvolsi le gambe intorno alle sue, avvicinando il bacino e con le dita percorrevo  i muscoli della schiena.

“Sei bellissima!”, mi sussurrò tra un gemito e l’altro. Entrò dentro me e in quel momento non mi soffermai su ciò che aveva detto: volevo godermi il momento.
Non era la prima volta per me, e immagino neanche per lui, ma era come se non avessi mai visto un corpo nudo oltre al suo; come se quel dolore e quel piacere fossero qualcosa di appena scoperto, che ti lasciano sbigottita perché non te lo immaginavi così perché, infondo pensi, i film non sanno ben esaltare quella gioia che provi quando noti che quella persona con cui stai condividendo il letto e che si sta insinuando  tra le tue gambe, è già da molto prima all’interno di te. Nei tuoi pensieri. Nel tuo cuore. Nello stomaco.

“Ho detto che sei bellissima”, ripeté con un filo di voce, sufficiente, però, questa volta, ad attirare la mia attenzione.

“Ridillo!”, gli chiesi mentre lui ricopriva i mio seno destro di baci morbidi e bagnati.

“Sei bellissima” e mi baciò il capezzolo destro.

“Di nuovo!” e ripetè.

“Giuralo!”, lo implorai mentre lui mi baciava il contorno dell’ombelico. Si fermò a guardarmi, retto sulle braccia, con il volto imperlato di sudore, con le labbra rosse di chi ha amato tanto, e gli occhi di un blu vivo, così brillanti che non realizzavano ancora ciò che stava succedendo.

“Lo giuro. Sei la cosa più bella che conosco, la cosa più bella che ho. Te lo giuro. Ed ora, per favore, vuoi chiudere quella bocca e aprirla solo per baciarmi?” Ridemmo e i baci ripresero.

Ero avvinghiata a lui: le mie braccia intorno al collo, le mie mani sulla sua schiena e le gambe intorno alla vita.
Ero soddisfatta. Di me. Di lui. Di noi. Ero soddisfatta perché, finalmente, dopo tanto, io, anoressica di baci, di parole non dette, avevo gustato il vero significato di ciò di cui si parla nei libri, nei film, nelle canzoni. Avevo capito com’è l’amore. No, forse no… comprendere l’amore sarebbe troppo difficile… come si fa a capire qualcosa che è più grande di te? Forse l’avevo solo sentito … solo avvertito … avevo captato quel suo segnale che mi diceva “Hey, mi chiamo amore, sono quello vero e come vedi, finalmente è arrivato il tuo turno”. Finalmente. Già. E comunque che strana parola “amore”. Così infinita. Così astratta. Se ne parla quasi come fosse una leggenda. Una parola che per me non aveva molto significato: era giusto una delle tante parole sul dizionario. Dopo “amoralità” e prima di “amoreggiamento”. Niente di più, niente di meno.

E invece, ora come ora, lì su quel letto, a far l’amore con Niall, sapevo che di amore non ne avrei mai avuto abbastanza. Volevo che recuperassimo il tempo perduto; volevo che l’amore mi circondasse, che fosse nell’aria.
Amore. Che parola bizzarra. Cinque lettere e tantissime definizioni. Amore è tepore e conforto. E’ qualcosa di bello, ma allo stesso tempo ti distrugge. E’ una grandissima illusione. E’ una casa accogliente, impregnata del profumo di biscotti e calda: niente di più bello in una domenica piovosa di Novembre. Io, invece, non sapevo nemmeno cosa fosse l’amore. Sapevo che fosse qualcosa che le persone cercano ma che invece io ripudiavo. Eppure ora capivo che eravamo così simili. Io e l’amore intendo: entrambi un catastrofico, confusionario, allettante e spregiudicato disastro.
                             
                                               
Poi ritornai sul pianeta Terra. Senza rendermene conto, avevamo finito da un pezzo ed eravamo crollati uno nelle braccia dell’altra.
Bhe, insomma, quel giorno facemmo l’amore. Non fu come ne sentivo parlare dalle mie amiche il giorno dopo essersela spassata con un tizio sconosciuto incontrato in discoteca nel pieno di una stupefacente sbornia: non furono solo movimenti del bacino ripetuti all’infinito, fino a perdere le forze, poi girarsi, uno di schiena all’altro e dormire.
Per noi fu diverso: per noi, furono penetrazioni di emozioni, quelli che ti pervadono il corpo, che ti fanno venire la pelle d’oca. Quelli che ti fanno urlare, ma poi affoghi l’urlo dentro e ne nascono tanti piccoli gemiti che fanno aumentare il piacere. Furono quelle penetrazioni di sensazioni che ti fanno capire che di quella persona ormai ne sei innamorata, che ormai sei spacciato. Che ormai è la fine. Ma è un inizio!


NIALL’S POV
Quella notte fu la più magica di tutte, perché tra me e lei c’era un legame indescrivibile a parole. Lo capivo dai gesti, dagli sguardi, dai sospiri, dalle emozioni sottopelle che lei era speciale. Ed era mia.
 



                                           
La mattina dopo, un raggio di sole che penetrò la finestra mi svegliò. Ero assonnato e avevo la vista annebbiata ma non fu colpa di questo mio stato se  non vidi Emily al mio fianco. Istintivamente sbarrai gli occhi e mi issai sulle braccia. Ero intontito, incapace di intendere e di volere, ma nonostante ciò non potei evitare di preoccuparmi. L’idea che ci avesse ripensato mi martellava in testa. Pensare che avevamo fatto l’amore, che avevo studiato ogni centimetro della sua pelle e lei della mia. Pensare che ci eravamo respirati, amati … vissuti … e tutto in una notte…. Pensare che tutto questo non le fosse piaciuto o che l’avesse trovato sbagliato, mi mandava in cortocircuito. Pensare che avesse goduto come del resto ho fatto io, che avesse dormito tra le mie braccia ma che una volta sveglia, e magari più cosciente delle sue azioni , si fosse chiesta cosa fosse successo, che se ne fosse ricordata e che si fosse maledetta per quell’enorme sbaglio in cui era finita; che, in punta di piedi, avesse preso i suoi vestiti, ormai asciutti dalla sera prima e come un ladro fosse uscita da quella stanza. E magari anche dalla mia vita. Chi la capiva Emily? Aveva la capacità di entrare e uscire dalla vita di una persona, così. Impassibile. Senza problemi. E se fosse stato davvero così? Che avesse deciso di andarsene da quel rifugio, proprio per andarsene da me? Che non mi volesse più vedere? Perché magari ero stato troppo frettoloso e con il mio desiderio l’avevo ferita.
Ogni possibile spiegazione, da quella più catastrofica a quella più accettabile, mi passarono per la testa. D’altronde ero fatto così: mi fasciavo la testa prima di romperla.

                                               
I miei pensieri che sfrecciavano nella mia testa come auto da corsa furono messi a freno dalla vista di un bigliettino, parzialmente coperto dalle lenzuola e leggendolo, ritrovai la pace:
    
                            “E’ stato bellissimo. Oggi avrò da fare. Ci vediamo stasera, sempre qui. E xx”

Sorrisi alla lettura di quelle parole ma poi realizzai che era tardi, perciò aggiustai il letto e mi preparai per andare alla casa discografica.
Quel giorno, il lavoro fu molto proficuo e tutti si complimentarono, increduli dei netti miglioramenti che avevo apportato a testi e arrangiamenti. Tutto in quella sola mattina.
Tutti loro pensavano che fosse giusto una giornata iniziata bene, ma alla fine ordinaria come tante altre… ma Ed no. Lui sapeva che la ragione di tutto ciò era Emily.

Verso le 11.00, quando più o meno tutti scesero nel bar dell’edificio per prendersi un caffè per ricaricarsi, visto le aspettative stressanti che aspettavano tutti fino a sera, io ed Ed restammo soli nella sala di registrazione. Io, indifferente, continuai a lavorare, sapendo che sarebbe stata questione di pochi secondi prima che il mio amico mi invitasse a raccontargli cosa fosse successo. E infatti non sbagliai:

“Bhe, Horyan, sputa il rospo!”, esordì lui.

“Io? Cosa ti dovrei dire?”, gli chiesi, mostrandomi innocente e inconsapevole di ciò che volesse ma feci sì che Ed notasse la mia risata sommessa che diceva altro rispetto a ciò che avevo espresso per parole.

“Dai, non fare il bambino cretino e muoviti a dirmi cosa è successo” Ridemmo e alla fine gli raccontai per filo e per segno di quella notte incredibile che avevo passato.

“Quando ho fatto l’amore con lei credevo che il mio cuore non potesse reggere tanta emozione, pensavo d’impazzire. O forse sono impazzito. Sento il suo odore dappertutto. Per esempio, pure tu, che di solito puzzi di calzino usato, oggi sai di lei.”

“Punto numero uno: non puzzo di calzino usato, sei tu che non sai apprezzare il mio profumo naturale.
Punto numero due: ma ti sei sentito tu? Quando torni da Nando’s hai una puzza di fritto addosso che penso tu abbia molestato la friggitrice delle patatine tant’è forte.
Punto numero tre: tu mi fai paura,amico…. “Oggi sai di lei”, ma allora davvero sei impazzito. Io ho paura che fra un po’ mi salti addosso e mi stupri.”, disse ironico, indicando con le dita i vari punti attraverso cui si sviluppava il suo discorso e io, mentre lo sentivo scherzare, trattenni a stento una risata rumorosa. Tipica mia, del resto.

“No no, tranquillo. Lei è molto meglio .. anche se non ha queste tette da capogiro”, affermai, sporgendomi per afferrare un suo pettorale,che ormai era diventato un piccolo seno, e glielo stritolai, facendo però attenzione a non fargli molto male.

“Ooh, non toccarmi,”mi ordinò allontanando la mia mano,” sono fragile”, proseguì con una voce più stridula del solito,accarezzandosi il pettorale troppo cresciuto.

“Ookay”, convenni io con una faccia spaesata , per continuare a scherzare ma ugualmente sorpreso per la sua poca virilità voluta in quel momento.

“A che punto ero arrivato?”, scelsi di proseguire e mi soffermai a pensare a che punto del racconto ero arrivato. “ Ah si! Il suo profumo… Non so come descrivertelo…. So solo che è una droga e sono più che convinto che non ne avrò mai abbastanza; che dovrò assumerne almeno una dose giornaliera per stare bene.”

Strimpellai qualche accordo con la mia solita e fedele chitarra e poi, come se quelle note suonate a casaccio mi avessero dato un’idea su come continuare, proseguii: “E’ un profumo che riconoscerei tra mille, che lo senti speciale, lo senti tuo … come il roastbeef che prepara la mamma a Natale …” Mi fermai a pensare a qualche altro esempio per rendere meglio il concetto ma Ed mi anticipò.

“O l’odore delle patatine fritte appena entri da Nando’s, vero?”, disse con il tono presuntuoso di chi sa che ha ragione e ne avrà la conferma nell’arco di poco.

“Esatto, amico! Come facevi a …”

“A sapere che avresti parlato di Nando’s?”, mi interruppe,” Bhe quando sei entusiasta la parola “Nando’s” è all’ordine del giorno!”Scherzò. “Veramente anche quando stai giù!”
Ci mettemmo a ridere, consapevoli che le parole di Ed erano più che vere.


ED’S POV
Anche se in quel momento avevamo accentrato la nostra attenzione sul locale preferito di Niall, ridendo su quella sua insolita passione, io stavo ancora pensando a ciò che Niall mi aveva raccontato a proposito dell’esperienza vissuta.
Mi avevano sorpreso tutti i dettagli che aveva riportato e che ormai stava custodendo nel suo cuore.
Mi avevano sorpreso i suoi occhi, che brillavano di una luce nuova ogni qualvolta pronunciava il suo nome.
Mi aveva sorpreso il modo in cui si passava le dita nei capelli nei punti più “caldi” del discorso e guardava il soffitto, quasi per chiedere la grazia di poter tornare indietro.
Insomma, sono rimasto stupito dal cambiamento di Niall. In poco tempo avevo visto quel ragazzo irlandese crescere,maturare …. E tutto questo per una ragazza. Ne era innamorato … alla follia e solo un vero uomo può amare la sua donna con la sua stessa dedizione. Incondizionalmente.
Ne ero fiero … insomma, era come un fratello minore e alla fine l’avevo aiutato con Emily. Nel mio piccolo l’ho fatto. Anche se ovviamente il merito era suo e non poteva che meritarsi tutto quello che stava ricevendo dalla vita. Vederlo più felice che mai era una soddisfazione.
Ero pietrificato, con lo sguardo ieratico ad ascoltare quella voce interiore che mi faceva pensare alla crescita di Niall; poi, scuotendo la testa come per rompere un incantesimo, ritornai alla realtà e notai che Niall si stava concentrando a strimpellare le note di" Kiss me". Non c’era canzone dell’album che più poteva descrivere a pieno il suo stato d’animo in quel momento.

“Eh,bhe …. Tutto qua?”, ripresi a parlare. Fece spallucce e mi fissò con aria perplessa: aspettava che motivassi quella domanda.

“Voglio dire … non le hai mandato un messaggio stamattina?”

“Ehm,no. Pensavo che non fosse necessario dopo il suo bigliettino.”

Rimasi basito, e ancora con un sorriso incredulo stampato sul volto, lo incitai a mandarle un messaggio.

“Ma io …”

“No, niente MA. Ora, e ho detto ora le mandi un messaggio.” Prese subito il cellulare e tra me e me mi feci i complimenti, ammirando le mie ottime capacità di persuasore.
Lo fissai per tutto il tempo che lui digitò sullo screen del cellulare e verso la fine lo vidi sorridere.

“Non mi dire?” Tentai con tutto me stesso di sembrare sbalordito ma era una cosa troppo scontata.

“Cosa? Cosa ho fatto ora?”, chiese, facendo finta di niente.

“Non dirmi che la porti da Nando’s!”

“Ehm, no …” e si guardò in giro per evitare il mio sguardo.

“Andiamo!Ci conosciamo da tempo e so che faccia fai quando pensi a quel locale … come poco fa, del resto.”, dissi, appoggiandomi allo schienale della sedia e incrociando le braccia.

“Okay, okay!Mi hai scoperto! Sì, la porto lì!” Stavo per contestare la pessima scelta ma non me ne diede tempo:

“Non dirmi niente! Non voglio più sentirti screditare quel posto straordinario, okay?”, disse ironico, facendo finta che la mia poca simpatia verso quel locale lo toccasse direttamente.
Era troppo divertente quando faceva quelle facce da cane bastonato e quindi nonostante volessi oppormi e far rispettare la mia opinione, mi misi a ridere.

“E poi il messaggio l’ho già mandato”, sopraggiunse.

“Almeno fammi vedere cosa e come le hai scritto!” Mi pose il telefono e lessi a bassa voce:

                                                                “ Non resisto fino a stasera: vediamoci
                                                                   a pranzo per le 13.16. Niall xx”

“La tua salvezza in quel messaggio è “Niallxx” per il resto, non ci sai fare, amico!”

“Cosa c’è che non va nel resto?”

“ “Non resisto fino a stasera” … che sei un lupo in calore?”, scoppiò in una risata esagerata e cercando di non esserne contagiato, proseguii, “E poi: vediamoci a pranzo per le 13.16” … cioè fammi capire se arriva alle 13.17 la scomunichi?”

Riprese il cellulare per controllare e contestò:”Genio, non l’ho fatto apposta! Non è colpa mia se il dito ha schiacciato il 6 e non il 5 … E’ colpa di chi ha creato questo cellulare … non poteva fare i tasti più grandi?”, si giustificò, maneggiando pericolosamente quel cellulare.

“Si, certo” e risi, “Però evita di distruggerlo quel povero aggeggio!”

Pensavo che quella conversazione fosse finita così ma da parte sua mi attendeva una risposta inaspettata che mi lasciò senza parole.

“Il mio messaggio sarà tutto sbagliato, ma intanto quello che non ci sa fare ha la ragazza, e tecnicamente quello che ci sa fare è rimasto ancora una volta solo”, disse, sottolineando la parola “tecnicamente” e si alzò. “Ciao bello!”, esclamò divertito prima di scomparire dietro alla porta. Restai con la bocca aperta: me l’aveva fatta.


-Spazio Autrice-
Salve popolo! Finalmente uno “spazio autrice”, eh?
Ecco il capitolo 14! E’ stato quello più duro da scrivere perché come avete potuto notare, Niall ed Emily fanno l’amore e quindi ero sempre in dubbio se ciò che stavo scrivendo fosse troppo dettagliato o troppo superfluo. Credo di aver trovato la giusta via di mezzo, ma questo spetta a voi dirlo. Ecco perché vi invito a recensire questo capitolo, proprio per dirmi se sta fatto bene o per darmi dei consigli. Accetto tutto! Mi  scuso se magari questo capitolo non è bello esteticamente ma ho avuto dei problemi. Ah, e se notate il cognome di Niall è leggermente diverso: questo perchè ho l'intenzione di pubblicare questa ff sotto forma di libro e quindi bisognava cambiarlo.
Se avete domande, non esitate a porle!
Cos’altro dirvi??? Bhe, ci rivediamo al prossimo capitolo!
Kiss kiss,
Vxx
Ps: Grazie ancora per le tante recensioni, spero  davvero che ciò che io scrivo vi piaccia. Grazie per chi ha aggiunto questa storia nelle preferite/seguite/ricordate. Grazie a tutte, davvero.                                

   
 
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