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Autore: SynesthesiA    12/07/2014    3 recensioni
Syr è impulsiva e ribelle e le regole le stanno strette.
Ginger è troppo intelligente per non porsi domande.
Sniper vorrebbe solo che suo padre lo lasciasse libero.
Trevor porta sulle spalle il peso di un'eredità antica.
Quattro ragazzi che vengono da quattro mondi differenti, legati solo da un eterno conflitto. Quando l'equilibrio viene stravolto da inspiegabili eventi, la scelta è solo una.
Cercare chi è il vero Nemico.
Genere: Azione, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~Ginger~
Vari validi utilizzi di un gatto blu
 
Non ha idea di dove possano essersi cacciati. In effetti, come al solito, ha agito d’impulso. Che razza di senso potesse avere lanciarsi così di corsa verso gente che non ha mai visto, per giunta con venti minuti di distacco, questo lo sa solo qualche divinità sperduta. In ogni caso, ora è fuori e da qualche parte deve pur andare.
Ha smesso di piovere, per fortuna. Le nuvole ci sono ancora, ma sembra che anche quelle stiano per andarsene. Le vie di questa parte della città sono più tranquille di quelle del centro. Non ci sono i grattaceli e i palazzi di vetro degli istituti di credito, non c’è la macchia gialla stile sciame di api dei taxi nelle corsie esterne, le fiumane di signori grigi sui marciapiedi larghissimi. Qui le villette bianche rivestite di legno, le strade a due corsie con gli isolati disposti a scacchiera, l’asfalto sbiadito e le siepi ben curate danno al quartiere un'aria accogliente, quasi domestica. Ginger si ritiene fortunata a vivere da queste parti. Non ci sono troppi malintenzionati, non c'è troppo casino, e negli orari di lavoro si può uscire a piedi senza essere travolti dalle auto o dalla folla. I vicini non sono malvagi. C'è il signor Raymond, cioè, il Maggiore Raymond, che è lo stereotipo del Marine in pensione. Manca solo che assuma un ragazzo per suonargli la sveglia militare ogni mattina alle sei e che faccia piazzare delle torrette perimetrali per difendere la sua proprietà, però se gli si bussa all'orario giusto una lattina di birra e un po' di storie sugli anni nell'esercito le ha per chiunque. Poi la signora Gallagher, irlandese come lei, che ha divorziato un anno fa da un marito aggressivo e rumoroso, una specie di disastro umano. Ora che è sola è del tutto cambiata pure lei, sembra un'altra donna. È costantemente alla ricerca di compagnia, basta entrare da lei per stamparle un sorrisone in faccia, e soprattutto ha dei gusti musicali semplicemente favolosi.
E poi sì, ok, c'è la gente della sua età. C'è Jenny.
*
È da un po’ che il suo Sprite non si fa vedere. Da quando gli ha dato il permesso di andarsene a giocare per conto suo, Schrödinger non si è più fatto vivo. Chissà dove si è ficcato.
Richmond Avenue. Carlton Street. Derrick Street. Theodore Road. Franklin Street. Lincoln Square. Independence Boulevard. Newton Street. Cherries Boulevard. Pines Boulevard. Lincoln Park.
Dietro alla siepe, nascosto dalle foglie più basse, se ne sta un gatto blu elettrico, il pelo della schiena ritto come gli aculei di un riccio, la coda che oscilla a scatti, con movimenti rigidi. È rivolto verso l'interno del parco, oltre la siepe, dove una combriccola di ragazzi scherza e ride allegramente in compagnia di una cassetta di birre in lattina.
«Schrödinger, ecco dov'eri finito!»  esclama Ginger, sorpresa.
Non parlare, o ci sentono!, risponde il gatto, concentrato.
Che nervoso quando fai così, sospira lei mentalmente. Chi non deve sentirci?
Vieni tu a vedere, ma fai silenzio. Ora che è arrivata anche lei, il suo aspetto è meno aggressivo.
La ragazza si avvicina cercando di non fare troppo rumore, un po' perplessa per la richiesta del proprio Sprite. Si accuccia al suo fianco, nascondendosi dietro la siepe, e sbircia al di là.
Schrödinger, tu sei un genio. Poche volte ha adorato il collegamento mentale con il suo Sprite come ora.
Lo so, ma cherie, lo so, risponde lui, dandosi delle arie.
Ora non darti troppa importanza, però, sghignazza lei, pur senza pronunciare una parola. Ho un'idea.
*
«Perché non andiamo da qualche parte tutti insieme stasera?»
«È ovvio che usciamo insieme, che domande!»
Kelly appoggia la lattina di birra sulla panchina di legno su cui è seduta.
«Dov'è che andiamo?» domanda Paul, una specie di attaccapanni umano alto un metro e novantacinque per sessantacinque chili coi capelli biondo platino.
«Mah, pensavo al Rise come al solito...» risponde lei, lanciando il capo all'indietro oltre lo schienale della panchina. Non è bellissima, ma ha dei capelli invidiabili.
«E se andassimo al Bijou per una volta? Così, per cambiare...» propone Jenny, con la mano ampia di Tobias che le cinge la spalla destra.
Lui si gira a guardarla. «Potrebbe non essere un'idea malvagia» la sostiene.
Lo sguardo di Jenny però non ricambia, e cade su un angolo del parco, dietro i giochi dei bambini, dove sta succedendo qualcosa che non dovrebbe succedere.
«Non avevo dubbi che tu saresti stato d'accordo, Tobias!» ridacchia Kelly, portando la lattina alla bocca.
Tra l'altalena e lo scivolo, a un metro da terra, una sorta di vapore azzurro-viola si va condensando in un globo luminoso perfettamente sferico che galleggia a mezz'aria ruotando su se stesso in tutte le direzioni.
«Io sono d'accordo con loro» dichiara l'Attaccapanni.
Il globo cresce poco a poco fino a raggiungere le dimensioni di un pallone da calcio, e rallenta mano a mano la propria rotazione. Quando si ferma ha un sussulto e cade a terra, frantumandosi in mille schegge dai riflessi di un diamante color fiordaliso con il suono di mille campanellini d'argento che si spargono a terra.
«Ok, evidentemente non mi resta che adeguarmi. Ehi, Jenny?!»
Dai frammenti della sfera è comparsa una figura affusolata tutta arrotolata su se stessa, una specie di serpentello con un paio di alette membranose e di corna appuntite sulla testa. Da sotto le scaglie azzurre emana una sorta di vapore blu-violetto, che sembra quasi luminoso.
«Jenny, che diavolo succede?»
La figura si svolge, si distende, e a mano a mano che lo fa comincia ad ingrandirsi, ad allungarsi. Le ali diventano più ampie, spuntano delle zampe da rettile che prima lei non aveva notato.
Lo sguardo della ragazza è fisso e vuoto, quasi spiritato, e la fronte le si imperla di sudore in un attimo. Tobias la guarda preoccupato, e la scuote per la spalla. «Ehi tesoro, che ti prende?»
«Sta... guardando... me...» risponde lei con un filo di voce, lo sguardo fisso immobile nella direzione dell'altalena.
«Cosa sta guardando te?» Kelly, pur essendo un po' preoccupata anche lei, non riesce ad abbandonare il suo tono secco e sprezzante.
La cosa è appena diventata grande almeno come lo scivolo, le ali ampie come una coperta matrimoniale. E le punta addosso il suo sguardo malefico, del colore del fuoco che brucia dietro una lastra spessa di ghiaccio. E la cosa non ha ancora finito di crescere.
Lei alza un dito, con un movimento lentissimo e tremolante di tutto il braccio, verso un punto indefinito tra i giochi dei bambini. «Lì non c'è nessuno che ti guarda, dolcezza, non c'è nessuno e basta...»
Kelly si gira verso Paul, scattando in piedi e afferrandolo per il bavero del giacchino in jeans. «Ti sei divertito di nuovo con l'Lsd eh?» gli sbraita a due centimetri dalla faccia, smorzando il tono in fine di frase giusto per non mettere nella merda tutti e quattro ancora di più. Chi può dire che non passi uno sbirro proprio ora.
La cosa, il drago, che ora ha raggiunto e superato l'altezza degli alberelli da frutto coperti di rosso e di giallo, solleva le ali verso il cielo, e con una vogata verso il basso e uno scatto delle zampone scagliose e robuste si lancia in tutta la sua lunghezza verso l'azzurro cupo della fine del pomeriggio.
«Ehi, ti giuro che stavolta non ho fatto nulla! Non ne ho neppure per me, di certo non vado a regalarlo in questa maniera!»
Tutto diventa confuso, la realtà si mescola come i colori sulla tavolozza di un pittore e comincia a girarle vorticosamente attorno. Le voci dei suoi amici diventano sempre più lontane e indefinite, lei viene invasa da un atroce senso di nausea.
Il drago, tuttavia, resta nitido e delineato quando tutto è diventato un dipinto ad acquerello con troppa acqua. È fermo a mezz'aria, là dove lo aveva sospinto il balzo, e i suoi occhi malvagi la stanno ancora studiando attentamente. Batte le ali con movimenti ampi e forti, che fanno ondeggiare le cime degli alberi e cadere alcune delle foglie più secche, e resta sospeso in quel punto, con il lungo collo da rettile teso verso di lei, a divorarla con lo sguardo.
I muscoli di Jenny sono del tutto tesi, i tendini induriti come l'acciaio, la schiena e la fronte allagate di sudore gelido. Sente una goccia scivolare rapida lungo il fianco, sotto la canottiera larga sformata.
Il drago, senza increspare le labbra di un minimo, emette un suono gutturale, forse una frase in qualche linguaggio arcano, dopodiché spalanca le fauci e con una fiammata violetta che erutta dalla gola, uno scatto energico delle ali e un ruggito terrorizzante si scaglia verso il basso, verso di lei, ali e zampe distese lungo il corpo da lucertolone, collo teso in avanti e dritto come un giavellotto, la coda serpeggiante come quella di un'anguilla che nuota.
Terrore puro. Il parco scompare. Gli amici scompaiono nell'oblio dell'indefinitezza e delle lacrime che annebbiano la vista. Un urlo soffocato, singhiozzi spasmodici, una corsa disperata e caracollante più lontano possibile dal mostro che la insegue, inciampa su qualcosa che non aveva visto, accecata dal terrore e dalle lacrime. I suoi amici stanno urlando qualcosa, o bisbigliando, chi può dirlo, si rialza, inciampa di nuovo, qualche passo a quattro zampe e poi via di corsa di nuovo, corre, tutto nero, un colpo alla testa improvviso, le bruciano i polsi, cazzo, ha tutti i palmi delle mani sbucciati e insanguinati, ed un bernoccolo sulla fronte, chissà su cosa ha sbattuto. È a terra, seduta contro il tronco di un albero, si gira. Si gira verso la propria fine, verso il drago che vuole senz'altro divorarla o arrostirla o...
Il drago l'ha praticamente raggiunta, pochi metri di volo nervoso, a scatti, e le è addosso. Esattamente a quel punto, però, partendo dal muso e progredendo come un'onda d'urto fino alla coda, il suo corpo azzurro-viola si disgrega, si sfalda, diventa uno sciame di scintille azzurrine e lilla e violetto nella forma precisa di un drago, e poi, dopo un attimo di esitazione, esplodono con il rumore dei campanellini d'argento di prima, schizzando in tutte le direzioni e inondando di luce il parco che con tutta la calma del mondo riemerge dalla confusione delle forme e dei colori.
Fuochi d'artificio nel cielo che sta cominciando a tingersi di rosso per l'ora tarda.
Dove si trovava il drago prima di esplodere compare una grossa luce gialla informe che si ingrandisce e si ingrandisce, e dal centro di questa luce scaturiscono dei puntini rossi che gonfiandosi come palloncini diventano mano a mano delle lettere tondeggianti e lucide, e vanno a disporsi secondo una frase precisa, guarnita dalle scintille gialle e arancioni che piovono dai fuochi d'artificio.
Subito, Jenny è troppo intontita per poterla decifrare, ma poco alla volta le parole assumono un senso nel suo cervello. E il senso è un misto tra vergogna, senso di colpa, stizza, derisione, e disprezzo.
A lettere giganti e rimbalzanti a mezz'aria, davanti a lei sta scritta una frase semplicissima.
LOVE YOU SO MUCH,
 
GINGER.
 
*
Ma... Ma...
«Lo so, lo so, autografi solo al giovedì sera, ti ho detto.»
Intendo... Cosa diavolo...?
I passi della ragazza risuonano rapidi lungo l’asfalto della carreggiata. La linea bianca tratteggiata separa la zona di competenza dell’uno e dell’altro piede, e la luce dei lampioni già proietta l’ombra della sua testa sullo spigolo del marciapiede. Presto sarà notte, e non hanno ancora messo nulla sotto i denti.
«Shrö, non posso sempre fare attenzione a come mi comporto. Tu sai come si è comportata lei con me. E quindi, a un certo punto, quello che dico io è: fanculo, anche se mi metto in pericolo, a quella persona stava bene un trattamento del genere. E sua fortuna che posso creare illusioni e non lanciare fuoco. E forse anche mia, arrostire persone nei parchi pubblici non è troppo benvisto della maggior parte delle persone civili. Ora troviamo qualche posto dove ingurgitare qualche porcheria, meglio se a sbafo. Tra un attimo è buio e il mio pancino reclama.»
Come vuoi.
Il gatto blu si lancia in una corsa a mezz’aria, lasciando una scia di impronte celesti evanescenti dovunque le sue zampe si fermano, e in breve esce dalla visuale. Seguendo le impronte con calma, nel giro di quattro svolte ad angolo retto la ragazza giunge di fronte alla vetrina di una tavola calda, davanti a cui una folta coda blu in perfetta posizione verticale segnala allerta.
Shrö, che hai di nuovo?
Il gatto stacca il muso dalla vetrina, si gira verso di lei con gli occhi sbarrati, dopodiché torna a spalmare il naso a triangolo sul vetro.
A metà tra il divertito per l'azione in sé e il seccato per la testardaggine dello Sprite, Ginger si avvicina per gettare un'occhiata furtiva all'interno del locale.
Si ritira con una faccia sbalordita, afferra il gatto sotto le zampe anteriori e comincia a centrifugarlo in un girotondo frenetico al centro della strada deserta.
Ammettilo che sei un gatto portafortuna, esclama tra le risate.




 
*******
 
Buonasera, mondo ;)
Sì, sorpresina, sono Vyolet... il mio sovraccaricato compagno di squadra aveva impegni, and so pubblico io, ma il capitolo l'ha scritto lui... quindi i pomodori marci o le standing ovation vanno esclusivamente a lui XD
Vi preghiamo di perdonarci se ci abbiamo messo così tanto ad aggiornare, Matrix era in Francia e non poteva scrivere molto :P
Io ora mi dileguo, non prima di avervi dato un'ultima, nefasta notizia: causa mio (finalmente!!) viaggio in Inghilterra, non avrete il prossimo capitolo almeno per due settimane... No dai, lo so che state festeggiando tutti, non mentite :P
Chiudo il mio consueto sproloquio di cazzate, a fra due settimane!!
*Vy svanisce nel nulla con uno sbuffo di scintilline viola*
  
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