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Autore: Rayon_    12/07/2014    11 recensioni
Era una ragazza alta poco più di un metro e sessantacinque, con un corpo esile, che creava contrasto con la sua forte personalità.
I capelli castano scuro, lunghi, morbidi, e costantemente disordinati. La carnagione chiara di una bambola di porcellana, con uno spruzzo di lentiggini sul viso.
E gli occhi, quegli occhi, la cosa più bella.
Non erano i banali occhi blu che tutti desiderano. Erano scuri intorno, per poi diventare verdi come un prato asciugato dall'estate. E poi diventavano di un color miele che contrastava con la pupilla scura.
Nora Graimen.
Ciao a tutti, sono Harry Styles, e sono qui per raccontarvi una storia d'amore, la storia d'amore più bella, una storia di appartenenza infinita.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Belonging.


 
Capitolo 2- New life.
 
7 Aprile 2018.
Come promesso, eccomi qui anche oggi. Come State?
Qui tutto bene, la storia continua ad andare avanti, e ne ho preparato un nuovo pezzo da raccontarvi.
Pronti?


Flashback.
 
Nora's pov.
Mi ritrovai davanti ad un alto ragazzo biondo, con due oceani al posto degli occhi, ed un sorriso che lo faceva sembrare un bambino di due anni al giorno di Natale.
La situazione era piuttosto imbarazzante, non sapevo precisamente cosa fare o dire, ma fortunatamente ci pensò lui.
«Ciao!»
Il suo urlo entusiasta mi face fare un salto indietro, poi mi ripresi e sorrisi debolmente al biondo.
«Ciao,» Risposi porgendogli la mano «io sono Nora.»
Aspettai qualche secondo che mi stringesse la mano senza molto successo, infatti ricevetti solo uno sguardo stranito. Cosa c'era di strano nel porgere la mano per prendentarsi?
Fatto sta che prima che potessi concludere i miei pensieri mi ero già trovata stretta tra le sue braccia, senza sapere come muovermi.
Riuscii solo a percepire il rossore salire nelle mie guancie, e non mi venne neanche in mente di ricambiare l'abbraccio tanto ero a disagio.
«Niall, non ti pare di essere un po' affrettato?»
Sentii Maura ammonirlo da dietro.
Lui si staccò da me e fece spallucce con uno sguardo innocente.
Era davvero carino, pensai.
Poi vidi Maura spostarsi accando a me sbuffando, probabilmente per l'incoscienza del figlio.
Non che quell'abbraccio mi fosse dispiaciuto, insomma, era dolce alla fine. Ed era anche piuttosto carino.
Okay, ferma, dovrà essere tuo parente, non tuo fidanzato.
«Va beh, entriamo dai.»
Niall si girò di spalle, aprì la porta e dopo essere entrato mi fece segno con la mano di passare, sempre con un caldo sorriso contagioso.
«Grazie» sussurrai passandogli davanti.
Quella che avevo avuto di lui per il momento era senz'altro una buona impressione, anche se le persone invadenti non facevano per me. Ma nonostante tutto avevo capito che se non erano le persone ad invadermi la vita, io tendenvo a lasciarle fuori, dunque era un punto a suo favore.
Mi fermai sull'entrata, e di nuovo si formò un piccolo triangolo silenzioso tra me, Maura, e Niall. Guardando il loro sorrisi potevo leggervi della gioia, e nell'aria si sentiva l'agitazione non solo mia, ma di tutti e tre. Dal tronde non ero solo io che dovevo cercare di fare una buona figura, ma anche loro stavano cercando di essere il più possibile compatibili con me.
«Niall, che ne dici di mostrarle la camera? Magari vuole riposarsi o mettersi un po' a posto.»
In quel momento concordai con Maura e la ringraziai mentalmente, sia per aver interrotto il silenzio, sia perchè non vedevo l'ora di stare un po' sola e rilassare la mente.
«Oh, sì certo. Vieni!» mi invitò il biondo iniziando a salire le scale.
«A dopo!» mi congedò maura, e io le sorrisi in risposta.
Seguii il ragazzo lungo un corridoio e su per la rampa di scale, fino ad arrivare alla seconda porta a destra.
«Allora, quella che abbiamo appena passato è la mia camera, quella infondo al corridio è dei miei, cioè.. Si vabbè hai capito, e questo qui di fronte è il bagno.»
Annuii sorridendo, principalmente per il suo marcato accento irlandese, che si sentiva anche di più del mio. Essendo di Mullingar aveva ovviamente un forte accento irlandese come me, il che era arricchito anche da una buona dose di imbarazzo, di dolcezza e di stupidità, e il risultato era una parlantina piuttosto buffa. Era piuttosto carino in quei panni.
E poi, di punto in bianco, mi ricordai che non mi ero ancora presentata. Cioè, io di lui sapevo solo che si chiamava Niall, non sapevo nemmeno il cognome della mia nuova famiglia.
Presi un po' di coraggio, un sospiro e per la prima volta in quella giornata fui io ad iniziare una conversazione.
«Comunque, non ci siamo ancora presentati.»
Dissi con la voce leggermente spezzata, con un' alzatina di spalle, e cercando di non guardarlo negli occhi. Lui sorrise, sflinado le mani dalle tasche dei pantaloni.
«Io sono Niall, Niall James Horan.»
E nel frattempo vidi che si era inchinato e che mi stava baciando la mano con una faccia piuttosto idiota.
«Non bisogna veramente baciare la mano,» lo corressi mentre si alzava divertito «devi solo fare finta.»
Sorrisi per quella scena piuttosto assurda tra due sconosciuti, e lui rise di rimando.
«Comunque sono Nora.»
Aggiunsi giocherellando con le mani.
«Cognome?»
La domanda mi lasciò un po' di stucco, non mi era mai piaciuto presentarmi agli altri con il cognome di mio padre. 
«Horan, presumo» risposi sperando di aver azzeccato il cognome.
In effetti la verità era che non volevo essere chiamata con quel cognome, non volevo che le persone mi guardassero come la figlia di Joe Graimen, il drogato della città.
Io non avevo il suo sangue, e non appartenevo a quella famiglia.
E solo pensare a lui mi provocò disgusto e malumore.
Pensare che se lui non fosse stato una così pessima persona mia madre sarebbe stata ancora lì con me.

Seduta spensieratamente sul divano rosso della nonna, a guardare Spongebob con tante coccole ed un orsacchiotto di peluches azzurro. Cosa poteva desiderare di più una bambina di otto anni?
Ed ero proprio io, che come la maggior parte delle volte mi trovavo a passare l'intera giornata dalla nonna, mentre i miei genitori stavano via fino a tardi. A volte c'era anche la mamma, ma questa volta era andata con papà.
Improvvisamente il telefono squillò.
«Chi può essere alle dieci di sera?»
Borbottò mia nonna alzandosi dalla poltrona.
Origliai le risposte che dava, non capivo cosa volessero dire, ma di sicuro non era un bel discorso quello che stava avendo.
«D'accordo, arriviamo subito.»
Fu l'ultima frase, poi riattaccò.
«Piccola, dobbiamo andare un attimo via, spegni la tele e infila le scarpe.»
Il suo tono di voce era preoccupato, ma come poteva accorgersene una bambina di otto anni?
Feci quel che aveva detto, e con lei scesi fino all'auto.
«Dove andiamo nonna?»
Chiesi quando anche lei fu salita.
«All'ospedale.»
Sussurrò lei seria.
Non ci diedi molto peso, strinsi il mio orsacchiotto e aspettai in silenzio di arrivare a destinazione. 


Mi sentii soffocare dal ricordo di quella sera, e della notte seguente. E di tutti i brutti avvenimenti che ne seguirono.
«Tutto bene?» mi sentii chidere da Niall, che mi risvegliò dai pensieri.
«Sì» risposi flebilmente, consapevole di non essere convincente.
E lui, accorgendosi che qualcosa non andava, si trovò a disagio almeno quanto lo ero io.
«A-allora vado sotto a prendere le borse, tu intanto fai pure un giro» disse staccandosi dallo stipite della porta a cui eravamo appoggiati.
«Va bene» risposi sorridendo.
Chiusi la porta dietro di me, e lasciai crollare tutto scivolando giù. Stentavo ancora a credere che fosse tutto vero. Mi imposi di non pensare troppo, altrimenti mi sarei distrutta da sola, e andai verso la porta finestra che dava sul balconcino, per osservare il sole che scendeva. Era una grande palla di color arancione, reso pallido dalla lieve nebbia e dalla lontananza. Il paesaggio verdeggiante si sbiadive sempre di più fino a diventare una line confusa tra il cielo e la terra.
«Ehm» sussultai sentendo la vcoce di Niall, e lasciai la tenda per girarmi verso di lui, che aveva di poco aperto la porta. «Ti lascio la roba qui fuori, così hai tempo di metterti a posto»  disse aprendo un po' di più la porta per farmi vedere gli scatoloni e le borse.
«Grazie, a dopo» risposi sorridendogli, riconoscente.
«A dopo»mi salutò lui prima di chiudere la porta.
Aspettai qualche secondo che scendesse, poi aprii e spinsi tutto dentro, in un angolo.
Non avevo intenzione di creare ancora più caos di quanto non ne avessi già in mente, così decisi di rilassarmi nel modo migliore che conoscevo. Certo c'era la musica, c'era prendere a pugni un cuscino, c'era piangere fino allo sfinimento, tagliarsi e tanto altro, ma niente per me era paragonabile a rappresentare le mie emozioni in un disegno.
Sì, un disegno.
Avevo pochi colori e pennelli che usavo per esprimere le mie emozioni in disegni.
Presi un lungo respiro e mi alzai per cercare lo scatolone contenente i miei nove colori rinsecchiti, le mie tele, e i miei pennelli.
Solo guardandomi in giro notai finalmente la mia camera.
Mi piaceva com'era arredata; un muro azzurro chiaro, una porta finestra nell'angolo in fondo a destra, esattamente vicino al letto matrimoniale che stava al centro, tra la finestra ed un comodino.
Sul muro di destra una scrivania con degli scaffali vuoti, e su quello di sinistra un armadio per i vestiti affiancato da uno specchio.
Tutto sui toni dell'azzurro, blu, verde, e legno.
In terra un parquet, al centro coperto da un tappeto blu peloso.
Ripensandoci non era carina, era bellissima come camera.
Scossi la testa e tornai a pensare alla scatola.
La trovai facilmente, era l'unica bianca di plastica, con degli spruzzi di colore rosso.
La sollevai dalla scrivania, dov'era poggiata, e la misi a terra.
Spostai il tappeto sotto al letto per non sporcarlo, poi srotolai il telo di plastica sul parquet, e sopra ci poggiai una tela di misura media, insieme ai barattoli di colore ed ai pennelli.
Tornai ad inginocchiarmi davanti alla tela nella mia felpa grigia sporca di colori che indossavo sempre quando coloravo.
Aprii i barattoli di colore, bagnai il pennello nella bottiglietta d'acqua aperta, chiusi un attimo le palbebre e mi sembrò di sparire.
Ero entrata nel mio mondo.
Un mondo privo di pensieri e angoscie, adornato solo da calma, note dolci, e colori.
Iniziai a fare uno schizzo a matita, per poi riempire gli spazi con colori e sfumature veloci.
i lineamenti della mascella confusi con le macchie di colore, il bianco per creare riflessi e punti di luce, i colori scuri nelle ombre degli occhi e nelle ciocche di capelli spettinati e indefiniti.
E come sempre, passato un tempo a me sconosciuto, venne fuori un disegno che puntava verso l'astratto.
Già, come sempre, non facevo mai figure troppo precise, era più una pittura ad istinto.
E venne fuori una ragazza, con dei capelli neri sul volto, gli occhi che brillavano lucidi, e la bocca schiusa. Come se non capisse cosa stava succedendo. Come se fosse stata strappata via dalla sua vita.
Quella era l'emozione che stavo provando.
Diedi gli ultimi ritocchi, poi mi alzai in piedi per sgranchirmi le gambe. Ininiai come al solito il mio autogiudizio, e non ne ero affatto soddisfatta.
I contorni erano troppo indefiniti, più del solito, e i colori non azzeccavano molto. Insomma sembrava quasi che la tizia avesse la faccia sporca di pennellate di vernice.
Scrollai le spalle sospirando, e mi girai per sciaquare i pennelli in bagno.
Sussultai, rischiando di cadere sulla tela, quando vidi il viso di Niall affacciato alla porta schiusa.
«S-sei qui da tanto?» chiesi mentre apriva la porta.
«Penso una decina di minuti» rispose distratto, mentre osservava il dipinto.
«Wow» lo sentii dire lentamente, sorrisi.
«Non devi fingere che ti piaccia» lo ammonii ridendo
«Stai scherzando?» chiese stupito, questa volta dando attenzione a me. Aveva dei lineamenti davvero particolari, e dei singolari occhi che anche un ceco avrebbe notato.
Lo guardai sollevando un sopracciglio, e scossi la testa.
Poi finalmente si levò quella buffissima espressione sorpresa che aveva in faccia, per poi passare ad un'espressione pensierosa.
«Sai,» lo sentii iniziare, così annuii in segno i continuare «quella ragazza mi ricorda te quando ti ho vista entrare.»
Affermò osservando il disegno e incrociando le braccia al petto. Noai del rossore sorgere sulle sue gunace, mentre combatteva contro l'imbarazzo almeno quanto me. Io corrugai la fornte e mi spostai accanto a lui per osservare.
«Beh sembra spaventata. Sembra che.. Sia caduta dalle nuvole e non sappia cosa succede, ecco.»
Questa volta mi girai verso di lui per guardarlo.
«Stai dicendo che sembro caduta dalle nuvole?»
Gli chiesi facendolo voltare verso di me. Mi aspettavo che cercasse una scusa, o un modo più decente di far uscire quella frase, ma invece annuì confermando quell'affermazione.
«Esatto, sembrava che arrivassi da un altro mondo.»
Ci pensai un attimo, e constatai che quello che aveva detto era esattamente vero.
Quel ragazzo era riuscito a capirmi subito senza problemi, proprio come riusciva a fare James.
James. Quel nome mi riportò indietro a qualche ora prima, quando lo avevo salutato.
Ricordi a cui non dovevo pensare, perchè mi avrebbero solo fatto male.
Ma in quel momento non riuscii a trattenere quell'angoscia che mi separava dal suo sorriso.
E senza che me ne accorgessi gli occhi mi diventarono lucidi.
«N-Nora, tutto bene?»
Mi ripresi immediatamente tornando alla realtà, e accorgendomi di avere gli occhi lucidi. Probabilmente stava pensando che fossi bipolare o qualcosa di simile.
«Sì, scusa» cercai di rimediare sorridendo.
«Okay» concluse lui senza smettere di guardarmi negli occhi. Automaticamente mi girai perché non mi vedesse, e mi sedetti sul bordo del letto. Inaspettatamente lui mi imitò.
«Se vuoi parlare.. Beh non voglio obbligarti, ma io ti ascolto.»
Sorrisi addolcita dal suo imbarazzo.
«Tranquillo, è solo che succede tutto in fretta, ci devo fare l'abitudine. Cioè devo abituarmi a tutto questo, a stare vicino a te, a Maura, a Bobby, e ricominciare da capo. E' difficile.»
Dissi quella frase gesticolando, sperando che capisse, e accorgendomi subito dopo che mi ero appena aperta con un ragazzo che apena conoscevo.
Sentii il letto sprofondare accanto a me quando Niall si spostò un po' più vicino.
Non rispose, presi quell'avvicinarsi da parte sua come un supporto.
Ci fu qualche attimo di silenzio mentre lui pensava, e io lo guardavo senza sapere cosa aspettarmi, sotto quella luce chiara e colorata dai riflessi azzurri, che facevano sembrare i suoi capelli ancora più chiari e i suoi occhi ancora più blu.
Poi lo vidi staccare lo sguardo dal parquet e guardarmi facendo spalluce.
«Adesso hai me però.»
Rispose serio, per poi sorridermi sinceramente.
E anch'io sorrisi per l'estrema tenerezza che quel ragazzo possedeva ed era capace di regalare.
Sorrisi anch'io, pur accorgendomi che una lacrima stava scendendo liberamente sulla mia guancia destra.
Non capivo se fosse emozione, preoccupazione, paura o tristezza, era un misto di emozioni che mi frullavano per la testa, e che furono tutte bloccate quando per la seconda volta le sue braccia si avvolsero intorno a me.
Subito restai ferma, senza sapere cosa fare, poi ricambiai l'abbraccio, e notai che si stava piacevolmente stringendosempre di più a me.
Stavo abbracciando un perfetto sconosciuto, ma aveva dimostrato di tenere a me, perfetta sconosciuta, quindi decisi che non era poi così sconosciuto.
Quando ci staccammo dal silenzioso abbraccio mi asciugai velocemente quella lacrima e sorrisi.
«Ne avevo bisogno.»
Ammisi sorridendo. Era troppo tempo che non ricevevo un abbraccio così da una persona adulta.
«Credo di essere qui per questo» rispose lui ricambiando il sorriso.
«Bene. Ora.. Che ne dici se mettiamo a posto la camera?»
Annuii sorridente, e insieme ci alzammo.
«Vado a prendere le lenzuola per il letto, arrivo subito.»
«D'accordo» risposi prima che si allontanasse.
E per la prima volta in quel giorno sorrisi sinceramente pensando alla tenerezza di quel ragazzo.
Di mio fratello.
 
Fine flashback.
 
 
Ed eccomi alla fine di questa seconda.. Secondo capitoo, ecco. Li chiamerò capitoli e ve racconerò uno per giorno.
Comunque, vi aspettavate un incontro così? E vi aspettavate tutte queste particolarità di Nora?
Beh se vi è sembrata strana, sappiate che ha ancora tante cose da mostrarvi.
Come avrete notato io non sono ancora entrato nella storia, quindi magari servo proprio solo come narratore esterno, non pensate?
E non pensate che magari questi due si innamoreranno? Insomma, sono dolci no?
Vabbè ora la smetto di parlare, ci vediamo al prossimo.. Capitolo.
Preparatevi ad una nuova notizia, a presto!
 

-Harry.                 
 





Buona sera sweeties.
Come state? Io tutto a posto, giovedì è il mio compleanno yeuuh. Il che da una parte è negativo perché sono una ferma sostenitrice del forever young, ma anche positivo perchè sto organizzando una festa secolare waah. Che poi, così a random, secondo voi quanti anni ho?
Comunque, parlando della storia. Non è un capitolo che colpisce molto, lo so, spero di non aver deluso nessuno. E' strano il modo in cui Niall e Nora si conoscono, a parer mio. Alcune emozioni sono volontariamente indefinite, perché mentre lui è semplicemente imbarazzato o cose simili, per lei è tutto nuovo, comprese certe emozioni.
Poi ci ho messo del mio, quando disegna. Mi sono imposta di non prolungarmi tanto perché inizialmente avevo descritto infinitamente il momento in cui nora disegna e noiosissimamente il risultato finale, solo che poi mi sono ricordata che non tutti sono dei pazzi rincoglioniti dall'arte come me, e che leggere quelle parti sarebbe potuto stare noioso.
Sto scrivendo uno spazio autrice troppo lungo, non lo leggerà nessuno.
Ultima cosa, mi è stato chiesto da diverse persone di mettere una foto della protagonista.
Essendo un personaggio inventato di sana pianta e non ispirato a nessuno, sono andata alla disperata ricerca di una foto che soddisfacesse la mia immaginazione, e non l'ho trovata.
Però, visto che me l'avete chiesto, eccovi alcuni stereotipi che si avvicinano almeno minimamente a ciò che Nora potrebbe essere.

      



Ora, so che tra queste immagini ci sono profonde differenze e che praticamente sono accomunate solo dai capelli scuri, ma come vi ho detto non ho trovato nulla che mi soddisfacesse, dunque sta a voi mescolare queste tre immagini e le descrizioni che trovate nella storia per creare il personaggio.
Ringrazio le persone che hanno iniziato a seguire la storia e quelle che hanno continuato a seguirla da capo, e ancor di più ringrazio per le recensioni che mi avete lasciato.
Nothing more to say.
Quindi a presto, fatemi sapere.

 
Baci, Rayon.
  
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