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Autore: Vals Fanwriter    10/07/2014    4 recensioni
Huntbastian Week 2014 | Raccolta di OS | Fluff, Sentimentale, Introspettivo
Dal primo capitolo: "Era certo al cento per cento che Hunter ci tenesse tanto al suo disegno e che non avrebbe mai perso tempo prezioso per aiutarlo e invece, eccolo lì, a disegnare esattamente ciò che Sebastian aveva in mente: due bambini che si tengono per mano. Colora velocemente il disegno, mentre Sebastian finisce di dare vita al batuffolo bianco sul foglio di Hunter. Alla fine, si scambiano di nuovo i fogli e si rivolgono un sorrisino complice.
‹‹Sarà il nostro segreto.››
‹‹Sì, non lo diciamo a nessuno.››"
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hunter Clarington, Sebastian Smythe
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non ha senso, non ne ha neanche un po’ (forse) ed io non riesco a scrivere più di una scenetta per ogni prompt. Lascio i finali aperti per salvarmi le chiappe lasciare al lettore la possibilità di scegliere se avere un lieto fine o se massacrare ulteriormente i personaggi; ma insomma, meglio di così non so fare. Spero vi piaccia, ci tenevo a scrivere una cosina del genere, molto alla Ryder/Unique di Glee. E boh, fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va! Vado a studiare :v
 



 


Il piede di Hunter batteva ritmicamente a terra, mentre osservava il display del computer. Aveva due pagine aperte, una sull’altra: la prima, quella “di copertura”, verteva su una voce dell’enciclopedia, con la quale stava fingendo di studiare diligentemente – il quaderno aperto accanto alla tastiera sul quale, ogni tanto, scriveva su qualcosa –; la seconda era la chat dove si rifugiava tutte le volte che si ritrovava nel laboratorio di informatica della scuola. Alternava lo sguardo dallo schermo alla porta chiusa, quasi stesse aspettando che si spalancasse e che qualcuno entrasse nella sala, e difatti, non dovette aspettare molto perché ciò accadesse.

Tenne lo sguardo fisso sulla porta, giusto il tempo necessario per accertarsi che fosse proprio la persona che stava aspettando, poi distolse lo sguardo e si nascose dietro lo schermo del computer, come a voler sparire dalla stanza e non farsi vedere. I posti della fila in fondo erano tutti occupati, quindi non poteva temere che il suddetto ragazzo potesse andarsi a sedere accanto a lui. Prese un respiro profondo e si azzardò a ridurre la schermata relativa alla finta ricerca che stava facendo, per passare poi ad osservare insistentemente la chat bianca e priva di messaggi.

Continuò a fissarla a lungo e fece una gran fatica per impedirsi di sbirciare oltre il computer ed accertarsi che il ragazzo fosse ancora lì; ma fortunatamente non dovette attendere ancora molto prima che la chat gli segnalasse che “The hottest night” fosse finalmente online. Si morse forte il labbro inferiore e posò le dita sui tasti, indugiando su di essi per decidere come iniziare la conversazione. Le ritirò indietro, fece per chiudere la chat e andarsene, per la vergogna che provava a causa della sua codardia, ma una scritta sulla pagina bianca gli impedì di svignarsela.
 

The hottest night scrive:
A quanto pare ci sei anche tu. Che strana coincidenza!
 

Se avesse spento il computer adesso e fosse uscito dal laboratorio di informatica, sarebbe stato palese che ci fosse esattamente lui dall’altra parte di quella chat. Sebastian, il ragazzo che sedeva tre banchi davanti a lui e che gli stava scrivendo, non aveva la minima idea di chi fosse la persona con la quale conversava da un paio di settimane a quella parte, ed Hunter, dal canto suo, non aveva nessuna voglia di rivelarglielo per due motivi fondamentali: primo, perché quella era l’unica maniera che gli era rimasta per riuscire a fare un discorso sensato e tranquillo con lui; secondo, perché gli erano sfuggiti segreti inconfessabili in quelle conversazioni e, se Sebastian avesse saputo che fossero ricollegabili a lui, sarebbe stato un uomo morto.
 

Liar scrive:
Strana davvero. Come mai qui a quest’ora?

 
Digitò, dopo aver cancellato e riscritto un paio di volte, a causa dell’indecisione e dell’ansia. Si raddrizzò leggermente sulla sedia e sbirciò oltre il computer ed oltre le teste dinanzi a lui. Sebastian stava battendo sulla tastiera, senza preoccuparsi del fatto che, attorno a lui, ci sarebbe potuto essere il ragazzo misterioso della chat, senza preoccuparsi di cercarlo, come fosse un tacito accordo della cui esistenza erano al corrente solo loro due.
 

The hottest night scrive:
Sapevo che ti avrei trovato qui. Volevo accertarmi che la mia teoria fosse esatta.

 
Liar scrive:
Quale teoria?

 
The hottest night scrive:
Quella secondo cui tu mi segui.

 
Liar scrive:
Non ti seguo. Ero già qui.

 
The hottest night scrive:
Allora mi aspetti. Non fa molta differenza.

 
Liar scrive:
Sì, può darsi.

 
Sebastian era sfacciato nella vita reale, con i suoi compagni di scuola, ed era sfacciato anche al di là di quella chat, con un perfetto sconosciuto che aveva deciso di adularlo, nascondendosi agli occhi del mondo. Ad Hunter piaceva quel lato del suo carattere, gli piaceva sapere che, qualsiasi cosa fosse accaduta, Sebastian non si sarebbe mai azzardato a cambiare, a fingersi un’altra persona, o ad occultare la sua natura, cosa di cui lui non era capace. Ammettere che ci fosse un solo ragazzo sulla faccia della Terra, capace di rovesciare i suoi schemi e le sue convinzioni, era come ammettere di preferire i broccoli alla nutella. Non avrebbe mai avuto il coraggio di farsi avanti.
 

The hottest night scrive:
Prima o poi mi darai un indizio per farmi capire chi sei? Voglio dire, o così, oppure dovrò iniziare a fare una lista dei ragazzi che frequentano il laboratorio e fare una sorta di cernita ogni giorno.
 

Liar scrive:
Ti importa così tanto sapere chi sono? Non ti basta sapere che esisto?
 

The hottest night scrive:
Quale persona non vorrebbe dare un volto ad un ragazzo che non fa altro che fargli complimenti?
 

Non aveva ancora finito di scrivere. L’icona che segnalava la scrittura di un nuovo messaggio stava ancora lampeggiando ed Hunter fremeva per sapere cosa venisse dopo quella domanda retorica. Hunter fremeva per dirgli la verità, ma non poteva.

 
The hottest night scrive:
No, il fatto è che mi inquieta un po’ l’idea che tu continui ad osservarmi. Non so mai da che lato girarmi a guardarmi le spalle.
 

Liar scrive:
Non ho intenzione di farti nulla. Lo sai perché ti guardo.

 
The hottest night scrive:
Sarebbe carino se tu me lo ripetessi ogni tanto. Avrei meno paura di te.
 

Ma Sebastian non aveva affatto paura di lui. Hunter avrebbe scommesso qualsiasi cosa sul fatto che al momento stesse ghignando divertito, magari con l’intenzione di prenderlo un po’ in giro. Il messaggio aveva un tono malizioso ed istigatore, ma lui non riusciva ad odiarlo. Riusciva soltanto a sentire lo stomaco aggrovigliarsi e le dita tremare sulla tastiera.

 
Liar scrive:
Ti guardo perché sei bello. Ti basta?
 

The hottest night scrive:
Mi guardi solo perché sono bello?
 

Scrivere nascosti da una chat ti dà un coraggio che non possiederesti mai, se provassi a parlarne a voce. Hunter, infatti, gli disse la pura e semplice verità, senza neppure accorgersene.

 
Liar scrive:
Perché sei l’unico ragazzo che io riesca a trovare bello in quella precisa maniera.
 

The hottest night scrive:
Intendi, sexy?
 

Liar scrive:
Anche, sì.
 

The hottest night scrive:
Anche?
 

Liar scrive:
Tu vedi solo il sex appeal in una persona?
 

The hottest night scrive:
Tu vedi oltre il mio sex appeal?
 

Liar scrive:
Decisamente sì.
 

Per qualche minuto – forse uno soltanto, ma ad Hunter parve che stesse passando un’eternità – non ci fu risposta dall’altra parte. Sebastian non stava neanche provando a battere qualcosa sulla tastiera e lui, per un momento, temette che la conversazione fosse finita lì. Poi ci fu un nuovo messaggio.
 

The hottest night scrive:
Perché non posso sapere chi sei?
 

Una domanda alla quale, questa volta, Hunter non poteva associare la verità. Avrebbe implicato una serie di risposte imbarazzanti come: “Perché stiamo in camera insieme”, “Perché sono etero”, “Perché tu non dovresti piacermi così tanto”, “Perché sei un idiota”, “Perché sono un codardo”.

Indugiò per un po’ sulla tastiera, pensando a qualcosa di alternativo da scrivere; poi scosse la testa e si mise offline, prima che potesse sfuggirgli qualche altra confessione dalla punta delle dita. Chiuse la schermata, ma non si mosse. Si dedicò definitivamente alla ricerca – anche se aveva la testa altrove ed i suoi occhi, puntualmente, andavano a cercare la nuca del ragazzo per il quale aveva quella cotta imbarazzante – e se ne andò soltanto quando Sebastian si fu arreso ed ebbe lasciato la stanza.
 






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