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Autore: Lice_n_Catz    07/07/2014    2 recensioni
OPA è una bella ragazza: bionda, occhi azzurri, pelle chiarissima, erre moscia. C'è solo un problema: è nata in Grecia, e non assomiglia per niente ai suoi genitori. Un giorno, OPA ottiene la possibilità di emigrare, andarsene in Inghilterra per studiare alla prestigiosa università di Kingston upon Hull. Giunta nel nuovo Paese, decide di affittare una casa con spese comuni, ma mai si sarebbe immaginata di ritrovarsi a vivere con il gruppo al completo degli One Direction, sotto copertura per un periodo di riposo dalle fatiche del tour! La vita con cinque ragazzi così belli e famosi potrebbe essere divertente... oppure no..
Genere: Demenziale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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II. Pioggia, boy-band ed altri imprevisti



Freddo. Faceva tanto, tanto freddo. 
OPA tremava dalla testa ai piedi, nonostante il maglione che aveva comprato prima di partire. Maglione che mai avrebbe indossato a casa, perfino in Inverno. Di lana. Assurdo. Non la scaldava nemmeno un po'. 
Aveva previsto che il clima in Inghilterra sarebbe stato più freddo, ma non pensava tanto gelido. Soffiava un vento polare. Stava congelando lì, dinnanzi al più grande negozio di alimentari mai visto in vita sua, che portava la scritta in inglese: Sainsbury's. Lo osservava stolidamente, ancora incapace di rendersi conto di essere finalmente giunta in Inghilterra. In una città che poteva essere tranquillamente grande quanto l'intera isola di Anafi. In cui ogni cosa, perfino un supermercato, sembrava assolutamente sproporzionata. Santa Maria Egiziaca, il market più grande di Chora, gestito dai Palamara, una famiglia composta da padre, madre e sette figli, si trovava in un locale tanto piccolo che tutti assieme manco ci stavano! Però quantomeno avevano sempre pesce e verdura freschissimi, direttamente dalla costa e dalla campagna. Non era sicura che si potesse dire lo stesso per il Sainsbury's. Aveva visto ben pochi campi nel suo viaggio dall'aeroporto alla città di Kingston upon Hull, e il mare che, sapeva, lambiva la costa della città le dava l'idea di non essere esattamente comparabile al suo cristallino mar Egeo.
E poi era tutto così grigio. Grigie le strade, grigio il cielo, grigie le persone. Sul bus che aveva preso per arrivare in centro e che l'aveva scaricata dinnanzi al supermercato vi erano in tutto sei persone, e tutte quante sembravano ingrigite, nonostante fossero giovani: un paio di ragazzini con strani vestiti ed cuffie nelle orecchie, una donna con due borse per la spesa, un tizio di colore con lo sguardo smarrito, una coppia di uomini ben vestiti ma impegnati col loro blackberry. Tutti. Incredibilmente. Grigi. Quando era salita sull'autobus aveva salutato l'autista e aveva rivolto un sorriso ai presenti. Nessuno l'aveva degnata di uno sguardo, e presto era giunta alla conclusione che non l'avrebbero fatto in ogni caso. Solo la signora con le borse l'aveva guardata. E non era sembrata molto amichevole.
Nella sua testa erano risuonate nitide le parole di bisnonna Xanthippe: sono barbari!
Di sicuro non conoscevano le buone maniere. Fin da piccola a casa Vasilakis si insegnava ai bambini ad essere educati, salutare e ringraziare sempre, e soprattutto ad essere gentili con gli altri. Di due opzioni, una: o sembrava tanto bizzarra, con quel suo maglione di lana rosso brillante, da essere reputata pericolosa, o la gente in Inghilterra non riceveva la stessa educazione greca. Chissà come mai propendeva fortemente per la seconda.
"Ma dove diavolo sei, Mila!?" sibilò, battendo i denti, con le gambe tremanti. Stringeva con tanta forza la mano sinistra attorno al manico del trolley che le nocche le si erano sbiancate anche più del normale: erano ormai livide. Pensò che fosse meglio telefonarle e con fatica iniziò a rovistare nella borsona a tracolla in cerca del suo cellulare d'epoca. Fortunatamente per i suoi nervi, non ci fu bisogno di trovarlo, perché in fondo alla via si udì il rumore di freni mal oliati e una vecchissima Fiat 500 Giardiniera color fuoco sbucò nella strada alla velocità della luce.. o almeno, a quella consentita dalla vecchia carcassa del suo motore. OPA tirò un immediato sospiro di sollievo, quando il vetusto macinino si fermò con uno scossone dinnanzi a lei e il guidatore si sporse per abbassare il finestrino con la manovella. Il volto sorridente di Mila Papadiamantopoulos, una vivace quarantenne greca, fu una vera gioia per il povero cuore della ragazza.
"OPA! Mia cara ragazza! Salta su, salta su!" le ordinò allegramente, facendole ampi cenni per convincerla a salire in macchina. OPA non se lo fece ripetere due volte: corse a caricare il trolley e il borsone nel piccolo bagagliaio e poi s'infilò nell'auto con sollievo, soprattutto quando percepì il calore del riscaldamento in funzione. Si sciolse sul sedile spellato e si rilassò. 
"Fortuna che sei arrivata, Mila. Sarei congelata."
"Sì, beh, ho avuto un qualche problemuccio. Ma l'importante è arrivare, sì? Sì, decisamente." ribatté lei, aggiustandosi i ricci capelli castani che proprio non ne volevano sapere di starsene nella treccia spettinata che probabilmente si era fatta prima di uscire di casa. OPA pensò che fosse la greca meno greca mai conosciuta come aspetto, oltre a se stessa. Mila aveva degli incantevoli occhi ambrati. 
Come faceva suo padre a conoscerla? Semplice: era cugina di un cugino di secondo grado di Zosimos Vasilakis. E non solo! Era nata a Chora, ma poi aveva conosciuto un inglese lì in visita e aveva deciso di fare con lui una romantica fuga d'amore nella fumosa Londra. Il matrimonio non aveva avuto buon fine, visto che si erano lasciati circa sette mesi dopo, ma in ogni caso l'Inghilterra aveva rubato il cuore a Mila e lì aveva voluto rimanere, gestendo un piccolo bar grecizzante e affittando la sua ex casa agli studenti universitari. Un'amicizia perfetta al momento adatto. Oh sì, il signor Vasilakis ci sapeva proprio fare.
"Sei stata molto gentile ad offrirmi una stanza, comunque. Senza di te non avrei mai trovato un posto dove stare in meno di ventiquattro ore." disse la ragazza, sorridendo e fregandosi le mani per scandarle. Mila si strinse nelle spalle senza togliere gli occhi dalla strada, mentre riprendeva a sbandare gioiosamente nelle vie deserte di Kingston.
"Figurati. Rimani pur sempre una mia parente. Anche se non ti ricordavo così grande."
"E' da circa sette anni che non vieni a Chora."
"Eh già.. non ho mai tempo. Il mio bar non chiude mai! Agli Inglesi piace far l'aperitivo greco, mia cara biondina. Comunque tutto bene a casa, sì? Zosimos mi sembrava in forma, al telefono."
"Oh sì, tutto a posto. Abbiamo aggiunto una nuova camera all'hotel da quando Tonia Irvinis ha deciso di andare a vivere con la figlia. Ci ha venduto la sua stanzetta. Così ora abbiamo ben sei camere."
"Questa è una gran bella notizia! E tua madre, invece?"
"Anche lei sta bene. E anche nonna Diamantina."
Mila ridacchiò un poco prima di chiedere, con fare sornione: "E la bisnonna?"
"Benissimo. E' la più in forma di tutte."
"Ti ha sputato addosso prima di partire?"
"Ovviamente. E mi ha anche regalato un bracciale contro il matiasma." disse OPA, e alzò il braccio, scostando il maglione, per mostrare il filo di pietruzze blu. Mila rise apertamente questa volta.
"Sempre la solita, sempre la solita.. non cambia mai.. anche con me lo fece, anche se non ero sua nipote diretta come te. Ci tiene proprio a determinate tradizioni."
"O alla concorrenza sleale." ribatté la ragazza, ricordando chiaramente la parte relativa ai malocchi gettati sulle spasimanti del bisnonno. La donna si strinse di nuovo nelle spalle.
"Furba è e furba rimane."
Di colpo cominciò a piovere. Una pioggerella fine fine ma dall'aspetto gelido iniziò a cadere dal cielo e a confondere la visuale alle due sedute in auto, come una sorta di nebbia mobile. Mila sbuffò e accese il tergicristalli, che fece hic hic un paio di volte prima di zittirsi e continuare in pace il proprio lavoro. OPA inorridì.
"Il tempo fa schifo." disse.
"Oh, abituati." rispose con nonchalance l'altra "E' sempre così."
"Sempre!?"
"Beh, cara, siamo in Inghilterra. In Inghilterra il tempo fa sempre schifo."
"Pensavo fosse un modo di dire."
"Oh, no. Non lo è. Assolutamente. Poi figurati.. con la stagione fredda.. qui da Settembre a Maggio è così. E molte volte anche a Giugno."
"Buon cielo." sussurrò OPA, squadrando con sospetto il cielo grigio "E fa sempre così freddo?"
"Sempre." rispose in maniera solenne Mila, facendo precipitare l'umore della ragazza sotto i tacchi. 
"Allora mi converrà comprare un po' di vestiti caldi."
"Ti consiglierei di non tirar fuori quelli leggeri dalla valigia. Sarebbe inutile."
"Mila, in realtà non stai aiutando."
"Ci si abitua, tesoro. Ci si abitua."
Rimasero zitte per qualche istante, la donna concentrata sulla strada ormai bagnata, la ragazza immersa nei suoi cupi pensieri e nel pieno magone per il caldo di casa propria. Kingston sotto la pioggia sfilava triste di fianco a lei. Forse anche un po' squallida. Grigio, grigio ovunque!
"Ah.. senti.."
Mila riprese a parlare quasi a sorpresa. E lo fece con un tono molto differente da come aveva ciaccolato allegramente fino a due minuti prima. Questo mise immediatamente in agitazione OPA.
"Sì?"
"Tuo padre mi ha detto che non ci sarebbe stato alcun problema, se tu avessi avuto dei coinquilini.."
"Sì, ovviamente."
"Bene, meno male.. perché ho affittato da due o tre giorni due delle tre stanze dell'appartamento."
"Oh." disse OPA, cercando di capire perché una notizia così innocente dovesse essere annunciata con un tono tanto bizzarro. Quasi.. imbarazzato. "E c'è qualche problema con questi coinquilini?"
"Non.. penso ce ne saranno. Ma c'è una cosa che ti devo dire, prima di arrivare."
"Okay." disse, ansiosa, mentre la macchina svoltava in una strada alberata, più bella delle altre. In lontananza, oltre gli alti olmi, si scorgeva un'enorme costruzione. Probabilmente era l'università. Sembrava bella, quanto meno. 
"Vedi, OPA, è successa una cosa un po' particolare.. anche divertente, diciamo. Settimana scorsa mi ha chiamato un signore.. che io ovviamente non conoscevo. Beh.. si è presentato come Simon Cowell.. lo conosci, per caso?"
"Mai sentito." rispose la ragazza, aggrottando la fronte. Mila sembrò crucciarsi ancora di più.
"Ebbene.. è un gentile signore che lavora per una casa discografica."
"Oh, bello. E che voleva?"
"Sistemare.. un gruppo di.. non so come definirli.. diciamo ragazzi. Mi stai seguendo? Stai capendo?"
"Sinceramente, Mila, no. Cioè, non so per chi lavori questo qui. E non.. cioè, sono cantanti?"
"Sì! Sono un gruppo di cantanti."
"Oh, buon cielo." si sentì in dovere di ripetere OPA "Perché?"
"Non lo so, so solo che.. diciamo.. mi ha fatto un'offerta che non ho potuto rifiutare."
"Ti hanno pagato bene."
"Esatto. Brava. Vedo che hai testa per gli affari."
"In pratica mi stai dicendo che dovrò convivere con un gruppo di cantanti."
"Sì. E molto conosciuti."
"Molto conosciuti!?" 
"Ma non ti preoccupare, sono protetti dall'anonimato! La mia casa è stata scelta apposta. Sai com'è, intorno ci sono solo prati e in fondo l'università... a proposito, eccoci. Finalmente in Ferens Ave. Quella è la casa." disse, indicando una villetta a due piani di un intenso color mattone, con un'alta cancellata in ferro battuto. OPA deglutì a fatica, confusa dalle molte notizie ricevute.  
"Quindi non avrai il minimo problema. Vivrai in pace, tranquilla."
"Mila, quanti sono?"
"Cinque."
"Tutti maschi?"
"Ah-a. E' una boy-band."
"Come.. come si chiamano?"
"One Direction."
OPA sgranò gli occhi. Sembrò aver realizzato qualcosa di molto importante.. ma poi scosse con decisione la testa.
"Mila, ma sei così sicura che siano tanto famosi? Non ho mai sentito questo nome."
"Perché tu abiti alla fine del mondo, cara mia! Impossibile tu non abbia mai visto loro locandine. Ma non ce l'hai internet?"
"Sì, ma.."
"Bah. Greci." tagliò corto la donna, parcheggiando con una sbandata spettacolare nell'unico, minuscolo parcheggio presente di fronte alla cancellata. Spalancò la portiera e scese. Beh, una cosa aveva delle tipiche fattezze greche: era piccola e tarchiatella. OPA mise un po' il muso, mentre scendeva sotto la gelida pioggerellina inglese.
"Anche tu sei greca."
"Sì, ma io ho aperto la mia mente. Forza, sbarbatella. Tira giù le valigie, intanto io suono. C'è una specie di codice segreto per entrare."
"Dove mi sono cacciata, per tutti i santi." brontolò la ragazza, cercando di evitare di ritrovarsi il colletto del maglione pieno di goccine fredde gelate e intanto recuperare le valigie dal bagagliaio della Fiat. Si voltò appena in tempo per vedere Mila suonare tre volte il campanello, aspettare almeno dieci secondi, prima di fare una specie di motivetto a colpi di drin-drin. Non lo riconobbe, ma si fece pochi problemi. Il suo umore era più grigio delle nuvole in cielo. Ci mancavano anche le sorprese! Vivere con un gruppo di cantanti!? Sconosciuti, per di più. Perché lo erano quasi sicuramente. One Direction? Che nome idiota. Zoppicando a causa del trolley che propendeva per insabbiarsi prima di raggiungere la pavimentazione del cancello, si avvicinò alla donna. La porticina d'ingresso fece clic e dal citofono si udì un musicale: "E' apeeerta!"
"Bene." disse Mila, e sorrise ad OPA. OPA non rispose al sorriso. "Sarà divertente. Te li presento e poi me ne vado, il mio bar non attende!"
"Okay.." bofonchiò lei, trascinando le valigie verso i gradini della porta d'ingresso. Riuscì a farne esattamente uno, prima che la porta dinnanzi a loro si aprisse e cinque volti sorridentissimi spuntassero sulla soglia, nello spiraglio creato tra la parete e il battente. OPA si fermò ad osservarli, confusa, e fu a quel punto che i cinque, con un vocalizzo anche un po' ardito, dissero: "BENVENUTA, NUOVA COINQUILINA!"
Cominciamo bene pensò lei. Cominciamo proprio bene. 



 

Angolo Autrici


Buon pomeriggio a tutti, carissimi lettori! Finalmente, dopo un breve ritardo, torniamo con un nuovo capitolo - e qualche novità, sì? Finalmente i ragazzi! - per la nostra piccola e biondissima greca! Speriamo garbi a tutti! Probabilmente tra poco seguirà anche un nuovo disegno. Rimanete aggiornati! 


Lice&Catz
   
 
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