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Autore: Raya_Cap_Fee    07/07/2014    3 recensioni
Erzsébet Báthory, parente dell’ononima e famosa contessa del XVI secolo, discende da una delle famiglie magiche e purosangue più potenti dell’est Europa. E’ iscritta alla Scuola di Magia di Durmstrang ma in seguito alla morte del padre, Erzsébet e sua madre sono costrette a trasferirsi in Inghilterra, dove la ragazza comincia a frequentare il sesto anno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Nella nuova scuola, la ragazza un po’ troppo sicura di sé fa nuove conoscenze di cui una molto interessante con un certo Draco Malfoy, tormentato da un compito che non riesce a portare a termine.

«I Báthory considerano un solo modo per mantenere intatta la linea di sangue puro… » disse Erzsébet con calma sfogliando il libro di Storia di Hogwarts «… ed è quello di sposare un altro Báthory» concluse sollevando gli occhi verdi dalle pagine ingiallite per posarli sul gruppo di Serpeverde seduto davanti al camino. Pansy Parkinson si volse a guardarla, il viso da carlino atteggiato in una leggera smorfia. Era evidente che non avesse gradito la sua intromissione nel discorso.

«Permettimi di aiutarti, Draco » disse Erzsébet, i capelli biondi illuminati dalla luce aranciata del tramonto.
Genere: Dark, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio, Serpeverde, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
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A STONE IN THE HEART




 

CAPITOLO OTTO  

Le feste a casa Báthory non erano certo da considerarsi rumorose e a Erzsébet, più che abituata allo stile di famiglia, la cosa non dispiaceva affatto. Niente schiamazzi, niente urla, niente bambini piccoli e viziati a torturarti il vestito o a richiedere attenzioni. A casa Báthory vigeva la disciplina tutto l’anno. Compreso il Natale.

Per questo, dopo la consueta cena della vigilia –durata poco più di un’ora- ogni componente della famiglia scelse il proprio angolo della casa dove rintanarsi. Gli zii si trasferirono in salotto, per bere qualche bicchierino di Whiskey Incendiario, le zie e sua madre scelsero invece una sala al piano superiore.

Erzsèbet, dal canto suo, desiderava più che mai un po’ di tempo per rilassarsi e per questo si rintanò nella grande biblioteca al secondo piano. Tra la morte di suo padre, il nuovo ambiente, la nuova scuola, i corsi e Draco Malfoy, la sua vita sembrava essere più stravolta che mai dopo anni di routine. Si accovacciò sulla poltrona di velluto rosso davanti al camino acceso e, con un sospiro, recuperò dal tavolinetto lì di fianco un libro sulle creature magiche pericolose del Perù.

Le mancava un po’, suo padre. Non era mai stato particolarmente affettuoso con lei, niente abbracci e baci stravolgenti, ma ricordava che nulla lo rendeva più felice del fatto di saperla un’ottima strega, specie per i tempi che correvano. Erzsébet, fin da piccola, aveva mostrato una particolare propensione all’essere indipendente e a cercare di creare quanto meno problemi possibili. E ci era riuscita fino ad allora. Fino al suo arrivo a Hogwarts. Emise un flebile sospiro e aprì il libro, salvo per poi richiuderlo con uno scatto quando la prima pagina rischiò di tagliarle l’indice. Imprecò sottovoce e si portò il dito sanguinante alle labbra.

“Credo che mio padre si diverta a lasciare in giro libri come quello”

La voce roca di Istók esordì alle sue spalle e lei voltò appena il capo per guardarlo. Il ragazzo si fece avanti e le si portò di fianco al bracciolo, chinandosi appena verso di lei con un sorriso mesto a increspargli le labbra.

“Zio Gyorgy ha dei passatempi tutti suoi allora” mormorò lei con una vena di sarcasmo che non sfuggì alle orecchie dell’altro. Il sorriso si accentuò appena e poi sporse una mano verso di lei “Permetti?”

Istók era sempre così formale, non si sbilanciava mai troppo. Nemmeno con i membri della sua famiglia. Erzsébet lanciò un’occhiata al proprio dito e poi annuì, porgendo la mano a suo cugino. Bastò un semplice tocco di bacchetta e la pelle del polpastrello tornò rosea e priva di tagli.

“Grazie” disse, fissandolo. Fece per ritirare la mano ma Istók la trattenne stringendole appena la presa sul polso sottile “Credi di poter passare un po’ di tempo con me, Erzsébet?” chiese Istók, gli occhi blu resi neri dalla scarsa luce. Lei trattenne per un attimo il respiro nel sentire il suo nome.
Le era sempre piaciuto il modo in cui Istók accarezzava la r. Chinò appena il capo e una ciocca dei capelli biondi le finì davanti agli occhi.

“Istók…”

“Lo sai cosa succederà tra noi. Ed è inutile negare che la prospettiva ti piaccia. Ti ho osservata, quando mi guardi”

Egocentrico megalomane. Ecco cos’era Istók Báthory. Esattamente come lei, d’altronde.

“Potrei dire lo stesso di te, cugino” ribattè liberandosi dalla presa. Tornò a sistemarsi sulla poltrona, scostandosi la ciocca di capelli del viso, e poggiò la testa allo schienale. Aveva sempre sentito una certa attrazione per Istók, era vero, ma non aveva intenzione di farglielo credere troppo.

“Io non lo nego, cugina” sottolineò il ragazzo prendendo posto sulla poltrona di fianco alla sua, oltre il tavolino “Ti ho sempre trovata interessante”. Seguì qualche minuto di silenzio e poi fu la ragazza a parlare “Mi ha sorpreso ricevere una tua lettera”.

“E’ stata mia madre a dirmi di scriverti”

Se non altro Erzsébet sapeva che Istók non le avrebbe mai mentito. Lui diceva sempre la verità anche se alle volte risultava scomoda. Lei lo capiva e per questo si limitò a fare un leggero cenno del capo.

“Lei sa che la scelta tocca a te, Erzsébet, ed è inutile dire che voglia me come padre dei prossimi Báthory”

La Serpeverde sentì qualcosa smuoversi dentro. Per la prima volta si ritrovò a non essere d’accordo con quella regola di famiglia. Istók le piaceva, certo, ma da quando aveva baciato Draco Malfoy qualcosa era cambiato in lei. Arrossì inconsapevolmente e Istók lo notò, nonostante la sola luce del camino a illuminarla.

“Ormai sei quasi adulta, certe cose non dovrebbero farti arrossire”.

Quella sottospecie di rimprovero la irritò e puntò gli occhi verdi in direzione di Istók, in segno di sfida “Non ti do il permesso di  rivolgerti a me in questo tono, cugino. Se credi di essere la scelta più ovvia nel mio futuro faresti meglio a ridimensionare il tuo ego smisurato” disse, saccente. Si alzò in piedi e senza controllare l’espressione di suo cugino uscì in corridoio sbattendo la porta.

Non era una stupida, sapeva bene a quali cose si fosse riferito Istók ma non era di certo la prospettiva di essere insieme a lui ad averla fatta arrossire! Con le dita pallide si sollevò appena la gonna del vestito per camminare più spedita verso la sua camera ma un’ombra le si parò davanti e lei sobbalzò. La mezza risata di Pál la raggiunse e lei espirò con forza dalle narici. Avrebbe preferito avere intorno un gruppo di marmocchi piuttosto che imbattersi nei suoi due promessi sposi uno dopo l’altro.

“Pál…” mormorò con tono di rimprovero mentre la lampada, che il cugino aveva spento per mettere in atto il suo piano, tornò a illuminare quella parte di corridoio.

“Scusami, Erzsébet. Credevo fossi zia Griseldis”

“Probabilmente, se fossi stata mia madre, saresti stato cruciato nell’immediato” ribattè lei guardandosi alle spalle. Istók era rimasto in biblioteca.

“Cos’è quella smorfia, cugina? Istók ti ha fatto arrabbiare? Non sarebbe la prima volta”

Pál era decisamente fuori dagli schemi di quella famiglia. Quasi sempre allegro e gioviale. Il contrario di tutti loro insomma.

“Nostro cugino parla troppo e troppo a sproposito” rispose lei lanciando un’occhiata al ragazzo di fronte a lei. Era meno bello dell’altro cugino ma se non altro sapeva essere più delicato.

“Ah, lo so, ma lo capisco d’altronde. Visto che sei diventata una strega degna di nota non vuole che io ti tolga dalle sue grinfie…e tantomeno zia Dorizka” sorrise Pàl circondandole le spalle esili con un braccio. Non le piaceva tanto essere toccata in quel modo da chiunque, tuttavia, per non ferire il secondo cugino su due non disse nulla.

“La popolazione maschile di Durmstrang sente la tua mancanza in modo deplorevole, devo dire. Sentir parlare della propria cugina in certi termini mi ha fatto saltare qualche nervo più di una volta”

Erzsébet accennò un lieve sorriso e alzò appena il mento verso il cugino “Spero tu li abbia cruciati”

“Senz’altro, mia cara, da Halloween non ti nomina praticamente più nessuno”

La Serpeverde sorrise appena più apertamente e poi sospirò. Pàl le tolse il braccio dalle spalle e la guidò in un piccolo salottino, attiguo alla sua camera da letto.

“Parlami meglio di Hogwarts” disse Pàl versando, in due bicchieri del whiskey incendiario costosissimo. Erzsébet scosse appena le spalle mentre si sedeva su un divanetto di pelle “Mediocre”. A parte Draco.

Pàl sorrise e gli porse un bicchierino. Alle donne Báthory non era permesso bere alcolici, tantomeno alle ragazze, ma la Serpeverde accettò di buon grado sapendo che a offrirglielo era Pàl e che quindi nessuno l’avrebbe saputo.

“La zia Griseldis non avrebbe dovuto portarti lì”

Erzsébet scrollò ancora una volta le spalle e, in un unico sorso, buttò giù il contenuto del bicchierino. Il liquore le bruciò giù per la gola ed emise qualche colpo di tosse. Pàl ridacchiò e le porse la bottiglia per riempirlo di nuovo.
“Non c’è alcuna ragione per cui dovresti rimanere lì ancora per il resto dell’anno. Torna a Durmstrang”

“Lo sai che non è possibile…”

Pàl rimase in silenzio e lei, incerta, si versò un altro bicchierino di liquore.

“Zia Griseldis non vuole proprio più tornare in Ungheria eh?” domandò il ragazzo in tono nostalgico. Erzsébet scosse la testa “Vuole avermi vicina e vuole stare lontana dai posti che le ricordano mio padre. L’Inghilterra andrà bene. Non è poi così male solo…mediocre”. Alzò lo sguardo in direzione di Pàl e lo trovò a fissarla metidabondo. Buttò giù il secondo bicchierino e fece una smorfia “Non reggerò questa roba…”.

Pàl accennò un sorriso e le si sedette di fianco, sfiorandole le spalle con le proprie “Almeno ti vedrei più sciolta, Erzsébet. Sorridi troppo poco per essere così bella”. La ragazza chinò gli occhi verdi sulle proprie mani, che stringevano ancora il bicchierino di cristallo, e si morse appena il labbro inferiore.

“E’ anche vero che hai ben pochi motivi per farlo” aggiunse Pàl stendendo i piedi sul tavolino di legno e incrociandoli all’altezza delle caviglie. Si allentò poi la camicia nera sul collo e buttò la testa all’indietro per guardare il soffitto.
Erzsébet non rispose, la testa che le girava appena, ma si tolse le scarpette e imitò il cugino nella posizione “A Hogwarts c’è chi sta aiutando il Signore Oscuro per il suo ritorno…” disse poi nel silenzio. Voleva conoscere l’opinione di Pàl in merito. Sapeva così poco della vita dei suoi cugini e con Pàl era più facile parlare.

“Anche a Durmstrang ma dopo il ritrovamente di Karkaroff hanno paura”

“Quelli che lo appoggiano sono quasi tutti i Serpeverde”

Pàl sorrise “Le Case di Hogwarts, dividere gli studenti così la trovo una cosa pessima. Non si fa altro che metterli gli uni contro gli altri…”. La ragazza avvertì gli occhi castani di Pàl sul suo profilo “Credi che la nostra famiglia appoggerà il Signore Oscuro?” chiese lei alla fine e l’altro aggrottò la fronte “Non credo, anche se proveranno a convincerli. I Báthory stanno bene così come stanno. Abbiamo una discendenza di sangue puro ed è l’unica cosa che conta, cugina” rispose Pàl. Erzsébet avvertì qualcosa sfiorarle la testa e si accorse che era la testa di Pàl.

“Perché lo chiedi a me?”

“Tu non indaghi mai, Pàl, e ti apprezzo proprio per questo” ribattè lei, evasiva. Se la sua famiglia non appoggiava il Signore Oscuro lei non avrebbe potuto appoggiare o aiutare apertamente Draco Malfoy. Non le importava di quel mago che tormentava Harry Potter ma le importava di Draco e del fatto che, se avesse fallito nel piano, Voldermort l’avrebbe ucciso.


 
 
La mattina di Natale, quando la Serpeverde entrò nella sala per la colazione, trovò metà della famiglia già seduta e un paio di nuovi zii che, nella sua vita, aveva visto pochissime volte. Stavolta, approfittando della distrazione della zia Dorizka, prese posto in mezzo a sua madre e zio Vladimir.
“Buongiorno” disse allungandosi per lasciare un leggero bacio sulla guancia di Griseldis.

“Hai l’aria stanca, Erzsébet”

“Non ho dormito molto bene, anyu” rispose guardandosi appena intorno.  Fece colazione in silenzio, rabbrividendo appena per il cibo dello zio al suo fianco, poi si alzò in piedi insieme agli altri. Sebbene non ci fosse alcun addobbo, nessun particolare spirito festaiolo, i Báthory si scambiavano i regali. Affiancando sua madre Griseldis si diresse verso il salotto. Istók le passò di fianco, senza degnarla di uno sguardo, per andare a sua salutare i suoi genitori. La Serpeverde si sentì appena irritata ma la sua espressione non cambiò.

Si riunirono tutti intorno al tavolo del salotto, per scartare e, mentre Erzsébet stava per ricevere il primo regalo dallo zio Gyorgy, si udì un tonfo contro la grande finestra. Tutti si voltarono per osservare la scena. Due corvi torturavano un gufo di media taglia che, appesa alla zampa, teneva una lettera.

“Maledetti corvi…” mormorò Dorizka avvicinandosi alla finestra “Via! Via! Stupeficium!”. I corvi furono sbalzati indietro e il gufo, una volta aperta la finestra, rotolò dentro.

“Povero piccolo” mormorò la zia allungandosi per recuperarlo. Fece per prendere la lettera ma l’animale protestò ruotando gli occhi gialli per la stanza e agitandosi.

“Non è per te, Dorizka” intervenne Griseldis. La zia lasciò quindi l’animale che, con sua grande sorpresa le si avvicinò beccandola delicatamente sulla spalla “Per me?”. Con un dito accarezzò per un attimo la testa del gufo sconvolto e poi prese la lettera. Qualcuno era ritornato a prestare attenzione ai regali mentre, qualcuno come sua madre e Istók la stavano fissando.

Erzsébet studiò la busta e il suo cuore ebbe un sussulto nel leggere, in un angolo e piccolissime, le iniziali D.M.

“Chi ti scrive, mia cara?” domandò Griseldis. La ragazza non sollevò lo sguardo. Prima doveva calmarsi. Assottigliò appena gli occhi verdi e riprese a respirare con calma “E’ Stépka” mentì. Sua madre la guardò per un attimo negli occhi e poi annuì. Erzsébet non si voltò invece verso Istók “Vado a leggere cosa vuole e a risponderle” disse, cercando di mascherare l’impazienza.

“Tornerò a minuti, scusatemi”

Si voltò e uscì dal salone a passo calmo. Draco le aveva scritto. Appena chiusa la porta dietro di sé, con una mano a tenersi la gonna del vestito e un’altra a stringere la lettera, cominciò a correre per le scale verso il piano superiore. Superò quasi di corsa l’elfa domestica, che la guardò sbigottita, non desiderando altro che leggere le parole di Draco.



Angolo Autrice: Torno dopo un bel po’ con un nuovo capitolo. Tutte le mie storie sono state un po’ in pausa a causa di problemi ma adesso conto di riprendere ad aggiornare con regolarità come prima. In questo capitolo conosciamo meglio i cugini della nostra Erzsébet e il loro rapporto. Arriva anche la lettera di Draco. Chissà cosa le dirà xD Il prossimo capitolo sarà ambientato ancora a casa Báthory e quindi nel dieci ritorneremo a Hogwarts e dall’amatissimo Draco <3 Un bacione a tutte voi e un ringraziamento speciale a Blakey e SweetSmile che hanno inserito la storia tra le seguite. Aspetto le vostre recensioni.
 
Raya_Cap_Fee

 
   
 
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