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Autore: Isabella_19_8    12/07/2014    0 recensioni
Hai presente quando sei a quel punto della tua vita in cui tutto va male, in cui sei sull'orlo della disperazione ma poi, magicamente, l'ultima persona che avresti mai immaginato corre in tuo aiuto?
Questa è la storia di Collins Reed, una dicassettenne che ha più problemi che altro. Il suo problema numero uno? Liam Payne.
ATTENZIONE
Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2014
Uscii di casa pronta per affrontare un altro giorno di scuola. Quando arrivai in classe come al solito vidi Payne seduto al mio posto.
Era un delirio dover mandare via quel tizio dal mio banco ogni singola mattina, che poi perché proprio a me? Perché io ero all'ultimo banco e lui no.
"Levati dai coglioni Payne" dissi scazzata appoggiando il mio zaino sul mio banco.
"Buongiorno anche a te Reed, ti sei svegliata male come al solito?" rispose appoggiando i piedi sul mio banco.
"Sei tu che mi stressi Payne, e levati dal mio banco cazzo!" gli risposi a tono.
"Reed, Payne, ancora a litigare?" disse il professore entrando in classe.
"Indovini perché" dissi ignorando Payne.
Il professore sbuffò e mandò quello stronzo di Liam al suo posto, mentre io mi riappropriai del mio banco.
Iniziammo la lezione normalmente, la stessa cosa avvenne per quella successiva.
Alla fine della seconda ora la professoressa di tedesco, quando ci fece tirare fuori il diario per scrivere i compiti e lo presi dal sottobanco, notai che era tutto pasticciato con il pennarello indelebile nero; non ascoltai la prof che dettava i compiti e mi concentrai a leggere ciò che mi avevano scritto.
"Amo Liam ma non lo voglio ammettere" e altre cagate del genere, ero sicura che fosse stato Payne, quel lurido bastardo me l'avrebbe pagata cara.
Appena la professoressa uscì per andare in un'altra classe mi alzai e, quando arrivai al banco di Liam, afferrai il suo diario, lo aprii e strappai davanti alla sua faccia una manciata di pagine per poi tirargliele in faccia. Mi godetti la scena della sua espressione stupita.
"Che ti prende Reed, sei impazzita? Fatti curare stupida ragazzina" mi urlò addosso alzandosi dal suo comodo posto, quel paio di ragazzi che non si erano accorti della nostra imminente litigata si avvicinarono per vedere meglio.
"Stupida ragazzina un cazzo. Sei un pezzo di merda, non devi nemmeno sfiorare le mie cose, hai capito Payne?" risposi puntandogli il dito contro. Ero veramente stanca di doverlo sopportare sei giorni su sette.
"Sennò cosa mi fai Reed?" sorrise strafottente.
"Taci Liam, non puoi neanche immaginare di cosa posso essere capace, ti posso far perdere la faccia in due minuti buffone e tu lo sai bene" incrociai le braccia.
"Stai zitta, sei solo una cicciona che nessuno vuole" quelle parole scivolarono dalla sua bocca noncuranti, la sua offesa non mi sfiorò minimamente, oramai ci avevo fatto l'abitudine. Quella frase l’avevo sentita milioni di volte, e pensavo che a questo punto potevo non ritenerla più un'offesa, ma si sa che prima o poi arriva la goccia che fa traboccare il vaso.
Quello era il momento di far uscire tutta la rabbia repressa in diciassette anni di vita, di scagliarla come un uragano sul primo che ti passava accanto, solo che quella volta lo sfortunato non era un poverino e si meritava tutto l'odio che di lì a breve avrebbe ricevuto.
"Whoa Payne, notizia dell'ultima ora: a casa mia ci sono specchi quindi so bene di non essere una tizia tutta pelle e ossa, convivo con il mio corpo da diciassette anni e lo so di avere la pancia e le gambe grosse. Non ho bisogno di un coglione come te che mi ricordi che non sono magra ma tranquillo, non mi stupisco del fatto che tu non ci sia arrivato con quel cervellino che ti ritrovi, che tra l'altro ha le stesse dimensioni del tuo amichetto. Evidentemente dovevo esserci io ad avvisarti, dato che ti atteggi da strafigo superdotato" sputai tutto d'un fiato mentre la classe rimase zitta.
"Stai zitta Reed, sei solo una sfigata" continuò, non sapendo come altro rispondermi.
"Ah sì? Sentiamo le motivazioni Payne" gli risposi, per poi sistemarmi i capelli.
"Stai a casa tutto il pomeriggio per prendere bei voti a scuola, è squallido" disse lui.
"È squallido che tu pensi che io passi tutto il pomeriggio a fare i compiti, santo cielo Payne, che cazzo ti sei fumato? Nessun diciassettenne sta a casa a studiare di pomeriggio! Io mi faccio i cazzi miei, poi non è colpa mia se prendo buoni voti ugualmente!" dissi sorridendo, lo avevo fregato.
"Non esci la sera" si fece scappare una risatina.
"Guarda, se uscire la sera vuol dire stare con tizi come te, sinceramente preferisco stare a casa ad ascoltare i racconti di guerra di mio nonno"
"Non hai amici" lanciò una terza ipotesi.
"Oh povero, ingenuo Payne. Io gli amici ce li ho caro, ma di sicuro non sono amica di quel gruppetto di troie" dissi alludendo alle cheerleaders.
"Neanche delle altre" dissi rivolgendomi ad un altro gruppo di ragazze.
"E tanto meno sono amica del tuo gruppo di palloni gonfiati" sorrisi beffarda.
"Rimani comunque una sfigata che nessuno calcola Reed, non ti caga nessuno, dovresti finirla di cercare sempre un pretesto per parlarmi, non te lo do neanche se mi paghi"
Odiavo quella faccia da schiaffi, gli sarei saltata addosso volentieri.
"Che cazzo dici cretino, preferirei farmi stirare da un camion, piuttosto che volerti nel mio letto. Giuro, devi smetterla di stuzzicarmi perché prima o poi ti meno" incrociai le braccia e lo guardai in attesa di una risposta.
"Mi fai venire voglia di metterti le mani addosso quando fai così" rispose.
"Avanti Payne fallo! So che ne saresti capace stronzo come sei, allora fallo. Muoviti!" Urlai spingendolo e lo schiaffo non tardò ad arrivare.
La classe si azzittì ancora di più e, quando i nostri due sguardi si incrociarono nuovamente, tutti e due stavamo sorridendo, lui per soddisfazione e io per felicità.
"Payne! Come si permette di alzare le mani qua dentro e per di più su una ragazza? In presidenza, subito! E si porti dietro la signorina Reed" urlò il professore di francese, che era appena entrato in classe per fare lezione. Mentre il sorriso sulle labbra di Liam era scomparso, il mio era ancora lì presente e non voleva andarsene.
"Sei proprio stupido Payne, ci sei cascato come un pollo e ora stai per essere arrostito!" dissi mentre stavamo andando verso l'ufficio del preside.
Bussai ed entrammo, il preside ci fece accomodare.
"Mh Payne, che novità!" disse sarcastico il preside, già mi stava simpatico.
"Lei invece chi è signorina? Non l'ho mai vista" si rivolse a me.
"Mi chiamo Collins Reed preside Robinson, sono nella stessa classe di Payne" dissi con un sorriso sincero stampato in faccia. Il preside tirò fuori un fascicolo e iniziò a leggerlo.
"Ottimi voti a scuola, nessuna sospensione o detenzione. Ne deduco che siete qui per qualcosa che ha fatto Payne! Allora?" disse prima a me e poi spostando l'attenzione su Liam.
"Stavamo litigando.." incominciò il ragazzo.
"Come al solito, oserei dire" mi intromisi, ma tutti e due mi incenerirono con lo sguardo.
"Un insulto tira l'altro e alla fine l'ho colpita" disse felice.
"L'ha colpita Payne?" chiese incredulo il preside.
"Sì"
"E lei signorina Reed, non ha niente da dire?" mi chiese.
"No"
"L’ho colpita perché lei mi ha istigato, mi ha detto lei di farlo" aggiunse Liam.
"Dice la verità? " mi chiese il preside.
"Sì"
"Bene, siamo d'accordo sul fatto che le discussioni avvengono perché tutti e due i diretti interessati ribattono?" Io e Liam annuimmo.
"Quindi non posso punire solo uno di vuoi due. Oggi siete in detenzione in biblioteca per un'ora. Adesso stringetevi la mano" concluse il signor Robinson.
"Non stringerò mai la mano di questa qua" disse Payne.
"La cosa è reciproca Payne" risposi acida.
"Non ci metto niente ad aumentare la detenzione di un'ora ragazzi" sorrise furbamente il preside, io afferrai saldamente la mano di Liam, quella che proprio prima mi aveva colpito il viso e la strinsi per qualche istante per poi lasciarla.
"Ecco qua, già mi irrita il fatto di doverti sopportare fino alle quattro, non avrei retto a vedere la tua faccia fino alle cinque" dissi strafottente.
"Arrivederci preside Robinson, è stato un piacere" lo salutai prima di uscire, mentre Liam era già fuori.
"Arrivederci Collins" mi rispose il preside.
Appena l'ultima campanella di quella giornata a scuola suonò, mi diressi verso la biblioteca dove vidi Payne intento a parlare svogliatamente con la bibliotecaria che se lo mangiava con gli occhi, ma io dico, hai quarant'anni e pensi ai diciassettenni!
La bibliotecaria ci diede una pila di libri da mettere a posto, avevo appena sistemato il secondo quando sentii un tonfo.
Corsi verso la mia pila di libri e li vidi tutti a terra, mentre Payne stava ridendo.
"Signorina Reed, le sembra il modo di trattare dei libri che non sono suoi? Un po' di rispetto per ciò che non è proprio" mi disse la bibliotecaria.
"Ma.." cercai di obbiettare, ma la signora mi bloccò.
"Niente scuse, torni a sistemare" 
Sbuffai e feci finta di niente, quella stronza lo difendeva perché aveva chissà quali fantasie su di lui.
Appena suonò la campanella afferrai lo zaino e uscii il prima possibile, stavo per varcare l'ingresso della scuola quando una mano mi fermò facendomi girare.
"Salutami tuo nonno Reed" disse il ragazzo per poi andarsene.
Quel bastardo sapeva, sapeva ogni minima cosa su di me e sapeva che mio nonno era all'ospedale, ed era ormai certo che gli mancavano circa cinque mesi se non di meno.
Incominciai a correre verso casa, mentre le lacrime scivolavano silenziose sulle mie guance. Erano lacrime di rabbia, mio nonno era una delle persone più importanti della mia vita e non accettavo il fatto che da un momento all'altro avrei potuto perderlo; in più Liam aveva trovato il mio punto debole, e non era un bel segno.
Arrivai a casa, come al solito non c'era nessuno. Buttai la cartella in ingresso, mi levai il più veloce possibile le scarpe e la felpa e corsi in camera mia, chiusi la porta con un calcio secco e incominciai a buttare a terra qualsiasi oggetto mi capitasse sottomano.
Presi il libro di chimica e lo buttai contro la parete seguito da un astuccio; afferrai l'ultimo oggetto che rimaneva sulla mia scrivania, la foto con mio nonno.
Mi asciugai le ultime lacrime e mi tranquillizzai, quando fui del tutto calma scesi di nuovo in cucina e tirai fuori dal frigorifero e dalla dispensa tutte le porcherie che vidi, per poi andare in sala, dove accesi la televisione e incominciai a mangiare.
Facevo sempre così, oramai era mia abitudine; non lo facevo apposta, era più forte di me, ma poi mi sentivo sempre una stupida senza palle che non sapeva controllarsi.
Decisi di prendere in mano la situazione, agii d'istinto e mi diressi velocemente in bagno. Mi inginocchiai e mi infilai due dita in gola, riuscendo poi a rimettere tutto ciò che avevo ingoiato senza un motivo fino a poco prima.
Andai davanti allo specchio, mi misi di profilo, mi alzai la maglia fin sotto al seno e giurai di vedermi un pochino più magra; fu quello che mi fece capire che dovevo continuare così se volevo migliorare il mio aspetto fisico.

Buongiorno a tutti,
allora, parto col dire che il prologo fa abbastanza schifo, ma è indispensabile per capire una cosa che avverrà molto più avanti nella storia, quindi ho dovuto postarlo.
Il primo capitolo invece mi piaciucchia, si capisce cosa deve affrontare ogni giorno Collins (lo so che è un nome strano, o forse anche inesistente ma boh, mi sembrava adatto al personaggio).
Okay, non so che altro dirvi, spero che, come inizio, vi sia piacuto.
Un bacio,
Isabella
  
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