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Autore: Princess Kurenai    27/08/2008    4 recensioni
Era seduto all'ombra sotto il portico e osservava i due ragazzini ridere e scherzare nella loro cristallina innocenza infantile. Solo la loro allegra presenza era in grado di illuminare quel cortile e, Shikamaru Nara, non poteva far altro che sorridere di fronte a così tanta vitalità. Era felice che quei due ragazzini fossero cresciuti così bene nonostante le disgrazie che avevano costellato il loro passato, prima su tutte la perdita di entrambi i genitori. [Coppie Varie!] {SpinOff del capitolo 34 della mia raccolta OutList on Naruto's People ~ è possibile leggerla anche senza conoscere quel capitolo}
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Come promesso ecco il secondo capitolo.
Sarà ambientato ben sette anni dopo. Spiego il perché di questo salto temporale, visto che si svolge tutto in un periodo di pace rischierei di annoiare con raccontini dell'accademia dei due, delle avventure eccetera - cosa che, ripeto, fanno i bimbominkia - quindi, per evitarlo, sono passata alla descrizione di un avvenimento per me più importante, ovviamente facendo dei riferimenti al passato.
Ancora una volta preciso che gli OC sono di mia proprietà e chi volesse usarli in eventuali spinoff su questa threeshot è pregato di avvertirmi sempre contattandomi nell'indirizzo che sta sul mio profilo.
Buona lettura!

2. Sabaku no Genjutsu (Deserto delle Illusioni)

Si abbracciò forte le gambe, tremava e piangeva.
Era sola in un posto che non conosceva - pieno di pericolose trappole.
Aveva perso i suoi compagni a causa di un illusione e in quel momento sentiva che non sarebbe più riuscita a muoversi.
Aveva paura di quell'immenso deserto ed era stata fortunata a trovare quella grotta nella quale nascondersi, ma non sapeva né dove andare né dove fossero Minato e Hokori.
Le scappò un singhiozzo abbastanza alto.
Non pensava al fatto che i due l'avrebbero sicuramente ritrova - perché sapeva che li avrebbe rivisti, erano due ragazzi forti.
Non pensava al fatto che avesse ormai quattordici anni e che quello era il suo primo esame per diventare chunin - Shikamarusensei, suo padre nella vita di tutti i giorni, aveva aspettato parecchio prima di iscriverli.
Non pensava alla preoccupazione dei suoi genitori - anche se uno era il suo maestro era sicura che fosse inquieto - e di Shikaru e Shio.
Non pensava a niente.
Aveva solo quella dannata paura - mista alla rabbia per non essere abbastanza brava nello sciogliere le illusioni - in testa e la voglia di riabbracciare i suoi compagni, sperando che fossero tutti interi.
" Sta tranquilla, Kushina."
Incassò ancor di più la testa, nascondendola tra le braccia.
" Per t-te è s-semplice, Kyuubi.", ribatté con voce malferma e debole. " Tu stai lì d-dentro..."
" Sto dentro di te, baka. Non sei sola."
La ragazza non rispose, continuando a piangere.
Il bijuu, che viveva in lei e con il quale ormai intratteneva spesso e volentieri delle chiacchierate da donna a donna, aveva ragione.
Non era sola e doveva smetterla di piangere era un kunoichi - secondo alcuni piuttosto dotata - e inoltre stava infrangendo il venticinquesimo precetto ninja: uno shinobi non deve mai mostrare le sue lacrime in nessuna situazione.
Ma non riusciva a smettere.
Quello forse la rendeva un'inutile piagnucolona?
Non contavano niente i suoi sentimenti e la situazione che viveva?
Le capitava spesso di doversi sfogare il quel modo, e sempre veniva etichettata come 'piagnucolona' da chi non si sforzava di conoscerla a fondo, fermandosi sulla superficie del suo carattere.
Ne soffriva per questo ma taceva, perché Kushina sapeva che quando piangeva aveva dei motivi più che validi che le persone a lei care avrebbero compreso.
Come quando aveva pianto in quella missione in qui Hokori aveva rischiato di morire, ferito abbastanza gravemente da una katana.
Aveva pianto quando Minato si era ammalato a causa di un'arte magica simile a una maledizione, sciolta poi dal provvidenziale intervento di Tsunadesama.
Aveva pianto quando sua madre stava partorendo Shikaru - e poi l'aveva fatto anche per la nascita di Shio.
Aveva pianto quando, sempre in missione, Hokori era stato preso in ostaggio - confuso per il principe di un villaggio che dovevano proteggere - e aveva pregato chiunque in lacrime pur di aiutarla a 'riaverlo'.
E aveva pianto quando aveva compreso tutta la verità su Kyuubi, da bambina l'aveva presa più che altro come una favola tratta dal reale ma crescendo, e facendo le sue regolari visite dall'Hokage e le chiacchierare con il Bijuu aveva capito tutto quello che comportava essere un Jinchuuriki.
E quello la rendeva forse una piagnucolona?
Piangere per delle persone a lei care era segno di vergogna?
Possibile che nessuno la volesse capire?
In quel momento si disperava non solo per l'apprensione che quell'immenso e uniforme deserto le metteva addosso - odiava i posti aperti soprattutto se era sola - ma per la mancanza dei suoi compagni.
Anche se sapeva che erano forti e che li avrebbe rivisti non poteva fare a meno di preoccuparsi: erano le persone che più amava al mondo.
Erano una squadra da ormai tre anni, un tempo lunghissimo nel quale avevano stretto un rapporto speciale - tralasciando il legame già esistente con suo fratello. Erano affiatati e tra di loro c'era un cameratismo che altri team si sognavano.
Loro erano il Team Nara e nessuno poteva superarli... o almeno sperava.


Il suo pugno si abbatté, con rabbia e frustrazione, contro la roccia. Non riuscì a scalfirla e si causò solo un'escoriazione.
Digrignò i denti, non per quel dolore fisico, ma per la preoccupazione che lo stava facendo impazzire.
" Minato Yuhi ti ordino di calmarti.", disse il suo compagno, Hokori, un ragazzo dalla pelle chiara, in netto contrasto con i capelli scuri, e dai tratti nobili del viso.
Sembrava rilassato, ma il castano sentiva nel suo tono una certa apprensione.
Si sa: il panico causa altro panico.
Dovevano restare calmi e ragionare, ma risultava alquanto difficile con una di loro dispersa chissà dove in quel deserto che faceva da campo di prova per il secondo esame per diventare chunin.
" Ci provo ma... Kushina...", mormorò, guardando il moro, cercando in lui un poco di conforto.
Non era un tipo dalle lacrime facili, anzi, non piangeva quasi mai.
Si limitava sempre a fare un gran chiasso per coprire le lacrime che talvolta lottavano per avere spazio in lui.
" La troverai intera e piangente.", rispose il compagno accennando un sorriso. " La conosci, no? È tua sorella."
Minato assentì, abbassando il capo.
" Ciò non toglie che sia preoccupato... non sappiamo che ci aspetta in questo deserto e lei è sola! E se le altre squadre l'avessero attaccata? Potrebbe anche essere ferita!"
" L'unico ferito qui sarai tu se non stai zitto. Fammi concentrare.", questa volta Hokori sembrava decisamente arrabbiato.
" Scusa...", sussurrò il castano mordendosi le braccia.
Non poteva farci nulla, aveva paura che la sua adorata Kushina fosse in pericolo.
Erano stati presi di sorpresa da quella trappola che aveva innescato un'illusione ed erano stati separati.
Sapeva benissimo che sua sorella era forte, spesso anche più di lui, ma era una frana del riconoscere le illusioni e doveva essere sicuramente vittima dello sconforto e della paura.
La conoscevano meglio di chiunque altro e dovevano muoversi se volevano ritrovarla seriamente intera - il terrore giocava brutti scherzi a chiunque.
Se le fosse successo qualcosa di brutto non se lo sarebbe mai potuto perdonare.
Sin fa piccoli Minato aveva avuto un forte senso di protezione verso la sorella, anche se spesso era inutile.
Non poteva farne a meno.
Kushina per lui era un qualcuno da proteggere, era la sua Neechan e soprattutto perché era la jinchuuriki di Kyuubi doveva restarle vicino.
Al solo pensiero che anche lei potesse fare la fine di tutti gli altri jinchuuriki - storie che gli erano state raccontate da Sasukasan -impazziva e aveva voglia di abbracciare sua sorella come per consolarla, anche se era lui quello disperato.
" Trovata. Sento il suo chakra.", Minato alzò subito il suo sguardo verso il compagno, speranzoso e sollevato da quella notizia.
" Dove?"
" Seguimi!", e iniziò a correre veloce per il deserto, seguito dall'altro.


" Ti stai calmando?", domandò Kyuubi, dopo aver assecondato il silenzio di Kushina.
" P-più o meno...", rispose, continuando a restare nella stessa posizione. " N-non riuscirei mai a perdonarmi se a loro succedesse qualcosa..."
" A chi dovrebbe succedere qualcosa?"
Scattò subito a quella voce famigliare, alzando velocemente il viso ancora umido di lacrime, specchiandosi negli occhi rossastri - come i suoi - di Minato, sano e salvo anche se con il fiatone.
" Otooto!", esclamò e, senza riuscire a trattenersi, si alzò saltandogli letteralmente addosso.
Lo strinse forte a sé, lasciandosi andare a un altro pianto, questa volta però liberatorio.
" Così lo ammazzi tu, Kushina."
La ragazza continuò a tenersi stretto il fratello e sorrise, tra le lacrime a Hokori.
" Dopo abbraccio anche a te, gelosone.", rispose. Il suo tono si era subito disteso e rilassato, in quel momento era sicura di poter addirittura spaccare il mondo!
" Ci hai fatti preoccupare, baka.", la insultò bonariamente Minato. " Ma ora è tempo di trovare il tesoro e di raggiungere l'oasi prima delle altre squadre."
Kushina assentì staccandosi, mettendo poi il dorso della mano da fronte a sé, subito coperto da quello di Hokori e del fratello - fasciato con un pezzo di stoffa.
" Formazione Yuhi-Uchiha. Pronti?", domandò, riprendendo le redini del 'gioco'.
" Sì!", a quell'affermazione si incamminarono, stando ben attenti alle successive trappole: non si dovevano più allontanare, dovevano stare vicini e non cadere più nei tranelli del Deserto delle Illusioni.
" Come avete fatto a trovarmi?", domandò poco dopo la ragazza, le sfuggiva qualcosa.
" Hokori è un sensitivo, neechan."
" Vero. Dimenticavo.", nello sconforto di poco prima si era scordata dei poteri del compagno. " Grazie."
" Dovere, Kushina.", rispose semplicemente il ragazzo interpellato, accennando un leggero sorriso in risposta a quello della compagna.
Era un tipo in parte strano e in parte speciale, figlio del famoso - e ormai defunto - Sasuke Uchiha e di Karin, sua compagna e amante. Era l'ultimo Uchiha in quel mondo e fortunatamente non aveva nulla a che fare con la follia che aveva caratterizzato i suoi avi.
Secondo quello che Karin aveva raccontato quando aveva chiesto di essere ospitata a nel villaggio Sasuke, consapevole che forse sarebbe morto in quella guerra di quattordici anni prima, l'aveva scelta per essere 'sua moglie' e madre dei suoi figli.
Dalla loro relazione era nato Hokori.
Un Uchiha leale, dotato del potere sensitivo ereditato dalla parte materna e dello sharingan - non ancora sviluppato - del clan che rappresentava.
In fin dei conti non erano poi così diversi in quel team. Avevo tutti perso qualcuno alla loro nascita.
Hokori il padre che non aveva mai conosciuto e i gemelli la loro vera madre e ancor prima il loro vero padre.
Però avevano trovato qualcun altro che li amava e proteggeva.
Karin aveva cresciuto il figlio con l'aiuto di Sai, suo attuale marito, mentre Minato e Kushina avevano un'intera famiglia.
" Bando alle ciance!", il ragazzo dai corti capelli castani alzò il pugno in alto, con decisione. " Andiamo a diventare chunin!"



Ecco qui. Sorpresi vero?
Alcune cose non ve le aspettavate di certo!
Spero che vi sia piaciuto.
Presto, sui vostri schermi avrete anche l'ultimo capitolo!
Ora le recensioni, spero di riceverne di più la prossima volta! TwT
Sabaku no Akari - Grazie tesoro! Sei gentilissima!
Kaho_chan - Infatti per non cadere nell'ovvio ho 'fatto dei tagli'! XD Eheheh! Grazie!
Bye!


   
 
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