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Autore: Vals Fanwriter    13/07/2014    5 recensioni
Huntbastian Week 2014 | Raccolta di OS | Fluff, Sentimentale, Introspettivo
Dal primo capitolo: "Era certo al cento per cento che Hunter ci tenesse tanto al suo disegno e che non avrebbe mai perso tempo prezioso per aiutarlo e invece, eccolo lì, a disegnare esattamente ciò che Sebastian aveva in mente: due bambini che si tengono per mano. Colora velocemente il disegno, mentre Sebastian finisce di dare vita al batuffolo bianco sul foglio di Hunter. Alla fine, si scambiano di nuovo i fogli e si rivolgono un sorrisino complice.
‹‹Sarà il nostro segreto.››
‹‹Sì, non lo diciamo a nessuno.››"
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hunter Clarington, Sebastian Smythe
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Di nuovo, una scenetta di circa 800 parole, che mi è apparsa in testa tipo film. Di nuovo, una pallina di pelo bianca che si mette in mezzo e che fa da Cupido. Ormai la mia è diventata una Clarence Week. Grazie a tutti quelli che mi hanno accompagnata in questa settimana con i loro commenti carini. Mi avete resa tanto felice.
 




 


L’appartamento è totalmente silenzioso, nemmeno lo scampanellio del collare di Clarence rimbomba nel salotto. Probabilmente, quella bestiaccia è riuscita ad infilarsi nella stanza da letto di Hunter, prima ancora che lui potesse prevederlo, ed ora gli starà rubando qualche carezza, mentre il padrone siede alla scrivania a ripassare pagine e pagine di Diritto Privato.

Il salotto, dunque, è sgombro e a Sebastian tutto sommato non dispiace affatto. Certo, avrebbe preferito irrompere anche lui nella barriera di concentrazione di Clarington e distrarlo a modo suo dall’esame imminente, ma sa benissimo che, se l’avesse fatto, si sarebbe giocato non solo la sessione notturna, ma anche le migliaia di sessioni a venire. Hunter sa essere estremamente intrattabile sotto esame. Così Sebastian si è messo l’anima in pace e si è sistemato sul divano, i piedi sul tavolino in legno e una lettura piacevole tra le mani. È raro che si abbia la concomitanza di casa silenziosa e zero studio nello stesso giorno, perciò gli è parsa un’ottima occasione per terminare la lettura di uno di quei romanzi che, alla sola vista, fanno storcere le labbra di Hunter.

“Vieni a fare qualcosa di più costruttivo, Smythe” dice sempre, quando lo vede immerso nella lettura, e Sebastian ha un tale debole per quella voce così profonda, che non riuscirebbe a negargli una proposta così allettante, neanche se richiesta con un tono così scorbutico. In fondo, lo sa che dietro quell’apparenza rigida e fredda c’è molto altro. Lo sa perché è lui quello a cui si aggrappa Hunter nelle notti fredde, è lui quello che ha rovesciato il suo concetto di solitudine. Anche senza dirselo a parole, sono l’uno parte dell’altro in una maniera unica, e non c’è bisogno che certe definizioni relazionali trovino forma in una frase concreta. Sebastian sa già cosa aspettarsi da lui, senza aver bisogno di chiedere, o disegnare i contorni di un’immagine sfocata. Hunter è come quella casa, per lui, ne conosce ogni scomparto a memoria ormai.

Gli lascia il suo spazio, quindi. Legge una pagina, due, si immerge nel mondo della sua scrittrice preferita senza curarsi del tempo che passa. La lettura lo rilassa e lo estranea dal mondo reale, così quando ode il trillo del campanellino appeso al collare di Clarence e ritorna con la mente nel salotto dell’appartamento che divide da circa un anno e mezzo con Hunter, formula due ipotesi: la prima, Hunter ha deciso di fare una pausa e sta per tornare nel mondo dei giovani spensierati; la seconda, ha deciso di cacciare Clarence fuori dalla stanza perché lo distraeva. Tuttavia, in aggiunta allo scampanellio, non vi è nessun rumore di passi, perciò Sebastian dà per scontato che la seconda ipotesi sia quella esatta.

Gira la pagina e continua a leggere, dal momento che non avrà modo di essere interrotto dalle braccia forti e dai baci del suo compagno. Le sue labbra si arricciano in una smorfia.

“Recupereremo dopo” pensa.

Intanto, lo scampanellio continua. Clarence zampetta per il salotto ed il rumore si fa sempre più vicino alle orecchie di Sebastian, fino a che, con un balzo, il gatto bianchissimo salta sul divano e si avvicina elegantemente a lui. Sebastian non solleva lo sguardo, anche se sa che ormai il gatto gli è vicino. Hunter lo avrà cacciato e lui sarà venuto ad elemosinare coccole dall’unico inquilino disponibile. Sebastian decide di arrivare a fine capitolo, prima di dedicare la sua attenzione al gatto e capire per quale motivo il trillo del campanello non si è ancora interrotto. Odia lasciare le cose a metà, lui.

Giunto all’ultima riga, frappone il segnalibro tra le pagine, con calma, senza scomporsi o innervosirsi – anche Clarence fa parte della loro routine, dopotutto –; posa il libro sul divano e si volta ad osservare il gatto.

‹‹Ehi. Che c’è, mostriciattolo?›› gli fa passare una mano tra i peli bianchi e, al movimento della testolina vaporosa del gatto, qualcosa tintinna; ma non è semplicemente il suono del campanello.

Appeso al collare di Clarence, vi è un cerchietto argentato: un anello.

Sebastian si prende il labbro inferiore tra i denti per non ghignare troppo apertamente, ma la soddisfazione è evidente sul suo volto.

‹‹Che scemo.››
 
 



 
Quando Clarence ritorna nella stanza di Hunter, al posto dell’anello, ha appeso qualcos’altro al collare. Un pezzo di carta, arrotolato e legato al gancio da un nastrino rimediato chissà dove. Al suo interno, Sebastian ha scritto:

“Vieni a dirmelo di persona, per una volta. Intanto l’anello me lo tengo.”







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